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Episodio 52 ·

Perché alcuni bambini (e adulti) sanno affrontare le avversità della vita e altri no

Questo episodio di Educare con Calma è basato sul libro di Michelle Borba Thrivers: The Surprising Reason Some Kids Struggle And Others Shine (nel podcast mi sono confusa e ho detto che è uscito nel 2020, ma è del 2021 – ho detto 2020 perché perché ero ancora in Nuova Zelanda e mi sembra una vita fa).

Che cosa fa la differenza tra bambini/e o ragazzini/e che imparano a “prosperare” nonostante le avversità della vita e altri/e che invece si sentono facilmente sconfitti e gettano la spugna? (Da leggersi anche "adulti").

La dottoressa Michelle Borba prova a rispondere a questa domanda ed esplora 7 tratti caratteriali che possono aiutare i bambini a diventare dei Thrivers.

  • Fiducia in se stessi
  • Empatia
  • Autocontrollo
  • Integrità
  • Curiosità
  • Perseveranza
  • Ottimismo

La buona notizia è: questi tratti caratteriali possono essere insegnati, non è troppo tardi.

La cattiva notizia è: in quante scuole vedete che questi tratti vengono insegnati? Quanti educatori danno più importanza a queste materie di vita (che ti aiuteranno contro ogni avversità mentale e morale) piuttosto che ai voti (che nessuno ti chiederà mai nella vita)?

Questi sono i tratti che più di altra cosa determineranno il successo degli adulti che i nostri figli saranno domani, la cura che avranno della propria salute mentale, l’attenzione per la tolleranza, il rispetto, il consenso…

Abbiamo ancora tanto lavoro da fare, ma io credo che tanto inizi proprio da qui (a chi ha i miei corsi molto sembrerà famigliare). Purtroppo il libro è solo in inglese, ma in questo episodio ve ne ho tradotte alcune parti.

— Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità mi danno fastidio e non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi:

  • Educare a lungo termine: un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
  • Co-schooling – educare a casa: un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
Oggi vorrei parlarvi di un libro che sto leggendo perché è un libro che mi ha illuminata di un’educatrice e psicologa Michelle Borba che io seguo da un po’ e che mi piace molto per la sua competenza e per il suo essere molto diretta (adoro la sua passione, quando parla del suo lavoro, credo sia la stessa passione che io sento quando parlo del mio lavoro). Molte delle cose che scrive in questo libro sono state il fondamento della mia decisione di andare verso Montessori e di allontanarmi dall’educazione tradizionale, sia a scuola sia a casa, ma anche il motivo per cui continuo a dire ai genitori che il lavoro che fanno a casa è importante, è fondamentale, anche se   Questa è una conversazione importante che avremo, perché so che se stai crescendo un bambino, una delle cose che probabilmente è più importante per te è aiutare tuo figlio a crescere.

Il libro si intitola Thrivers: Surprising Reasons Why Some Kids Struggle and Others Shine (to thrive significa prosperare nonostante le difficoltà) e la dottoressa Borba ha deciso di cercare di capire perché alcuni bambini fanno meno fatica di fronte alle avversità e perché altri fanno più fatica e anche di raccontare ai genitori quali sono le caratteristiche che aiutano i figli a prosperare e ad avere successo nella vita, e vi anticipo che non hanno nulla a che fare con i successi accademici. 

Michele Borba è al 100% nel suo ambito in questo libro, perché lei è riconosciuta a livello internazionale per le sue strategie basate su soluzioni per rafforzare il carattere, la resilienza dei bambini e ridurre il bullismo. È stata inviata a parlare nello show TODAY, è apparsa su TIME, Washington Post, Newsweek, People, Boston Globe, NY Times e molte altre pubblicazioni. E ha scritto 24 libri pluripremiati, tra cui un altro libro molto bello che però penso che anche quello non sia tradotto in italiano che si intitola UnSelfie: Why Empathetic Kids Succeed in Our All-About-Me World. (perché i bambini che hanno più empatia hanno successo in un modo egocentrico)

