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Episodio 103 ·

L'empatia: ogni persona è a 4 minuscoli gesti dall'essere amico/a (Capitolo 2 di Thrivers)

In questo episodio di Educare con Calma continuo la mini serie sul libro di Michelle Borba "Thrivers: The Surprising Reasons Why Some Kids Struggles and Others Shine" e parliamo del secondo tratto caratteriale che dovremmo nutrire nei nostri figli per renderli thrivers, ovvero persone che prosperano nonostante le difficoltà della vita: l'empatia.

Questo è il terzo episodio della serie, vi consiglio di ascoltare prima digli altri due per trarne più beneficio possibile: sono gli episodi n.52 e n.58.

:: Nell'episodio menziono:

:: Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e mi danno fastidio (quindi non voglio sottoporre voi una cosa che dà fastidio a me). Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete aiutarmi a diffonderlo lasciando una recensione sulla piattaforma dove lo ascoltate e/o acquistare uno dei miei corsi o prodotti:

  • Educare a lungo termine – un corso online su un'educazione più consapevole (che educa noi prima dei nostri figli). Tanti genitori mi dicono gli ha cambiato la vita.
  • Co-schooling: educare a casa – un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
  • Come si fa un bebè – una guida per il genitore + libro stampabile per i bambini per avviare l'educazione sessuale in casa.
  • Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere.
  • È il tuo coccodrillo – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per capire i capricci e affrontarli con calma.
  • La Tela Shop – qui trovate attività per bambini stampabili (chiamarle attività è riduttivo), libricini per prime letture in stile montessori, audiolibri di favole reali per bambini, storie illustrate per le mamme… e presto molto altro!
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Qualche mese fa ho fatto un episodio sul libro di michelle borba Drivers, in cui la dottoressa borba spiega le ragioni sulla base di anni di studi interviste ai bambini, i ragazzi negli stati uniti, per cui alcuni bambini riescono ad affrontare le difficoltà della vita e altri fanno più fatica quelli che riescono ad aff- ad ad affrontare le difficoltà della vita e prosperare nonostante le difficoltà della vita. Lei li definisce tris. Ho quindi poi iniziato una serie di episodi in cui vi racconto e traduco in parte il suo libro perché non esiste in italiano, ma credo che sia molto importante e quindi ho deciso di fare questa miniserie. Um inoltre credo davvero che i risultati delle ricerche della dottoressa borba si possano ritrovare, notare, applicare non solo negli stati Uniti, ma anche in tante altre parti del mondo, tra cui l'italia. Vi avverto che sto andando alla velocità di un bradipo, quindi esce un episodio di questa serie ogni sei mesi. Però meglio tardi che mai. Nel primo episodio di questa serie ho introdotto il libro in generale, mentre nel secondo ho parlato del primo dei sette tratti caratteriali che dovremmo insegnare, o più che altro nutrire nei bambini, ovvero la sicurezza in sé che, come ricorderete, forse è diversa dell'autostima. Se non avete ancora ascoltato quegli episodi prima di ascoltare questo, vi consiglio di fare pausa e andare a cercare quegli episodi, perché ascoltando quelli questo avrà molto, molto, molto più senso. Oggi parliamo di un tratto caratteriale per me importantissimo. Se conoscete il mio lavoro, sapete quanta importanza do a questo tratto caratteriale che è l'empatia. Prima di tutto credo sia davvero interessante leggere come Michel Borba descrive l'empatia e i benefici che porta ai bambini, ma anche agli adulti. Perché lei dice che l'empatia non dovrebbe essere solo insegnata, ma anche e soprattutto praticata. Maria Montessori le darebbe ragione, ovviamente, perché non possiamo insegnare qualcosa che non non conosciamo noi per primi. Questa è una celebre