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Episodio 91 ·

Montessori in 5': lo gnomo dei ciucci

Oggi parliamo dello gnomo dei ciucci e di tutte le volte che, come genitori, scegliamo di manipolare i nostri figli con le bugie invece di rispettare il loro potenziale. Se avete tolto il ciuccio a vostro figlio con lo gnomo dei ciucci, non sentitevi giudicati: avete fatto il meglio con gli strumenti che avevate a disposizione e, se siete d'accordo con quello che dico qui, magari potete aiutare altri genitori che stanno attraversando questa fase ora, inviando loro l'episodio.

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Benvenute e benvenuti a un altro episodio di Montessori in 5’. Oggi voglio parlarvi di una cosa che ho sentito l’altro giorno e che mi ha lasciata tra il basito e il demoralizzato: lo gnomo dei ciucci. Ho scoperto che lo gnomo dei ciucci è uno gnomo che, da quanto ho capito o razionalizzato con la mia mente adulta, vive in un albero speciale dove il bambino lascia il suo ciuccio o i suoi ciucci, lo gnomo li prende quando il bambino non vede e il giorno dopo lascia un regalo al bambino a casa. Mi avete poi detto in tanti che si usa anche Babbo Natale per questo: ovvero si dice al bambino che lasceremo il ciuccio sotto l’albero e Babbo Natale lo prenderà e lascerà i regali di Natale, che forse mi sembra ancora peggio, perché 1. si aggiunge alla narrativa del se non fai cosa dico io Babbo Natale non ti porta i regali e 2. praticamente chiediamo al bambino di fare un passo così importante, ovvero lasciare un suo strumento di comfort così prezioso per lui, per ricevere dei regali che arriverebbero comunque il giorno di Natale. Insomma, oltre il danno, la beffa!  

Nelle storie ho chiesto perché dobbiamo trattare così i bambini, perché non rispettiamo il loro potenziale. E in tanti mi avete chiesto che cosa intendo.

Con non rispettare il potenziale del bambino intendo che non trattiamo il bambino come una persona che è in grado di capire, ma che lo trattiamo come qualcuno a cui si debba mentire per convincerlo a fare ciò che vogliamo. Lo manipoliamo per far sì che faccia ciò che vogliamo noi, insomma. A me questo intristisce molto per una miriade di motivi: in primis, perché per me è proprio l’approccio sbagliato al bambino e all’educazione in generale; secondo, perché non trattiamo i bambini con il rispetto che meritano; terzo, perché cediamo alle pressioni della società che ci dice che a questa età bisogna togliere il pannolino, a questa il ciuccio ecc; quarto, perché proprio per queste pressioni non seguiamo i tempi del bambino e così facendo, senza rendercene conto, creiamo lotte di potere inutili e ci rendiamo la genitorialità molto più difficile di quello che è; quinto, perché il cervello del bambino così piccolo non sa distinguere fantasia e realtà e noi usiamo questa sua incapacità per ottenere ciò che vogliamo; (a che numero sono?); sesto, perché mi chiedo, che cosa dice di noi come persone questa scelta di trattare i bambini così? Cioè, senza parlare specificatamente dello gnomo del ciuccio, ci sono mille altri esempi di momenti in cui mentiamo ai nostri figli. Ma se pensiamo che vada bene mentire ai nostri figli, perché allora non va bene mentire a nostro marito, ai nostri amici, ai nostri colleghi, al nostro capo o ai nostri dipendenti? Perché non mentiamo anche agli adulti per manipolarli? E se lo facciamo, che cosa dice questo del tipo di persona che siamo? 

Io ho deciso nella mia vita che non voglio essere una persona che mente. Che usa le bugie per ottenere ciò che vuole. Non voglio esserlo io, perché non voglio che lo siano i miei figli e se io lo sono con loro quello è l’esempio che sto dando a loro e quello è il modello con cui crescono e che io, con le mie azioni dico, è un modello sano, seguilo. E allora, tra l’altro, non posso poi lamentarmi se i miei figli mi mentono. Se vogliamo che i nostri figli non ci mentano, dobbiamo iniziare a non mentire a loro: l’educazione è sempre a due corsie. Quindi non importa di che colore sia la bugia, è una bugia e io scelgo di non dirla.