E Thrivers è il suo ultimo libro. L’idea per questo libro le è venuta da uno studio di un’altra psicologa Emmy Warner che studiò per 40 anni 700 bambini cresciuti sull’isola di Kauii confrontandosi con pediatri, assistenti sociali e psicologi, e specialmente si è concentrata su un gruppo di persone che avevano fattori avversi nella loro vita come povertà estrema, abusi sessuali, genitori schizofrenici ecc ecc, casi estremi, insomma. E lei li osservava e li studiava e notava che quando entravano nell’adolescenza, un terzo di loro era premuroso, competente e sicuro di sé. Ce la stavano facendo, nonostante tutte le avversità, nonostante tutto stavano facendo brillare il loro massimo potenziale. E sapete che cosa ha scoperto? Che non era un gene, non era la scuola, non era il QI, era una combinazione di due fattori: 1. Questi bambini avevano imparato a sviluppare come degli scudi protettivi di fronte alle avversità e 2. Avevano un adulto nella loro vita che non li aveva mai abbandonati e aveva sempre creduto in loro. Ed era quell’adulto che li aveva aiutati a sviluppare quegli scudi protettivi.

Michele scrive: “La sorprendente ragione per cui alcuni bambini prosperano e altri fanno fatica non è dovuta ai geni, ai voti a scuola, al QI, a sport o strumenti particolari, al tipo di scuola o a lezioni di gestione dello stress, ma a una profonda relazione con un adulto che li appoggia e ad alcuni tratti caratteriali che hanno fatto da scudo protettivo nella loro infanzia e li hanno aiutati ad affrontare il mondo alle loro condizioni”.  

E io mi emoziono quando ci penso, perché questo è esattamente ciò che cerco di trasmettere in ogni mio corso, in ogni mio post, qui sul mio podcast. Anche se la società ci rema contro, noi genitori possiamo essere quell’adulto di appoggio, possiamo dare gli strumenti ai nostri figli per affrontare le avversità della vita ed è per questo che io insisto nel dire ai genitori che mi scrivono e mi chiedono che senso ha che loro usino un’educazione a lungo termine se poi i bambini passano l’80% in una società che fa il contrario: ha senso perché se noi genitori scegliamo di essere quegli adulti di appoggio per i nostri figli possiamo davvero fare la differenza nella loro vita e dare loro quegli scudi protettivi che rimarranno con loro per il resto della loro vita. E questo è un pensiero che mi fa venire la pelle d’oca . 

E quindi la dottoressa Borba ispirata dalle ricerche di Emmy Warner  ha voluto provare a confermare questi studi lei stessa intervistando bambini e ragazzini negli Stati Uniti. Ora, una premessa è di dovere: gli Stati Uniti sono una realtà certamente diversa dalla nostra, la situazione scolastica negli Stati Uniti se la conoscete è disastrata, la competizione che si trova nei college americani è fuori da ogni nostra immaginazione, la solitudine e la devastazione interiore dei ragazzini è inimmaginabile, tanto che le testimonianze che ho letto in questo libro mi hanno fatta piangere più di una volta… 

E purtroppo, anche se la realtà americana è una realtà diversa dalla nostra in Europa, tantissimi fattori che leggo nel libro rispecchiano anche la realtà del nostro sistema educativo, della nostra genitorialità e delle nuove generazioni.

Michele Borba scrive: “Oggi bambini che arrivano sia da famiglie povere che da famiglie benestanti fanno fatica a prosperare, ma sono soprattutto quelli che crescono in comunità affluenti che sono più inclini a stress acuto, solitudine, depressione e sensazioni di vuoto. Molti bambini sentono di non riuscire a stare dietro ad aspettative irrealistiche di successo e gli adulti devono assumersi la colpa”.

Quindi come dicevo prima Michelle Borba si è buttata sullo studio per confermare che le ricerche di Warner fossero valide e non solo della Warner, Borba parla di 6 grandissimi studi simili a quello della Warner. E ha quindi iniziato ad intervistare centinaia di bambini, ragazzini e adolescenti da una costa all’altra dell’America. 