frase di Maria Montessori Non possiamo insegnare qualcosa che non abbiamo già dentro di noi. Prima di tutto. Il capitolo, quindi inizia con questa frase drivers Think we not me. Le persone che prosperano, che hanno successo nella vita pensano noi, non pensano io E poi scrive L'empatia influenza i nostri figli, la loro salute, il loro successo, la loro felicità autentica e la soddisfazione delle loro relazioni crea resilienza per sorpassare gli ostacoli della vita, riduce lo stress e incrementa la fiducia, la creatività, la connessione, la gentilezza, i comportamenti pro sociali, il coraggio morale. Ed è un un aneddoto efficace contro il bullismo, contro l'aggressione, contro il pregiudizio, il razzismo e non solo. E forse questo vi stupirà di più. È anche un indicatore positivo dei voti di lettere e matematica a scuola e dell'abilità di pensiero critico perché prepara i bambini per il mondo globale e a qualsiasi lavoro sul mercato. Michel Borba ci spiega poi la distinzione tra tre tipi di empatia Il primo è l'empatia affettiva, ovvero quando condividiamo i sentimenti di qualcun altro e sentiamo le sue emozioni. La seconda è l'empatia cognitiva, ovvero quando capiamo i pensieri di un altro e ci mettiamo proprio nei suoi panni. Vediamo le cose dalla sua prospettiva. Per esempio quando i nostri figli sono preoccupati e invece di provare ad aggiustare la situazione, noi genitori facciamo domande per capire da dove derivi la loro preoccupazione e proviamo a capirla, non aggiustarla. Questa è empatia cognitiva e la terza è l'empatia comportamentale, ovvero quando sentiamo il bisogno dentro di noi, di agire con compassione per qualcun altro. Quindi Michelle la chiama empatia in azione e spiega che è quella che tira fuori il meglio di noi, che rende il mondo più umano che dai bambini dei benefici incredibili. Michel Borba dà l'esempio di una bambina che vede un senzatetto, legge il suo comportamento corporale, sente la sua sofferenza e chiede alla madre di comprargli del cibo. Questa è empatia in azione. E poi il classico stile Michel Borba. Vede, la ragione per cui io la amo inizia con le verità scomode. L'empatia scrive sta drasticamente diminuendo nei bambini e ci dà alcune statistiche degli degli Stati Uniti. Addirittura, negli ultimi trent'anni l'empatia è diminuita del quaranta percento e il narcisismo è aumentato del cinquantotto percento. E con l'empatia sta precipitando anche la salute mentale. Un terzo degli studenti al college, quindi parliamo di adolescenti, ammettono di provare ansia. Uno su otto sono depressi. E a dirla tutta, scrive i ragazzi tra diciotto e vent'anni sono più scollegati, soli e isolati di qualsiasi generazione precedente. E specifica che questi studi risalgono a prima della pandemia. Quindi non voglio neanche immaginare le statistiche del dopo pandemia anche i ragazzini a scuola si sentono scollegati perché c'è pochissimo tempo per coltivare amicizie e interagire con gli amici, sia a scuola sia a casa per via del tantissimo studio e dei compiti. E quindi si leggono nel libro testimonianze di ragazzini che dicono Vorrei avere più tempo per gli amici. E invece possiamo solo mandarci messaggi che questa è una cosa che mi ha fatto pensare tantissimo, che alla fine la tecnologia che noi cerchiamo di togliere sempre di più ai bambini è lo strumento che può in un certo senso ricollegarsi agli agli amici e quindi tra virgolette, uno strumento anche per creare empatia in un sistema scolastico che lascia poco tempo alle interazioni umane oppure un'altra frase Mi sento sopraffatto dal continuo fare, non ho tempo di essere a me. Ciò che ha colpito di più di queste ricerche è la connessione costante tra il diminuire dei livelli di empatia e l'aumentare dello stress proprio in questa direzione, ovvero che quando diminuisce l'empatia lo stress aumenta. Ma la buona notizia è che l'empatia, al contrario di quello che pensano molti genitori, è