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Episodio 63 ·

Regole: idee per impostare limiti sani e costruttivi

In questo episodio di Educare con Calma parliamo di limiti, vediamo che cosa intendo con la parola "limiti", sfatiamo un mito sull'educazione montessoriana, vediamo perché i limiti sono così importanti in qualunque società (anche nella famiglia), ma perché spesso non sono costruttivi, creando lotte di potere e confusione nei bambini. 

E poi vi suggerisco alcune idee, ance pratiche, per impostare limiti in maniera sana e costruttiva.

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Oggi parliamo di limiti, un argomento che crea tantissima confusione perché nella versione di educazione tradizionale in cui predomina la gerarchia padre-figlio, quindi il genitore che insegna e il figlio che impara, i limiti sono tanti e sono visti come qualcosa che il genitore imposta e il figlio deve rispettare a tutti i costi. E vedremo anche tre maniere di impostare limiti in maniera sana e rispettosa: ovviamente nel mio corso Educare a lungo termine ne parlo in maniera molto più dettagliata, c’è un intero modulo dedicato a libertà e limiti perché è un argomento davvero molto importante e quando lo si capisce a fondo la genitorialità è molto più facile, ma spero in questo episodio di darvi un buon assaggio. 

Allora prima di tutto specifico che quando parlo di limiti mi riferisco alle regole che noi abbiamo in casa o nella nostra società e che vorremmo far rispettare e vorrei che fosse chiarissimo che, a dispetto di quanto molti pensino, nella filosofia Montessori ci sono regole e i bambini non fanno ciò che vogliono, questo è davvero un luogo comune e se vedete genitori che lasciano che i bambini facciano ciò che vogliono e si giustificano usando Montessori è perché non conoscono Montessori. Ecco, l’ho detto. 

Non esiste libertà senza limiti. La famiglia è una piccola società e in qualsiasi società possiamo essere liberi solo se rispettiamo le regole della pacifica convivenza e del rispetto verso noi stessi, verso gli altri e verso l’ambiente. Educare alla pace significa educare al rispetto e nel rispetto. Rispetto significa anche ovviamente rispettare le regole della società in cui viviamo, che sia la casa, la scuola o il mondo fuori.

I limiti sono necessari. Ma il loro obiettivo non è reprimere, non è ordinare, non è proibire. L’obiettivo dei limiti nell’educazione è guidare, motivare e costruire. I limiti non possono spegnere interessi, non possono togliere l’essenza del bambino, non possono minare la sua autostima, perché altrimenti non costruiscono, ma distruggono.

Quindi la prima cosa che vorrei dirvi oggi è questa.

Diciamo davvero troppi no ai nostri figli e molti di questi no sono controproducenti. 

Da una parte noto davvero troppa paura e apprensione che credo arrivi dal modo in cui molti di noi sono stati cresciuti, perché lo ricordo, tendiamo ad educare come siamo stati educati, è normale. Credo che i genitori debbano cercare di trovare un modo per rilassarsi di più (soprattutto in Italia, permettetemi la generalizzazione, ma è una cosa che noto ogni volta che torno nel mio Paese). 

Dall’altra parte, noto che molti genitori hanno dei costrutti mentali troppo rigidi quando si tratta di regole e una visione troppo “bianca o nera” di ciò che i figli possono e non possono fare. Anche questo arriva senza dubbio dall’educazione, pensiamo che se diciamo no, quel no deve rimanere no. Di questo ne parlo dopo.

Infine noto spesso poca coerenza quando impostiamo i limiti e questo confonde moltissimo i bambini: per esempio, puoi attraversare questa strada di campagna da solo, ma in città pretendo che mi dai la mano… questo è un limite poco coerente, che un bambino piccolo difficilmente può capire e quindi rispettare. Un limite più sano e rispettoso in questo caso è mi aspetti prima di attraversare qualunque strada, per esempio: poi se vuole la strada l’attraversa da solo, senza mano. Imporre che ci dia la mano è un limite non necessario.

Se ci fermassimo di più a riflettere sulle regole che abbiamo in casa, sui no che diciamo, ci renderemmo conto che tanti non sono necessari. Ma purtroppo spesso per far rispettare quei costrutti mentali e i nostri no, entriamo in lotte di potere, perché sentiamo di dover riprendere i nostri figli per aver fatto qualcosa che magari in realtà non è sbagliata, ma infrange quella regola rigida, quel costrutto mentale rigido che ci siamo imposti noi nella nostra mente, ma che non abbiamo analizzato fino in fondo. Perché forse non ci siamo chiesti, è una buona regola? È una regola valida? Mio figlio ha un’alternativa per rispettare questa regola? 

