Questa settimana su Educare con Calma parliamo di etichette (parole che usiamo per definirci), del perché penso che siano nocive per conversazioni e relazioni e come sostituirle nel nostro linguaggio.
Vi lascio il link all'episodio sul mio blog, dove potete anche leggere la trascrizione, trovare i post relazionati al tema di cui parlo e anche lasciarmi un commento per avviare una conversazione.
Nell'episodio menziono anche questa IG TV "Basta con le etichette!" e questo vecchio post "Il papà è una mamma con il pene".
PS. Questa settimana ho anche pubblicato un episodio di Montessori in 5’ e vi ho raccontato come girare le frasi in positivo per aiutare i bambini a rispettare le regole.
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- Co-schooling – educare a casa: un corso online su come affiancare il percorso scolastico per dare l’opportunità ai bambini di non perdere il loro naturale amore per il sapere.
Ciao Carlotta,
ti ho scoperta da poco e mi sto tuffando con grande emozione in questo oceano meraviglioso di riflessioni e spunti che ci offri.
Hai risvegliato in me il desiderio di confronto su una crescita personale e di coppia che c'è ma che vive un po' da sola :) spesso controcorrente.
Mi sono accorta di quanto davo etichette e inscatolavo le persone il giorno in cui le maestre di mio figlio di 5 anni mi hanno offerto un questionario che avremmo dovuto compilare e riconsegnare prima dell'inserimento alla materna per presentare nostro figlio.
C'erano domande e un paio di righe sotto per scrivere...poco spazio...pensai che dovevo fare uno sforzo di sintesi (come potrai notare da te non è il mio forte) e partii con lo scrivere...è timido...è curioso...è selettivo nelle amicizie....ecc ecc...Finito il compitino sentivo una forte sensazione di disagio...un senso di insufficienza e svilimento verso chi amo più di tutti...mio figlio...mi infastidiva averlo racchiuso in quelle parole limitanti, mi interrogavo su con quale accezione sarebbero state lette...Ho accartocciato...ristampato e, scrivendo in piccolissimo, ho cercato di rispondere in modo oggettivo e descrittivo scegliendo accuratamente le parole.
La riflessione che partì dentro di me quel giorno fu proprio quella che descrivi...e la conclusione a cui arrivai fu proprio che, come mio figlio merita parole accurate e aperte alla potenzialità che svilupperà, così lo meritano tutti...perchè ciascuno di noi è un universo meraviglioso e infinito, soprattutto ciascuno di noi è in continuo moto e scoperta e tutti noi abbiamo il diritto di essere visti così.
Poi da li partì una forte riflessione sull'opportunità di queste griglie di valutazione sui bambini...ma questa è un'altra storia che cercherò di approfondire in qualche altro tuo podcast...
Scusami per la lunghezza....grazie per la pazienza e tutte i fili luminosi che accendi in me.
Io non ho parole per ringraziarti.
Ti dico "GRAZIE".
ma non basta! ❤️
Wow Carlotta! Solo WOW!!!🤩
E anche GRAZIE!
È un argomento che mi interessa tantissimo e con cui mi sono sempre “scontrata”.
Soprattutto non so come argomentare davvero bene agli altri il perché non vorrei essere etichettata io, e soprattutto non vorrei che lo facessero con mia figlia (11 mesi).
Non passa giorno che qualcuno le dica che è bellissima, dolcissima, solare, intelligente. E lo fanno di continuo! La mia famiglia fa molto (ma molto) uso di etichette, e più ci faccio caso più mi rendo conto che è un’abitudine diffusissima anche al di fuori della famiglia.
Se provo a chiedere di non usarle (parlo di etichette “positive”) mi dicono che però così la bimba non riesce a formarsi una propria autostima. Al che io non più cosa rispondere.
Oppure dicono “eh ma se è davvero bellissima perché non dirglielo? Non si crea un’immagine di sè sbagliata.”
Mi serve un corso intensivo e un approfondimento!📚
Sai, in realtà credo sia proprio il contrario: più smettiamo di elogiare e dire "bravo" a ogni azione del bambino, più il bambino sviluppa sia l'auto motivazione (perché ora fa le cose non più perché "così la mamma è felice", ma perché lui stesso è felice), sia una mente critica che conoscerà il proprio valore al di là dell'opinione della gente. Io vorrei che mia figlia si vedesse bellissima, perché lei si sente bellissima, non perché glielo dicono in continuazione. E per questo, ogni volta che le fanno un complimento, io non nego, ma rivolgo l'attenzione, per esempio, al vestito "questo vestito è molto comodo e pratico" o addirittura su un qualcosa che ha in mano, se capita, "Quella bambolina è proprio carina vero?". Mi prendono per pazza, ma io spero che a lungo andare il messaggio arrivi.