un tratto caratteriale che si può insegnare. È come un muscolo, più lo usi più diventa forte. Certo, geneticamente parlando, ci sono bambini e ragazzini che sono più o meno predisposti all'empatia. Ma in in realtà gli studi di Michel Borba portano a vedere che la genetica gioca un ruolo molto inferiore. Solo un dieci per cento delle capacità delle persone di empatizzare sono dovute ai geni. Che significa che il modo in cui cresciamo i nostri figli che ve lo dico a fare, ha un effetto fondamentale sul loro livello di empatia. Poi Borba parla anche della differenza tra maschi e femmine, perché il classico messaggio i maschi non piangono, è ancora troppo presente in tante culture. Io l'ho sentito dire spesso anche in Italia e io in Italia non ci passo molto tempo. Questo la dice lunga e ovviamente, quindi insegnare che alcune emozioni e reazioni non sono valide contribuisce a diminuire i livelli di empatia. Ma non voglio soffermarmi troppo su questo. Volevo proprio solo darvi una carrellata generale delle informazioni che lei dà proprio per introdurre il capitolo. Invece trovo molto interessante soffermarmi sui perché i livelli di empatia stiano diminuendo. Uno. La estrema competizione a scuola che si riflette sul modo in cui siamo nella vita da adulti, perché anche noi siamo andati a scuola in questo ambiente estremamente competitivo e siamo noi gli adulti di oggi. Quindi basta che ci guardiamo intorno e basta che sentiamo le nostre interazioni per capire quanta competizione c'è nella nostra vita. E ovviamente si riflette anche sul modo in cui educhiamo i bambini a casa. Ho parlato della competizione a scuola, nell'episodio novantanove del podcast che vi invito ad ascoltare. Sapete che è un tema che sta mi sta molto a cuore. E Michel Borba dice proprio che viviamo in un mondo ipercompetitivo che incrementa la mentalità dell'io invece che del no. La competitività e la comparazione a scuola, che sono continue, incrementano la mentalità del io sono meglio di te, che a sua volta nutre l'egocentrismo, aumenta la solitudine, crea vuoto emotivo. Queste sono le sue parole. E nel libro Michel Borba cita anche le parole di Alfie Kohn, che è un educatore, psicologo, psichiatra, insomma, che io apprezzo all'infinito. Chi ha i miei corsi lo sa e dice I bambini che imparano, cooperando, collaborando al contrario di quelli che imparano, competendo o individualmente imparano meglio, sono più sicuri di sé e vanno più d'accordo gli uni con gli altri. Il messaggio che Michelle Borba trasmette è che passare da una società e una scuola della competizione a una della cooperazione aumenta l'empatia e diminuisce l'egocentrismo. E di questo ci sarebbe tantissimo da parlare. Ma voglio limitarmi al libro e al capitolo in questione, quindi numero uno, la estrema competizione a scuola che appunto diminuisce i livelli di empatia. Altra ragione per cui i livelli di empatia stanno diminuendo drasticamente è la tecnologia che riduce la connessione umana, a parte le statistiche dei ragazzini, o anzi, oserei dire, bambini che posseggono un telefono e del tempo che passano sui social media. Mi ha colpito leggere che nelle sue tante interviste nelle scuole oltre metà dei bambini era i ragazzi con cui Michelle ha parlato. Ammette che spesso i dispositivi li distraggono dal prestare attenzione alle persone con cui sono, che vivono la maggior parte del loro tempo online o sui loro dispositivi, invece di creare relazioni umane con le persone. E questo però è anche vero dal punto di vista del di quello che dicevamo prima, ovvero che effettivamente è un po', una sorta di di canale, una forzatura in cui anche la scuola ha gioca il suo ruolo perché effettivamente non fomenta le relazioni umane e quindi i bambini. I ragazzini spesso si ritrovano a dover invece che incontrarsi al pomeriggio, dover stare a casa a fare i compiti e quindi a parlarsi sui cel-, sui cellulari, quindi ci sono i due lati