E a chi mi ha chiesto come ho tolto il ciuccio ai miei figli, rispondo che non ho tolto il ciuccio ai miei figli, perché ho scelto di non darglielo e quindi non lo hanno mai usato (a dire il vero quando Emily non dormiva ci ho provato a darle il ciuccio tra le tante cose che ho provato per disperazione, ma non l’ha mai voluto). Ma a chi mi dice che allora non ho voce in capitolo, rispondo che non è vero, perché ho aiutato moltissime famiglie a togliere il ciuccio in maniera sana, onesta, che rispetta il potenziale del bambino e allo stesso tempo senza mentire e senza drammi. 

Se avete il mio corso Educare a Lungo Termine, aprite il modulo 12 Domande e Risposte e troverete un’unità intera su come lasciare il ciuccio con tanto di una testimonianza di una mamma che ci guida attraverso il processo che ha scelto lei. Perché proprio come avviene con il pannolino, anche questo è un processo: non è questa settimana togliamo il ciuccio, prima di Natale togliamo il ciuccio, domani togliamo il ciuccio. No. È un processo. Dobbiamo aprire una conversazione con i nostri bambini, senza pressioni, senza lotte di potere, senza paragoni con altri bambini o fratelli, dobbiamo iniziare a spiegare presto che prima o poi dovranno lasciare il ciuccio. Mi assicurerei che all’inizio il bambino la senta solo come una conversazione e che sia chiaro per lui che possiamo e vogliamo rispettare i suoi tempi, che vogliamo scegliere insieme quando lasciare il ciuccio, che lui ha voce in capitolo. Quando questa conversazione è avviata, possiamo continuare spiegando le motivazioni, andando in biblioteca e leggendo libri sulla salute dentale, quindi focalizzando il processo sulla cura dei denti piuttosto che sul togliere il loro amato ciuccio, per condividere la nostra consapevolezza con loro, iniziando a testare il terreno su quando pensano di volerlo lasciare e così via, conversazioni senza pressioni. Possiamo aiutarli a capire il concetto di tempo, che aiuterà anche in questo processo quando sarà il momento vero e proprio di toglierlo (nelle note vi lascio un articolo). Possiamo far vedere ai bambini foto di denti di altri bambini che hanno tenuto il ciuccio troppo a lungo, non per spaventarli, ma per dare loro le informazioni necessarie per prendere una decisione informata, e sempre ricordando loro che possono scegliere quando toglierlo.

E poi quando si avvicina il momento, possiamo parlarne in termini più pratici, decidere insieme un giorno in cui darlo via, decidere insieme come darlo via, se donarlo in beneficenza, per esempio, oppure informarci su come riciclarlo al meglio ecc; possiamo fare un calendario a pallini che aiuta a capire i giorni che mancano (vi lascio il link nelle note); ma sempre continuando a ricordare ai bambini che possiamo seguire i loro tempi, che è una loro scelta e, importantissimo, assicurandoci che capiscano bene che una volta che lo diamo via non ce l’abbiamo più (e questo per me è un altro problema di ingannarli con il regalo senza che capiscano davvero che cosa comporta, perché ovviamente prima sembrano decidere di lasciare il ciuccio perché vogliono il regalo, ma è probabile che, soprattutto se non erano pronti, dopo aver aperto il regalo, alla prima occasione in cui userebbero il ciuccio, entrano in crisi e allora noi ci arrabbiamo perché diciamo loro che un patto è un patto ecc, ma non ci rendiamo conto che in realtà il patto non era chiaro a loro perché li abbiamo manipolati). 

I bambini capiscono. Capiscono molto più di quanto pensiamo. Per questo mi demoralizza tanto quando invece decidiamo di ingannarli, di manipolarli e di non onorare il loro potenziale.

Come vado con il tempo?

Uh, malissimo! Ok, oggi ho proprio sforato, ma va be’, è per una buona causa. E anzi, ultima cosa, se invece mi dite che la magia è bella per i bambini, vi dico che avete ragione, io adoro quando Alex fa i trucchi di magia ai bambini e adoro che i bambini imparino a fare trucchi di magia (è anche un ottimo esercizio di coordinazione e risoluzione di problemi), ma se parliamo di magia degli gnomi e degli elfi, vi rimando al mio episodio del podcast n.19 e non dico altro. 

Vi ricordo che potete farmi sapere che cosa ne pensate di tutto questo nei commenti della pagina dell’episodio sul mio blog www.latela.com e che mi trovate anche su instagram come @lateladicarlottablog.

Vi auguro buona serata, buona giornata o buona notte, a seconda di dove siete nel mondo. 

Ciao ciao

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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