PS. Hai visto il mio corso online? Parlo molto di queste tematiche 🙂
Ottimo spunto di riflessione, grazie!
Per scardinare l'etichetta mamma ambiziosa = cattiva mamma o viceversa mamma che lascia il lavoro per seguire i figli = mamma che si annulla... propongo come alternatova: mamma che ha fatto scelte lavorative nel rispetto degli equilibri di tutti (incluso il proprio). Suona bene?!
Se si sente il bisogno di definite, a me la tua frase sembra perfetta! (Magari un po' lunga, ma a volte per cambiare mentalità bisogna fare uno sforzo in più 🙌🏻) 🌸
Avevo 12/15 anni e le prof. Consigliarono ai miei genitori di iscrivermi alle superiori ad una scuola tecnica/scientifica perché ero "molto brava in matematica e in logica". Ok... Mi ritrovai a frequentare ragioneria.
Alle superiori " questa ragazza ha un'opinione su tutto ed è molto brava nelle materie matematiche e politiche... Signori sarebbe un peccato non cavalcare l'onda del suo talento, questa ragazza come minimo diventerà commercialista, avvocato, politico! Mi raccontando... ragionate sull'iscrizione all'Università!"
Mi ritrovai a frequentare la facoltà di economia all'Università!
Ero scomoda, arrabbiata... Non riuscivo, non mi piaceva ma non potevo non "cavalcare l'onda del mio talento". Dopo poco lasciai l'università!
Tempo dopo incontro la mia professoressa delle superiori :"Valeria ciao, che piacere! Racconta... Cosa sei diventata? Commercialista, avvocato?" Ed io: "no prof, una normalissima impiegata!" E lei:"mmmh che peccato!"
Ecco... Oggi mi rendo conto che non mi sono ascoltata ma mi sono lasciata convincere dalle "etichette" che mi venivano attribuite! Sarei voluta diventare tutt'altro... Ma ora forse è troppo tardi! Utilizzando una frase in positivo per me stessa potrei dire che "ora che ne sono cosciente ho la possibilità di reinventarmi e cercare di fare qualcosa che davvero mi piace ma senza aspettative.. quel che viene, viene! E per mio figlio, ora so cosa non fare per permettergli di essere libero di esprimersi!"
Grazie Carlotta per aver toccato un argomento che avevo nascosto in un cassetto che, una volta riaperto, mi ha dato la possibilità di ragionare e capire.
Un abbraccio,
Valeria.
Valeria, ma che commento meraviglioso e che testimonianza incredibile, grazie per averla condivisa con noi. Hai ragione, quante volte io ho sentito dire dalle mie insegnanti: "Scrive molto bene, secondo me dovrebbe fare lettere". Era vero. Ma sai che cosa ha causato? Che mi credessi pessima in matematica e avessi un'avversione per questa materia, mentre invece avevo tantissimo potenziale, perché a me la matematica piaceva molto e avevo anche ottimi voti. Poi io ho seguito un'altra passione, quella della traduzione, ma non mai davvero lavorato nell'ambito in cui mi sono laureata… :-D
Grazie per aver affrontato questo argomento nel podcast. È difficile evitare di etichettare i nostri figli e quelli degli altri. Un lavoro immane fare altrettanto con noi stessi e gli altri adulti. Ma si cambia un giorno alla volta e già inizio a vedere i primi risultati. Utile infatti è anche dare ai nostri bambini i mezzi per "difendersi" quando qualcosa va storto.
Così a volte mi trovo a sentirmi rispondere da mia figlia di 3 anni:
"No, io non sono (discola / buffa / dura) sono (nome e cognome) e non si etichetta"
Se da una parte sono contenta lei abbia recepito questo meccanismo di difesa, dall' altro mi rendo conto di quanto sia grande questa, chiamiamola battaglia di sensibilizzazione di sé e degli altri sull'argomento. Ma il cambiamento nella nostra famiglia è iniziato e sono certa che porterà certamente gran bei frutti anche in chi abbiamo attorno!
PS. E ho notato che ho parlato sempre al positivo! 😉 A volte basta poco per cambiare.
È una battaglia grandissima, ma si vince solo un “soldato” alla volta 😂🙌💃🏼 Ps. Emily, l’altro giorno ha risposto a una persona che le ha detto “You’re a princess”: “I’m not a princess, I’m Emily!”. Io così 🤩
Mi è piaciuto moltissimo mi sono molto immedesimata perché ho la tendenza a giustificare il fatto che mio figlio Non saluti le persone che incontriamo dicendo che è timido!
Cercherò di lavorare insieme al mio compagno su questo aspetto, grazie per darci sempre nuovi spunti di riflessione e crescita.