della medaglia, però questa costante uso questo costante uso della tecnologia ovviamente diminuisce le possibilità di coltivare empatia. E poi questo devo raccontarvelo perché mi sembra ridicolo. Racconta anche che in America ci sono addirittura dei consulenti dello schermo, ovvero degli esperti che i genitori contrattano per togliere i bambini da davanti agli schermi, perché sappiamo bene che sono come una droga. E tra l'altro questi esperti li pagherò anche duecento duecentocinquanta dollari all'ora. E io onestamente la penso esattamente come Michel Borba scrive nel libro Risparmiate i soldi e semplicemente dite di no agli schermi. Rimuovete la T V da casa, fate un dito che sto ancora meglio. Non create proprio l'abitudine dello schermo il più a lungo possibile. Rendetelo proprio non una parte integrante della vostra quotidianità numero tre. E questo punto probabilmente non stupirà chi ha fatto il mio corso, perché ne parlo direttamente o indirettamente. Uno dei motivi per cui i livelli di empatia stanno diminuendo, è che elogiamo troppo i nostri figli. Siamo sempre lì a dire loro bravo o a dargli dei premi, degli adesivi, delle medaglie per lo sforzo o anche per cose che non richiedono affatto uno sforzo, anche solo per fare la pipì nel nel vasino. Cose che prima o poi saranno naturali, noi li premiamo in continuazione. Sembra quasi dice Michelle che non sentiamo di stare facendo il nostro lavoro bene se non li elogiamo costantemente. Ma questo cosa crea? Crea una generazione di narcisisti persone interessate ad ottenere solo ciò che vogliono per sé e che si sentono sempre superiori agli altri. L'egocentrismo diminuisce, l'empatia, riduce i comportamenti sociali, costruisce una falsa sicurezza di sé e aumenta la sensazione di vuoto emotivo. E poi scrive e non c'è nessun gene dell'ego centrismo. Possiamo solo puntare il dito a noi stessi auch. E poi ovviamente dice che certamente dobbiamo far sentire i nostri figli amati, ma non dobbiamo per forza farli sentire migliori degli altri. Dobbiamo smettere di compararli agli altri prima di tutto e di amarli ed elogiarli soprattutto per i voti a scuola. E di questo sapete, ne ho parlato anche in un post su Instagram che magari vi lascio le note dell'episodio perché credo che il problema del voto a scuola o del giudizio della valutazione, anche se non c'è il numero a scuola davvero piano piano, mhm, renda intrinseca questa sensazione che il mio valore di individuo viene riflesso da quel voto, da quel numero, da quel giudizio, e questo è pericolosissimo. E poi entra in una parte in cui parla di come possiamo insegnare l'empatia ai bambini. E qui vi riporto alcune cose che mi sono piaciute. Non ve le riporto tutte perché è davvero un capitolo molto, molto, molto, molto ricco, ma vi riporto quelle che io ho trovato più in linea con l'educazione che io promuovo uno lavorare sul riconoscere le emozioni degli altri, che Michel Borba chiama letteratura emotiva ed emozionale, osservare le espressioni facciali delle persone, il tono della voce, la postura, i gesti. E questo si può fare ovunque mentre aspettiamo il bus come facevo io spesso con Oliver ed Emily in coda al supermercato mentre leggiamo un libro. Per esempio, noi spesso facciamo questo gioco di capire come si sentono gli altri, sia osservando le persone sia guardando le illustrazioni dei libri. Posso chiedere ai miei figli, per esempio. Che cosa pensi che stia provando quella persona? Oppure quella persona ti sembra felice? Triste, arrabbiata? E se non hanno ancora un vocabolario delle emozioni? Do delle delle opzioni tra cui loro possono scegliere e ognuno dice quello che pensa e il perché lo pensa, per esempio perché ha le braccia incrociate o perché sta piangendo senza per forza avere ragione o torto. La vita è un bellissimo palcoscenico, è ricco di emozioni e secondo me è bellissimo comunicare che sono tutte valide non è solo bellissime, è anche molto