In questo episodio affronto di nuovo il tema delle punizione e delle conseguenze e ci butto dentro una riflessione, secondo me doverosa, sull'obbedienza. Vi racconto anche un episodio che ho già raccontato sul blog qualche tempo fa e una storia che Alex racconta ai bambini da molto tempo (non l'ho detto, ma non era la prima volta che gliela sentivo raccontare).
Fatemi sapere che cosa ne pensate lasciandomi un commento sul blog, nella pagina dedicata a questo episodio.
:: Nell'episodio menziono:
Questo post La Storia del pilota.
Simone Davies, mia mentore montessoriana, con il suo blog The Montessori Notebook.
Jorge Floyd, nome uscito sulla scia dell'emozione, perché la sua morte mi colpì profondamente e mi fece approfondire un percorso di studi sull'antirazzismo.
Il mio corso Educare a Lungo Termine.
:: Come appoggiare il podcast:
Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi o prodotti:
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Ciao carlotta, grazie per la tua condivisione. Concretamente, come faresti con una bambina di due anni che vuole mettere il pongo in bocca? Le ho spiegato che non si mette in bocca perché non si mangia, ma la tentazione è troppo forte, appena può se lo mette in bocca. Io le ho detto che non è pronta x il.pongo e gliel'ho tolto...non per punizione ma perché non può mangiarlo...e questo non riesce a non farlo! Cosa ne pensi?grazie
Mmm, ti chiederei forse che cosa fai tu mentre lei gioca con il pongo. Magari ha capito che se se lo mette in bocca stai lì con lei (anche attenzione negativa è attenzione). Magari potete fare il pongo fatto in casa di quelle versioni commestibili? Non risolve il problema di per sé, ma rimuove la lotta di potere nella quale siete entrate (le lotte di potere non sono mai utili) e quando vede che la sua azione del metterlo in bocca non ti incuriosisce più probabilmente smette e inizia a giocarci. 💜
Cosa ne penso... Sarà la terza volta che lo ascolto... Forse perché ci metto tempo ad interiorizzare... Mi sono emozionata insieme a te... Perché davvero dobbiamo essere capaci a dare ai nostri figli gli strumenti necessari per essere chi vogliono essere. Grazie Carlotta
Ciao Carlotta, ricordavo la storia di Alex e ho ascoltato ora il podcast attirata dal titolo per la situazione che stiamo vivendo con nostra figlia di 2 anni.
Da qualche giorno ha cominciato a dirci ‘sei brutto/a vattene via’ quando capisce di dover fare qualcosa che in quel momento non le va di fare. Non solo a noi genitori. Le prime volte eravamo stupiti anche dall’uso del linguaggio e dalla scelta delle parole, chiedendoci anche da dove venissero. Abbiamo capito da dove provengono -pentendoci di averglielo mostrato ma ne era innamorata- (un cartone Disney di cui abbiamo ascoltato anche la colonna sonora che ripete anche nelle canzoni alcune di queste parole) e questo ci ha portati a spiegarle il contesto in cui vengono usate sperando di riuscire a farglielo comprendere. Dici che i bambini non vogliono sfidarci ma da qualche giorno lo dice molto spesso e per quasi qualsiasi cosa, anche solo per una carezza o mentre si gioca.
Dov’è il confine? Noi cerchiamo prima di tutto di comunicare con lei ma non sempre le parole sono sufficienti e lei a volte ci risponde anche cercando di colpirci con la mano presa dall’emozione. Cosa che noi con lei non facciamo mai. Come far capire in questo caso in cui non sono solo comportamenti ma sono soprattutto le parole che usa a poter ferire chi le riceve (non parlo solo di noi genitori) e che non sono le parole che esprimono probabilmente quello che vorrebbe dirci? Provo a fornirle alternative continuamente..
Io non lo prenderei sul personale. Sono solo parole che dice, ma non ne comprende davvero il significato. Se la prendi sul personale rischi di fare un problema di qualcosa che non lo è. E spesso queste frasi e gesti non richiedono nemmeno la nostra attenzione (ti ricordo che anche attenzione negativa è attenzione) e le nostre parole, perché così come iniziano, finiscono. 💕 Io in questo caso non ne farei un problema o un motivo di conversazione: mi alzerei e le direi con un sorriso "Ok, vado, quando hai bisogno di me sono in sala".
Ciao Carlotta! Ci credi che oggi è la prima volta che ascolto un podcast in tutta la mia vita?!? 😅 E niente, grazie per le tue parole, le ascolto dopo un forte confronto con mia madre proprio su queste tematiche e sulle sue “osservazioni” di quanto sbagliamo io e mio marito a seguire una linea di accoglienza verso i nostri figli. Mi hai fatta sentire un po’ più sicura del nostro percorso e dei nostri obiettivi come genitori. Grazie davvero.
