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Episodio 61 ·

Non definirmi Montessori (ma amo alla follia la bussola che mi ha lasciato!)

Questo episodio di Educare con Calma era in programma per venerdì, come sempre, ma mi sono poi resa conto che cadeva proprio nella settimana del compleanno di Maria Montessori e allora ho deciso di pubblicarlo oggi, 31 agosto 2021.

Vi racconto perché vorrei togliermi di dosso l’etichetta Montessori, ma anche perché amo alla follia questa filosofia e pedagogia (e la mente che le ha prodotte).

E poi entro in una delle mie classiche ragnatele di pensieri e vi racconto qual è per me il principio n.1 della filosofia Montessori, il principio che per me è diventato una bussola nelle mie scelte (di parole, azioni e reazioni) e che ha trasformato Montessori in un vero e proprio stile di vita.

Buon ascolto e… Buon compleanno a Maria Montessori (oggi 151 anni dalla sua nascita)!

:: Ho menzionato:

Ding di @grawidanza su IG

Il podcast di Susan Stiffelman

I libri di Daniel Siegel

Janet Lansbury

Jane Nelsen

Sir Ken Robinson

Chi ha i miei corsi, questi autori ed educatori li conosce già; a tutti gli altri, vi invito a scoprirli.

:: Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi o prodotti:

  • Educare a lungo termine – un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
  • Co-schooling: educare a casa – un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
  • Come si fa un bebè – una guida per il genitore + libro stampabile per i bambini per avviare l'educazione sessuale in casa.
  • Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere. 


Questo è un intervento che ho registrato per una live su Instagram con Ding, che è la creatrice dell’account grawidanza dove in questo 2021 ha deciso di invitare delle persone a parlare di tanti aspetti diversi della genitorialità e mi ha invitata a parlare del metodo Montessori. Come vi ho raccontato in un episodio precedente su come ho trasformato il mio blog nel mio lavoro, su internet ho iniziato a parlare di Montessori quando l’ho scoperto nel 2014 incinta di Oliver e non ho mai smesso, mi sono poi addirittura formata al Maria Montessori Institute di Londra per le fasce d’età 3-16 e 6-12 e ho in programma di formarmi presto anche per la fascia 12-18. 

Quindi ecco, molti mi conoscono per il lavoro di diffusione del Metodo Montessori, ma in realtà a me piacerebbe togliermi un po’ di dosso l’etichetta Montessori. Perché quello di cui io parlo negli anni si è trasformato moltissimo: all’inizio si concentrava puramente sulla filosofia Montessori e anche il mio corso si chiamava Diventa un genitore Montessori, ma presto ho capito che le mie influenze vanno molto al di là di solo Montessori, abbracciano la disciplina positiva di Alfred Adler, di Jane Nelsen, l’educazione rispettosa di Janet Lansbury, la neuropsichiatria di Daniel Siegel, l’approccio senza lotte di potere di Susan Stiffleman, gli insegnamenti di Sir Ken Robinson e di molti molti più educatori che sono capitati sul mio cammino proprio grazie al portone che Maria Montessori ha aperto dentro di me. 

Quindi ecco, proprio perché oggi quando parlo di Montessori, quando faccio un episodio del podcast Montessori in 5’ raramente parlo solo di Montessori,  mi piacerebbe togliermi un po’ l’etichetta Montessori di dosso e in questo episodio vorrei raccontarvi che cos’è oggi Montessori per me, perché appunto va molto al di là della filosofia e della pedagogia strettamente montessoriane, e anzi va molto al di là di qualsiasi metodo, perché per me oggi Montessori è un vero e proprio stile di vita, perché è stato la scintilla che ha dato il là a tutta la mia evoluzione e che ha creato in me uno status mentis.

Ma, e questo è chiaro dal mio lavoro, nonostante io voglia togliermi l’etichetta montessori è anche vero che io parlo più di Montessori che di altre discipline e filosofie, per due ragioni: 1. perché credo che ci sia moltissima confusione sul metodo e 2. Perché io stimo all’infinito Maria Montessori. 

Credo che ci sia tantissima, tantissima, tantissima confusione sul metodo Montessori e purtroppo, nonostante Maria Montessori fosse Italiana c’è confusione soprattutto in Italia, perché in realtà il metodo Montessori è dovuto ritornare in Italia e lo ha fatto solo in anni recenti: non so se sapete che il lavoro più grande Maria Montessori lo ha fatto all’estero, perché ai tempi del fascismo Maria si rifiutò di far mettere a tutti i bambini nelle sue scuole l’uniforme del fascio, come le aveva richiesto Mussolini, e ovviamente questo a Mussolini non è piaciuto, tant’è che lei ha dovuto abbandonare l’Italia e lui non solo ha chiuso tutte le sue scuole, ma ha anche bruciato tutti i suoi libri in Italia. Ed è per questo che dico che il metodo in Italia è dovuto ritornare, perché era letteralmente scomparso… per esempio, quando io ho iniziato a parlare di Montessori in italiano nel 2014-15, in Spagna Maria Montessori era molto più conosciuta che in Italia e per me è diventata un po’ una missione portare la sua filosofia nelle case degli italiani e cercare di trasmettere l’essenza di che cos’è Montessori… 

Perché Montessori ha due grandissimi problemi, non solo in Italia ma un po’ in tutto il mondo: da un parte viene usato come una strategia di marketing, quindi aziende e business usano la parola Montessori per vendere perché montessori è purtroppo un po’ una moda al giorno d’oggi (e quindi ci sono asili montessori che di montessori non hanno nulla e aziende di giocattoli che creano collezioni montessori che di montessori hanno davvero pochissimo). Questo ovviamente crea confusione nei genitori e nelle persone che come unica conoscenza montessoriana hanno l’asilo che si spaccia montessori o il giocattolo in casa dell’azienda X che sull’etichetta scrive montessori.    

