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Episodio 118 ·

La privazione del sonno | con Chiara Baiguini

Oggi su Educare con Calma vi offro una conversazione con Chiara Baiguini, educatrice del sonno. Parliamo di tante nozioni e tante emozioni: prendete tutto quello che ascoltate con gentilezza (soprattutto nei vostri confronti).   

:: Le domande 

Queste sono le domande principali, ma poi abbiamo toccato tante altre tematiche, come anche il ruolo del papà e la relazione sonno-allattamento.

  1. 4:19 Che cosa diresti a una mamma che ha fatto piangere suo figlio per farlo dormire e vive con quel senso di colpa?
  2. 16:17 Ti va di spiegarci come funziona il sonno dei bambini?
  3. 23:34 È davvero importante che i bambini imparino ad addormentarsi da soli?
  4. 24:40 Quando i genitori mi chiedono come si sopravvive alla privazione del sonno, la mia risposta è avere pazienza e chiedere aiuto. Tu che cosa risponderesti? 
  5. 46:10 Qual è la domanda che ricevi più spesso dai genitori e come rispondi?
  6. 50:10 Se potessi dire solo una cosa ai genitori che stanno passando per la privazione del sonno, che cosa diresti offrendo massima sincerità?

:: Trovate Chiara

Chiara
Milano, Lombardia · Marco (3), Andrea (6)
Ciao, sono Chiara! Ho due bambini e un lavoro che amo. Faccio anche parte del team La Tela come educatrice del sonno gentile e life coach.

Carlotta : [00:00:00] Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di Educare con calma. Oggi non sono sola, ma ho qui con me Chiara Baiguini, che è Life and Family coach ed è anche esperta del sonno infantile. Però a me non piace tantissimo questo epiteto di esperta, lo sapete, e allora le ho chiesto, ma quello è il titolo? E lei mi ha detto, in realtà io mi sono formata come Gentle Sleep Educator, ovvero educatrice del sonno gentile e a me questa cosa dell'educatrice del sonno è piaciuta tantissimo e quindi per me Chiara è un'educatrice del sonno. 
E di che cosa parliamo secondo voi? Parliamo di sonno. Parliamo di bambini che non dormono. Parliamo di come fare per farli dormire? Ovviamente, scherzo, non parliamo di cose da fare per farli dormire, perché se mi conoscete, conoscerete anche la mia storia con Emily di privazione del sonno e saprete che io sono molto scettica, come dicevo nell'episodio del sonno che ho registrato, forse uno dei primi del podcast, sono molto scettica sui consulenti del sonno e sui corsi per fare dormire i bambini, anche perché per me i bambini dormono quando sono pronti per dormire. Ma, c'è un ma. 
Con Chiara recentemente ho avuto una bella conversazione in cui ho davvero sentito lei molto in linea con i miei valori, con i miei principi, con l'educazione a lungo termine che cerco di diffondere. E questo mi ha fatto riflettere molto sul fatto che magari è ora di aggiornare quella visione, aggiornare quello scetticismo, magari lasciarlo un po' andare e aprire la mente a questa conversazione. Sapete quanto io ami mettermi in dubbio in gioco e aprire la mente. E quindi eccomi qua. Allacciate le cinture di sicurezza perché credo che sarà una chiacchierata davvero molto interessante e ho già qui con me Chiara. Ciao Chiara, come stai?

Chiara Baiguini: [00:01:56] Ciao Carlotta, ciao a tutti, grazie per avermi qui con voi. Dopo questa presentazione sono francamente, come dire, molto emozionata e molto contenta proprio perché chiacchierare con te è sempre un grandissimo piacere, aprì la mente in maniera incredibile e apriamo sempre un sacco di cassetti.

Carlotta : [00:02:15] Vero, grazie, ma li apriamo insieme e questa è la cosa bella secondo me di queste conversazioni e ascolta presentati proprio brevemente e poi partiamo perché secondo me tutti stanno aspettando questa conversazione sul sonno.

Chiara Baiguini: [00:02:27] Assolutamente, sarò molto molto concisa. Io sono una mamma di due bambini uno di cinque anni e uno di tre anni e sono anche appunto tutte quelle cose che hai detto tu che sono etichette che lasciano il tempo che trovano. In realtà sono una mamma che anche come molte altre mamme non ha dormito per lungo tempo e ha cercato disperatamente una soluzione e le soluzioni che trovava e che ha anche messo in pratica non erano quelle che poi sentiva sue e quindi ho fatto quello che mi viene meglio. Ho ricominciato a studiare. Io ho un passato nelle neuroscienze che ho abbandonato per un tempo e sono ritornata sui libri. Ho cercato in tutti i modi di trovare una via che fosse più mia rispetto al sonno dei bambini. Ho scoperto un mondo fatto di contatto, rispetto e rispetto delle tempistiche, del bambino da una parte e della famiglia dall'altra. Ed è stato quello che poi mi ha portato a diventare appunto Gentil Sleep Educator, ovvero aiuto le famiglie a capire come funziona il sonno e come trovare il giusto equilibrio per loro, unendo a questo poi delle tecniche di coaching che sono diventate per me fondamentali. Quindi sono una mamma come voi che ci ha messo la testa per cercare di aiutare quante più mamme possibili a trovare una via d'uscita da una situazione che era devastante. Questa sono io.

Carlotta : [00:03:54] Ed è per questo che sei qua, tra l'altro. Proprio per questa storia che mi hai raccontato e per quello che ho sentito quando abbiamo parlato di sonno dei bambini la prima volta. Penso di averci messo 1 secondo a invitarti sul podcast, a parlarne, è vero?

Chiara Baiguini: [00:04:12] Vero,confermo.

Carlotta : [00:04:14] Allora ascolta, addentriamoci. Che ne dici?

Chiara Baiguini: [00:04:18] Sì.