Ciao Carlotta : i tuoi podcast sono punti di riflessione per me sempre importanti. Seguo e attendo con ansia le risposte ai quesiti sotto, poiché sono gli stessi che mi sono posta anch'io. Inoltre ragionavo sulla differenza tra conseguenza e punizione ... Spesso nel rito della buona notte dico Amore dai andiamo a lavarci i denti perché se perdiamo troppo tempo non ne abbiamo più per leggere una storia . io l'ho sempre considerata una conseguenza, ma in realtà è imposta da me quindi cosa diventa una punizione ? La mia ragnatela oggi fa acqua w mi fa tornare all'altro podcast STO SBAGLIANDO TUTTO
Ciao Debora! Dunque, in quel caso non credo sia impostata da te: il vostro orario della nanna rimane invariato, è una regola che conoscete e quindi credo che sia un dato di fatto che se ci mettete più tempo a lavarvi i denti, poi ci sarà meno tempo per leggere. Non è una punizione e piano piano i bambini imparano ad accettare anche il "oggi abbiamo tempo per una storia sola perché sono già le…".
Ciao Carlotta,
Grazie mille per questo interessantissimo podcast. Concordo con l’approccio dell’imparare dall’errore e vedere l’errore come amico. Ma come è giusto porsi nei confronti di quelle regole che mettiamo perché c’è un pericolo? Situazioni in cui non si può imparare dall’errore perché l’errore è un rischio (esempio attraversare la strada o sporgersi dalla finestra). Non sempre il bambino è abbastanza grande per comprendere il pericolo, e allora in queste situazioni l’obbedienza è necessaria per la loro sicurezza. Come far capire la differenza?
Grazie ancora per tutti i tuoi preziosi consigli!
Certamente, quando c'è un pericolo è nostra responsabilità proteggerli. Ma, sarò sincera, spesso ho visto dei no inutili per attraversare la strada: se io dico sempre no, poi non mi credono quando è davvero no; se io dico sì quando vedo che non ci sono macchine e spiego "puoi attraversare da solo perché non ci sono macchine" a lungo termine è molto più produttivo. Quando possiamo dare loro fiducia, io sono per dargliela: ci ritorna tutta.
Ps. Per la finestra, certamente non li lascerei arrampicarsi, ma io ho sempre lasciato che i miei prendessero una sedia e la spostassero vicino alla alla finestra per guardare fuori (che è bellissimo): mi prendevo il tempo necessario per stare loro vicina quando volevano farlo e per questo mi chiamavano sempre per salire. Per me, è davvero tutta questione di fiducia e di tempo.
Ciao Carlotta
davvero interessante questo podcast. Avevo già letto la storia raccontata da Alex in un post su IG :)
Ho solo una domanda: se diamo come dici tu il beneficio del dubbio ma "l'errore" si ripete come ci si comporta?
Grazie.
L'errore si ripete finché non è interiorizzato (e ti ricordo che i bambini devono imparare la stessa cosa in contesti diversi: se stanno seduti a cena a casa, non significa che lo sappiano fare al ristorante). Fino ad allora, continuiamo a spiegare ed utilizzare pazienza: quando la mente è in preda a grandi emozioni, il cervello non è ricettivo e la mente del bambino è di solito in preda a grandi emozioni quando lo sgridiamo 😉
Ciao Carlotta, ho un pò di confusione tra limiti/conseguenze/punizioni (ho ascoltato di nuovo il capitolo dei limiti del corso educare a lungo termine)
faccio un esempio pratico: Francesco (due anni e mezzo) gioca con la sua palla di gommapiuma in casa. Il limite è calciare in basso. Dopo un pò Francesco lancia la palla sul muro dove ci sono i quadri e dice sui quadri non si tira la palla.
Mio pensiero: ok sta interiorizzando la regola. Sono due mesi che cerca di interiorizzarla. Gli dico: Francesco la palla si tira in basso.
Ritira la palla sui quadri: Ok ti tolgo la palla perchè non sei in grado di rispettare il limite.
Disperazione totale.
Togliere la palla è una punizione, non la vivo come una conseguenza.
Ieri è venuto da me dicendomi "adesso rispetto la regola", gli ho ridato la palla ed è stato così.
Possiamo fare altro?
grazie
Roberta
Onestamente, un bambino di due anni e mezzo non credo sia davvero in grado di controllare l'emozione quando gioca con la palla e magari nemmeno i movimenti per tirare la palla solo in basso. Io direi che magari o la palla si usa solo fuori e non in casa (perché così non lo aiutiamo ad avere successo) oppure… i quadri si rompono davvero se vengono colpiti con la palla di gommapiuma? Magari no e avete risolto! 😉