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Episodio 69 ·

PMA e FIVET: "Mi sentivo uno scrigno prezioso" / con Elisa Pella

Oggi su Educare con calma parlo con Elisa Pella di procreazione medicalmente assistita (PMA) e lei ci porta in un viaggio — che per me è stato a tratti emotivo — attraverso la sua esperienza personale. Sono conversazioni importanti, grazie a chi sceglie di farle con noi.

Nell’intro mi sbaglio e dico che Elisa quel giorno era rauca, ma in realtà era afona. 😊 Grazie per lo sforzo, Elisa!

:: Trovate Elisa:

Nel podcast menziono la mia guida online per il genitore Come si fa un bebè, che include un libro stampabile per bambini in cui ho scelto anche di parlare di PMA.

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  • Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere.
Elisa
Milano, Lombardia
Ciao, sono Elisa! Ho una bimba, amo la montagna, il buon cibo e le chiacchierate profonde. Faccio parte del team La Tela come parent coach, mi trovi nella sezione Aiuto.

Carlotta: [00:00:00] Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con calma. Oggi non sono sola. Ho invitato Elisa Pella, che alcuni conoscete su Instagram come Elisa Graham, altri come Il genitore consapevole, perché, come ci racconterà anche in questa chiacchierata, lei ha due account, uno professionale e uno personale. Tra l'altro su questo, io e lei abbiamo avuto una chiacchierata interessante a microfoni spenti dopo questa intervista, per poi invece renderci conto che i microfoni non erano spenti, quindi chissà che prima o poi non ve la propongo qui sul podcast perché credo che sia davvero una conversazione onesta, spontanea e trasparente sui nostri diversi approcci su Instagram. Ma oggi non parliamo di questo. 
Ho invitato Elisa a parlare di FIVET di PMA, ovvero procreazione medicalmente assistita e della sua esperienza personale, di come si è sentita quando ha ricevuto la diagnosi di infertilità e che effetto ha avuto sulla coppia? Come è stato il percorso? 
Che cosa si sente di consigliare a chi lo sta affrontando e tanto, tanto altro. 
Elisa è una persona che io stimo molto per la sua sensibilità, la sua dolcezza, la sua chiarezza, la sua preparazione, ed era davvero da tanto che volevo chiacchierare con lei su questo tema, forse addirittura da quando ho pubblicato la guida on line per il genitore, Come si fa un bebè, che è un libro stampabile per i bambini, in cui ho scelto proprio di includere anche la PMA perché si parla di tutti i modi in cui si diventa genitore e credo che sia bello parlarne con trasparenza con i nostri bambini e diffondere consapevolezza. 
Ma bando alle ciance, anzi alle mie ciance, spero che la chiacchierata vi piaccia. 
Tra l'altro la povera Elisa quel giorno era rauca, quindi ha fatto veramente un grandissimo sforzo e la ringrazio doppiamente e non mi rimane che lasciarvi all'ascolto. Ciao Elisa, grazie mille per aver accettato la mia proposta di essere mia ospite qui su Educare con calma.

Elisa: [00:01:55] Grazie a te Carlotta, è il mio podcast del cuore e sono felicissima di questo.

Carlotta: [00:02:00] Gentilissima, iniziamo subito in 5ª proprio dalle cose tecniche, visto che io non ho esperienza in termini di PMA, non sapevo neanche cosa fosse questa sigla PMA fino a pochi anni fa. Ti chiederei di spiegarci brevemente qual è stato il tuo percorso proprio in termini tecnici, prima, quindi come si scopre o come si verifica forse di essere infertile? In che cosa consiste? Quanto è invasiva la procedura? Quanto è costosa? Ecco quello che hai voglia di raccontarci, insomma. Però, in termini più tecnici, prima di entrare nell'emotivo.

