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Episodio 72 ·

Balbuzie: "Come ho sconfitto il mostro" / con Barbara Farinelli

In questo episodio di Educare con Calma parlo con Barbara Farinelli di un tema purtroppo ancora tabù: la balbuzie. È nato tutto da un messaggio su Instagram e ho sentito il desiderio di regalarvi una chiacchierata con lei per fare tutti insieme un'azione importante: distruggere il tabù.

Ex manager, oggi studentessa in counselling, sostenitrice della genitorialità consapevole, Barbara vive in Inghilterra da 6 anni e 3 anni fa è diventata mamma, che è stata la svolta che l'ha convinta ad affrontare il "mostro" e riprendersi la propria libertà.

Io ho imparato tantissimo durante la chiacchierata, sono sicura che sarà arricchente anche per voi.

:: Link utili:

Trovate Barbara su instagram come @mamaelephant_ : non esitate a scrivere e tenetela d'occhio perché secondo me presto avrà interessanti sorprese (vero, Barbara?). 

Il corso che Barbara menziona nell'episodio è "Psicodizione" della psicologa ed ex-balbuziente Chiara Comastri.

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Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio fare a voi una cosa che dà fastidio a me). Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete aiutarmi a diffonderlo lasciando una recensione sulla piattaforma dove lo ascoltate e/o acquistare uno dei miei corsi o prodotti:

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  • Co-schooling: educare a casa – un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
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  • Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere.
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E ovviamente non esitate a passare su La Tela e dirmi ciao! 

Carlotta:[00:00:00] Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con calma. 
Oggi non sono sola. Ho invitato Barbara Farinelli, che su Instagram è @mamaelephant_  e l'ho invitata per parlare di balbuzie. È un tema di cui si parla poco e in realtà è successo tutto molto all'improvviso. Un giorno lei mi ha taggata in una sua storia su Instagram perché era, mi sembra la giornata internazionale di consapevolezza sulle balbuzie e visto che lei ne ha sofferto per trent'anni, oltre trent'anni della sua vita, voleva giustamente diffondere consapevolezza. Con me ha sfondato una porta aperta perché forse non ne ho mai parlato, ma Alex da bambino soffriva di balbuzie, ed è per questo che spesso è stato vittima di bullismo a scuola, ma è andato da una logopedista, non so esattamente se questo sia il titolo giusto in italiano, in inglese è speech therapist, poi Barbara ce lo confermerà e questa persona gli ha saputo dare gli strumenti per risolvere questo suo blocco, gli ha dato gli strumenti per sbloccare la mente. Alex mi racconta proprio che il modo in cui lo vive è un blocco, nel senso che lui sa che quel momento sta arrivando, la parola è nella sua mente, ma non riesce a trasformarla in suono. E Alex mi racconta proprio che ancora oggi gli capita, ma è assolutamente impercettibile, io che ci vivo da 15 anni insieme, se non me lo avesse raccontato lui non lo avrei mai nemmeno notato, cioè, magari, si impappina come mi impappino io a volte, e poi va avanti, ma mi spiega che è proprio grazie agli strumenti che ha ricevuto con questo percorso di terapia della parola, se così vogliamo chiamarla, che oggi questo, tra virgolette, problema, è impercettibile e credo che sia veramente importante parlarne e diffondere questa consapevolezza. Devo dire che proprio grazie ad Alex e alla sua esperienza con la balbuzie che io ho sviluppato una sensibilità riguardo a questo argomento e quindi nel momento in cui Barbara mi ha taggato, io ho accolto immediatamente la richiesta di diffondere consapevolezza e ho condiviso la sua storia dicendo che la sentivo vicino a casa e che credo che sia importantissimo parlarne ed educarci, educare noi stessi e i nostri figli, perché magari possiamo evitare che altri vivano a scuola quello che ha vissuto Alex, per esempio. E Barbara mi ha ringraziata con un messaggio che mi ha colpita moltissimo e che vi leggo, mi ha scritto: 
"Grazie Carlotta. Ho sempre pensato che solo un balbuziente possa capire un altro balbuziente. Ci sono meccanismi interni che vanno oltre il blocco che viene percepito all'esterno. La via è sensibilizzare per rompere il tabù. Si sa ancora davvero poco sull'argomento balbuzie e pensa che io stessa ho sempre finto di non esserlo. Nella mia famiglia non si è nemmeno mai affrontato l'argomento e sai quando mi sono convinta, decisa ad affrontare il mostro?, (mi ha spiegato che lei lo chiama così perché fa una paura enorme a chi ce l'ha), ho affrontato il mostro quando sono diventata mamma. Mi ricordo che da piccola piangevo e desideravo di morire pur di non balbettare più, all'idea che mia figlia potesse vivere questo mio stesso incubo stavo malissimo, mi sentivo in colpa come mai nella vita, dovevo fare qualcosa per migliorarmi, per essere il suo primo esempio di comunicazione”. 
Ecco, sapevo che mi sarei emozionata di nuovo. 
L'ho letto tante volte per riuscire a non emozionarmi, ma invece mi emoziono tutte le volte come la prima e quindi capirete che appena ho letto queste parole ho scritto d'istinto un messaggio a Barbara e l'ho invitata sul podcast. E questo è il retroscena. 
Quindi non mi rimane che dare il benvenuto a Barbara e lasciarvi all'ascolto. Ciao Barbara, benvenuta al mio podcast Educare con calma e grazie mille per aver accettato il mio invito.