Carlotta : [00:04:18] Dunque, ti racconto. Tu la conosci già, ma io racconto brevemente una mia storia che in realtà per lungo tempo mi ha causato un grandissimo senso di colpa. Voglio proprio parlarti e aiutare un po' le mamme che sono a casa perché magari anche loro hanno vissuto una storia simile e si sentono in colpa. La mia storia di senso di colpa ha proprio a che fare con mettere a letto mio figlio Oliver da sveglio. Questa cosa, questa moda tra virgolette che oggi a me sembra un po' una moda, e poi magari dopo ne parleremo, questa moda dell'addormentamento autonomo, del fatto che allora tutti mi dicevano se non riesce a dormire quando ha tre mesi, se non si addormenta da solo non dormirà mai più per tutta la vita. Ecco tutte queste cose che io leggevo su tanti libri e che dicevo, uhhh, allora forse mio figlio è ora che si addormenti da solo. Però in realtà, io avevo già un pochino questo mio radar del buon senso, ero già montessoriana nell'anima e quindi adoravo già l'osservazione. Faccio una piccola premessa, mio figlio dormiva all'epoca in una culla molto piccolina, vicino a me, quando aveva quattro mesi, più o meno, lui aveva iniziato a svegliarsi tantissimo mentre prima dormiva molto bene, e quindi io cosa ho fatto? L'ho osservato, l'ho osservato per parecchie notti e ho capito che in realtà la ragione per cui si svegliava era perché questa culla era troppo piccola, cioè lui si girava e sbatteva contro le pareti e a quel punto si svegliava. Questa era stata la mia spiegazione, il risultato della mia osservazione. E allora cosa ho fatto? L'ho spostato in camera sua e proprio perché ero preoccupata di queste sveglie continue, non avevo ancora la più pallida idea di cosa fosse la privazione del sonno, chiariamoci, però ero preoccupata di queste sveglie continue e le mie amiche mi dicevano, mio figlio dorme tutta la notte, dicevano le classiche frasi che ti scavano dentro quando i tuoi figli non dormono. E in realtà io capisco perché loro non lo facevano con cattiveria, magari c'è poca empatia riguardo a questa conversazione. Uno vuole portare la propria esperienza sul tavolo e quindi a volte succede che si dicano queste frasi e io poi ci ho fatto pace, però ecco, vorrei spezzare una lancia anche a favore di queste persone che lo dicono perché è faticoso, sono conversazioni faticose e non si sa il dolore degli altri, perché si vede solo la punta dell'iceberg. E quindi ho spostato mio figlio Oliver in un letto da solo, in un letto grande a terra e ho colto l'occasione per insegnargli a dormire, ad addormentarsi da solo. E come ho fatto per insegnargli ad addormentarsi da solo? L'ho lasciato piangere? No, non l'ho lasciato piangere, ma in un certo senso sì, nel senso che io nella mia mente non riesco a pensare a quel modo che io ho utilizzato se non come un lasciarlo piangere. Perché io gli dicevo, Oliver, io sono qua con te, tu sei capace ad addormentarti da solo, aveva quattro mesi questo bambino, sei capace ad addormentarti da solo e quindi io adesso esco e rientro tra un pochino; quindi io uscivo dalla camera in realtà avevo questa idea dei 3 minuti, poi non erano mai 3 minuti, e poi rientravo. Questo praticamente succedeva per circa 15 minuti e poi lui si addormentava e dormiva tutta la notte. Questo è successo la prima notte, e poi è successo la seconda notte, la terza notte e magicamente lui si addormentava e non c'erano più questi piccoli risvegli nei primi 15 minuti, piccoli risvegli, nel senso che lui comunque piangeva e io rientravo. Invece quella volta lì, dopo tre notti lui si è addormentato, e io ho detto, ok, questo metodo dei 3 minuti ha funzionato, 1 minuto, 30 secondi, quello che era, Ma poi ho provato questa tecnica con Emily e non ha mai funzionato ovviamente quindi non non pensate che abbia scoperto l'acqua calda. Quello che io ho poi capito è che non era la tecnica che aveva funzionato, ma era Oliver che era probabilmente pronto a dormire e non ci sarebbe stato assolutamente bisogno neanche di quei piccoli minuti di pianto, ma ovviamente mi sono portata dietro questo senso di colpa per molto tempo perché io sono contro il fatto di lasciare piangere mio figlio e in quella circostanza invece ho scelto di farlo, diciamo le cose come stanno, senza edulcorare e quindi vorrei chiedere a te perché io credo che ci siano tantissime mamme a casa che si ritrovano in questa storia e che magari non se ne parla così tanto perché chi lascia piangere i figli per farli addormentare, magari si sente così in colpa che non riesce nemmeno ad ammetterlo e quindi non condivide questa grandissima vulnerabilità, mentre io ci ho fatto la pace tantissimi anni fa e riesco a parlarne tranquillamente, quindi vorrei chiederti, se una mamma avesse fatto lo stesso che ho fatto io e si sentisse in colpa per questa cosa, che cosa le diresti Chiara?

Chiara Baiguini: [00:10:09] La prima cosa che le direi è che l'ho fatto anch'io, così siamo già in due e quindi il 100% l'ha già fatto, perché è una situazione da cui si passa e hai ragione, è una cosa di cui non si parla tanto e invece sarebbe bene parlarne di più per fare informazione più corretta. E la seconda cosa che farei è domandarle, in quel momento hai fatto quello che ti serviva? E mi spiego proprio perché è importante il bambino, ma è importante anche la famiglia, quando si arriva a prendere una decisione come quella di lasciare piangere il proprio bambino, che uno sia convinto o meno, che sia la cosa giusta o meno, quello che possiamo dire su cui possiamo essere tutti d'accordo è che quel minuto, quei 3 minuti, quei 5 minuti sono i peggiori in assoluto, perché io mi ricordo che però tra me e me pensavo, ti prego smetti di piangere, ti supplico smetti di piangere adesso, perché umanamente sei portato a non sopportare quel pianto, siamo fatte apposta per non sopportarlo. Però sapevo anche che in quel momento era in qualche modo il male minore. Avevo bisogno di trovare una soluzione ed è stato questo che io mi sono detta per fare pace con quel senso di colpa. Mi sono domandata, io in quel momento di cosa avevo bisogno? Perché non riuscivo ad essere la madre, la donna, la persona che volevo essere. Ero completamente, come dire, annebbiata dalla stanchezza. Chi mi segue ha sentito la mia storia. Mio marito ha fatto in quel periodo due incidenti, di cui uno molto grave. Era il momento in cui noi dovevamo fare qualcosa e quindi a quel punto abbiamo cercato di scegliere il male minore, anche nel nostro caso in tre notti lui poi ha iniziato a dormire. E qui mi ricollego a quello che dicevi tu sul fatto che era pronto, perché io un esempio che faccio molto spesso è, ma tu a tuo figlio di sei mesi chiedi di camminare? No, non lo fai perché sai che fisiologicamente non è pronto per farlo e quindi non ti aspetti che lui cammini, allora perché ti aspetti che tuo figlio inizi a dormire quando in realtà non è pronto? Puoi metterlo nelle condizioni migliori, puoi prepararlo, esattamente come fai per aiutare il tuo bambino a rinforzare i suoi muscoli, ma si alzerà e camminerà a dieci mesi, a dodici mesi, a 18 mesi, a venti, quando è pronto. Ok? Col sonno è la stessa cosa. Quindi tu hai centrato esattamente il punto tra i tuoi due figli, ma rispetto a come ti senti, domandati sempre, cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto? E lì riesci a fare pace con te, perché poi hai dato a tuo figlio una madre riposata che ha ricostruito quella relazione, che era presente per lui esattamente come voleva essere. Quindi concentriamoci sull'aspetto positivo e non stiamo a guardare quel piccolo pezzetto che su una vita ha un significato veramente minimo.