Elisa: [00:02:38] Volentieri e grazie per questa opportunità Carlotta, perché penso che sia una conversazione che non si fa abbastanza e a cui è importante dare spazio quindi ti ringrazio. Noi abbiamo sperimentato quella che si chiama infertilità di coppia, diciamo, per un anno e mezzo più o meno, quasi due anni, ovvero abbiamo provato a fare un bambino nei modi più naturali possibili e non ci siamo riusciti. Ci siamo accorti che, mese dopo mese, questa cosa non succedeva e quindi abbiamo iniziato a ricercare le possibili cause di questo facendo delle analisi. Le prime analisi che abbiamo fatto sono state fatte da parte di Niccolò, quindi mio marito ha fatto uno spermiogramma che è un'analisi proprio del liquido seminale che serve per verificare la fertilità maschile. Si verifica si misurano cose come concentrazione, mobilità, morfologia degli spermatozoi e si determina se l'uomo è fertile o meno fertile. E diciamo che non è, sì o no. Ci sono varie possibilità in mezzo e abbiamo verificato che c'erano effettivamente dei parametri non perfetti, ma correggibili e quindi lui ha fatto una, la chiamo terapia, ma non è proprio una terapia, ha preso degli integratori per un periodo di alcune settimane e abbiamo continuato a provare naturalmente a fare un bambino. Chiedo scusa per la mia raucedine di oggi. Questo bambino continua a non arrivare e quindi siamo passati alla fase due.  
La fase due prevedeva eventualmente di fare una fecondazione intrauterina, quindi siccome il suo sperma probabilmente non riusciva ad arrivare dove voleva arrivare, naturalmente i medici avrebbero potuto intervenire e aiutare questa fase del processo di fecondazione. 
Per fare questa procedura hanno sottoposto me a delle analisi per verificare la mia fertilità e la funzionalità delle mie tube e ho fatto un esame che si chiama isterosonosalpingografia  e che si fa praticamente durante una ecografia transvaginale. 
Non è un esame particolarmente invasivo, non più di quanto lo sia un'ecografia transvaginale e hanno rilevato che in effetti io avevo le tube chiuse. 
E qui il mio cuore si è fermato, nel senso che poi tu hai una diagnosi di infertilità. Mi sono detta, cosa vuol dire? Perché ho le tube chiuse? Mi hanno detto che può essere una cosa congenita, che tu sia nata così o che si sia verificato a seguito di un'infezione e non sono stati in grado di dirmi nient'altro. Perché lo scopro adesso, no? Come è possibile? Io ho sempre fatto visite, controlli, tutto. Però quello non è un esame  di default. È un esame che si fa soltanto proprio prima di intraprendere un processo di procreazione medica assistita. 
E quindi questo ci ha fatto slittare in tutt'altro protocollo, quindi dalla fecondazione intrauterina a quella in vitro, che significa che avrebbero dovuto prelevare sia i miei ovuli che il suo sperma e fecondarli in un ambiente esterno per poi eventualmente reinserire l'ovulo fecondato all'interno del mio utero. E quindi, è iniziato tutto il nostro percorso nella fecondazione in vitro. Fecondazione in vitro che in Italia per fortuna fa parte di quello che ti passa il sistema sanitario nazionale e che quindi noi abbiamo potuto affrontare a un costo calmierato, diciamo, non è comunque a costo zero nel senso che le medicine e tutte le visite specialistiche che devi fare hanno un costo anche con il ticket sanitario. Però è infinitamente inferiore di quello che sarebbe una procedura interamente privata, come si può fare in Italia e come, purtroppo, avviene all'estero. Io avevo sentito proprio un altro podcast americano, una ragazza che diceva, "Mi sembra incredibile che la gente possa fare figli gratis", perché aveva speso decine di migliaia di dollari per affrontare un percorso di P.M.A., per noi non è così, ma per prepararmi a questa intervista ho riguardato tutte le mie carte e alla fine abbiamo speso circa 3.000€ per fare due tentativi di fivet, che poi ci hanno portato alla nostra bambina e quindi è comunque un processo costoso. Però per fortuna in Italia siamo molto aiutati in questo. Ci siamo rivolti a una clinica privata convenzionata e abbiamo fatto tutto il processo con loro. Quindi questa è la parte più tecnica. 
Arrivi totalmente impreparato perché nessuno mai ti ha detto che esisteva questa possibilità, che poteva succedere e come affrontarla, e quindi sei lì che improvvisamente cerchi di raccogliere informazioni su una cosa di cui sei totalmente incompetente e che ti riguarda al 100%. E questo è abbastanza scioccante. Ti tralascio la parte emotiva che mi hai detto che vediamo dopo.

Carlotta: [00:08:26] Esatto, esatto. Adesso credo che entreremo direttamente nella parte emotiva, perché già solo mentre ti sentivo parlare mi smuovevi qualcosa dentro. E in più, preparandomi a questa intervista, mi è venuta in mente una frase che ho sentito una volta a cui non avevo dato molto peso allora, ma adesso ha un significato tutto diverso, una signora stava facendo un percorso di PMA e ha detto che si sentiva meno donna, che si sentiva incompleta, che sentiva come se qualcosa fosse rotto dentro di lei. E quindi mi piacerebbe chiederti se tu ti sei mai sentita così e se sì, come l'hai superata. Perché idealmente a me sembra un pensiero importante da superare per la propria evoluzione personale e la propria salute mentale. Quindi lascio la parola a te su questo.