Barbara: [00:04:15] Grazie a te per questo invito, sono super emozionata e anche sentire di nuovo le parole che ti ho scritto è molto intenso.

Carlotta: [00:04:27] E poi vorrei raccontarvi un altro retroscena. Un altro dietro le quinte. Perché io e Barbara questa intervista, questa chiacchierata l'abbiamo già registrata una volta e c'è stato un problema di audio che purtroppo ha reso impossibile pubblicarla e quindi siamo qua di nuovo, ma probabilmente ancora con più emozione della prima volta. Non lo so Barbara, che ne pensi?

Barbara: [00:04:55] Sì infatti, ti ho detto che questa volta mi sento ancora più emozionata, forse per la consapevolezza che ho di quello che condividerò con te e con tutti coloro che ascolteranno appunto l’episodio. L'emozione c'è, però la maciniamo.

Carlotta: [00:05:18] Esatto. La maciniamo e tra l'altro il mio grazie è veramente ancora più grande perché io so che è la prima volta che ne parli davvero pubblicamente. Quindi mi sento di ringraziarti immensamente per la tua fiducia che non è affatto, ma per nulla, per nulla, per nulla scontata, e ne sento una grandissima responsabilità. Quindi ci tengo che tu lo sappia.
E inizio subito da quello che a me ha colpito di più e cioè che da piccola desideravi morire pur di non balbettare più, una frase che mi emoziona ogni volta. Questo ovviamente già riassume appieno come ti sentivi, cioè potremmo lasciarla lì, ma credo che la tua testimonianza potrebbe davvero aiutare un genitore di un bambino che soffre di balbuzie e quindi mi piacerebbe che ci raccontassi un po' di più perché ti sentivi così. Era l'aspetto sociale che ti faceva sprofondare in questi pensieri o cosa succedeva nella tua mente?

Barbara: [00:06:15] Sì, sicuramente era l'aspetto sociale e di confronto con altri bambini. Io ho iniziato a balbettare da quando ne ho memoria, praticamente potevo avere due, tre anni, e, fino forse ai sei anni non ne avevo la consapevolezza, cioè non capivo insomma quale fosse poi alla fine il problema, ma quando ho iniziato a rapportarmi con altri bambini, o io stessa vedevo che parlavano in modo più fluido, lì ho sentito, diciamo, quella differenza e quella differenza appunto era proprio dal fatto, come già tu hai detto, di avere esattamente le parole nella mente, ma di non riuscire a buttarle fuori. E allora io mi ricordo che tornavo a casa in lacrime, fiumi di lacrime e alla mia mamma dicevo, ma perché io parlo in questo modo? E la mia mamma mi diceva per tranquillizzarmi con gli strumenti che lei all'epoca aveva, che andava tutto bene, che io ero a posto, che non c'era nessun problema, ma io sentivo che non andava tutto bene, era evidente e quindi per me il non riuscire ad esprimermi significava non poter proprio andare avanti. Che cosa ci campo a fare se non posso dire ciò che penso?, e devo dire che fortunatamente non ho avuto nessun episodio di bullismo, ovviamente penso sia stato un caso fortunato. Fatto sta che ho vissuto però altri tipi di disagi, quali per esempio che la maestra mi saltava al momento della lettura e quindi io sentivo che venivo messa un po' da parte, mi sentivo inferiore nonostante io non avessi nessun problema, diciamo, a livello mentale. Cioè io ero ok, ma quando esprimevo e soprattutto nella lettura, ecco che i blocchi erano molto grandi. 
Non trovai aiuto da chi era l'adulto in quel momento, era sicuramente qualcosa di pesante perché io non avevo gli strumenti, non sapevo come affrontare e non lo sapevano nemmeno, appunto, la maestra in quel momento, o mia mamma. Ricordo che mia mamma chiese al medico di famiglia all'epoca, il quale disse, non si preoccupi che passerà con il tempo, Ma non è passata.