Carlotta : [00:13:23] Con tutto questo, e credo che Chiara sia d'accordo con me, noi non stiamo dicendo fate piangere i vostri figli per addormentarli.

Chiara Baiguini: [00:13:32] Assolutamente no.

Carlotta : [00:13:33] Però ci teniamo davvero, e ci tenevamo a raccontare anche un po' quella che è la vulnerabilità di una famiglia in un momento di grande privazione del sonno e soprattutto farlo anche con l'onestà intellettuale di esperienze che poi in realtà si sono quasi auto negate, perché io poi ho provato la stessa tecnica identica con mia figlia Emily che comunque per due anni e mezzo non ha mai dormito. E io mi sono fermata subito, mi sono fermata nel momento in cui ho visto che con lei questo non funzionava, che lei avrebbe pianto all'infinito, cioè io sentivo proprio che questa bambina avrebbe pianto all'infinito e quindi io per assurdo ho usato questa tecnica con Oliver che probabilmente si sarebbe addormentato lo stesso, avrebbe dormito lo stesso e ha funzionato perché era pronto. E invece questa tecnica che volevo tanto che funzionasse con Emily, perché con Emily ho davvero vissuto poi la privazione del sonno e sono entrata quasi nel tunnel della depressione per circa due lunghi anni, ma questa tecnica non ha funzionato. Ecco vogliamo solo dare prospettive, vogliamo semplicemente aprire la mente e dare opzioni.

Chiara Baiguini: [00:14:57] Ma ti aggiungo un altro pezzetto. Il mio grande, con cui ho usato la tecnica, è stato quello che ancora oggi ha difficoltà con il sonno, quindi sì ha funzionato in quel momento, ma poi quando sono cambiate le condizioni abbiamo dovuto comunque agire in maniera differente. Il mio piccolo, con cui non ho usato in alcun modo questo tipo di approccio, ma ho usato un approccio che avevo finalmente studiato e avevo capito e quindi ho usato un approccio basato sull'osservazione, sul rispetto dei suoi tempi, dei suoi ritmi, dei suoi bisogni, a cinque mesi e mezzo, sei mesi, dormiva, nel senso che era pronto a gestire i suoi risvegli in maniera autonoma con un risveglio notturno per mangiare. Questa è la dimostrazione proprio di quello con cui siamo partiti, e cioè che quando sono pronti lo fanno, ma bisogna allontanarsi da tutti quelli che sparano dei dogmi, sia dal "dormono a tre anni" perché non ci sono evidenze scientifiche, sia dal "a tre mesi ti devi aspettare che tuo figlio dorma". Piuttosto cerchiamo di trattare il sonno esattamente come trattiamo tutte le altre tappe evolutive dei bambini, e cioè, quando sono pronti ci arrivano e lo fanno. Noi mettiamoli nelle condizioni migliori per farlo.

Carlotta : [00:16:12] Esatto, prima mi hai dato uno spunto per una domanda che in realtà ti avrei fatto dopo, ma prendo questa palla al balzo. Hai detto, ha imparato a gestire i suoi risvegli in maniera autonoma, e questa frase allora, quando mi sono messa a studiare il sonno dei bambini, è sempre rimasta impressa. Perché in realtà io avevo proprio questa idea dei bambini che dormono tutta la notte e non che si svegliano e che sanno riaddormentarsi, non che, appunto, sanno gestire i propri risvegli in maniera autonoma. Avevo questa idea che quando le mie amiche mi dicevano, mio figlio dorme tutta la notte fosse proprio così e che suo figlio dormisse tutta la notte, invece no. Ho poi scoperto che i bambini si svegliano e quelli che non li senti è perché sanno gestire i propri risvegli. Ci parli un pochino di questo, di come appunto funziona il sonno dei bambini, anche solo brevemente.

Chiara Baiguini: [00:17:35] Parto solo da una premessa, innanzitutto va fatta una distinzione tra il sonno dei bambini nei primi tre mesi di vita e il sonno dei bambini dai tre quattro mesi in avanti. La famosa regressione del sonno del 4º mese che spaventa il mondo, in realtà non è una regressione, ma è il primo vero step di crescita che il bambino fa, perché in quel momento cambia il modo in cui dorme. Nei primi tre mesi di vita il sonno del bambino è regolato dalla sensazione di pancia piena. Il bambino mangia, è sazio, e dorme. Mentre dal 4º mese circa cambia e il sonno dei bambini diventa molto più simile al sonno degli adulti, nel senso che il sonno dell'adulto è regolamentato dagli ormoni, la melatonina e il cortisolo. La stessa cosa avviene nel bambino intorno a quel periodo e quindi il bambino si trova in una condizione in cui il suo cervello comincia a capire che c'è qualcosa di diverso che lo spinge a dormire e non sa che cosa sia e quindi in qualche modo richiede maggiore attenzione e maggiore supporto da parte dei genitori. Ed ecco perché la regressione del 4º mese sembra così devastante, ma è semplicemente una tappa di crescita di cui si parla troppo poco e quindi le persone non sanno bene che cosa fare. La prima reazione è, adesso cerco di rifare quello che facevo prima e non funziona più. Detto questo, ritornando ai risvegli, i risvegli in realtà li abbiamo tutti. Se si guarda uno spettrogramma del sonno si vede che adulti e bambini hanno dei cicli di sonno. Nel bambino il ciclo di sonno dura dai 45 ai 60 minuti e chi è mamma di un bambino tra i sei mesi e i 18 mesi starà pensando, ma sono esattamente i minuti in cui si sveglia mio figlio dopo il pisolino. Perché i bambini si svegliano dopo circa 30 minuti? Perché stanno finendo il ciclo del sonno e ne devono attaccare un altro e non sono in grado di farlo. Il ciclo del sonno di un adulto invece dura circa 60/90 minuti, quindi tutti ci svegliamo, abbiamo dei micro risvegli. La differenza è che noi adulti ormai siamo perfettamente in grado di gestire il nostro ritmo sonno veglia e quindi ci svegliamo, ci riaddormentiamo e la gestiamo, a meno che, e qui potremo confermare, non si sia in un periodo particolarmente stressante e anche noi non riusciamo poi più a riaddormentarci, che di solito corrisponde alla sveglia delle 03:00/04:00. Per il bambino è la stessa cosa, solo che il bambino ovviamente non ha tutte queste capacità per gestire quel risveglio. E quindi che cosa cerca? Ricerca la stessa condizione in cui era quando si è addormentato. Ecco perché ricerca il contatto con il seno, ricerca il contatto con la mamma. Ma non solo. L'ambiente è importante, l'ambiente ha una fortissima associazione con il sonno, quindi io quello che dico spesso è, non addormentare tuo figlio sul divano per poi portarlo in camera. Fai l'addormentamento direttamente in camera, così quando il bambino si sveglia riconosce l'ambiente in cui è, altrimenti la sensazione è che tu ti sei addormentato in camera e poi ti risvegli in cucina. Anche tu ti sveglieresti domandandosi, che cosa è successo? Però questo non vuol dire insegnare l'addormentamento autonomo, mi sa che stavi andando lì, vero?