Ognuno di loro, in interviste individuali di un’ora e di gruppo, ha confermato quello che la dottoressa Borba temeva: i bambini e i ragazzini che ha intervistato hanno ammesso di sentirsi stressati, hanno confermato che genitori e insegnanti danno troppa enfasi all’aspetto accademico e sentono che a nessuna importi se sono o meno esseri umani decenti. Hanno detto che a scuola si sentono prodotti, non persone, perché il voto e il riconoscimento accademico è l’unica cosa che conta, che sono tutti valutati e giudicati sulla base dei voti, dei risultati, dei successi accademici e non degli esseri umani che sono, dei loro valori e dei loro principi… 

Per esempio, Aaron, 12 anni, dice “È un po’ come se ci stiano producendo per fare gli esami. Ma ci mancano i pezzi su come essere persone”. Ava, 15 anni dice: “C’è tantissima depressione e ansia. Il 70% dei miei amici sono in terapia, il 40% prende dei medicinali. Stiamo soffrendo ma nessuno fa nulla finché un altro ragazzino si suicida”… E queste sono solo due testimonianza di centinaia che si leggono nel libro. Non so a voi, ma a me queste parole entrano dentro come lame affilate e gli occhi mi si riempiono di lacrime se penso che escono dalla bocca di bambini come quelli che saranno Oliver ed Emily tra meno di 10 anni. Più leggo queste parole più mi rendo conto di quanto lavoro ci sia da fare.

Michele Borba scrive: “Abbiamo cresciuto una generazione di bambini che hanno più di tutto, ma ci siamo dimenticati di dare loro le cose che daranno loro il successo nella vita: le caratteristiche mentali e morali che li rendono umani. Il carattere è ciò che costruisce la forza interiore, la genuinità, l’interezza: quando ai bambini mancano qualità come l’ottimismo, la curiosità, l’empatia e la perseveranza, il loro sviluppo è incompleto. Sono dei bei pacchetti, ma gli manca il regalo dentro”.  

Ma Michelle Borba non si è limitata alle interviste, ha messo in piedi un vero e proprio programma per le scuole e per i genitori per ridare un ordine alle priorità, perché lei sostiene che “Thrivers are made, not born”. 

Ovvero i Thrivers, cioè i bambini e i ragazzini che crescono sapendo affrontare le avversità e non si ritirano nel loro guscio ma lottano per ottenere ciò che vogliono, non sono così di natura, ma lo diventano. Tutti questi studi lo dimostrano. Ma dimostrano anche che non è mai troppo tardi, che non è solo carattere, che i genitori o le figure di attaccamento contano davvero davvero davvero tanto in questo processo e che ci sono dei tratti che possiamo insegnare ai nostri bambini che aiutano tantissimo a farli diventare thrivers. E ovviamente Borba punta anche molto sulle scuole perché sostiene che non o la famiglia o la scuola, è un lavoro di squadra: anche un insegnante può essere una figura di attaccamento se decide rimettere in ordine le priorità (e io personalmente lo dico sempre che il sistema scolastico tradizionale può cambiare solo a partire dagli insegnanti, dagli individui, perché non possiamo aspettare che cambi dall’alto, dal governo). 

Michele scrive: “Non è troppo tardi per riempire i pezzi mancanti nello sviluppo dei nostri figli, ma richiede che cambiamo la nostra ossessione miope per i voti, i risultati e i curriculum perfetti con una visione a lungo termine di ciò che avranno davvero bisogno per vivere vite che abbiano un senso. Il pezzo mancante è il carattere. Non è troppo tardi. Il carattere non è innato – non ci nasciamo. Le qualità caratteriali si possono insegnare. Anzi, si devono insegnare”. 

👆 E oggi non voglio entrare sul dibattito del carattere, il classico dibattito nature vs nurture ovvero natura o educazione (io sono una montessoriana, credo ovviamente che l’ambiente abbia un grandissimo impatto ma credo anche che ogni verità stia sempre un po’ nel mezzo). Ma magari sarebbe interessante approfondirlo un giorno. 

Ma tornando a Thrivers, Michelle nel suo libro ha quindi individuato 7 tratti fondamentali che rendono i bambini Thrivers, ovvero i tratti che contano di più per diventare questo tipo di persona. E i sette tratti che ha scelto sono i più altamente correlati alla costruzione della resilienza, ma aiutano anche la salute mentale dei bambini e sono quelli a detta sua più importanti non solo sui banchi di scuola ma anche nel panorama lavorativo del 21esimo secolo.

