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Usare paura e minacce per controllare i bambini non va mai bene!

Carlotta Cerri
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“Smetti di fare così o chiamo la polizia”, ​​”Non andare lì che c’è un mostro cattivo”.

Anche se siamo cresciuti ascoltando queste frasi e pensiamo forse che siano innocenti, in realtà a lungo termine il flusso di emozioni e ricordi che provocano è dannoso per i nostri figli. Non solo: insegna loro che la paura è uno strumento per manipolare le persone; insegna loro ad ascoltare ciecamente le autorità invece di usare la loro mente critica; e poco a poco, man mano che imparano le verità, insegna loro persino a non fidarsi di noi.

Ti racconto un aneddoto.

C’è un bellissimo asilo/scuola vicino a casa nostra a Bali, che ha un bar con un’area giochi dove i bambini possono giocare sotto la supervisione di personale attento, mentre i genitori lavorano o si godono un caffè.

Il primo giorno Oliver ed Emily sono usciti felicissimi. Il responsabile mi ha raccontato che Emily ha pianto per me per qualche minuto, ma poi ha smesso e allora non l’hanno portata da me come avevo richiesto in caso di problemi (io stavo lavorando al bar).

Il secondo giorno Emily ha detto che non voleva entrare, ma ha cambiato idea quando ha visto che c’erano ragazze diverse (ma allora non avevo ancora collegato le due cose).

Il terzo giorno, Emily non è voluta entrare. “Non mi piace la persona”, indicando una delle ragazze. Ho lasciato che Oliver entrasse da solo e ho tenuto Emily con me per parlarne. “Ha detto che chiama i pompieri se piango, ma io non piango”. Oliver mi ha poi confermato che la ragazza il primo giorno aveva detto che avrebbe chiamato la polizia se Emily avesse continuato a piangere.

Emily ha tre anni, è molto vocale, sa esattamente cosa vuole e se non vuole qualcosa si fa rispettare. Io sono il tipo di genitore che capisce, ascolta, crede ai suoi figli e non sottovaluta nessuna emozione. Con Oliver ed Emily, abbiamo parlato di come non sia giusto né corretto dire cose che non sono vere solo per spaventare qualcuno; ho suggerito loro che se uno sconosciuto dice qualcosa che li spaventa/confonde e che non hanno mai sentito dire da me o Alex, possono rispondere: “Non ci credo, lo chiedo a mamma”.

Ma non tutti i bambini sono come Emily e non tutti i genitori credono ai loro figli: un altro bambino potrebbe non essere in grado di spiegare; un altro genitore potrebbe non credergli. Un altro genitore potrebbe pensare “mio figlio è difficile”, respingere la sua emozione e mandarlo comunque all’asilo. Magari il bambino quel giorno non piangerà per paura che arrivi la polizia e quindi la maestra non “dovrà” ripetere la minaccia vuota.

La situazione sembrerà risolta, ma il bambino avrà una nuova cicatrice nel suo cuore e nella sua mente.

Usare la polizia, i mostri o qualsiasi autorità (incluso Dio, se sei credente) come minaccia per far comportare bene i bambini o come conseguenza negativa di loro comportamenti scomodi è SBAGLIATO. Minacciare un bambino, usare la paura per farlo agire come vogliamo noi e giocare sull’incapacità di un bambino di riconoscere una bugia, non è MAI GIUSTO, in nessuna famiglia, scuola, asilo, circostanza e cultura.

La mattina dopo, Oliver ed Emily hanno avuto questa conversazione:

Oliver: “Emily, vuoi venire all’area giochi con me?”

Emily: “No”.

Oliver: “Ma la mamma le ha detto di non dirlo più”

Emily: “Ok”.

In realtà, io so che Oliver non ha convinto Emily. Emily ha deciso di andare, perché si sentiva nuovamente forte: sapeva che ciò che la ragazza aveva detto non solo non era vero, ma era anche sbagliato, e ora Emily aveva gli strumenti per risponderle se fosse successo di nuovo.

È stata una lezione straordinaria per tutti i soggetti coinvolti (incluso il club, perché sono stata molto diretta con loro) e mi ha fatto capire ancora una volta che grande differenza ci sia tra un asilo che usa “metodi tradizionali” (premi per buoni comportamenti, castighi per cattivi comportamenti, minacce vuote, paura come tecnica di controllo…) e un asilo basato sul rispetto per il bambino, l’onestà, la disciplina positiva e l’educazione gentile.

E anche se non è sempre possibile scegliere l’asilo che desideriamo per i nostri bambini (per molti fattori: soldi, disponibilità, distanza… ignoranza, anche), nel comfort e nella privacy della nostra casa, noi genitori non abbiamo scuse. Possiamo decidere di abbracciare un’educazione rispettosa, dire no a metodi tradizionali, evitare castighi e minacce vuote, smettere di usare la paura per controllare i comportamenti, cambiare frasi che non vorremmo dicessero a noi.

POSSIAMO DECIDERE oggi stesso.

Di DIRE DI NO a un’educazione tradizionale, anche se ci hanno cresciuti così.

Di EVITARE un’educazione basata sull’autorità del genitore.

Di SMETTERE di credere che il rispetto dei figli ci sia dovuto.

Di CAMBIARE il dialogo con i nostri figli e scegliere una comunicazione positiva.

Con tutte le risorse e l’accesso alla conoscenza di cui disponiamo oggi, noi genitori possiamo davvero decidere di educare i nostri figli in modo diverso, positivo, più rispettoso e gentile. Perché abbiamo l’opportunità (e la responsabilità) di creare la prima generazione di genitori — i nostri figli — che, invece di salire in cattedra, sapranno che essere genitore non significa insegnare, significa imparare.

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