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Le grandi emozioni sono doni

Carlotta Cerri
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Oggi vi lascio una riflessione strana che non mi abbandonava e quindi ho deciso di condividerla con voi.
Parlo spesso delle grandi emozioni dei bambini.
Ma un giorno che ero molto arrabbiata con Alex, mi sono fermata a pensare alle mie grandi emozioni, quelle degli adulti. A quelle dei genitori che mi scrivono dicendomi “non ce la faccio più, ho urlato di nuovo, non sono riuscito a scegliere la mia reazione”.

La strana riflessione è stata questa: anche se le grandi emozioni sono spesso ingombranti, inconvenienti, fastidiose, scomode e portano a galla traumi non cicatrizzati, è comunque un dono provarle, perché significa che siamo ancora connessi al nostro essere umani e siamo sulla strada dell’evoluzione. 

E non è una scusa: non è per giustificare il grido nei confronti dei nostri figli o il litigio furioso dei genitori davanti ai bambini, perché non credo in questo tipo di giustificazioni. Io credo nell’evoluzione dura e pura e nella mia immensa capacità di evolvere (capacità che abbiamo tutti).

Ma la mia riflessione è solo per dire che: abbiamo tutti momenti in cui non riusciamo ad aprire la cassetta degli attrezzi in tempo e prendere quello strumento che sappiamo di avere. Quell’incapacità e le grandi emozioni che ne derivano sono il motore dell’evoluzione. Senza quelle grandi emozioni, non mi fermerei ad analizzarle e analizzarmi dopo, a crisi passata; non imparerei ad accogliere l’errore, perdonarmi e chiedere scusa; non mi interrogherei su come avrei potuto reagire diversamente o sul perché quelle grandi emozioni siano uscite proprio in quel momento, proprio oggi, proprio per quel comportamento di mio figlio o quella frase di mio marito.

Ed è lì — proprio in quelle grandi emozioni e nella loro analisi — che sta l’evoluzione. 

Senza le grandi emozioni, la strada dell’evoluzione e della cura delle cicatrici della nostra infanzia sarebbe molto più difficile da individuare. Accogliamole. 

Mi ripeto. Le grandi emozioni sono doni. 
Quando proviamo grandi emozioni generalmente è un indicatore di ciò a cui teniamo, dei nostri valori, magari anche delle parti di noi che stanno ancora soffrendo e che richiedono la nostra cura. Le nostre reazioni a queste grandi emozioni possono sembrare sproporzionate nel contesto della situazione, ma non sono sproporzionate in relazione alla quantità di cura, di energia curativa, con le quali dobbiamo accogliere e processarle. Anche se queste grandi emozioni sono ingombranti, inconvenienti, scomode, fastidiose e portano a galla trauma non cicatrizzati, è comunque un dono provarle. Perché significa che siamo ancora connessi al nostro essere umani. Non stigmatizziamo le grandi emozioni. Nostre o dei nostri figli.
 

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