importante. Poi un'idea che riporta che mi è molto molto piaciuta, è quella del termometro delle emozioni, ovvero disegna un termometro con cinque o sei emozioni scritte sopra e poi ogni mattina i bambini che vogliono condividere possono mettere una molletta, di quelle da stendere i panni con il loro nome scritto sopra, vicino a Un'emozione. E lei ha detto che questo ha aiutato tantissimo, non solo a capire gli altri, quindi sviluppare empatia, ma anche a sentirsi più accolti, perché gli altri sanno come ti senti e possono decidere di venirti incontro, di aiutarti, di darti un abbraccio anche solo e si può praticare l'empatia emotiva scrive Borba, sviluppando per esempio un vocabolario delle emozioni sulla tela shop. Abbiamo creato proprio per questo motivo, perché sapete, per quanto sia importante per me appunto il concetto dell'avere il vocabolario delle emozioni, quindi saper nominare l'emozione per domarla. Abbiamo proprio preparato questo gioco produttivo che si chiama vocabolario delle emozioni e all'interno di questo gioco produttivo c'è anche un gioco dell'oca in delle emozioni, che si basa proprio sul concetto del fare domande su come determinate situazioni ci hanno fatti sentire. E questo è un altro punto che Michel Borba, um, un altro spunto che Michel Borba dà per praticare la letteratura emotiva e poi dice anche di condividere le nostre emozioni e di adulti. E come ci sentiamo con i nostri figli. Di questo abbiamo parlato tantissimo, perché io non credo che si debba mettere una maschera con i propri figli, ormai lo sapete e anche fare giochi tipo quello del riconoscere le emozioni degli altri, osservando le loro facce e il loro linguaggio corporale. Quindi tutto questo lavoro importantissimo sul riconoscere le emozioni degli altri è sicuramente al primo posto della lista. Poi si possono promuovere interazioni faccia a faccia e non attraverso l'uso di dispositivi Michel Bob scrive La tecnologia è una delle ragioni per cui i bambini di oggi sono la generazione più sola e che mostra meno empatia e con più problemi mentali della storia. La ricerca è chiara le persone che passano meno tempo a guardare uno schermo e più tempo a interagire faccia a faccia sono meno sole, meno depresse e hanno meno pensieri suicida. Lo so, ci andiamo sul pesante, però le cose vanno dette come vanno. Ed è anche per questo che io adoro questo libro, perché è molto diretto e dice le cose esattamente come stanno senza peli sulle lingue alcune cose che Michel Borba suggerisce in questo per per questo diciamo, favorire le interazioni faccia a faccia sono uno impostare limiti tecnologici molto chiari e per chi ha figli più grandicelli anche scrivere e firmare proprio un contratto, inclusi i i genitori di come usiamo i la tecnologia in casa, di come usiamo i dispositivi, poi trovare famiglie con la stessa mentalità, con una mentalità simile che non tirano fuori schermi quando vi trovate che non mettono i bambini davanti, all'ipad al ristorante, poi quando si hanno familiari lontani, scegliere le videochiamate invece delle chiamate normali in modo che ci sia proprio un faccia a faccia. Ed è vero che questo è anche tempo di schermo. Però sicuramente tra una videochiamata e vedere la faccia della persona questo è un tempo di schermo attivo. Io lo definisco attivo invece che passivo passivo. E quando li mettiamo davanti a un a un film, a un cartone animato attivo e quando effettivamente stanno interagendo attraverso l'uso di questo dispositivo, um e poi ovviamente assicurarci che i bambini abbiano tempo per gli amici. E qui Michel Borba è molto chiara il tempo a scuola o facendo le attività extrascolastiche non conta. In questa categoria bisogna riservare tempo a sviluppare le relazioni, quindi magari togliere un'attività extra pomeridiana o extrascolastica pomeridiana, attività pomeridiana, attività extrascolastica e invece ritrovarsi al parco giochi per giocare liberamente