Carlotta : [00:21:03] Stavo proprio andando lì. Infatti mi hai proprio letto il pensiero. Perché io questa cosa la ricordo perfettamente dai libri che lessi. Ricordo questo esempio: se tuo figlio non impara ad addormentarsi da solo quindi senza il seno, senza te lì, è come se si addormentasse in camera e si risvegliasse improvvisamente in giardino, perché quando si è addormentato tu eri lì, era attaccato al tuo seno e quando si sveglia tu non ci sei e non c'è neanche il seno. E quindi ecco, da lì, io avevo questa idea di questa importanza dell'addormentamento autonomo.

Chiara Baiguini: [00:21:40] C'è un altro aspetto, però, che non viene preso in considerazione e cioè che non esiste solo l'associazione con il contatto e con il seno, ma si possono creare diversi livelli di associazione, con la sensazione uditiva quindi i rumori bianchi, la sensazione tattile dello spazio nella quale il bambino si trova, in alcuni casi la sensazione olfattiva, perché quando il bambino si sveglia magari non ritrova subito il contatto con la mamma, ma riconosce il rumore bianco e quindi questo lo rasserena, riconosce lo spazio nel quale si trova, il suo lettino e questo non vuol dire addormentarlo nel lettino, ma vuol dire che riconosce quello spazio come lo spazio dove dorme. Infatti io tante volte consiglio ai genitori che vogliono spostare il bambino dal lettone al lettino di far giocare i bambini nel lettino durante il giorno. Questa è una cosa che spesso non si fa perché uno dice non devi fargli associare lo spazio del gioco con lo spazio della nanna, no, gli devi far associare quello spazio come uno spazio sicuro e dove lui si sente tranquillo. E tu lo sai meglio di me, il gioco è un modo per sperimentare gli spazi e fargli sperimentare quello spazio come uno spazio sicuro nella fase in cui lui è più attivo, lo rasserenerà durante la notte. Quindi quello che che hai letto è vero in parte, perché manca tutto il pezzo degli altri strumenti a supporto che si possono utilizzare e quindi non devi, poi, necessariamente, essere presente tu, magari non a tutti i risvegli, ad alcuni sì, ad altri li può provare a gestire in autonomia, se è pronto ovviamente, e questo lo sottolineo e lo scrivo a lettere cubitali, perché se non è pronto non lo farà.

Carlotta : [00:23:20] Avremo bisogno di un cartello, se è pronto. Tu ripetilo, ripetilo più volte possibile.

Chiara Baiguini: [00:23:26] È la storia di questa: se è pronto.

Carlotta : [00:23:29] Esatto, esatto. Quindi ascolta, e non c'è un sì o no. Ma è davvero così tanto importante fare addormentare i bambini in maniera autonoma?

Chiara Baiguini: [00:23:45] Ti rispondo con un'altra affermazione e cioè, l'indipendenza dei bambini passa dalla dipendenza. E quindi, più tu offri supporto al tuo bambino, prima il tuo bambino diventerà indipendente perché il bambino, quando nasce ha un bisogno disperato di sentirsi sicuro. Se tu rispondi a quel bisogno che è un bisogno primario, lui potrà salire nel passaggio successivo della scala dei bisogni e andare verso la sua indipendenza. Quindi non c'è un sì o un no a questa tua domanda. La risposta è, rispondi al bisogno del tuo bambino e il tuo bambino riuscirà a crescere sereno. Per assurdo, i bambini che si addormentano con la mamma vicina saranno i primi ad addormentarsi, poi, in autonomia.

Carlotta : [00:24:40] Hai risposto e tra l'altro hai anche un po' riassunto tutto quello che è l'essenza dell'educazione che io cerco di trasmettere. Quando i genitori mi dicono, ma se io se mia figlia è in crisi e per un capriccio, mettiamolo tra virgolette, o per un qualcosa che ha fatto di sbagliato, e io vado lì da lei e l'accolgo e accolgo quell'emozione, è come se le stessi dicendo che è giusto comportarsi così quando quando fa qualcosa di sbagliato. E allora? Come farà a capire che non è giusto? E io cerco sempre di spiegare che se in quel momento di dipendenza noi ci siamo dando la nostra presenza, più loro sentono questo attaccamento a noi e si sentono al sicuro, più saranno indipendenti e più capiranno come gestire indipendentemente le loro emozioni. Non è il contrario, non è più ti diamo indipendenza e più diventano indipendenti. No. È proprio l'opposto: più possono fare affidamento su di noi, più diventano indipendenti. Chiusa parentesi, perché potremo andare avanti a parlare per ore.

