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Episodio 110 ·

Ti odio! (Perché i bambini lo dicono e che cosa significa davvero)

In questo episodio di Educare con Calma continuiamo a parlare di rabbia che si manifesta con parole e comportamenti che feriscono. Ti aiuto a capire che cosa si nasconde dietro il "Ti odio" di tuo figlio o tua figlia.

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Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con Calma. Oggi ho deciso di parlare di un argomento che credo riguardi tanti genitori, ovvero quando in un momento di rabbia capita che i bambini ci dicano “Ti odio”. A noi è successo un paio di volte con Oliver e in quel momento sono stata felice di avere imparato gli strumenti per affrontarlo, e quindi oggi vorrei condividerli con te. 

Vado subito al punto: quando ti dice che ti odia quello che intende davvero è “ho bisogno di te!”. So che il tuo cuore si spezza in un milione di pezzi quando tuo figlio o tua figlia ti dice che ti odia. Ma è proprio quando soffriamo di più e facciamo più fatica per via delle loro parole e dei loro comportamenti che dobbiamo fare un esercizio in più d’empatia e chiederci di che cosa hanno bisogno. Qual è il bisogno che non stiamo riuscendo a vedere o soddisfare in quel momento e che li porta ad agire come stanno agendo? 

Io ricordo una volta in cui lo dissi a mia madre: ricordo la mia rabbia di bambina di 7 anni e ricordo la sua reazione di delusione e rabbia, le sue parole reattive, di chi non sa scegliere la sua reazione in un momento in cui è già triggherata, che è una parole inglese che uso anche in italiano ma in realtà significa provocata. Ma oggi che mi riguardo indietro so che in quel momento non la odiavo, ovviamente, in quel momento non avevo le parole per esprimere che stavo male, che mi aveva ferito (lei o qualsiasi situazione fosse successa), che avevo incontrato un ostacolo bello grosso sul mio percorso di sviluppo ed evoluzione e non riuscivo a superarlo da sola. Avevo bisogno di lei e della sua empatia, che non ho trovato. 

Per questo oggi cerco di darla io ai miei figli. Senza essere falsa, perché anche le mie emozioni sono valide. Ricordo una volta in cui Oliver mi ha detto you’re baddest mom (sei la mamma peggiore nel suo inglese di bimbo di 5 anni) e io gli ho risposto in questo momento “anche tu non sei certo la mia persona preferita, anzi non mi piace affatto la persona che sei ora”. Le mie emozioni di mamma, di donna, di individuo contano e io ho oggi ho imparato a gestirle, dire quello che penso, per poi allontanarmi, fare un respiro e tornare quando siamo tutti più calmi. Ne ho parlato nell'episodio precedente.

Ma torniamo al perché i bambini dicono “ti odio”. Lo dico spesso e lo ripeto: i bambini non hanno ancora la capacità di esprimere le proprie emozioni e ì proprio bisogni in modo costruttivo. Quella parte del loro cervello è ancora in costruzione, non hanno ancora imparato l’abilità. 

Quindi, quando hanno avuto una giornata difficile, o stanno attraversando un momento difficile. Quando si sentono meno importanti perché il neonato riceve tutte le attenzioni. Quando si sono sentiti spaventati e hanno sentito la nostra mancanza a scuola quel giorno. Quando ricevono una delusione. Loro non hanno la capacità di dire con calma "Sono triste”, "Sono arrabbiato”, o "Ho bisogno di te”.

In quelle situazioni in cui i bambini sono disregolati e hanno bisogno del nostro amore, della nostra attenzione, non è anormale che dicano cose come ti odio, non ti voglio vedere, vai via, mi fai schifo, non sono più tuo amico… Quando senti queste parole uscire dalla bocca di tuo figlio, nella tua testa suona un vocina che dice: “È inaccettabile, “io sono il genitore e mio figlio mi deve rispetto!”.  Ma, invece, vorrei che iniziassi ad allenare la tua empatia in modo che la vocina dica parole diverse: “Ha davvero bisogno di me in questo momento".