Carlotta: [00:09:18] Certo, quindi le figure di riferimento adulte che teoricamente avrebbero dovuto aiutarti, per una ragione o per l'altra, sono mancate e quindi questo è stato probabilmente una grandissima parte del problema. Inoltre per me proprio l'approccio di questa insegnante, quando me lo racconti, sin da quando me lo hai raccontato la prima volta, mi ha stretto il cuore perché penso che sia veramente un approccio deleterio, ma non solo per te Barbara, non solo per la persona che ne soffre, ma anche per tutti i bambini che sono in aula, perché in ogni caso i bambini sentono, i bambini vedono, i bambini capiscono, intuiscono che l'insegnante ti tratta diversamente e quindi, in un certo senso, il messaggio che l'insegnante sta dando a questi bambini, ai tuoi compagni di classe è veramente, veramente sbagliato e deleterio e quindi immagino che sia stato veramente faticoso. E tra l'altro mi raccontavi che tu sei arrivata a decidere di cambiare tutto questo quando sei diventata madre, quindi eri già adulta?

Barbara: [00:10:37] Sì, ti ho spiegata che io ho sempre finto di non avere blocchi, anche se erano evidenti in alcuni momenti, in altri li sapevo controllare, anche perché il balbuziente è quella persona che riesce a gestire la balbuzie in più modi, può trovare dei sinonimi, può cambiare la frase, può fare dei giri immensi di parole, pur di non far vedere che ha il blocco.

Carlotta: [00:11:11] Esatto. Sì, infatti Alex mi racconta spesso e volentieri perché è una cosa che lui condivide con me quando parliamo, mi racconta  che sono alcuni suoni che provocano quel blocco mentale. L'altro giorno lui mi stava raccontando e voleva dire Marbella, che è un po' ironica questa cosa perché sono proprio le parole molto familiari che gli causano il blocco e quindi lui proprio grazie al percorso che ha fatto, sa che in quel momento la cosa da fare è alleggerire, lui mi dice softing, quindi addolcire il suono, oppure appunto trovare un'altra parola. Però ci sono proprio degli strumenti pratici e immagino che nella vostra mente probabilmente avete un vocabolario enorme perché come dire, ok questa parola mi sta creando un blocco e io la cambio immediatamente nel giro di mezzo secondo. È vero?, raccontaci un po' di questo percorso che è interessante.

Barbara: [00:12:20] Sì, sì. Esattamente, il balbuziente ha un vocabolario immenso. Inoltre ha una velocità di trovare appunto la parola che non va bene, quindi ne metti un'altra al posto di quella che non ti esce. Ed è un problema di suoni. Il balbuziente, come abbiamo detto, sa esattamente nella mente che cosa vuole pronunciare, ma quel suono che può essere la h, la p, la c, specialmente i suoni occlusivi, quelli che devi fare un po' più spinta, può essere che causino il blocco. 
Un'altra cosa che volevo dire sulla balbuzie è che un balbuziente, se messo in una stanza da solo è fluente e cioè non avrà mai un blocco. Se tu lo metti in una stanza a fare un dialogo da solo, a leggere è fluente, non avrà mai un blocco. Ciò ci fa pensare. 
Allora da che cosa dipende la balbuzie? 
Ci sono un po' di teorie discordanti, molti esperti sostengono che la balbuzie sia un problema di relazione. Quindi quando io sono con te, quando io ho i tuoi occhi puntati addosso, quindi la paura del giudizio, la paura magari, ecco, di essere bullizzato se mostro questo blocco, ecco che mi fa avere appunto più inceppi, più blocchi e sicuramente la balbuzie in età evolutiva, quindi dai due, tre anni fino ai sei anni, succede che avviene quasi a tutti i bambini, il 75% dei bambini insomma so che ne soffrono, ma poi la mente fa un meccanismo che lo mette apposto da sé, quell'altro 25 diciamo che diventerà un balbuziente e dopo i sei anni siccome si creano, io li chiamo dei post-it nella mente, che può essere il post-it sul pronto, il post-it su quando ti domandano come ti chiami, quindi lì avviene che tu hai il blocco, ed ecco che mi collego al fatto che tu hai detto che alcuni suoni sono proprio quelli che ti sono più familiari. Io ho avuto per tantissimo tempo il blocco sul nome, quindi non riuscivo a dirlo.