Carlotta : [00:25:43] Ascolta, invece, c'era una cosa di cui io volevo parlarti che è la privazione del sonno per la quale io sono passata con Emily, tu sei passata con tuo figlio e tanti genitori da casa sicuramente sono passati per la stessa privazione del sonno. Per chi volesse saperne di più e sapere un po' di più della mia storia, io non so se la tua è da qualche parte, ma la mia è in uno di questi primi episodi del podcast. La tua magari se è da qualche parte me la darai e io la metto nelle note dell'episodio, perché credo che davvero sia importantissimo, soprattutto per i genitori che lo stanno vivendo in questo momento, leggerne, non sentirsi soli e soprattutto leggere le vulnerabilità di altri genitori. E io allora personalmente quando ci sono passata non avevo questo supporto non ho trovato questo supporto, anzi avevo più persone e più esperti del sonno, da cui poi è nato il mio scetticismo, che negli anni hanno voluto farmi credere che in realtà non era così necessario passare per questa privazione del sonno, per questo tunnel della privazione del sonno con Emily. In un certo senso mi hanno fatto sentire quasi come se tutto quello che ho deciso di fare, tutte le scelte che ho deciso di fare, mi emoziona ancora perché veramente quando penso a tutto quello che abbiamo passato, al limite della depressione, la ferita è ancora molto aperta...però hanno voluto farmi credere che in realtà avrei semplicemente potuto farla piangere un po' di più e magari non avremmo dovuto passare per questi tre anni, oppure che magari avrei potuto fare questo, quello o quell'altro, e non sarebbe stata così, che magari ho esagerato un po' io a starle vicino, ad assecondare quelli che io pensavo fossero i suoi bisogni, eccetera eccetera, mentre io so di per certo oggi che che conosco di più mia figlia, perché oggi la conosco molto di più e posso ricordare com'era lei allora, che, quello che ho fatto era esattamente quello che dovevo fare e quel percorso dovevamo farlo insieme, e tra l'altro adesso dirò una cosa un po' banale, un po' scontata, ma quella privazione del sonno è stato uno dei periodi di massima evoluzione mia personale e di evoluzione mia personale, in cui ho capito di più di me che in qualsiasi altro momento della mia vita o altra fase della mia vita. E quindi, non dico che se potessi barattarla con una bambina che dorme non lo farei, con Emily che dorme, però  oggi guardo anche al lato positivo, a tutto quello che ci ha insegnato. Detto tutto questo. Ci sono spesso tanti genitori che mi chiedono, va bene quello che dici, devo aspettare che mia figlia dorme, devo aspettare che mio figlio sia pronto, però io nel frattempo come sopravvivo? E io mi sento veramente in difficoltà a dire loro che per me non c'è altra risposta che devi avere pazienza, chiedere aiuto, accettare l'aiuto che c'è, che hai e seguire il tuo buon senso. Quindi se senti di avere bisogno di dormire, per esempio, vai sul divano e lascia che sia tuo marito a gestire alcuni risvegli, così almeno dormi non lo so quanto, un paio di ore, tre, quattro, non lo so, insomma, tutte queste piccole cose che servono per sopravvivere. E quindi a me dispiace poter dire dalla mia esperienza e in accordo con i miei valori che l'unico modo per sopravvivere è sopravvivere. Cosa pensi, aiutaci.

Chiara Baiguini: [00:29:45] La prima cosa che mi viene da dirti è che in realtà c'era un altro modo, nel senso che non lo dovevi fare da sola. Questo mi sento di dire. Nel senso innanzitutto che siamo tutti nella stessa barca e che, quindi, se nostro figlio non dorme non dice niente di noi come madri, non dice niente di noi rispetto all'educazione e non dice niente del nostro bambino, semplicemente dice che il nostro bambino in questo momento ha un sonno che è diverso dal sonno dell'adulto, che poi non vuol dire che il bambino non dorma, magari dorme, ma con dei ritmi differenti che non conciliano con la vita dell'adulto. Quindi forse in quel momento quello che ti è mancato è stato un supporto di qualcuno che ti vedesse davvero e che ti domandasse davvero, ma tu come stai? Tu cosa vuoi effettivamente?

Carlotta : [00:30:45] Posso dire una cosa rispetto a questo? Per quello, sento che è stata colpa mia, nel senso che era mia responsabilità, secondo me, chiedere aiuto. Mentre io invece, per la società dell'armatura che ci mettiamo addosso al mattino, io potevo farlo, io ero in grado di farlo, potevo gestire i bisogni di mia figlia perché è mia figlia e potevo farlo e quindi per tanto tempo io non ho chiesto aiuto. Quando l'ho fatto è andata molto meglio.

Chiara Baiguini: [00:31:18] Ma infatti, è qui che entra un po' il coaching ed è quello che faccio in realtà io, andare a scardinare tutte quelle credenze che ci impediscono di sentirci veramente liberi. Quelle che tu hai raccontato sono credenze che ci derivano dalla società che si aspetta che la mamma non abbia dei bisogni, che la mamma si sacrifichi totalmente al figlio, ma che ritorni a lavorare il prima possibile e sia produttiva per la società. E qui potremmo aprire un capitolo e non lo apro. E quindi quello che per me è importante è fermarmi e parlare con la mamma e chiederle, ma tu cosa vuoi davvero? È quello che fa la differenza. Quindi non è semplicemente in modo quasi passivo dire, passerà!, non è accontentarsi del fatto che passerà, ma è domandarsi che cosa si vuole. E lo so che quando si è stanchi e si è in mezzo a quel deliri, si è annebbiati, si fa fatica a porsi queste domande, ma è quello step in più che ci farà uscire da quella condizione di nebbia mentale nella quale siamo dovuti alla stanchezza. E forse può non sembrare così immediato come messaggio, ma io credo fortemente che sia un messaggio molto potente, perché una mamma che si domanda come sta e che cosa vuole davvero nella relazione con suo figlio, che cosa si aspetta davvero dal sonno del suo bambino, come si era immaginata la vita con il suo bambino?, è una mamma consapevole che può a quel punto mettere in atto tutto quello che le serve per raggiungere il suo obiettivo. Quindi ci sono tante situazioni che si possono creare, magari noi nel nostro subconscio non ne siamo consapevoli, ma ci piace quel momento di solitudine con il nostro bambino la notte e quindi mettiamo in atto delle azioni che faranno in modo che quel momento non finisca, perché ci piace quel momento di solitudine. Lo so che può sembrare strano, ma nel profondo, quel momento, in cui la casa è completamente in silenzio e sei solo tu con il tuo bambino e senti il suo odore, in realtà ti riempie, perché ti riempie di quell'amore di cui ti riempie il tuo bambino. E siamo impauriti del cambiamento, perché pensiamo che mettere in atto delle azioni differenti peggiorerà la situazione. Ci diciamo, sono già così stanco, figurati se mi metto a fare delle cose diverse. Oppure siamo impauriti per la sicurezza del nostro bambino. Tu non hai idea di quante mamme mi chiamano e mi dicono il mio bambino adesso dorme tre o 4 ore, ma io non dormo perché ho paura che il mio bambino non respiri. E quindi si creano tutta una serie di preoccupazioni che vanno gestite. E come vedi non è sul bambino che andiamo ad agire, ma è sulla mamma, su quello che si aspetta, su quelli che sono i suoi bisogni. Ed è lì che, secondo me, si può fare davvero la differenza.