Elisa: [00:09:18] Rotta è una parola in cui mi riconosco completamente, è esattamente come mi sono sentita io, fisicamente ed emotivamente, cioè proprio come se si fosse aperto il cuore quel giorno. Io ho retto tutta la diagnosi, sono rimasta impassibile davanti ai medici, sono uscita, avevo la bicicletta parcheggiata fuori dall'ospedale e sono scoppiata in un pianto disperato. Ho chiamato mia mamma e che tenerezza, mia mamma ha iniziato a chiedermi scusa, come se c'entrasse lei nel fatto che io avevo questo problema, che poteva essere magari una cosa che avevo dalla nascita. Quindi è stato un momento di grandissima fragilità. Ci ho messo un po' a chiamare mio marito per dirglielo e in quel tempo ero in bicicletta e pensavo a come io non mi sono sentita meno donna, mi sono sentita rotta, proprio come se ci fosse qualcosa dentro di me che non funzionava. Però ho pensato alle implicazioni di questa cosa, al fatto che in un'altra società, in un altro tempo, in un'altra cultura, questo mio difetto personale avrebbe potuto magari portarmi a essere ripudiata, o a non essere considerata valida come moglie perché incapace di procreare e io non potevo farci niente, era una cosa che non sapevo di me ed era una cosa su cui non avevo nessun potere. Si, mi sono sentita così, un po' svuotata. Ho sentito questa sensazione di enorme fragilità che mi ha portato a una notte di grande tristezza. E poi, per come sono di carattere, anche a una reazione di pro-attività. 
Per fortuna non abito in quel tipo di società, o in un tempo in cui tutta questa conoscenza sull'infertilità non esisteva e quindi mi sono messa a studiare. 
Però quella sensazione lì, quella di non avere nessuna possibilità tu personalmente di intervenire su qualcosa che ti riguarda così da vicino è disarmante. Non credo di essermi mai trovata prima in una situazione del genere.

Carlotta: [00:11:27] Hai detto una frase che mi ha colpito molto. Hai detto che in un altro tipo di società ci sarebbe stata la possibilità che tuo marito ti ripudiasse, e non solo la società probabilmente, ma proprio la relazione di coppia e questo mi ha riportato alla mente una frase che ho sentito probabilmente in un'intervista a Eva Giusti che molti conoscono su Instagram come, @ilfruttodellapassione. E lei disse che l'infertilità è di coppia e questo mi colpì molto. Come mi ha colpito quello che hai detto adesso, perché nella mia mente mi sono sempre chiesta cosa succede nella coppia quando si scopre che uno non può avere figli. C'è risentimento, c'è rancore e se non possiamo permetterci la PMA come dicevi prima ad esempio, perché negli Stati Uniti appunto è molto costosa, si hanno pensieri del tipo, magari io con un altro uomo potrei avere figli, o con un'altra donna potrei avere figli, o mio marito con un'altra donna potrebbe avere figli in maniera naturale. Ecco, mi chiedo se io Carlotta, riuscirei a pensare ad infertilità di coppia invece di provare risentimento verso me stessa, o verso di lui. 
Tu come hai vissuto tutto questo?