Carlotta: [00:15:01] Su questo, e lo faccio io ma l'avrebbe fatto Alex, ti racconto questo episodio appunto nella sua memoria, uno dei ricordi più traumatici proprio della sua carriera scolastica è proprio quello in cui entra questa nuova persona in aula, non mi ricordo più che figura fosse, però chiede ad Alex il nome e Alex ci ha messo una vita, quella che a lui è sembrata una vita, per dire come si chiamava e quindi?, quindi sì, questa cosa mi suona molto familiare.

Barbara: [00:15:37] Sì, assolutamente. Ma perché lì non puoi trovare un sostitutivo, quindi lo devi per forza pronunciare e non avere la capacità di mettere un altro, no?, e lì che ti viene di più il blocco, diciamo che ti viene un po' di ansia e quindi ti fa bloccare. Io mi ricordo che quando andavo nei locali tanto tempo fa, prima delle bambine, prima di tutta la vita che ho oggi, quando qualcuno, un ragazzo, mi domandava come ti chiami, se io sapevo che poi non sarei andata avanti, me lo inventavo, davo un altro nome, o Angela o Laura, insomma qualsiasi altro e nessun blocco lì, quindi è proprio un problema emotivo, più che altro, io penso che davvero chi è balbuziente non abbia nessun problema né con la lingua, né con la bocca in generale. Ovvio che la balbuzie, ti fa assumere dei modi. Parli molto velocemente perché vuoi buttare fuori il prima possibile. Se qualcuno ti domanda di ripetere, perché non ha compreso, lì è quasi ovvio che ti bloccherai, perché il ripetere ti farà bloccare. E chi è balbuziente si mangia un po' i suoni, non li pronuncia bene e quindi si perde proprio quel gusto di comunicare, al di là che anche chi non è balbuziente magari può parlare in un modo che non si capisce, ma noi, diciamo noi, lo si fa perché si vuole quanto prima liberarci di quel momento che è esprimere un qualcosa.

Carlotta: [00:17:41] Certo, certo. E quindi tu adesso in questo momento proprio per far capire, io non noto nulla nel tuo discorso, nella tua comunicazione. Ma tu come ti senti?

Barbara: [00:17:54] Onestamente, io ho ansia, ma ho imparato a macinarla. Perché ho capito che può essere uno strumento a mio vantaggio, quando sento ansia da prestazione o quando comunque magari mi preoccupo che mi blocco, anche se io adesso davvero nella mia mente non ho blocchi, quindi è più il pensiero del blocco, ma non in effetti perché mi sto bloccando, perché non è vero, quindi quello che faccio è perché ho fatto un percorso per migliorare totalmente la comunicazione, perché io fino a tre anni fa non parlavo in questo modo, fino a tre anni fa io non mandavo messaggi con l'audio, le telefonate le evitavo il più possibile, cioè tutto quello che mi poteva creare del disagio io lo evitavo come la morte.

Carlotta: [00:18:56] Come parlare su un podcast che ascolteranno centinaia di persone.

Barbara: [00:19:02] Quello ... neanche in un'altra vita. 

Carlotta: [00:19:08] E cosa è cambiato tre anni fa?