Quindi ecco cosa puoi fare. Non ascoltare le parole, concentrati sulla sensibilità, sull’emozione di tuo figlio.

Traduci le parole per capire e quasi vedere la sensazione:

Per esempio, “Queste sono parole che mi dicono che sei davvero arrabbiato con me”.

In questo modo li stai aiutando a costruire intuizioni e prospettive nel contesto della tua relazione di fiducia. Stai dicendo loro, accolgo la tua rabbia, la vedo e la accetto perché tutte le emozioni sono valide e ti capisco. 

Dai l’ok a tutte le sensazioni:

"Va bene che tu sia arrabbiato con me."

Questo è ciò che stanno cercando di esprimere in primo luogo, aiutali a trovare quelle parole e in più crea uno spazio sicuro da condividere. E poi appunto puoi anche condividere che anche tu sei arrabbiata con loro in quel momento, perché di solito it takes two to tango, si è in cui in ogni litigio: va bene esprimere quello che proviamo, l’importante è continuare a esercitarci in modo che invece di dirlo urlando, impariamo a dirlo con calma e gentilezza. Ti assicuro che è possibile. Pensa che esempio è se dici ai tuoi figli: anche io in questo momento sono arrabbiatissima, ma voglio imparare a controllare le mie emozioni e esprimermi comunque in maniera gentile. Perché sono io a scegliere. 

Insegna le abilità per gestire le emozioni:

 "Vuoi condividere con me ciò che ti fa sentire arrabbiato o triste o frustrato?"

Questo puoi farlo quando sei riuscito e riuscita a dimostrare che puoi gestire la rabbia senza abbandonarli, senza umiliarli e senza ricambiarla, quindi ora è il momento di incoraggiare l’espressione della rabbia costruttiva, perché hai reso la tua relazione abbastanza sicura da farlo! È importante capire però che non ci aspettiamo che i nostri bambini siano in grado di - o disposti a - condividere fin dall'inizio. Alcuni bambini saranno più disposti a farlo, magari anche da subito, ma se non è così va benissimo che non siano ancora in grado di farlo. Non puoi aspettarti di cambiare tu, di cambiare strategia oggi e che i tuoi figli cambino immediatamente con te: dai loro tempo. Se questa è una nuova strategia che inizia ad usare oggi, ci vorrà del tempo per immergere la punta del piede nell’oceano del "condividere di più”, “condividiamo le nostre emozioni”. Ci va grandissima fiducia reciproca per sentire di poter condividere le nostre vulnerabilità: questo purtroppo non può succedere con un genitore che perde la calma e che non impara a gestire la propria rabbia. Mostra loro che sono al sicuro e dai l’ok a tutti i sentimenti e le emozioni. I frutti, come sempre in questo tipo di educazione, non li raccogli oggi, ma a lungo termine. 

E ora, visto che ho parlato molto di rabbia ci tengo a riproporti un reel che ho condiviso su Instagram perché mi sono resa conto che non tutti fruiscono i contenuti su tutti i social media (e meno male, aggiungerei) e così ho pensato che potrebbe essere bello riproporre alcuni contenuti sul podcast. 

Nel reel dicevo che la rabbia è un’emozione come le altre, ha tanto valore quanto la felicità, la tristezza e non dovremmo stigmatizzarla.

Quando sono arrabbiati, i bambini spesso ricorrono all’aggressione fisica o verbale perché:

  1. Sentono di non avere le parole per comunicare come si sentono, di che cosa hanno bisogno. E allora dicono ti odio invece di ho bisogno di te.
  2. Le loro parole non hanno peso per loro, sono solo parole. E allora ti dicono ti odio o, se ne hanno modello in casa c usano parolacce, invece di dire ho bisogno di te. 
  3. Sono sopraffatti dall’emozione e non sanno gestirla. E allora tirano oggetti e ti picchiano invece di dirti ho bisogno di te. 