Per esempio. Arrivo in cucina e vedo che Emily di due anni si è preparata una ciotola di yogurt e cereali: la mia mente fa 2+2 e capisco immediatamente che per prendere i cereali ha dovuto salire sul bancone della cucina… quindi reagisco guidata dalla paura, dal pensiero che avrebbe potuto farsi male e sappiamo che quando siamo impauriti facciamo più fatica a controllare le nostre emozioni. Quindi d’istinto, invece di congratularmi con lei come dovrei fare perché è riuscita da sola a preparasi il suo yogurt (ma imaginate che soddisfazione per lei?), invece di essere felice perché trovare risorse e imparare a risolvere problemi è un’ottima qualità da avere nella vita ecc Invece di una reazione positiva, io mi arrabbio e magari le urlo “Ti ho detto mille volte di non salire sul bancone, è possibile che non mi ascolti mai? Adesso nascondo i cereali così smetti di salire!”.

Ecco, questo non insegna nulla a nessuno. Io genitore che ho fatto un lungo percorso interiore so che in quel momento 1. Non ha senso pensare a quello che sarebbe potuto succedere, perché non è successo, 2. non ha senso entrare in una lotta di potere, perché perdiamo tutti!, 3. ho uno strumento infallibile: la calma. Allora faccio una pausa per riprendermi, faccio un respiro profondo e offro un’alternativa per prevenire che la situazione si ripeta: per esempio, dico “Vedo che sei riuscita da sola a prendere i cereali, sono buoni? Erano un po’ in alto, che ne dici se li mettiamo in questo cassetto basso così è più facile?”. Vedete che cosa faccio? Rispondo con calma e cambio l’ambiente per poterle offrire un’alternativa al salire sul bancone della cucina, ma lasciarle comunque l’indipendenza di preparare la sua merenda.

Perché scelgo di fare così? Perché non posso avere due metri due misure: non posso insegnare a Emily a essere indipendente e poi arrabbiarmi se pratica l’indipendenza che io stessa promuovo. Lei in quel momento sta praticando l’indipendenza. Lo slancio verso l’indipendenza di un bambino piccolo è più forte di qualsiasi regola, soprattutto se il bambino vede come fattibile quello che vuole fare. Se io genitore ho una regola in casa che ostacola l’indipendenza di mia figlia, quel limite non costruisce, distrugge e quindi la analizzo, mi chiedo come posso aggirarla (e modificare l’ambiente è spesso un’ottima soluzione). 

E per modificare l’ambiente cerco di capire di che cosa ha bisogno il bambino e glielo offro.

Ha bisogno di scalare perché è nel periodo sensitivo del movimento? Gli metto una spalliera in sala e soddisfo così il suo bisogno di scalare e usare il corpo. Dobbiamo ricordarci che quando i bambini ignorano i limiti o non li rispettano, non è perché vogliono sfidarci (che è una parola che io non apprezzo perché crea una mentalità di scontro invece che di confronto), ma è perché stanno cercando di praticare l’indipendenza e la loro volontà, se ostacolarli non ha senso se vogliamo assecondare il loro percorso di sviluppo.

Ha bisogno di praticare l’indipendenza preparandosi la merenda? Preparo l’ambiente in modo che non debba salire sul bancone della cucina per trovare ciò di cui ha bisogno, per esempio le sistemo un cassetto dedicato con le cose che le servono per preparasi la merenda.

Un grande problema è che spesso noi genitori abbiamo così tante restrizioni mentali che diciamo NO in continuazione, spesso per abitudine, perché era quello che i nostri genitori dicevano a noi e facevano con noi. Invece dobbiamo costruire l’abitudine di analizzare i limiti che impostiamo e ridurre drasticamente la quantità di no che diciamo ai nostri figli.

I bambini non possono rispettare tutti i limiti che impostiamo, perché allora non esisterebbero, sarebbero quasi dei soprammobili “non toccare questo, non toccare quello, non fare così, non salire lì, non correre,  non andare lì, non venire qui”… è un no continuo, mamme e papà.

E allora io bambino di due anni che voglio e devo e ho bisogno di praticare l’indipendenza che cosa faccio? Inizio a testare un limite perché fortunatamente sono curioso e la curiosità mi guida. Penso: “Mi ha detto no però a me sembra di poterlo fare, io ci provo lo stesso”. E poi ci riesco e allora la mia mente dice: “Ah guarda, se mi ha detto no e io l’ho fatto lo stesso e ci sono riuscito, allora magari ci provo anche con l’altro no, e anche con l’altro...”. 