Barbara: [00:19:09] Tre anni fa è successo che sono diventata mamma e quando si diventa mamma ti nascono tutte le consapevolezze, ma non solo, secondo me si affronta un po' la bambina che tu eri, un po' le tue esperienze, vengono a galla le paure e viene a galla pure quel mostro che mi ha accompagnato per 34 anni. Io sono diventata mamma per la prima volta a 34 anni e per 32 anni, perché ho iniziato a balbettare a due anni, oltre a fare finta, ho imparato a controllarlo. Ma questo mostro mi ha tolto la libertà, mi ha tolto la libertà di continuare a studiare, che io amavo, ma pensare di affrontare esami era qualcosa di impossibile nella mia mente dell'epoca, fatto sta che oggi, invece, mi sto prendendo la rivincita e sto studiando. Con fatica perché ho 2 bambine piccole, ma non fa niente. Insomma, vale quel che vale. E sì, questo mostro mi ha tolto comunque la libertà, è vero che non ho mai avuto problemi nell'interagire. Ho sempre avuto tante amiche, amici, ho viaggiato, mi sono trasferita in Inghilterra, quindi ho affrontato la lingua e sono cresciuta, ho lavorato per 15 anni in un'azienda dove ho ricoperto delle posizioni anche alte, però ho sempre scelto la strada per me più facile a livello di comunicazione cioè affrontare un esame era qualcosa che io non l'avrei mai fatto, infatti non l'ho fatto. E quindi quando sono diventata mamma mi sono trovata da sola, innanzitutto a Londra, e a vivere le giornate con la mia bambina piccolissima, a stare da sola tutto il tempo con lei, con il compagno sì, che poi tornava, ma comunque era poco il tempo. Ed è successo che in quel periodo la mia balbuzie è peggiorata tantissimo. Mi ricordo che mia mamma mi telefonava e mi domandava che cosa hai preparato per la cena? Io ci mettevo tantissimo tempo per dire che ne so, la frittata, oppure altro e quindi lì, avevo la mia bambina di pochi mesi, affianco, e mi dicevo siccome mi stavo affacciando poi a tutto il mondo della genitorialità consapevole e rispettosa e dell'esempio e allora mi sono detta, quale esempio dò alla mia bambina se io per prima non riesco a dire, non ce la faccio nemmeno a dire il nome suo, il mio, quale esempio dò?...

Carlotta: [00:22:46] Quale esempio di comunicazione, no?

Barbara: [00:22:47] Esatto. Quale? Quale esempio dò a lei che attraverso me imparerà a come affrontare il tutto. Ed è poi vero che la balbuzie per quanto si dica che non è nel DNA, quindi non è che si trasmetta nel DNA, ma un bambino che cresce in una famiglia dove ci sono dei casi è molto più facile che per imitazione, anche lui, poi lo faccia e lo prenda.

Carlotta: [00:23:24] Certo, perché i bambini imparano la lingua dall'ambiente che li circonda, dalle persone che sono i loro punti di riferimento.

Barbara: [00:23:31] Certo, esattamente. E allora, pensando a tutto quello che io ho passato nell'infanzia, appunto alla sensazione di non voler più andare avanti anche se avevo otto anni, ma capisco che era un po', diciamo, estremo, però io in quel momento non mi sentivo in grado di poter affrontare la vita, e avevo soltanto otto anni, e ho detto no, non voglio che mia figlia affronti tutto ciò, o quanto meno mi devo mettere in azione e fare qualcosa che mi dia degli strumenti, quanto meno ci tento, non devo essere lì immobile e ferma ad aspettare, quel 25% che lei non lo fosse, ma con la probabilità in più perché avendo me, come appunto un esempio, era molto più facile. E quindi ecco che mi sono messa in cerca e ho trovato il percorso che sentivo più adatto a me. Ho fatto questo corso intenso di sette giorni dove mi hanno dato degli strumenti per affrontare il mostro e devo dire che sono rinata, non ho smesso dall'oggi al domani, insomma, di balbettare perché è impossibile dopo 32 anni. Ma ho lavorato con degli esercizi, ho lavorato sull'emotività, mi sono messa proprio in quelle situazioni di disagio scomode. Quindi la telefonata, la presentazione e tutt'oggi sono io la prima che mi ci butto. Ma perché so che lo posso affrontare nonostante possa avere quel momento magari di ansia come ti ho detto, però anche se capita il blocco non sto qui a dirti che non succede più, perché davvero sono solo tre anni e non sono tantissimi.

Carlotta: [00:25:44] In confronto, soprattutto, a 32. Sono tre anni contro 32. Un istante contro una vita di abitudini.

Barbara: [00:25:53] Certo, esattamente.

Carlotta: [00:25:55] E mi piace quello che hai detto. Mi ha fatto sorridere, perché è buffo come in qualsiasi cosa che vogliamo imparare nella vita si debba uscire dalla nostra zona di confort. E sempre la stessa solfa, no?

Barbara: [00:26:09] Vero, sì...