Il nostro compito di genitori è insegnare ai nostri figli

  1. Le parole che gli servono per difendersi ed esprimere le loro emozioni. Quando i bambini hanno le parole non sentono di dover usare i loro corpi per esprimere le loro emozioni. Alcune frasi che possiamo insegnare ai bambini nei momenti di rabbia. “Spazio, per favore”. “No grazie!”. “Non mi piace!”. “Stop!” Con il braccio teso in avanti e la mano aperta.
  2. Che diamo importanza alle loro parole e azioni e a tutte le emozioni: Dare importanza a parole, azioni ed emozioni significa (anche) evitare di cadere nella tendenza comune di sminuire le loro emozioni. Se sono arrabbiati, non sminuiamo la rabbia. Se piangono, non sminuiamo le lacrime. Evita frasi come: “Ma dai, non c’è motivo di piangere”. “Che scenata stai facendo, sei proprio un attore / un’attrice”. “Ma smettila di fare la vittima / attirare l’attenzione!”
  3. Come processare queste emozioni in maniera sana: è la parte difficile, perché purtroppo spesso non sappiamo processarle nemmeno noi adulti e non possiamo insegnare loro qualcosa che non sappiamo noi. Dobbiamo iniziare dall’imparare a gestire le nostre emozioni. Nel frattempo, ai bambini diamo modi per esprimere la rabbia (e ricordarci che loro non sono noi, ognuno esprime le emozioni a modo suo e ciò che funziona per te forse non funzionerà per i tuoi figli). Alcuni strumenti che io do ai miei figli e che uso io stessa per processare e gestire la rabbia sono:
  • Uscire e respirare a fondo l’aria
  • Il gioco del 5-4-3-2-1 di cui ho parlato sul mio blog (basta cercarlo) e in un reel su Instagram 
  • Correre / saltare / fare flessioni e spesso mi metto anche io a farle con loro (è capitato anche a volte mentre facciamo scuola quando uno o l’altra si frustrano e dobbiamo reset fare il cervello (tra virgolette)
  • Spingere la parete forte forte per rilasciare tensione, funziona bene con i più piccoli che tendono a spingere quando non sanno esprimersi, per dare loro un’alternativa. 
  • Stringere una pallina anti stress in mano.
  • Mettersi i guanti da kickboxing e praticare i  pugni (cosa che abbiamo fatto spesso a Dubai quando facevano kickboxing).  
  • Costruire una torre con i blocchi e buttarla giù (quante volte sia necessario).
  • Mettere musica e ballare in maniera scatenata o cantare a voce altissima. 
  • Mettersi le cuffie e ascoltare musica.
  • Guardare fuori dalla finestra (queste ultime due sono due strategie che specialmente Oliver usa in casa nostra, perché poi ognuno deve capire e trovare i propri modi, io per esempio spesso pulisco casa, che ormai i bimbi sanno che quando mi vedono pulire casa è perché sono o nervosa o arrabbiata).

E non aspettiamoci che loro facciano ciò che vogliamo noi, che gli diciamo “fai 5 respiri profondi” e loro li fanno, come cagnolini obbedienti. Diamo loro opzioni.

E poi avevo chiuso il post su IG con una frase per me molto importante: non insegniamo ai bambini a non essere arrabbiati. Insegniamo loro COME essere arrabbiati. E questo, che ci piaccia o no, possiamo farlo soprattutto facendo prima il lavoro su noi stessi: perché se non sappiamo gestire noi la nostra rabbia, possiamo solo aspettarci che i nostri figli replicheranno il nostro modo di processarla. 

Se cerchi un aiuto immediato per gestire le crisi e la rabbia dei tuoi bambini ti consiglio la guida “È il tuo coccodrillo”, che include una guida per te genitore e un libricino stampabile da leggere insieme ai piccoli di casa.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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