Elisa: [00:12:52] Ovviamente parlo solo della mia esperienza e credo che sia diverso per tutti. Io un po' l'istinto a chiedere scusa per questa cosa ce l'ho avuto. Cioè, quello di dire mi dispiace di averti messo in questa condizione. Ho la fortuna, tra virgolette, che all'interno della nostra coppia il desiderio di genitorialità fosse molto più mio che di mio marito. Mio marito mi ha sempre detto, guarda che anche se non facciamo un figlio non importa. E quindi in tutta questa fatica non avevo il peso di sentire che la mia relazione dipendeva da questa cosa. La mia relazione non era in dubbio. E questo ovviamente è stato molto rassicurante per me. 
Tra l'altro. Avendo io questo desiderio di maternità e avendo io questo problema, non lo so, lo sentivo coerente, perché è veramente un percorso difficile e io avevo la motivazione che mi serviva per affrontarlo. Avessi dovuto far sottoporre un'altra persona a questo tipo di trattamento e di procedura per un mio desiderio di genitorialità, sarebbe stato difficile vederlo attraversare, in fondo poi, non è piacevole per nessuno, non è piacevole neanche per un uomo anche se tutto quello che deve fare è andare a consegnare lo sperma, il resto lo fa la donna. Per cui sapere che quanto meno in questo piccolo modo potevo occuparmi io, farmi carico, prendermi la responsabilità della soluzione di questo problema, ehm mi faceva sentire che potevo farlo. Che non gravavo su di lui, per questo. 
Dopodiché credo che sia, come diceva Eva, una questione di coppia, perché è un percorso emotivamente e psicologicamente estremamente difficile e non è difficile solo affrontarlo, è difficile anche stare accanto a una persona che lo sta affrontando. Nel nostro caso ci ha uniti. Io credo che un uomo che deve stare vicino a una donna che affronta questo percorso si debba dedicare a un periodo di grande cura, perché il corpo di quella donna è stato in qualche modo ferito e c'è bisogno di prendersene cura. E tra l'altro subisce ogni giorno delle invasioni che sono, dalle analisi del sangue alle punture che ti fai tutti i giorni nella pancia, al bombardamento ormonale per cui c'è bisogno di cura. Io penso che tante donne soffrano del fatto che non ci si sente capite in questo percorso. Anche se credo sia impossibile chiedere a un'altra persona di capire quello che si sta provando, bisogna riuscire a stare insieme accettando di non capire esattamente che cosa sta attraversando l'altra persona e essere un pochino flessibili a eventuali umori e difficoltà che possono emergere. 
Trattenersi dal dare consigli è una cosa fondamentale. Perché tendono tutti a dirti non ci pensare, si sistema, poi se non ci pensi vedrai che andrà tutto bene. Ma non è possibile non pensarci. Tu ti devi svegliare all'alba per andare in clinica prima di andare in ufficio, per fare un'ecografia un giorno sì, un giorno no, un esame del sangue ogni due giorni, devi farti le punture sottocutanee tutte le sere e in più, in un periodo in cui noi non eravamo abituati a delle restrizioni come siamo adesso, in tempo di Covid, io dovevo essere tutti i giorni a casa per la mia puntura a quell'ora, un giorno sì e un giorno no andare in clinica, davvero!, è talmente tanto vincolante rispetto alla libertà che avevo allora che non è che puoi non pensarci. Occupa il tuo tempo, ti riempie la testa, è tutto quello per cui stai vivendo in quel momento lì quindi. Non pensarci, io lo so che è un consiglio utile, ma è impossibile e quindi diventa inutile. 
Questo rispetto alla coppia. 
Per me poi è stato lui a farmi le punture quasi fino alla fine, io facevo veramente fatica a farmele da sola e quindi anche in questo lui ha avuto il suo ruolo. Credo che ogni coppia debba trovare il suo equilibrio. Ho parlato con altre mamme e so che qualcuno tende a chiudersi in questo percorso, che magari è molto doloroso e espone a una certa vulnerabilità personale. Appunto. Non ci si sente pienamente capite e ci si chiude. Penso che tenere un dialogo aperto con il proprio partner, anche pensando che non ci possa capire fino in fondo, ma cercando di raccontarsi, sia fondamentale. Anche perché è lungo, sai quando inizi, ma non sai quando ne esci.

Carlotta: [00:18:03] Hai detto una cosa bellissima, che mentre ti ascoltavo pensavo che questo si applica a tutto, a tutta la genitorialità, a tutte le relazioni di coppia e a tutte le relazioni di amicizia lavorative. Accettare di non capire, accettare che non si può capire l'altro. Io credo che questa frase racchiuda in sé molto di più di quanto stiamo dicendo del tema che stiamo trattando in questa puntata, perché spesso e volentieri mi ritrovo, ad esempio, nelle relazioni e nella relazione con mio marito, lui mi dice, ho capito che devo accettare, che non posso capirti, ma voglio starti vicino e questo deve essere sufficiente per me. E questa è una cosa bellissima!, una cosa che io ho sempre apprezzato tantissimo di lui. Una cosa sulla quale io devo ancora fare molto lavoro perché alla fine probabilmente se non siamo sempre stati accettati da piccoli, facciamo fatica poi a rigirare la frittata e a diventare persone che sanno accettare anche se non capiscono. Però questo si riflette poi su tutta la genitorialità anche sul modo in cui sono i nostri figli, quante volte dobbiamo accettare di non poterli capire, ma che non importa se non possiamo capirli, dobbiamo stare comunque vicino a loro e questo secondo me è bellissimo. E mentre parlavi mi chiedevo anche, oltre al durante, quindi al processo proprio di procreazione medicalmente assistita, alle punture, a tutta questa parte emotiva che viene prima...poi ad un certo punto sei rimasta incinta e, quindi, come hai vissuto questa gravidanza? 
È l'inizio della maternità?, venendo da un percorso così, perché probabilmente è diverso, non lo so, o magari è uguale, però idealmente potrebbe essere diverso che arrivarci da un percorso completamente naturale.