Carlotta: [00:26:11] Del fare la telefonata, del metterti nella situazione difficile. È incredibile quanto questa narrativa si ripeta quando uno pensa all'evoluzione personale e questo credo che sia sempre uno di quei messaggi che vale la pena ripetere, perché in tanti non si rendono conto di quanto anche solo provare ad uscire dalla propria zona di confort, fare qualcosa che è completamente fuori dalle nostre abitudini, possa veramente promuovere quel cambiamento che cerchiamo. Ho una domanda invece che volevo farti perché ovviamente questo è un podcast di genitorialità, la mia mente ovviamente va anche all'aspetto genitoriale, all'aspetto di relazione con i figli e io quindi ti chiedo se le tue figlie soffrissero di balbuzie, oltre ovviamente a cercare aiuto professionale che oggi tu sai quanto sarebbe stato importante cercarlo, se tua madre l'avesse cercato allora..., però, con la sensibilità che hai oggi, proprio dovuta al fatto che hai conosciuto e affrontato e sconfitto questo mostro, come ti approcceresti da genitore per aiutarle, proprio a livello emotivo intendo.

Barbara: [00:27:32] Da genitore io capisco che si voglia sempre mettere a posto quello che non va nei nostri bambini e quindi non vogliamo che soffrano e questo è bellissimo. Però di fronte a un bambino che balbetta, di fronte a un bambino che mostra comunque dei blocchi della disfluenza, la peggior cosa che si può fare, e ti dico primo quello che non va fatto, è dire stai calmo, prendi un po' di aria, parla più piano, fai come me. Tutto questo non va bene perché il bambino con quel suo blocco sta facendo già il meglio che può fare per controllare quell'inceppo che ha. E quindi assolutamente chiedere aiuto il prima possibile, io dico molti consigliano dopo i sei anni, quindi dopo che vanno a scuola perché poi passerà e bla bla bla, c'è sempre quel 25% che dai due ai sei anni può passare, cioè quel 25% che può diventare un balbuziente, quindi nel dubbio io consiglio agite il prima possibile. Ci sono appunto degli esperti che non avranno nessun contatto con il bambino, ma che attraverso degli esercizi che fanno la mamma e il papà mette a posto quell'inceppo che ha. È successo alla mia bambina che verso i due anni e mezzo, io poi ho un orecchio molto attento proprio perché ho questa esperienza, lei ha iniziato verso i due anni e mezzo a ripetere la parola io. Quindi io, io io io. È ovvio che a me si sono accese le antenne e con tutta l'esperienza che ho mi sono subito rivolta a un professionista che si occupa appunto dell'età due/sei anni e devo dire che non ha avuto mai nessun contatto con la mia bambina, solo io con il mio modo, con degli esercizi, e lei non sapendo che fossero proprio degli esercizi specifici, ha smesso.

Carlotta: [00:29:58] Ma pensa, questo è interessantissimo, non sapevo questa cosa, io pensavo non fosse proprio una sessione vera e propria di terapia, ma  giochi o cose così. Non la sapevo questa cosa, interessante.

Barbara: [00:30:10] Sì, perché bisogna non creare la consapevolezza, non far passare il messaggio di diversità, non quando sono così piccoli perché nel momento in cui si crea la consapevolezza del blocco, allora il blocco diventa più di testa, che, in effetti, è quello che è, cioè io mi blocco perché penso già che sulla ch avrò il blocco, ma non perché io non so pronunciare la ch, quindi è tutto un meccanismo che si crea, ecco perché quando si diventa più grandi risolverla e più complicato, perché hai tantissimi, diciamo, post-it nella testa che devi lavorare di più sull'aspetto emotivo, a volte ci si blocca più con gli estranei, quindi con chi magari non si conosce, a volte con gli estranei non ti blocchi, ma ti blocchi con la mamma, col papà, a scuola. Quindi dipende pure da quale situazione sei. È un problema di ansia, assolutamente, ma l'adulto balbuziente si blocca anche ad ansia bassa, quindi c'è bisogno proprio di fare un lavoro e a studiare come sbloccarsi. Fatto sta che tornando a livello di genitori, io dico sempre di ascoltare il bambino come se parlasse in modo fluente. Quindi non distogliere lo sguardo, essere tanto più naturale, di non mettere la fretta, quella no, ma di essere quanto più naturale e tranquilli. Sicuramente in un ambiente di ansia, di nervosismo, non è bene, ma ciò penso non vada bene neanche quando non si tratta di balbuzie, quindi.