e senza tra virgolette nessuno che ti dice come giocare, cosa fare, quando farlo, eccetera eccetera. O come dice Michel Borba, quando si è rilassati e si può essere se stessi, non in un ambiente competitivo. Poi numero tre Ascoltare atti che è quello che io chiamo ascolta non per rispondere, ma per capire quello che l'altra persona ti sta dicendo. Questo non garantisce che sviluppi l'empatia però aiuta moltissimo. E un suggerimento che mi è piaciuto molto per insegnare ai bambini ad ascoltare attivamente è quello di suggerire loro di guardare il colore degli occhi delle persone in modo da assicurarsi che li stiamo guardando negli occhi quando parlano e quindi li stiamo ascoltando. Stiamo dicendo loro ti sto ascoltando e per rimanere concentrati sulla conversazione è un altro suggerimento che dà Ma e questo veramente funziona anche per gli adulti, forse più per gli adulti dovrebbe essere che per i bambini è riassumerla, per esempio dicendo Ah, quindi hai detto che oppure ho capito che e poi magari anche pensare a una cosa che si ha in comune. E poi, dirla quando la persona ha finito di parlare, per esempio, entrambi pensiamo che è davvero lo ripeto, questi sono suggerimenti che dovrebbero secondo me mettere in pratica già da oggi gli adulti. Quindi se mi state ascoltando in questo momento vi do dei compiti per la settimana. Proviamo tutti insieme e mi includo perché effettivamente il guardare negli occhi una persona quando parla è un un qualcosa che io faccio automaticamente. Ma mi sono resa conto che invece quando parlo io tendo a distogliere lo sguardo dalla persona e a guardarmi intorno. Quindi sto cercando di lavorare attivamente sul continuare a concentrarmi sulla faccia della persona anche quando sto parlando. E non è semplice. Però piano piano, secondo me davvero possiamo fare dei grandi grandi miglioramenti continuando a praticare. E poi ovviamente, più lo impariamo noi, più possiamo trasmetterlo ai nostri figli, perché noi siamo il loro modello di comunicazione. E poi quattro ovviamente mettersi nei panni degli altri, che è un po', quella che all'inizio definiva empatia cognitiva, ovvero ricercare una prospettiva diversa um, che tra virgolette ci aiuti ad uscire dal nostro mondo e ad entrare in quello degli altri, a capire quello degli altri, ad uscire dalla nostra opinione, capire quella degli altri e anche, ovviamente, leggere libri come biografie. Per esempio, in questo momento mi viene in mente solo Anna Frank. Lei aveva dato altri esempi nel libro che in questo momento non ricordo, però appunto leggere biografie di persone che proprio per cercare di aumentare i livelli di empatia, perché in un certo senso, quando leggiamo queste um le difficoltà che hanno vissuto altre persone, possiamo quasi immedesimarci nei loro panni. Um tra l'altro non so se sapete, ma su le e la nonna che parla. Ci sono tantissimi audiolibri proprio di um biografie di persone di personaggi famosi. Uno che mi ricordo, specialmente è quello della Lego che racconta un po', le peripezie di com'è nata la lego di quanto di quanto sia stato per esempio um all'inizio due volte mi sembra o tre non mi ricordo c'è stato un grande incendio che ha bruciato tutta la produzione perché all'inizio la lego era un'azienda di le di giocattoli di legno. Quindi insomma questo io ricordo che a Oliver ed Emily aveva impattato moltissimo. Ecco, questo fa parte del provare a mettersi nei panni degli altri, ma anche vedere documentari sulla vita di persone può aiutare ovviamente a mettersi nei panni degli altri, ma se cerchiamo di ridurre gli schermi, magari una di un libro è meglio e poi cinque. Ecco, questa è una cosa veramente interessante aspettarsi che i nostri figli tengano alle persone, agli animali, alle piante all'ambiente, ovvero aspettarsi che siano loro proprio a prendersi cura delle persone, degli animali, delle piante dell'ambiente e per questo è importante parlare con i