Elisa: [00:20:08] Per me è stato molto diverso, è ovvio che non ho il paragone sulla mia pelle, però ti posso dire che ci arrivi con una cautela estrema. 
Quello che ti è dato è una specie di miracolo, miracolo scientifico, ma miracolo e lo tratti come tale, io ero uno scrigno preziosissimo. Per tutto il mio primo trimestre, ma non solo, per tutta la gravidanza dovevo essere trattata da me stessa e dagli altri con estrema cura e avevo paura di un sacco di cose sciocche perché sentivo questa condizione estremamente precaria. Ho fatto talmente tanta fatica per arrivarci e tante volte sono stata delusa lungo il percorso che facevo fatica a credere che fosse vero. Avevo sempre la sensazione che qualcuno me lo potesse togliere da un giorno all'altro. E ho il confronto perché mia sorella è rimasta incinta in modo naturale e molto veloce contemporaneamente a me, noi abbiamo partorito due settimane di distanza e io vedevo la diversità dei nostri atteggiamenti. 
Una cosa stupida. Io credo di non aver detto sono incinta fino al 5º mese, io dicevo ho fatto la fecondazione assistita, mi hanno fatto l'impianto e sta andando bene. Non ho detto nascerà a ottobre finché eravamo vicini, dicevo dovrebbe nascere a ottobre. Sentivo mia sorella con tutti i suoi progetti, il suo entusiasmo e la sua sicurezza e io quella cosa lì non ce l'avevo. Mi ricordo, ho fatto un viaggio con una mia amica e abbiamo fatto un weekend lungo durante i miei primi mesi di gravidanza, era il 4º mese e avevamo noleggiato una macchina e ogni tanto c'erano dei buchi sulla strada, erano delle strade un po' dissestate e, poverina, la costringevo ad andare a dieci all'ora. Attenta, c'è un buco, non posso, non posso prendere questo scossone. Ero così. Cioè non prendevo nemmeno l'autobus, che cosa ti devo dire? Sentendomi parlare uno potrebbe giudicare e dire che esagerazione! Ma veramente io sentivo quella cosa lì come estremamente preziosa e bisognosa di protezione e quindi ero iper attenta a tutto, che non vuol dire che non mi sono goduta la gravidanza, è stata una gravidanza meravigliosa, è stata estremamente intima per tante cose, passata anche sul divano con grandi coccole, mi trattavo benissimo, poi mi avevano detto che dopo l'impianto non potevo fare niente...ti racconto, e scusate se faccio questa deviazione. 
La settimana peggiore di tutte è quella dopo che hai fatto l'impianto e prima di avere le beta e ti dicono se questo ovulo fecondato si è attaccato al tuo utero ed è iniziata la gravidanza oppure no, quindi fai un'operazione per cui ti mettono dentro questo, o questi in altri casi, ovuli, e poi ti dicono va bene, stai un paio d'ore nel letto e poi puoi andare, fai la tua vita, vai. E tu davvero!, ti hanno messo dentro questa cosa, che potrebbe o no attaccarsi a te e non dipende in nessun modo da te. Devi solo magari stare attenta a non sollevare pesi o fare cose folli... Eppure sei lì che dici, oddio, adesso vado a fare la pipì, mica sbuca fuori, non faccio più niente... Non è così, ovviamente non è così. Però come fai a non pensare che tu c'entri qualcosa in quello che ti sta succedendo e quindi hai questa settimana.. folle?, siccome io ho cercato di fare una vita normale, ma mi viene da ridere se ci penso e poi hai questa telefonata da fare e credo di non essere mai stata così in tensione per nessun esame. Dovevo chiamare tipo alle 15:00 e io ero davanti al telefono dalle tre meno un quarto e poi alle tre mi sono detta, ma no dai, aspetta ancora 1 minuto, sennò sembra che eri proprio disperata e alle tre 1 minuto ho chiamato e per fortuna era il nostro secondo tentativo e mi hanno dato la buona notizia che stava andando bene, anche se poi devi richiamare due giorni dopo e poi ancora due giorni dopo e poi vedere. 
Questo è l'inizio della gravidanza per me, non è come dire faccio un test e, oddio sono incinta!, è proprio diverso, ci arrivi con una sicurezza diversa e con una consapevolezza anche del tuo corpo molto diversa. E ti porti questa cosa avanti nel tempo perché ha molto a che fare con la genitorialità e anche con la strada che ha preso la mia vita dopo, quando questa bambina o questo bambino arriva, tu sai quanto hai fatto per farlo venire in questo mondo, non copre tutte le difficoltà che incontra qualsiasi genitore con un neonato tra le mani, in qualche modo dire, ma io ho fatto tanto, l'ho proprio voluto e adesso non sono capace di occuparmene, e l'ho sentito dire da più mamme, ti fa sentire ancora peggio, dici, ma non è possibile, ho fatto tanto e non sono capace. Ho sbagliato. Allora era un segno, non lo dovevo avere. In realtà stai attraversando la fase che attraversa qualsiasi mamma, però ti carichi del fatto che l'hai voluto, che l'hai cercato, che ti sei adoperata per farlo contro natura tra virgolette. Adesso sorrido. Però nel momento, ovviamente, emotività agli ormoni, tutto è stato faticoso, ecco.