Carlotta: [00:32:19] Esatto, no quello no, penso sia proprio una delle regole della genitorialità. Se riesci evita la fretta, perché sai, c'è anche il detto, la fretta è cattiva consigliera, ma effettivamente nella genitorialità vale il doppio,  il triplo, il quadruplo. 
Ok, ma adesso parliamo di genitori come me, quindi che non hanno casi in famiglia. Che cosa pensi che potrebbero fare per sensibilizzarsi e sensibilizzare i bambini al tema? Perché secondo me è veramente importantissimo avere delle piccole idee concrete, ecco, che reazioni insegnare ai bambini perché ovviamente una persona che fa fatica a far uscire una parola, genera curiosità nel bambino e cosa fa quel bambino, fa la domanda e se noi in quel momento lo zittiamo dicendo non dire quello, oppure gli diciamo non puntare il dito e invece non diamo un'alternativa di comportamento, stiamo, uno, trasmettendo il messaggio che di questo non si parla, stiamo rafforzando il tabù e in un certo senso definendo l'altra persona come diversa, e due, non diamo gli strumenti per gestire quella situazione e tante altre situazioni simili, e magari prima o poi i nostri bambini saranno proprio quei bambini che a scuola prendono in giro, o anche solo che si uniscono al gruppo che prende in giro perché non ne capiscono le implicazioni. 
Quindi che cosa pensi che genitori come me possano fare per sensibilizzare?

Barbara: [00:34:08] Sì, esattamente. Un concetto fondamentale, secondo me da capire è che quando un pensiero resta nella mente e non lo si esprime, quel problema diventa sempre più grosso e difficile da affrontare. Sensibilizzare significa informare, quindi, assolutamente no al, non si dice, o ma che cosa fai, in pratica bloccare non va bene. 
È bellissimo che un bambino domandi, ma perché lui fa così? Ma perché? Che cosa c'è che non va? Spiegare che quel bambino ha un disagio e di come noi possiamo aiutare ad affrontarlo. 
Ecco che adesso mi viene in mente un episodio da piccola, te lo dico che se così forse con l'esempio è più facile da comprendere. Avevo questa amichetta di classe, eravamo alle elementari quindi potevamo avere sei/otto anni, adesso non lo so. Comunque lei era una bambina molto sensibile, molto attenta, non mi ha mai fatto nessuna domanda su questi miei blocchi. Ma una mattina venne da me e disse, lo sai, ho detto alla mia mamma che quando leggi non ti escono i suoni e allora la mia mamma ha detto, tu dalle il tempo. Ecco, lì io mi sentii così bene perché per la prima volta forse avevo avuto chi affrontava il problema mio in maniera semplice, in maniera senza la convinzione che va tutto bene e si fa finta che sia tutto ok, non con giudizio, ma semplicemente quella mamma, non so se fosse sensibilità o esperienza, ma aveva detto alla bambina il modo in cui approcciarsi a me, e fu molto, molto, molto potente, infatti non me lo sono mai più dimenticata. Ed è bellissimo.

Carlotta: [00:36:38] Ci credo. Bellissimo perché spesso e volentieri, davvero non ci rendiamo conto del potere delle nostre parole e una frase del genere, pensa quanto impatto ha avuto su quella tua amica, quella frase, quella frase semplicissima di sua madre, dalle il tempo, lasciala parlare, aspetta che il suono esca. Pensa a quanto impatto ha avuto su quella tua amica e su te, sulla tua vita, tanto da ricordarlo fino a oggi. Credo che veramente spesso si sottovaluti  il potere delle parole, il potere di un semplice gesto, il potere dell'empatia. Anche probabilmente perché poi nasce un po' tutto da lì. 
Quando riusciamo a fare un percorso di empatia noi stessi come genitori, alla fine capiamo, abbiamo questa sensazione, questa intuizione che l'empatia è la chiave. L'empatia è la risposta. Quindi che cosa faccio in questa situazione? Quale strumento do a mio figlio? Gli do l'empatia, proprio come ha fatto questa mamma, una piccola alternativa di comportamento, o che cosa fare in quel momento? E quella è tutta l'empatia di cui hanno bisogno. Ed è bellissimo veramente, ed è un messaggio potentissimo.           
Senti Barbara, per chiudere  mi piacerebbe che magari ci dicessi come possono mettersi in contatto con te i genitori che ci stanno ascoltando, perché credo che a volte anche quando c'è un piccolo dubbio, anche quando magari non c'è solo il dubbio, ma c'è una conferma, io credo che parlare con qualcuno, non solo con un professionista, ma anche con un qualcuno che ci è passato e che ha gli strumenti, che ha fatto un percorso, credo sia veramente un aiuto prezioso, quindi come possono trovarti i genitori?