nostri figli di quando loro mostrano empatia quando non lo fanno capire perché in quel momento non l'hanno mostrata oppure far notare loro che in in una determinata situazione hanno mostrato empatia. Quella è empatia e possiamo anche parlare delle nostre azioni. Possiamo parlare di come le nostre azioni e le nostre parole fanno sentire gli altri, che azioni e parole potremmo utilizzare invece di quelle che abbiamo utilizzato e che magari hanno ferito qualcuno eccetera eccetera. E però questo questo lo aggiungo io. Secondo me va fatto senza umiliarli, senza quel Ecco, guarda come hai fatto sentire tuo fratello, ma piuttosto come una conversazione costruttiva e matura nel capitolo Michel Borba in questa parte parla di esprimere la nostra delusione ai bambini, perché quello è un forte feedback per loro ed è anche un incentivo a fare meglio. E io non sono molto d'accordo, nel senso se sono d'accordo che dobbiamo aspettarci e richiedere esigere, quasi che i nostri figli si prendano la responsabilità delle loro azioni. Um, proprio come dobbiamo aspettarcelo e richiederlo a noi stessi. Ecco, però credo sia importante non usare o abusare di frasi come sono delusa. Mi hai delusa, che creano dipendenza emotiva e invece parlare di quello che è successo. Per esempio, quello che è successo non va bene quindi possiamo esprimere un'opinione forte. Quello che è successo non va bene. So che lo sai e so che sei una persona gentile. Questo esprime fiducia, crea consapevolezza nel bambino, così che possa riconoscere le sue azioni ed emozioni difficili. Ma non li fa stare peggio, perché fare stare peggio qualcuno non lo fa comportare meglio. E quando ricorriamo, all'umiliazione tra virgolette è perché secondo me non abbiamo altre opzioni e non sappiamo davvero insegnare. Quindi, ecco, questo ci tenevo a dirlo perché è forse una delle pochissime parti del libro con la quale non sono d'accordo, ovvero questo esprimere la nostra delusione ai bambini. Io credo che sia molto più efficace um descrivere semplicemente facendo sapere loro che uno quello che hanno fatto non va bene. Due che noi sappiamo che loro lo sanno e quindi dare fiducia e tre dire Comunque tu sei una persona gentile. Io so che tu lo sai che quello che hai fatto è sbagliato. Okay, mi sono ripetuta, però volevo che fosse chiaro. E poi ultimo punto è quello di mettere l'empatia in azione, per esempio, coinvolgere i nostri bambini in progetti che possono aiutare gli altri o mostrare anche solo che noi genitori. Prendiamo parte in quei progetti. Non ricordo che esempi da Michel Borba, ma può essere qualsiasi cosa che mette noi stessi a disposizione degli altri volontariato. Comprare un pasto per un senzatetto. Chiedendoglielo, ovviamente, perché anche quello è questione di rispetto. Invece di andare lì e offrirgli un caffè o offrirgli un panino, magari vado lì e gli chiedo Posso offrirti qualcosa? Andiamo insieme al supermercato, per esempio, che è una cosa che noi abbiamo fatto da poco e che secondo me è stato molto bello e la persona ci ha chiesto sapeva esattamente quello che voleva. Ci ha portato in un negozio e le abbiamo comprato cena. E poi anche, per esempio, fare una selezione di giochi e portarla insieme in beneficenza, andare a fare una pulizia della spiaggia. Quante pulizie di spiaggia noi abbiamo fatto sul mio blog. Ci sono anche degli articoli al riguardo, perché le pulizie della spiaggia sono un bellissimo modo per mostrare cura e amore il nostro pianeta. E inoltre posso può organizzarle chiunque, perché non serve una spiaggia. Possiamo anche andare a pulire il parco cittadino, la strada di sotto casa, fare un piccolo gruppetto e e metterci insieme. E questo veramente crea cooperazione. Stiamo facendo qualcosa per il nostro pianeta in gruppo e poi, um magari che ne so anche preparare dei biscotti da portare alla casa di cura, eccetera, eccetera, eccetera e ovviamente parlarne. Parlare di come pensiamo