Carlotta: [00:25:35] Tra l'altro, tu lavori con i genitori. Credo che questo percorso, questo tuo percorso, probabilmente ti dia una sensibilità ancora maggiore quando si tratta di parlare con una futura mamma o una neomamma, o una mamma già più esperta che viene da te e ti espone i propri problemi con i propri figli. E come hai detto tu giustamente, sono poi tutti i problemi che passiamo tutti, chi più chi meno, chi in maniera più intensa, meno intensa, perché i bambini poi sono tutti diversi ovviamente. Però mi chiedevo che cosa consigli, che cosa dici alle donne che arrivano da te, ai genitori con cui parli, magari che ti esprimono il desiderio di diventare genitori, magari stanno attraversando lo stesso percorso che avete attraversato voi? Che cosa consigli loro? E secondo te questo percorso ti ha dato più sensibilità nel lavorare con i genitori, che è il tuo lavoro di oggi.

Elisa: [00:26:41] Allora guarda, di solito sono le amiche, o persone che magari si collegano a me tramite i social, che mi chiedono come è la FIVET, come è il percorso di PMA, procreazione medica assistita, perché mi sono esposta su questo e quindi sanno che ho fatto questa esperienza ho ricevuto per un periodo, adesso meno, ma ogni tanto continuo a ricevere, tantissimi messaggi di mamme che improvvisamente si trovano a dover affrontare questo tipo di percorso. La sensazione comune, lo spaesamento, la paura, il senso di incompletezza, che cosa dico a chi deve iniziare? Dico di avere pazienza perché appunto non sai quanto ci vorrà e di avere fiducia, anche se io dico, è uno strazio, ma funziona, e la verità è che non funziona neanche per tutti, purtroppo, però in tantissimi casi funziona, ed è importante entrarci con fiducia e soprattutto di prendersi cura di sé, cioè quella per me è la parte fondamentale, devi volerti bene, cioè non vivere questo tradimento del tuo corpo come una cosa negativa, con un senso di ostilità. Devi proprio coccolarti, devi trattarti bene, volerti bene e farti coccolare dagli altri. Questo è il ricordo più prezioso che ho ed è, credo, la cosa più importante da fare. Mangiate avocado. Io ho vissuto di avocado per tutta la mia PMA e ho la sensazione che questo mi abbia portato bene. Quindi è una cosa che trasmetto e se dovessi dare davvero un consiglio a chi sta affrontando questo percorso, è, ed è una cosa che io non ho fatto, è di scriverne durante, anche solo per se stessa, tenersi un diario in cui da una parte cercare di mettere a fuoco le proprie emozioni e i propri stati d'animo che sono spesso molto altalenanti, dall'altra diventa bellissimo, poi, come strumento di ricordi, come scatola dei ricordi per cui scrivere io credo che sia sempre in parte terapeutico e in parte consegni qualcosa al futuro, per cui scrivere è sicuramente un consiglio che darei e l'altra è parlarne. Credo sia molto soggettiva questa scelta. 
Io ho sempre detto a tutti, al lavoro, alla mia famiglia, ai miei amici, io ho ricevuto questa diagnosi di infertilità, tra l'altro, apro parentesi, la diagnosi di infertilità non è mai vera al 100% e io questa cosa l'ho scoperta molto tempo dopo, la diagnosi di infertilità è vera più o meno all'85 per 100, esiste una possibilità che gli esami che tu fai non siano completamente veritieri, perché comunque non sono fatti con liquido seminale, per cui il liquido può essere che abbia una consistenza diversa un giorno, una temperatura diversa, per cui passa dove magari il liquido di contrasto non è passato. Questo per dire perché poi ci sono persone che sono rimaste incinta, e si chiedono come sia possibile, visto che gli avevano detto che erano sterili?.
E un ginecologo mi ha detto, noi la parola sterile non dovremmo usarla. 
Altro consiglio che darei, appunto, dicevo, è parlatene. 
È una scelta personale, però a me ha sempre aiutato, uno perché le tue giornate sono faticose e poter dire oggi sono giù perché ho fatto questo esame, sono stanca, non ho dormito per questo motivo, secondo me ti aiuta a funzionare nel mondo in maniera migliore, parlatene perché non c'è niente da nascondere, perché probabilmente sentirete le storie di altre persone e vi aiuterà, storie diverse perché tu mi dici la mia sensibilità, la sensibilità sicuramente mia ne ha guadagnato come in ogni cosa che ci succede, ma anche come in ogni storia che noi ascoltiamo con il cuore. Sono venute da me tante persone che hanno avuto esperienze di infertilità, ma anche tantissime persone che hanno avuto esperienza di aborto spontaneo nei primi mesi, o anche i mesi più avanzati della gravidanza e che si sono sentite di potermelo raccontare proprio in virtù del fatto che anch'io avevo fatto un'esperienza un po' faticosa. Siamo in una società in cui arrivare ad avere un figlio è in tante occasioni estremamente faticoso ed estremamente doloroso. Dovremmo parlarne di più, io capisco che non ci si senta sempre pronti, ma qualcuno deve fare i primi passi e, se ti apri, io ti assicuro che ti arriveranno un sacco di altre storie e sentirsi meno soli è sempre di grandissimo aiuto in queste circostanze. Quindi scrivere e parlare credo che possano essere due buoni consigli.