Barbara: [00:38:48] Sì. Come già hai detto io sono su Instagram @mamaelephant_  e mi trovate lì, mi potete scrivere quando vi va e domandare tutto ciò che vi va, davvero, sono a disposizione e come tu hai detto, è la prima volta che ne parlo pubblicamente perché dovevo essere pronta, nonostante ho fatto tutto un percorso e oggi ho comunque una consapevolezza ancora più grande, però bisogna essere pronti. E sicuramente, farlo con te insomma è bellissimo. Quindi davvero, sono contenta.

Carlotta: [00:39:35] Grazie Barbara, veramente e spero che non sia stato traumatico, che sia stata una bella esperienza, per me è stata una chiacchierata bellissima. E ti invito veramente a parlarne di più perché credo che quella sia proprio la strada e credo davvero che purtroppo sia un tabù.

Barbara: [00:40:00] Un ultimo messaggio che voglio dare è che la balbuzie si risolve, con gli strumenti, assolutamente, però ecco quel mostro lì lo si combatte, avere gli strumenti per distruggerlo è possibile. Se ce l'ho fatta io...

Carlotta: [00:40:24] Esatto, se ce l'hai fatta tu dopo 32 anni è veramente possibile, ed è bellissimo chiudere con un messaggio di speranza, ma poi devo anche dire che effettivamente io ti ho messa non solo in una posizione difficile perché per registrare questo episodio del podcast, che ascolteranno tantissime persone, parlare pubblicamente del problema per la prima volta, ma in più te l'ho fatto ripetere tutto e mi sto rendendo conto, adesso!, che prima mi hai detto che è veramente difficile a volte quando ti chiedono di ripetere, ed io mi sono appena resa conto che ti ho fatto ripetere tutto l'episodio, tutta la chiacchierata.

Barbara: [00:41:04] Sì, e questa è proprio la prova che lavorando, perché ovviamente non succede dall'oggi al domani, ma lavorando, tutto si può mettere a posto, anche se passano anni è possibile davvero. Io oggi mi godo i suoni, oggi io ho scoperto la voce che ho, che prima me la tenevo un pochino dentro. Quindi oggi mi piace, è davvero una rinascita dire quello che pensi quando vuoi. Cioè, è bellissimo. Se c'è qualcuno che ascolta e sa che cos'è il blocco lo capisce, molto, molto intensamente. La parola, secondo me, è una delle cose più belle, no? e il fatto che tu la puoi esprimere. La speranza c'è però mettersi in azione e non star lì ad aspettare.

Carlotta: [00:42:13] Mentre parli mi fa capire quanto io, per esempio, dia per scontato il fatto di poter comunicare i miei pensieri. E questo credo che sia anche un bellissimo esercizio di empatia, tutto questo episodio è stato un bellissimo esercizio di empatia. Perché effettivamente c'è questa rinascita di cui parli ed è un messaggio non solo bello, ma che fa riflettere davvero su quanto diamo per scontato a volte delle cose che abbiamo e che ci vengono naturali e quindi, grazie ancora di nuovo Barbara.

Barbara: [00:42:55] Grazie a te, grazie a te davvero.

Carlotta: [00:42:58] Alla prossima. Grazie Barbara. 
Non credo davvero che ci sia null'altro da aggiungere e quindi non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su www.latela.com. E se andate lì potete lasciarmi un commento sulla pagina di questo episodio e mi trovate anche su Instagram come @lateladicarlottablog. Spero che la chiacchierata sia piaciuta a voi tanto quanto è piaciuta a me e vi auguro una buona notte. Buona giornata o buona serata, a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

Carlotta: [00:43:37] E anzi, prima di chiudere. Se avete ascoltato fino qui vi dico che oggi è il mio compleanno e ci tengo a ringraziarvi e a ringraziarvi per essere qui ogni venerdì ad ascoltarmi, ad ascoltare le mie parole, ad ascoltare i miei pensieri a ragnatela che so sempre dove iniziano, ma mai, mai, mai, mai, dove finiscono. E che sappiate che è un bellissimo regalo il tempo che mi dedicate non è mai scontato ed è sempre, sempre, sempre un bellissimo regalo. Se avete voglia, andate a lasciarmi una recensione dove ascoltate questo podcast o un commento su qualsiasi articolo o episodio sul mio blog mi farebbe davvero piacere. Un abbraccio. Ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.