che le nostre azioni facciano sentire gli altri, come dicevamo prima e anche, come ho detto in tantissimi episodi del podcast, dico nel mio corso, eccetera eccetera capire come prenderci cura degli altri, quando qualcuno soffre o quando lo feriamo con le nostre azioni. E per questo, per esempio, il concetto del tavolo della pace può essere molto utile nel, soprattutto nella risoluzione dei conflitti tra fratelli, perché questo capire come prenderci cura degli altri quando lo abbiamo ferito è una risoluzione dei conflitti, è un c'è, un conflitto tra due fratelli, fratello o sorella, e possiamo davvero metterci a loro disposizione come mediatori invece che giudici. E di tutto questo ve ne parlo nel blog. Ve ne parlo sia in un episodio del podcast sui conflitti tra fratelli, ma non ricordo il numero. E anche nel post sul blog, che si intitola proprio Il tavolo della pace e basta. Chiudo con una parte del libro che mi è piaciuta moltissimo e che quindi vi ho tradotto, um perché potrei andare avanti all'infinito. Per questo mi sono data un tempo e ho deciso che, um, di darvi tutti questi spunti e sperare che possano piantare dei semini nella vostra testa. E quindi adesso vi leggo quest'ultima parte e poi vi saluto e affido queste parole a voi, alla vostra mente, al vostro cuore. Il rivoluzionario studio quarantennale di Emmy Warner, che ha seguito Trecentonovantotto infanti nati sull'isola hawaiana di Kawai, ha detto che nonostante una un grande numero abbia dovuto affrontare notevoli avversità, abuso, alcolismo dei genitori, povertà, morte, un terzo ha prosperato perché ha imparato i fattori protettivi, come il pensiero critico l'empatia, la cooperazione, la speranza l'autocontrollo, la perseveranza e la risoluzione dei problemi. Ma l'abilità più importante per affrontare le avversità è stata la mentalità del Io supererò che gli ha trasmesso un adulto con la sua empatia e mostrandogli fiducia. L'empatia può essere un salvagente quando si tratta di empatia. Noi genitori siamo gli insegnanti più influenti e anche i primi e gli studi e la scienza ci dicono in ogni modo che la singola cosa in comune che hanno i bambini che prosperano e hanno successo nella vita nonostante le avversità. È un adulto equilibrato e con grande empatia che manda loro un messaggio Sono qui per te, ce la puoi fare. Solo noi possiamo decidere di essere l'adulto. E questo a me ha colpito tantissimo proprio perché è un adulto. A volte la differenza la fa un adulto e vi saluto raccontandovi un gioco di cui Michelle Borba scrive nel libro e che serve per aiutare i bambini a fare amicizia. E mi ha fatto sorridere perché è esattamente lo stesso gioco. Lo stesso procedimento che io ho insegnato a Oliver ed Emily e che li ha aiutati a fare amicizie nuove in ogni parte del mondo dove, um siamo stati e dove ancora oggi ci troviamo. Lei lo chiama Connetti quattro e consiste nel uno guardare la persona negli occhi, il potenziale amico negli occhi. Due Sorridi tre di Ciao e quattro Fai una domanda come ti chiami o di dove sei? Per noi? Questo gioco funziona alla grande Oliver Emily L'ho l'hanno provato e comprovato decine, forse centinaia di volte, e quindi volevo regalarglielo, perché credo che sia veramente un bellissimo strumento per sviluppare empatia e anche per far capire, in un certo senso ai nostri bambini che qualsiasi persona e letteralmente ha quattro piccoli minuscoli gesti, dettagli dal diventare un potenziale amico dal diventare un nostro amico. E questo, secondo me è un messaggio potente che aiuta davvero a guardare le persone in un altro modo sotto una luce nuova e con molto rispetto e tolleranza ed empatia. Non mi rimane che salutarvi. Vi ricordo ovviamente che mi trovate anche su instagram, come la tela di carlotta blog e anche, ovviamente, su w w w punto la tela punto com. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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