Non è troppo tardi!
È troppo tardi solo se non hai voglia di metterti in dubbio e in gioco.
Se potessi dire una sola cosa a tutti i genitori direi questo: non è troppo tardi. Nemmeno quando pensi di aver rovinato la relazione con i tuoi figli; nemmeno quando urli per ogni idiozia; nemmeno quando litighi in continuazione con l'altro genitore sull'educazione dei vostri figli; nemmeno se i tuoi figli sono adolescenti; nemmeno se i tuoi figli hanno già figli loro! Non è troppo tardi per cambiare rotta, per ricalibrare la bussola.
E magari mi dirai: «Non è vero, Carlotta, non mi hai visto ieri sera con mia figlia, ho dato il peggio di me». Questo me lo scrive almeno un genitore al giorno da tanti anni e ti assicuro che ti capisco, ci sono passata anche io, per quegli stessi pensieri e per quegli stessi momenti. Eppure continuo a dirti la stessa cosa: non è troppo tardi.
Lo so per due motivi:
E magari mi dirai: «Non è vero, Carlotta, non mi hai visto ieri sera con mia figlia, ho dato il peggio di me». Questo me lo scrive almeno un genitore al giorno da tanti anni e ti assicuro che ti capisco, ci sono passata anche io, per quegli stessi pensieri e per quegli stessi momenti. Eppure continuo a dirti la stessa cosa: non è troppo tardi.
Lo so per due motivi:
- Il tuo cervello ha un'incredibile capacità di imparare e trasformarsi quando riconosce un bisogno di cambiamento: tutti (nessuno escluso, anche tu) possiamo lavorare su di noi per cambiare la traiettoria della nostra evoluzione personale. Se ti dicessi che è troppo tardi significherebbe che non credo che puoi evolvere e invece io penso che chiunque possa evolvere: basta avere voglia di mettersi in dubbio e in gioco.
- Quando dai il peggio di te, non sei un pessimo genitore: sei un genitore che non ha gli strumenti per gestire le emozioni perché nessuno te li ha mai insegnati. Tutti tendiamo a educare come siamo stati educati. Se urli, è probabile che i tuoi genitori urlassero con te. Se minacci, è probabile che crescendo sentissi frasi tipo: «Se non ti lavi i denti, non ti leggo il libro!». Se per te c'era spesso una condizione per ricevere amore, tenderai a richiederla anche tu ai tuoi figli.
L'educazione che abbiamo ricevuto ce la portiamo dietro anche da adulti. Si nasconde nei piccoli o grandi traumi della nostra infanzia, nelle nostre reazioni spontanee, nelle parole che ci escono dalla bocca senza che ce ne rendiamo conto. Diventa parte di chi siamo, quindi è ovvio che diventi anche il tuo modello di genitore: non ne conosci un altro.
Ovviamente questa non è una giustificazione per zittire il tuo senso di colpa o altre emozioni scomode che nascono quando dai il peggio di te. È solo per farti capire che l'educazione che hai ricevuto (che ha un ruolo immenso nella persona che sei oggi, in come comunichi e agisci) non l'hai scelta tu, ma solo tu hai la possibilità di cambiarla.
In questo viaggio mi sentirai dire tante volte che quando tuo figlio ha dei comportamenti scomodi non è un bambino cattivo: è un bambino che sta facendo facendo fatica e non ha ancora gli strumenti. Lo stesso dico a te: nei tuoi momenti peggiori non sei un cattivo genitore, sei solo un genitore che sta facendo fatica.
Anzi, vorrei che te lo dicessi tu. Chiudi gli occhi un momento e ripeti con me: «Non sono un pessimo genitore: sono un genitore che sta facendo fatica».
Questo ti aiuterà immediatamente a fare due cose importanti:
Ovviamente questa non è una giustificazione per zittire il tuo senso di colpa o altre emozioni scomode che nascono quando dai il peggio di te. È solo per farti capire che l'educazione che hai ricevuto (che ha un ruolo immenso nella persona che sei oggi, in come comunichi e agisci) non l'hai scelta tu, ma solo tu hai la possibilità di cambiarla.
In questo viaggio mi sentirai dire tante volte che quando tuo figlio ha dei comportamenti scomodi non è un bambino cattivo: è un bambino che sta facendo facendo fatica e non ha ancora gli strumenti. Lo stesso dico a te: nei tuoi momenti peggiori non sei un cattivo genitore, sei solo un genitore che sta facendo fatica.
Anzi, vorrei che te lo dicessi tu. Chiudi gli occhi un momento e ripeti con me: «Non sono un pessimo genitore: sono un genitore che sta facendo fatica».
Questo ti aiuterà immediatamente a fare due cose importanti:
- dimostrarti empatia quando sbagli;
- capire che probabilmente i tuoi bisogni non sono soddisfatti (che spesso significa semplicemente che non ti stai prendendo cura di te).
Ma sai una cosa? A differenza di tuo figlio, tu hai tanti strumenti a tua disposizione e poi sei qui, che significa che vuoi metterti in gioco e imparare a usarli: per questo ti assicuro che non è troppo tardi. Ora devi solo crederci tu.