Mangio vegetale da più di 10 anni e ho la tendenza a etichettare i vegani come persone empatiche con cui sicuramente andrò d'accordo, mentre molto spesso nella realtà mi accorgo che non è così e che è solo un aspetto che ci accomuna ma le persone sono molto altro 😊
Esatto! È proprio così, e so che è difficile da cambiare ma io vedo già i risultati: avendo smesso di usare etichette, quando la gente si auto definisce riesco a non metterli insieme scatole e invece mi viene naturale fare più domande (senza assumere), cosa che fa loro piacere perché denota interesse nella loro vita. Insomma, vinciamo tutti!
brava Carlotta!
Carlotta hai proprio ragione, è difficile cambiare il proprio linguaggio ma non sbagli un episodio. Anche questa è una cosa importantissima e cercherò di fare il tuo esercizio perché ne ho bisogno, venendo da una famiglia iper giudicante direi io.. ma forse meglio non dare etichette ;) Grazie come sempre, Elena
Ti ringrazio moltissimo, Elena! Sono davvero felice che ti sia piaciuta la puntata, perché per me ha un significato importante! 🌸
Ciao Carlotta, mi è piaciuto moltissimo anche questo episodio e come sempre ho trovato le tue parole profondamente vere e una grande occasione per riflettere. Per quanto riguarda me, ti dico che addirittura in certi momenti della mia vita ho sentito il bisogno di darmi io stessa delle etichette, per sentirmi parte di qualcosa, per identificarmi con un gruppo, per riuscire ad autodefinirmi. Ne è passato di tempo, ne sono successe di cose, ora ho un bimbo di 1 anno e 3 mesi, e devo dire grazie a lui per il lavoro che sto facendo su me stessa, perché da subito ho sentito che per educare a lungo termine lui, dovevo partire da me. Anche ora familiari ed amici continuano a definirmi con etichette che non sento assolutamente mie e provo con il mio comportamento di tutti i giorni a dimostrare loro che basta, è ora di lasciarle perdere, ma non è facile. Verso il mio bimbo questo discorso delle etichette l'ho da sempre sentito così innaturale che tutte le volte che qualche persona mi chiede "E' bravo?" rimango basita e li guardo non sapendo cosa rispondere. Ma che cosa vuol dire "è bravo??". Sappiamo che chi ti fa questa domanda di solito con quel "bravo" purtroppo intende "Non piange? Dorme tutta la notte? E' sempre calmo?". Di solito rispondo "Fa le cose che fa un bambino!". E cos'altro dovrebbe fare dato che appunto E' un bambino?? Ora che è un pochino più grande, mi è capitato di cadere nella trappola di dire "E' timido" se si nasconde tra le mie gambe, o "E' molto attivo" quando se ne va in giro correndo. Ma mi accorgo che immediatamente quello che ho detto mi stona e cerco di riformularlo. Grazie per le tue parole che mi hanno aiutata a tornare a pensarci!
Sono contenta che ti sia piaciuto! Credo che un po’ ci passiamo tutti, ad etichettarci per appartenere, l’appartenenza al gruppo è una caratteristica innata dell’uomo. A me “piace” appartenere a gruppi che sento affini, ma l’etichetta provo ad evitarla comunque per togliermi l’abitudine. Grazie mille per averci raccontato la tua esperienza! 😊 Ps. Del tema “bimbo bravo” abbiamo parlato anche con Gaia @siankiki nell’episodio precedente, se lo hai ascoltato. Ti abbraccio 🌸
Ehilà! Premessa: sto leggendo il tuo corso e condivido moltissimo della filosofia Montessori, molte cose già le applicavo in maniera intuitiva ed altre mi hanno aiutato a mettere in discussione usi e costumi radicati in me. Da quando eravamo incinti di nove mesi abbiamo assunto un aiuto in casa per le pulizie, un aiuto domestico. Lo esprimo così perché non mi piaceva dire “donna delle pulizie”, ché ci sono anche uomini che fanno questo lavoro e/o così ci convinciamo che aiutare a fare le pulizie sia un lavoro da donna. Lo dico da ingegnere meccanico donna che fa fatica a definirsi ingegnerA. E quando qualcuno mi chiede perché ci siano così poche donne che fanno il mio mestiere l’unica ragione che riesco ad immaginare è proprio la cultura, la maniera in cui siamo stati cresciuti: passeggino e bambole per le bimbe e macchinine e trenini per i bimbi. O “no calcio non lo fai che poi diventi lesbica” (real story...) Discorso lungo ma chiudo qui. Complimenti a te per i contenuti e ad Alex per il sito! Saluti dall Svizzera, Zaira
E Zaira, ma sai quanto ci sarebbe da parlare degli stereotipi di genere? Ho appena grattato la superficie di tutto questo, te lo prometto. Grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza 🌸
Ps. “No, danza non gliela faccio fare perché diventa gay”. Quante volte ho sentito questa frase. Il corrispettivo del calcio mi mancava 🙄