Un bambino che sfida il limite e spinge i confini della sua indipendenza non è cattivo, non è maleducato, non è che non ascolta: è un bambino che fa quello che il bambino deve fare, esplora e impara attraverso l’esperienza sensoriale. Se noi diciamo troppi no, non solo tarpiamo le ali dell’indipendenza e richisamo di spegnere interessi e minare la sicurezza in sé, ma li confondiamo anche.

Se diciamo no in continuazione, come fanno i bambini a sapere quali NO sono davvero importanti? Come fanno i bambini a capire quali NO devono davvero rispettare? Il “non toccare il forno perché ti ustioni” è importante come il “non togliere i cuscini dal divano?”.

Ecco, è fondamentale che prendiamo l’abitudine di analizzare i limiti che impostiamo o che vogliamo impostare. E vi assicuro che meno sono meglio è e sopratutto quando un limite toglie indipendenza, se posso lo evito.

Vi prometto e non prometto a cuor leggero, che se impariamo a dire meno no, a riservare il NO per quello che davvero davvero davvero davvero davvero non possono fare, possiamo non solo evitare tantissime lotte di potere, ma anche promuovere l’indipendenza e guadagnarci molto più facilmente la fiducia dei nostri figli: perché la fiducia è a due corsie, più io mi fido di loro, più loro mi ritornano quella fiducia.

Quindi per ultimo vorrei darti alcuni modi alcuni spunti per impostare regole sane, rispettose e costruttive.

  1. Avere poche regole. Anche se può sembrare controproducente, il modo migliore per far rispettare le regole è avere poche regole che aiuta a dire meno no e a riflettere se davvero una regola ha senso di esistere.

  1. Avere regole chiare. Se la regola è chiara il bambino la capisce più facilmente: per esempio, se dico “possiamo colorare solo sulla carta” è più chiaro che dire “non puoi colorare le mani, i piedi, le pareti, il pavimento”… e di solito girare le frasi in positivo è più chiaro, per chi vuole approfondire, sul mio podcast ho un episodio della mia rubrica Montessori in 5 minuti che si intitola proprio “Girare le frasi in positivo”. 

  1. Avere regole ragionevoli. Se la regola è ragionevole, è più probabile che il bambino la rispetta. Per esempio, se dico che non può salire sul bancone della cucina, ma poi lascio ciò che gli serve in alto, non è ragionevole. Posso guardare la credenza alta con lei, chiedere di che cosa ha bisogno e spostarla in basso: inoltre, in questo modo è molto più probabile che la prossima volta mi chieda aiuto invece di provarci da sola, perché si ricorderà che la volta scorsa non l’ho sgridata e invece l’ho aiutata a trovare una soluzione.

  2. Avere regole giuste. Giusto significa che la regola è valida per tutti, che tutti in casa la rispettino. Non posso dire ai miei figli di non guardare la televisione se poi io passo ogni momento libero su Instagram a scorrere video e foto. Come dicevo prima, ci va coerenza.

  1. Offrire alternative costruttive:

Sostituisci: Non strappare quello
Con questo: Mi aiuti a strappare le erbacce in giardino? 

  1. Invece di proibire, fai domande che li aiutino a ragionare e a trovare soluzioni.

Invece di dire: Non toccare il vaso che lo rompi
Cosa credi che possa succedere se facciamo cadere il vaso?
Come possiamo toccarlo senza richinare di romperlo? 

  1. Di fronte a situazioni che si ripetono nel quotidiano, invece di dire ciò che non possono fare o ciò che devono fare, gioca d’anticipo e pratica con loro come possono farlo.

Invece di dire “Dammi la mano”
Prova: "Ti faccio vedere come camminiamo lì. Ora me lo fai vedere tu?”

E basta, credo di aver toccato tutti i punti che volevo toccare oggi, vi ricordo che nel mio corso Educare a lungo termine ne parlo più nel dettaglio e c’è anche una chat diretta e privata con me, che potete usare per dubbi e domande. A volte rispondo a passo di bradipo, ma rispondo sempre.

Vi auguro una bellissima giornata, serata o notte a seconda di dove siete nel mondo e vi ricordo che mi trovate ovviamente su latela.com e su instagram e Facebook come @lateladicarlottablog.

Al prossimo episodio di Educare con Calma. Ciao ciao 
 

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.