E io adoro che Michele Borba nel suo libro ripeta in continuazione che non è troppo tardi per dare questi doni ai bambini di oggi, perché questi sette tratti del carattere non sono innati, ma si possono insegnare. 

E niente, se mi conoscete, potrete forse immaginare la mia gioia nel leggere questo libro, nel vedere messaggi così aumentare e diffondersi. Questa missione è una mia grandissima passione, io dico sempre che non stiamo crescendo bambini, stiamo crescendo adulti e il modo in cui stiamo con loro ora e in qualunque momento e circostanza in cui possiamo trovarci, inclusa questa pandemia, il modo in cui ci mostriamo a loro, il modo in cui nutriamo e coltiviamo certe qualità in loro per aiutarli ad affrontare le frustrazioni, le perdite e tutti quegli aspetti che fanno parte dei problemi comuni della vita, ecco, quelli potenzialmente sono doni che diamo loro e che cambieranno la traiettoria delle loro vite. 

Ecco, io in questo ci credo profondamente, se no non farei ciò che faccio, e più avanti vi dirò un altro pensiero ma prima vorrei dirvi quali sono questi 7 tratti di cui Michelle Borba parla nel libro. Ve li dico in breve, ma mi piacerebbe anche magari fare un episodio per ognuno prima o poi. 
 
Il primo tratto è la fiducia in se stessi. I bambini devono credere in se stessi. Devono avere una forte senso di chi sono, perché è quello che li guiderà nella vita. Ma la fiducia in sé non è lo stesso dell’autostima e non si sviluppa elogiando i bambini, dicendo loro quanto sono bravi a fare qualcosa (e a chi ha il mio corso questo esce da tutte le orecchie): la fiducia in sé si sviluppa lasciandoli fallire e rialzarsi, perché è fortemente correlata alla resilienza. 

Il secondo tratto è l'empatia. 
I thrivers pensano “noi” non “io”. Questo capitolo mi ha particolarmente colpita perché per me è sempre più evidente che viviamo in un mondo e in una società in cui vige sempre di più la mentalità dell’io che aumenta la solitudine, l’egocentrismo, crea vuoto interiore e si manifesta poi in tutto: dalla poca tolleranza verso chi è diverso da noi, dal mettere la nostra comodità al di sopra della cura del pianeta, dal rifiutare un vaccino che può finalmente portare a termine una pandemia globale che ha fatto soffrire e sta facendo soffrire moltissime persone. E scusate se mi inalbero, ma non riesco a parlare di questo, con calma, la passione viene fuori.

E gran parte del problema è proprio la scuola e l’altissima competizione che c’è a scuola, che in piccole dosi è sana, ma nelle dosi che i nostri figli la subiscono è fortemente nemica dell’empatia, perché sviluppa proprio quella mentalità dell’io invece del noi. E poi va be’, voi sapete che io non credo nella competizisnione, tutti i mie maestri, da Maria Montessori ad Alfie Khon ecc mostrano che i bambini che imparano in maniera cooperativa invece che in maniera competitiva imparano meglio, si sentono meglio e vanno più d’accordo tra di loro.

Ok, avevo detto che non mi sarei soffermata su ogni tratto individuale ma sapete che l’empatia è uno dei miei argomenti deboli, perché per me è davvero alla base del cambiamento che io trovo necessario nel mondo quindi mi accende un fuoco dentro. I prossimi tratti ve li racconto più in breve.

Il terzo tratto è l'autocontrollo.
I bambini devono essere in grado di gestire lo stress che arriva dalla scuola e per farlo devono imparare ad auto controllarsi, a controllare le proprie emozioni, che è anche alla base della risoluzione dei conflitti, della scelta di fare la cosa giusta ecc ecc, l’autocontrollo, tra l’altro, è una delle qualità più importanti che si insegnano in una scuola Montessori, a partire già dalla comunità infantile che va dai 18 mesi. Quindi chi ha i miei corsi sa bene quanto per me sia importante questo tratto del carattere.  