Carlotta : [00:34:25] Concordo. E mi stavo appuntando qualcosa nel frattempo. Allora tre cose. Sembra molto strano dire a un genitore che sta passando la privazione del sonno che probabilmente quel momento ci piace e vorremmo trattenerlo tale, ma io sono molto d'accordo con te. E tu sai che mi hai sbloccato questo ricordo, in un certo senso, perché io ricordo perfettamente che nonostante quello sia stato uno dei periodi più bui in assoluto della mia vita, in cui veramente ho faticato davvero tanto come forse mai in altri momenti, ricordo la dolcezza, la bellezza di quel momento, quando andavo da Emily perché lei si svegliava o magari si svegliava vicino a me nel lettone e mi guardava e sorrideva e stavamo io e lei lì a bisbigliare perché alla fine poi in realtà, quando io avevo, dopo tutto quello che avevo provato, quando avevo accettato che questa era la strada che io volevo seguire personalmente, non giusta, non sbagliata, ma io volevo seguire questa strada di esserci per lei finché ne aveva bisogno, io un po' mi ero, tra virgolette, tranquillizzata, nel senso che sì, effettivamente non dormivo ancora, però cercavo altri momenti per dormire, avevo già chiesto aiuto e ne stavo uscendo, anche se non ero ancora fuori ne stavo uscendo. Però ricordo benissimo questa Emily che si svegliava, è un imprinting in mente, che si svegliava, che mi sorrideva e che mi accarezzava la faccia e senza neanche voler allattare a volte. È uno dei ricordi forse più dolci nel silenzio della casa quando non c'era nessuno intorno, quando era tutto buio e vedevo lei, le sentivo le sue manine addosso. Questo è forse un ricordo che mi hai sbloccato tu quando hai detto, in realtà ci piace, perché la mia prima reazione quando tu hai detto in realtà ci piace, ti ricordi cosa ti ho chiesto? Ti ho chiesto, potresti spiegare cosa significa, in realtà ci piace?

Chiara Baiguini: [00:36:59] Il fatto è che troppo spesso ci concentriamo su quello che ci manca e perdiamo di vista ciò che abbiamo. E io lo so che quando si è stanchi si fa fatica a pensare. Adesso che i nostri figli in qualche modo dormono, uno pensa sì, vabbè, la fai facile adesso tu racconti, ma intanto tu dormi. Però per chi è qui ad ascoltare questa puntata, quello che mi piacerebbe passare come messaggio, è che se si riuscisse a cambiare il nostro approccio, a cambiare il modo in cui guardiamo le cose e cercare di vedere l'aspetto positivo, che non significa essere Pollyanna, per cui è sempre tutto bello, riconoscere che c'è la parte difficile, ma c'è anche una parte bella e non dimenticarsela. Quello secondo me è ciò che può aiutarci nel momento in cui la notte ci svegliamo per la 100ª volta, non esageriamo, per la 10ª volta e siamo sfiniti. E l'unica cosa che riusciamo a pensare, ti prego dormi, ti supplico, dormi, fammi dormire almeno 2 ore. È sacrosanto pensarlo, ma dall'altra parte c'è comunque qualcosa di bello, un pensiero che ci può aiutare. È chiaro che poi se sentiamo che questa cosa diventa difficile da gestire, allora alziamo una mano e chiediamo aiuto a chi ci può dare una mano, non la voglio sminuire, però per me essere un'educatrice del sonno è proprio aiutare i genitori a capire che c'è del buono anche nella fase che stanno vivendo e che forse quel buono non riescono a vederlo perché oltre che essere annebbiati dal sonno, sono annebbiati anche da una serie di dogmi che ci arrivano dalla società e da quello che ci hanno insegnato e dalla mamma e dalla suocera che ci dicono che dovrebbero succedere determinate cose e che ci impediscono di sentire il nostro vero io interiore e dare le risposte a cosa voglio io davvero.

Carlotta : [00:38:59] Il radar, ci impediscono di ricalibrare il radar. E tutto quello che hai detto, tra l'altro, secondo me, risponde anche tantissimo a una domanda che mi è arrivata più volte quando ho messo il box su Instagram, e che è come controllo la rabbia. A parte che, secondo me, la parola controllo non è giusta qua, nel senso che cercherei di fare uno shift di vocabolario, quindi di cambiare questa parola controllo con, come processo, come accolgo la rabbia, perché secondo me le emozioni non vanno controllate, che suona un po' più come reprimerle, ma vanno proprio accolte e processate. E tutto quello che hai detto finora risponde anche molto a questa domanda, come controllo la rabbia. O sbaglio?

Chiara Baiguini: [00:39:49] Assolutamente sì. E io ho fatto tra l'altro una puntata del mio podcast che è dedicata alle emozioni, dove anch'io esprimo esattamente il concetto che esprimi tu. Quindi non è un tema di controllare, ma è un tema di riconoscere quell'emozione, ma soprattutto riconoscere qual è il pensiero che genera quell'emozione. Perché quando ne siamo consapevoli, di qual è il pensiero che potrebbe essere il pensiero sottostante, che potrebbe essere non sono abbastanza, non sto facendo abbastanza bene, mi sento giudicata, vorrei che la situazione fosse diversa. È lì, che nasce quell'emozione di frustrazione. E noi non possiamo controllare quell'emozione, ma possiamo avere il controllo su quello che pensiamo e quindi fare lo shift e dire, vorrei che fosse diverso, ma in questo momento è così e lo vivo per quello che è. Che non è accettare pedissequamente la situazione. Alle volte ti serve una mano da qualcuno per riuscire a fare questo pensiero. E infatti a me dispiace che tu ci abbia messo così tanto tempo perché Emily probabilmente avrebbe dormito quando ha dormito, ma tu saresti potuto stare meglio prima se avessi avuto qualcuno che ti avesse guidato nel trovare quelle risposte prima, senza che tu ci dovessi arrivare da sola, avere qualcuno che ti affianca è un acceleratore per arrivare a fare questi pensieri che tu sei arrivata a fare in due anni e mezzo, e probabilmente li potevi fare non ti dico in sei mesi, ma magari in un anno e ti saresti risparmiata un anno di tunnel.

Carlotta : [00:41:22] Probabilmente anche in sei mesi, probabilmente anche in sei mesi. Sono assolutamente d'accordo. E tra l'altro perché non chiedere aiuto? Cioè, io ho chiesto aiuto, tra virgolette, in tutti gli altri ambiti dell'educazione. Ho trovato mentori da tutte le parti del mondo per capire come volevo educare i miei figli. Purtroppo non ho trovato i mentori giusti, quelli che davvero sentivo in linea con me, con quello che mi vibrava dentro, nell'educazione del sonno. Probabilmente hai ragione, quello avrebbe facilitato tantissimo le cose. Voglio solo fare un appunto perché finora abbiamo parlato di mamme e io so che se mio marito sentisse questo podcast lui penserebbe, cavolo!, ma io c'ero, perché effettivamente lui c'era, lui ha vissuto tutta la privazione del sonno insieme a me e anzi, quando poi finalmente ho chiesto aiuto, e mi sono tolta un po' quella armatura e ho cominciato davvero a dire, io non devo dimostrare nulla a nessuno, allora lì abbiamo messo in palco un piano insieme e ci siamo detti, ok tu hai bisogno di dormire x ore e io posso darti queste x ore da dormire. E quindi da lì davvero ci siamo messi insieme, ed è stato uno sforzo di squadra. Quindi, parliamo di mamme credo,e confermamelo, soprattutto perché generalmente la fase del sonno all'inizio è molto associata al seno e il papà non ha il seno.