Carlotta: [00:31:16] Sempre un po' in tutto. Credo che in ogni episodio del podcast ci sia qualcuno che commenta e dice, pensavo di essere l'unica. Invece no, non siamo mai gli unici, non siamo così unici come pensiamo e questo a volte è un po triste, ma in realtà è una fortuna, credo, perché abbiamo sempre una rete di salvataggio, secondo me, se abbiamo la capacità e anche un po' la mente aperta per cercarla, perché poi a volte bisogna proprio cercarla la rete di salvataggio, credo, e cercare persone, mettersi un po' in gioco ecco. 
Ehm, ascolta c'è un'ultima, un ultimo argomento, forse un'ultima domanda di cui vorrei parlare, perché alla fine questo è un podcast di mamme e bambini. 
Mi piacerebbe parlare di Emma, se hai voglia. 
Ovviamente mi chiedo, se tu abbia sentito, o se senti il bisogno di spiegare a Emma che lei è nata grazie alla procreazione medicalmente assistita. E se sì, come l'hai spiegato, o come hai intenzione di spiegarglielo?

Elisa: [00:32:24] È una bella domanda. Ehm. Non gliel'ho ancora spiegato perché in questo momento lei ha quasi quattro anni ed è molto più interessata a come cresce il bambino nella pancia e a come esce di come ci arriva, che è proprio una cosa su cui non ha ancora iniziato a indagare. Quindi abbiamo molto più esplorato la vita del feto in utero e la sua uscita, la sua nascita, più che come si origina la vita, però è una cosa che sicuramente le racconterò, anche perché è uno dei tanti modi che abbiamo per insegnare ai bambini la diversità. Ci raccontano le storie, come si crea la vita, ci sono un uomo, una donna, fanno l'amore. Che cosa vuol dire fare l'amore? Si crea un embrione che diventa feto, che diventa un bambino che nasce. Questa è la migliore delle ipotesi, no? E poi ci sono tutti i milioni di modi in cui tu puoi essere diverso da questa storia. E più ne raccontiamo ai bambini, più saranno pronti quando a essere diversi saranno loro, perché succederà sicuramente in uno o più ambiti della loro vita. Quindi glielo racconterò, senza dubbio le dirò come i dottori ci hanno aiutato, come abbiamo incontrato io e il papà questa difficoltà e come siamo riusciti a superarla. E ti dirò che io ho a casa un sacchettino con il braccialetto che ci ha dato l'ospedale quando lei è nata e ho tutte le siringhe delle punture che ho fatto durante i cicli di Fivet che non riesco a buttare, che tengo li perché sono un ricordo della storia di come abbiamo avuto la nostra bambina e quindi forse un giorno gliele farò vedere e saranno anche quelle parte del racconto che farò.

Carlotta: [00:34:13] Bellissimo! Sei nervosa all'idea di raccontarglielo, o la vivi in maniera serena?

Elisa: [00:34:19] No, non sono nervosa, fa parte del racconto di quanto l'amiamo. Credo di quanto l'abbiamo voluta.

Carlotta: [00:34:25] Vero. Un'ultima domanda, forse un po' inappropriata. Non lo so, ma tu me lo dici. Pensi di voler rifare tutto questo? Di volere un altro figlio?

Elisa: [00:34:36] Ti rispondo volentieri. Io non voglio rifare il processo di procreazione medica assistita e questo ha aiutato all'interno della nostra coppia, perché mio marito ha sempre voluto un figlio solo e se fossimo stati nelle condizioni di fare figli naturalmente, questo sarebbe stato un argomento di cui discutere. Siccome io non ho intenzione di rifare questo processo per motivi personali, insomma che posso o meno condividere, o che possono essere o meno condivisibili, ma che hanno a che fare con le mie paure o cautele rispetto a tutto quello che significa bombardarsi di ormoni in quel modo, questo ci ha aiutato ad appianare la questione secondo figlio.