Il quarto tratto l’ho trovato molto interessante, ed è l'integrità, perché i bambini e i ragazzi devono avere una chiara bussola morale e coloro che sono pensatori critici, che hanno valori e principi chiari, sono più predisposti ad andare avanti nonostante tutto, a non inciamparsi nella avversità, perché hanno un chiaro senso del loro sistema di valori, qualunque esso sia. 

Il quinto tratto, che io adoro, è la curiosità. Borba dice che in tutte le ricerche g li studi questo tratto continua ad emergere più e più volte come altamente correlato non solo a chi va “meglio” a scuola, ma anche a chi sa gestire meglio le avversità della vita, perché chi è curioso è più aperto alle diverse possibilità. Chi è curioso non pensa “oh, quello non funzionerà mai, non ci provo nemmeno”, ma è aperto a idee e persone. E per questo, be’, non c’e bisogno di dire quanto io mi trovi d’accordo, ho creato un intero corso online, Co-schooling: educare a casa, proprio per cercare di dare ai genitori degli strumenti per giocare con i bambini in maniera produttiva, ovvero facendo dei giochi che seguono il naturale interesse del bambino, e vi ricordo che sappiamo osservare i bambini ci mostrano interesse per le lettere spesso già dai 2 anni e per i numeri già dai 4,5 anni: e seguire i loro interessi mantiene viva la curiosità che a sua volta mantiene vivo l’amore per il sapere. Per questo io non mi trovo molto d’accordo sulla presenza di un curriculum universale con tempi universali come quello che offre la scuola tradizionale.     

Il sesto tratto è la perseveranza. 
Certo, devono avere la grinta per andare avanti. Ma troppo spesso, ci concentriamo sulla mentalità di crescita, devi fare meglio meglio meglio, senza insegnare la perseveranza quindi il bambino non ce la fa, non ha gli strumenti.

Il settimo è l’ottimismo, di cui tutti abbiamo bisogno. 
I bambini devono avere un senso di speranza che ti guiderà nelle avversità. 

Queste sono le qualità che dovremmo insegnare ai bambini prima di qualsiasi altra cosa, queste sono le qualità che li renderanno thrivers, che daranno loro quello scudo protettivo di cui parlavamo all’inizio e Michele sostiene che tutti questi tratti si possono insegnare e nel suo libro parla nel dettaglio di ogni tratto e dà molte idee su come insegnarli ai diversi gruppi di età. 

E lei dice chiaramente che la prima cosa che i genitori devono fare è capire i propri figli, osservarli, capire chi sono, conoscerli (sono sicura che vi suoni famigliare dai miei corsi, ed è bello leggere che sempre più educatori e psicologi insistono sull’importanza di osservare i propri figli per conoscerli). E una cosa che mi piace molto è che Michele dice di fare una lista dei punti di forza e delle debolezze dei nostri figli per quanto riguarda questi tratti, ma poi concentrarci sui punti di forza invece che sulle debolezze. Perché la forza si moltiplica. Lei parla spesso dell’effetto moltiplicatore perché ha scoperto che se ci concentriamo solo su un tratto, per esempio ci impegniamo ad aiutare i nostri figli ad avere perseveranza, va bene, è già qualcosa. Ma se ci concentriamo sulla perseveranza e sull’empatia o sulla perseveranza e sull’integrità, questo moltiplica l'impatto, rende lo scudo molto più forte per il bambino. Questo mi ha riportato alla mente l’idea che non so più dove ho sentito che 1+1 non fa 2, ma fa 11. 

E quindi questi sono i 7 tratti su cui come genitori ed educatori dovremmo concentrarci, fiducia in se stessi, empatia, autocontrollo, integrità, curiosità, perseveranza e ottimismo. Sarebbe bello fare un episodio per ogni tratto, che ne dite? Vi piacerebbe? Se sì, lasciatemi un commento sotto il podcast sul mio blog al link che vi lascio nelle note, anche dicendomi che cosa ne pensate di tutto quello che vi ho raccontato.

E vorrei chiudere con un pensiero che mi ritrovo a dire spesso ai genitori, perché quando lavori con i genitori 24/7 inizi davvero a capire quali sono i problemi più comuni, quelli che abbiamo tutti, oltre a quelli che sono specifici alla nostra famiglia, alla nostra vita, alla nostra storia. E uno di questi problemi comuni è il sentire che tutti gli altri genitori intorno a noi stiano facendo un lavoro migliore di noi e in questo i social media sono davvero dannosi e colpevoli, perché spesso riflettono una genitorialità che davvero non esiste. 