Chiara Baiguini: [00:43:00] Tu non volevi farmi aprire la parentesi, ma poi mi spingi. Parliamo di mamme perché purtroppo ancora ci sono, come dire, queste credenze della società che sia la mamma che si occupa del bambino quando si tratta del sonno eccetera, ma io lavoro con tantissime famiglie e faccio i percorsi con la mamma e con il papà e quello che ti posso dire è che i percorsi che hanno i risultati migliori sono quelli dove il papà e la mamma sono presenti entrambi. Poi non devo necessariamente parlare sempre con tutti e due, tante volte io parlo solo con la mamma, ma se il papà e la mamma condividono il percorso e sono in accordo, i risultati arrivano prima e sono straordinari. Concedimi solo un inciso, perché questa è come dire la storia che dà secondo me più speranza anche. Io ho lavorato con una famiglia con una bambina di nove mesi e loro mi hanno impressionato tantissimo perché quando sono arrivati da me andavano a letto alle otto con la bambina, erano schiavi della bambina e si messaggiavano via whatsup nel letto loro due per potersi riuscire a raccontare la giornata. E loro mi hanno detto, noi però la bambina non la vogliamo far piangere. Brevissimamente, dopo tre settimane la bambina si addormentava in autonomia, perché in realtà era pronta, ma loro non avevano capito e dopo sei settimane la bambina dormiva nel suo letto, lei che stava nel letto con i genitori, il tutto senza un pianto e oggi la bambina dorme serenamente, eccetera. Questo non perché io sia un mago, ma perché loro hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco e di capire che in qualche modo erano loro stessi a limitare quello che la bambina doveva fare, cioè avere i suoi spazi, e avevano paura di concedergli quegli spazi perché temevano di sottrarle dell'amore. In realtà non le stavano dando l'opportunità di fare quello scatto in più che la bambina sentiva il bisogno di fare. È qua, quando dico che bisogna lavorare sul genitore, sulla mamma, sul papà. Capire cosa vogliamo noi davvero, e fare pace con quella risposta.

Carlotta : [00:45:16] E poi quei due genitori hanno lavorato insieme e non solo hanno lavorato insieme. Perché questo è un po' quello che cerco di trasmettere anche ai genitori che fanno i miei corsi, se remi nella stessa direzione è normale che la barca vada più veloce e sia più facile arrivare a destinazione. Se non siamo sulla stessa pagina, è un po' come se stessimo su una canoa e uno rema da un lato e l'altro rema dall'altro e non andiamo da nessuna parte, stiamo fermi, ci confondiamo, confondiamo noi, confondiamo i bambini. Però spesso e volentieri effettivamente è anche un po' che non ci fidiamo del potenziale dei nostri figli e non sappiamo il nostro, non conosciamo il nostro potenziale di genitori. Per questo che io e te siamo così allineate su tutta questa visione. Perché tutto quello che hai detto adesso non riguarda solo il sonno dei bambini, riguarda tutta la sfera dell'educazione. Chiusa parentesi. Io so che tu devi andare tra pochissimo. Volevo ancora chiederti. Qual è la domanda che ricevi più spesso dai genitori? E come rispondi? Mi piace fare questa domanda semplicemente perché le domande le decido io su questo podcast, ma magari, non essendo io quella che lavora con i genitori in quell'ambito, non so quali siano le domande che arrivano più spesso.

Chiara Baiguini: [00:46:39] La domanda che mi arriva più spesso è, come gestire i risvegli? E a questo si collega anche l'altra domanda che mi fanno e cioè se smetto di allattare mio figlio inizierà a dormire?

Carlotta : [00:46:48] E abbiamo già risposto.

Chiara Baiguini: [00:46:49] Esatto. Le due cose vanno insieme, ma su quello del tema di come gestisco i risvegli tante volte si pensa ci sia la regoletta, e cioè ad ogni risveglio ti devi comportare così, e purtroppo nell'industria del sonno infantile si viaggia per tabelle e regolette. L'unica risposta che io do sempre è una sola: osserva il tuo bambino, cerca di capire qual è il suo bisogno, cosa ti sta esprimendo e solo rispondendo al suo bisogno riuscirai ad avere una risposta a come gestire i risvegli. Perché ogni risveglio può essere provocato. Ad esempio, ci sono dei bambini che non sopportano le coperte. Una cosa che non si sa è che fino a due anni i bambini non tollerano le coperte. E noi, da brave mamme italiane, cerchiamo di coprire i nostri bambini. I bambini hanno bisogno di essere liberi nel letto. I miei figli hanno dormito senza coperte fino ai due anni e passa.

Carlotta : [00:47:52] Sì, però Chiara, che fatica è questa? Perché io adesso che conosco mia figlia, ora so che lei ha i geni finlandesi puri e lei starebbe fuori nuda a meno cinque gradi. Io se penso a come la vestivo e a come la coprivo, ...era certo che questa povera bambina non dormiva, cioè mio marito non riesce a dormire se se gli metto addosso una copertina e dorme nudo. Scusate, forse troppa informazione.

Chiara Baiguini: [00:48:18] Sì, ma adesso fa caldo. Il concetto è proprio questo, mettersi in osservazione senza pregiudizi e accettare che il nostro bambino è una persona a sé. Certo che ci assomiglia in certi ambiti, ma in certi altri ambiti è sé stesso e quindi noi non ci diamo il tempo sacrosanto di conoscere quel bambino. Pensiamo che siccome l'abbiamo messo al mondo sappiamo già tutto. Perché? Io non so la tua, ma la mia sicuramente sì, mi diceva, io ti ho fatto e quindi io so come sei fatta. No, non è così è un'illusione di controllo che noi ci diamo come mamme, che ci fa sentire meglio, ma in realtà lo conosceremo solo osservandolo. Quindi la risposta per me è sempre quella. Lo so, può essere un po' noiosa, però in questo ho visto i risultati. La verità vera è che poi io vedo i risultati, no? Quando ti metti in ascolto del tuo bambino le cose cambiano.

Carlotta : [00:49:12] Assolutamente. E poi, non è solo noiosa, magari a volte dà anche un po fastidio, perché ti fa capire che davvero devi fare un lavoro. Però per me l'evoluzione non è semplice. Quindi. Io sono una fan del lavoro.

Chiara Baiguini: [00:49:31] Sì che poi è anche bello perché scopri tuo figlio.

Carlotta : [00:49:35] E nel mentre, scopri anche te stessa.

Chiara Baiguini: [00:49:38] Credo che forse anche parlare di lavoro alle volte lo rende una roba, un lavoro che sei costretto a fare, ma in realtà è un'opportunità incredibile che tu hai di conoscere, diciamo posso dirlo?, è un po' melenso, però rende, le due persone più preziose che ci sono nella mia vita.Io sono sul loro palcoscenico. È un'opportunità incredibile per me.