Carlotta: [00:35:21] Grazie Elisa. Allora non ti nascondo che io e te non ci vediamo molto bene in questo momento perché la connessione internet è pessima, ma io più di una volta ho trattenuto le lacrime, perché uno immagina i racconti, immagina le risposte, ma ascoltarle e ascoltarle con tanta lucidità, con tanta dolcezza e tanta sensibilità è poi un'altra cosa e credo che toccheranno veramente tantissime persone. Quindi, come dicevi tu, qualcuno deve iniziare a parlarne e su questo credo un po' con tutti i tabù. Quindi ti ringrazio veramente dal cuore di esserti esposta e di avere accettato il mio invito a parlarne qui su Educare con calma.

Elisa: [00:36:10] Grazie a te. A parte che sono felicissima di avere avuto l'opportunità di fare questa cosa insieme, anche se ti vedo e ti sento male, ma in qualche modo ce l'abbiamo fatta, però voglio mandare un abbraccio veramente con tutto il cuore a chi è in mezzo a questo processo in questo momento, ricordando che la mia storia di diversità è diversa da tutte le altre e che non possiamo controllare il modo in cui questa cosa ci influenza, quello che fa alla nostra sanità mentale, alla nostra sicurezza in noi stesse. Veramente un abbraccio enorme a chi ci è in mezzo, fatevi coccolare, chiedete aiuto, trattatevi bene, abbiate fiducia. Ci sono persone che l'hanno fatto sette, otto volte, io l'ho fatto due e non riesco neanche a immaginare che cosa possa significare, quindi tanto affetto per voi e vi abbraccio. In bocca al lupo.

Carlotta: [00:37:00] E come hai detto prima, siate scrigni preziosi. Mi è piaciuta questa metafora, quindi siate scrigni preziosi. Grazie Lisa.

Elisa: [00:37:10] Grazie Carlotta, di cuore.

Carlotta: [00:37:12] Un'ultima cosa prima di dimenticarmi, dici dove ti possono trovare? Sui social, su internet, dappertutto.

Elisa: [00:37:19] Io ho due account Instagram. Io sono Elisa Graham e uno è quello in cui racconto il lavoro che faccio con le famiglie ed è @ilgenitoreconsapevole, che è anche un sito, ilgenitoreconsapevole.it.

Carlotta: [00:37:33] E fa i percorsi per i genitori, vero?

Elisa: [00:37:36] Sì, io faccio percorsi di crescita genitoriale per aiutare i genitori nella relazione con i figli, quindi lavoriamo nello stesso ambito, diciamo per migliorare l'educazione, dare qualche strumento in più, qualche sostegno in più alle famiglie e costruire un futuro più armonico, più gentile, più rispettoso.

Carlotta: [00:37:57] Sì, è vero, lavoriamo nello stesso ambito e ci tengo ancora una volta a ripeterlo che non siamo in competizione. Credo che questa sia veramente una cosa importantissima da continuare a ripetere e continuare a scacciare questa mentalità della competizione. Perché io Carlotta, da sola, l'educazione non la cambio, ma magari tutti insieme sì.

Elisa: [00:38:18] E il corso Educare a lungo termine, oppure quello di co-schooling sono lavori che si integrano nel sostegno alle famiglie e questa è una ricchezza in più.

Carlotta: [00:38:30] Sono assolutamente d'accordo e credo che sia bellissimo che i genitori abbiano più risorse a disposizione. Elisa che dire? Grazie davvero, grazie di cuore per la tua pazienza anche con la connessione che è stata veramente terribile, oggi mannaggia! Però grazie, grazie, grazie di cuore.

Elisa: [00:38:50] Grazie a te per il confronto, per l'ispirazione continua e per la tua presenza online che è sempre molto ricca di spunti di riflessione. Insomma per me, per tutti. Grazie Carlotta.

Carlotta: [00:39:03] Grazie Elisa, alla prossima.

Carlotta: [00:39:05] So che ci siamo ringraziate almeno 500 volte prima di chiudere, ma sono davvero ringraziamenti onesti. Uno perché credo che ci sia davvero tanto bisogno di queste conversazioni e due perché sono davvero grata a Elisa per il lavoro che fa con i genitori. Spero che la chiacchierata sia piaciuta anche a voi, tanto quanto è piaciuta a me, a noi, e ci vediamo la prossima settimana con un altro episodio di Educare con calma. Ovviamente mi trovate anche su www.latela.com, dove tra l'altro se volete potete lasciare un commento a questo episodio, vi lascio il link nelle note e mi trovate anche su Instagram come @lateladicarlottablog. Come sempre grazie per il vostro tempo e buona serata, buona giornata o buonanotte, a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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