Una genitorialità fatta di genitori calmi e che sanno sempre che cosa fare e forse io stessa a volte cado in questo gruppo, ma sapete perché? Perché per me è impossibile scrivere prima di aver processato e quando ho processato è spesso perché ho trovato una soluzione. E quando finalmente ne scrivo, scrivo del problema, scrivo della mia inadeguatezza, scrivo dei miei sbagli, ma ci attacco anche la mia soluzione personale. E chissà, forse voi pensate che arrivare a quella soluzione sia stato facile e invece non lo è stato, e anche se cerco di raccontarvelo, voi ovviamente non non vedete tutto il lavoro dietro le quinte, tutte le cadute, tutti i regressi, ma il messaggio che voglio comunicarvi qui e ora è questo e vi chiedo di fidarvi di me: ogni volta che vedete un progresso, c’è sempre sempre sempre un regresso, una caduta, due cadute, tre cadute, tutte le cadute che servono per arrivare alla soluzione. Non esistono genitori capaci, esistono genitori che lavorano su se stessi più di altri.

Sapete, penso che una delle cose più difficili dell'essere genitori che non si dice abbastanza è che essere genitori è difficile. È così tremendamente difficile. Siamo tutti stanchi, ci sentiamo tutti sconfitti, inadeguati, su una montagna russa di emozioni e sentimenti. Quindi cerchiamo il supporto, permettiamoci di avere quel supporto quando lo troviamo, a volte non significa nemmeno che dobbiamo fare qualcosa di diverso, semplicemente accogliere il supporto in qualsiasi forma si presenti. 

Il cambiamento di cui parla Michele Borba nel suo libro o i messaggi che comunico io nei miei corsi e sul mio blog possono sembrare impossibili e possono creare un senso di inadeguatezza, di non essere all’altezza di insegnare queste qualità ai nostri bambini, di non riuscire a renderli esseri umani decenti. 

Ed è per questo che io insito sul fatto che non è nostra responsabilità educare i nostri figli, ma è nostra responsabilità educare noi stessi, vedere questi messaggi, o anche questi tratti che Michele consiglia di insegnare ai nostri figli,  prima ancora che come qualcosa da insegnare ai nostri figli, come qualcosa da insegnare a noi stessi. Come un'opportunità per fare dei cambiamenti dentro di noi. 

Perché anche se noi stessi non siamo cresciuti con questo tipo di supporto, quando decidiamo di seguire corsi e leggere libri che possono aiutarci ad apportare dei cambiamenti che fanno bene ai nostri figli, di solito ci stiamo aiutando retroattivamente a guarire qualcosa in noi stessi. Noi otteniamo i benefici più grandi e i nostri figli li ottengono di riflesso. Per questo è così importante per me concentrarsi su di noi, sulla nostra evoluzione personale, sulla moderazione del nostro carattere, perché imparano molto di più quando non insegni a parole, ma a fatti. 

E niente, non pensavo che questo episodio sarebbe stato così lungo, mi piaceva l’idea di raccontarvi questi sette tratti del carattere che dovrebbero essere nel curriculum di ogni scuola, insieme all’educazione emozionale, e tra l’altro se ricordate l’introduzione al volume La Paura che vi ho letto nell’episodio precedente, avrete forse notato che ne ho menzionati molti, perché questi tratti di cui parla Michele Borba sono anche quelli di cui, più o meno direttamente, parlo anche io nei miei corsi online. 

Spero che questo episodio vi sia piaciuto tanto quanto a me e spero che vi abbia lasciato delle riflessioni, è davvero un peccato che il libro si trovi solo in inglese, ma se capite l’inglese ve lo consiglio vivamente, lo potete acquistare in versione ebook, io ce l’ho sul mio Kindle, e ve lo lascio nelle note dell’episodio.

Vi ricordo che mi trovate su www.latela.com e anche su instagram e Facebook come la tela di carlotta blog.

Buona giornata, buona serata o buona notte, a seconda di dove siete nel mondo. Alla prossima.      

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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