Carlotta : [00:50:05] E questa è la bellezza dell'imparare a osservare. Ascolta l'ultimissima cosa. Forse l'hai già detto, ma c'è un solo messaggio che Chiara, mamma che ha passato la privazione del sonno e Chiara educatrice del sonno, vorrebbe dare?, un messaggio sincero ed onesto intellettualmente a chi sta in questo momento passando per la privazione del sonno e probabilmente a chi ha ascoltato questo episodio tra le lacrime. O Chi piange al solo pensiero di quello che sta passando, perché poi è un po' quello che succede. Che cosa diresti?

Chiara Baiguini: [00:50:46] Ti vedo, ti vedo, ma non voglio avere la presunzione di sapere quello che stai passando, ma non sei sola, non sei solo, siamo in tanti a vivere questa situazione e non deve per forza essere un calvario. C'è una via d'uscita che può aiutarti a rimettere le cose in prospettiva e a vivere serenamente questo momento che in questo momento ti sembra un incubo, ma non è così terribile come sembra. È una percezione che noi abbiamo di quello che stiamo vivendo perché siamo annebbiati, ma c'è un'altra strada e la cosa fondamentale è che ti vedo e non sei solo. Perché questo è quello che avrei voluto sentirmi dire io all'epoca, che non ero sola, che non era solo un problema mio, che non ero solo io che non ero capace. Ma soprattutto volevo essere vista, volevo che qualcuno se ne accorgesse della fatica che stavo facendo, che facevo in silenzio per non pesare sugli altri. Perché non lo potevo dire, perché non era giusto. Io ti vedo, ti ascolto. Ci sono.

Carlotta : [00:52:01] Mannaggia. Sì. E tra l'altro solo per chiarire. Possiamo dirlo. Io e te, tutte e due sentivamo di non poterlo dire perché nessuno ci aveva mai detto che quando condividi le tue vulnerabilità ti rafforzi. E purtroppo questo è un qualcosa che, almeno a me, nessuno ha mai detto. Ho dovuto impararlo sulla mia pelle, condividendo le mie vulnerabilità e cerco di trasmettere davvero tanto questo messaggio ai genitori. Io nel mio gergo dico, tutte le case sono in fiamme, perché è proprio quello che sento.

Chiara Baiguini: [00:52:45] Scusami, l'ultimo inciso è che spesso quando si parla di privazione del sonno anche tra amici, lo si fa come se fosse un motteggio. Quando tu rimani incinta, la prima cosa che ti dicono è, non dormirai. E lo fanno facendo la battuta. Ecco perché quando tu poi sei in quel tunnel, per non sentirti da meno, sminuisci l'emozione che stai vivendo dicendo, Eh sì, anche io, ti metti a ridere in qualche modo, ma quello che stai provando veramente dentro, quando la mattina ti devi svegliare, devi andare a timbrare quel benedetto cartellino, non lo sa nessuno, a parte la persona, forse, che ti dorme accanto e che insieme a te non ha dormito...

Carlotta : [00:53:26] E speriamo che almeno quella persona lo sappia.

Chiara Baiguini: [00:53:28] Sì, speriamo. Ma se poi vogliamo chiudere con una nota positiva, da quell'esperienza di privazione del sonno e dal fatto che mio marito quasi ci ha lasciato la pelle, ne è venuta fuori la sua proposta di matrimonio. Quindi non tutto il male vien per nuocere. Guarda, questo non lo sa nessuno, questa è una chicca.

Carlotta : [00:53:46] È una chicca. Wow! In anteprima assoluta! Quindi quando leggeremo la tua storia sapremo anche questa chicca.
Ascolta, io so che tu sul tuo sito che www.chiarabaiguini.com hai un webinar che si chiama "Migliora il sonno del tuo bambino partendo da te", in cui parli tanto di quello che abbiamo detto in questo episodio, ma molto, molto di più. Vuoi raccontarci molto brevemente che cos'è?

Chiara Baiguini: [00:54:16] Sono circa 30 minuti in cui lascio perdere tutta la parte della tecnica del sonno, ma ti faccio delle domande, ti aiuto ad aprire la tua mente e a trovare quelle risposte che ti servono a capire esattamente che cosa vuoi per te e che cosa desideri per il sonno del tuo bambino. Quindi è un primo punto di partenza, ma che in realtà è la pietra miliare da cui partire per riuscire poi a gestire nel migliore dei modi questa situazione. Quindi sì è disponibile sul sul mio sito, oppure si trova direttamente dal link del mio profilo Instagram che è @chiara.baiguini. Quindi è un po' trovabile dappertutto e credo che serva proprio per chiarirsi le idee.

Carlotta : [00:55:07] Bello Chiara. Non ho altre parole. Grazie. La mia intuizione era giusta. Sapevo che sarebbe stata una chiacchierata molto bella ed ha sorpassato tutte le mie aspettative. Quindi ti ringrazio per la tua sensibilità e per la tua empatia anche nell'affrontare questa tematica molto, molto ostica.

Chiara Baiguini: [00:55:31] Eh sì, io spero che la nostra chiacchierata possa essere veramente di aiuto a tante famiglie che si sentano un po' meno sole, quello già sarebbe un grandissimo traguardo per quanto mi riguarda. Quindi, ti ringrazio davvero per avermi dato questa opportunità. Io sono davvero molto onorata di essere qui e spero di aver buttato lì un sassolino che possa poi generare altri pensieri.

Carlotta : [00:55:55] Sicuramente hai piantato semini, come dico io. Su quello non c'è dubbio. Grazie Chiara alla prossima.

Chiara Baiguini: [00:56:02] Grazie a te.

Carlotta : [00:56:05] Che dire?, credo che abbiamo già detto tutto. Forse l'unica cosa che aggiungerei, anzi, che ripeterei, è questa. Se stai passando in questo periodo per la privazione del sonno, non tenerti le tue emozioni, non pensare che la tua rabbia sia fuori luogo, non pensare di doverla reprimere, non pensare di non poterla condividere. Non fare effetto "pentola a pressione", ovvero non tenerti tutto dentro finché esplodi, ma cerca davvero di prenderti cura di te. Da oggi, da adesso, da questo momento finisci di ascoltare questo episodio e poi fai un'azione, prendi una decisione che sappia di cura di te, perché è da lì che devi ripartire, è da te che devi ripartire. E da quell'egoismo che io chiamo egoismo costruttivo che devi ripartire. Riparti da lì. Faccio il tifo per te. Vi ricordo che mi trovate anche ovviamente su www.latela.com e anche su Instagram come @lateladicarlottablog. 
Buona giornata, buona serata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.