L’altro problema è che Montessori viene spesso usato come un’etichetta forse un po’ dispregiativa da alcuni gruppi di genitori e anche questo è perché c’è molta confusione, secondo me:
 
  • alcuni pensano che sia un metodo troppo rigido perché vedono i bambini seduti nelle scuole a lavorare indipendentemente e tanti non credono ancora che i bambini abbiano dentro di sé questo enorme potenziale (a cui Maria ha dedicato la sua vita intera, tra l’altro, perché lei lo conosceva bene); 
  • altri lo vedono come un metodo in cui i bambini fanno ciò che vogliono perché Montessori parla di dare libertà e indipendenza e spesso questo viene confuso, anche da alcuni genitori che praticano Montessori, con l’idea che il bambino debba fare come vuole;
  • e poi c’è una parte di genitori e mamme soprattutto che usano Montessori in maniera un po’ dispregiativa, un po’ provocatoria forse per descrivere la mammina perfetta (in alcuni post su internet ho proprio letto queste parole Mammina Perfetta acconto a montessori usato per descrivere una categoria di genitori)… e va be’, questo ovviamente è un controsenso puro e duro perché 1. Il genitore perfetto non esiste e credo sia intellettualmente disonesto dire o insinuare il contrario, anche se per provocare e 2. quello che viene percepito come perfezione è in realtà un continuo lavoro su noi stessi, un’incessante ricerca dell’evoluzione personale che noi stessi scegliamo di fare. E quando si sceglie di fare una cosa più e più volte, ovviamente si diventa più bravi e magari quello viene scambiato per perfezione. Non è perfezione, è evoluzione. 

Io credo di appartenere a una categoria di genitori che ha scelto di mettersi in dubbio e in gioco e che crede che visto che possiamo controllare la nostra mente, per quanto sia difficile, possiamo aspirare a un metodo educativo che sentiamo più sulle nostre corde anche se siamo cresciuti con tutt’altro metodo educativo. Chi apprezza Jane Nelsen lo fa seguendo i suoi insegnamenti, chi apprezza Maria Montessori lo fa seguendo soprattutto i suoi insegnamenti, che sono c’è anche da dire che stati ripresi da innumerevoli discipline, metodi e filosofie… io credo fortemente che quando leggiamo disciplina dolce, educazione gentile, disciplina positiva, le basi che io vedo sono montessoriane. Ma ripeto, non è perfezione, è evoluzione e nell’evoluzione raramente si segue un metodo in maniera esclusiva, ma piuttosto un metodo ti porta poi a fare ulteriore ricerca e scoprire altri educatori.   

Poi certo, per me Montessori ha un significato speciale perché non è solo un metodo o una filosofia, ma è prima di tutto una donna che io stimo tantissimo. E io non posso nascondere che ho una passione sfegatata per Maria Montessori perché quando leggo i suoi libri mi rendo contro che era una donna dei nostri tempi, una visionaria nata forse nell’epoca sbagliata e che quindi ha dovuto lottare molto già solo per l’essere donna figuriamoci per far accettare e sostenere un metodo educativo completamente diverso da quello main stream. Lei era molto attuale, molto aperta mentalmente, molto avanti con la sua mentalità e per me è diventata una guida, un modello non solo di educazione, ma anche un modello di donna tenace, femminista resiliente e anche di madre.

Lei viene spesso criticata per aver affidato suo figlio alla nascita a un’altra famiglia e chi la critica fa parte di quelle persone che chiamano le mamme montessori mammine perfette e usa come cavallo di battaglia la frase “come può una donna che abbandona il figlio insegnare ad altri genitori come fare il genitore”, ma in realtà chi dice questo è perché non conosce la sua storia, la decisione di lasciare suo figlio è stata ovviamente molto sofferta, e anche un po’ forzata dalle circostanze in cui Maria si trovava, l’uomo che lei amava l’aveva tradita e lasciata con questo bambino e una madre e per di più una madre sola non poteva lavorare e Maria non era pronta a lasciare la sua missione di cambiare l’educazione… ma non ha mai abbandonato davvero suo figlio, tant’è che poi (ora non vi racconto tutta la storia, ma ci sono bellissimi documentari) Mario, suo figlio, l’ha seguita e in età adulta lui stesso si è dedicato alla sua missione (tra l’altro lui ha scritto degli interventi bellissimi e uno di questi ve l’ho già letto in un episodio che si chiama Siamo tutti interconnessi, un episodio che per me ha un valore immenso). 

E quindi per tornare a chi critica Montessori o chiunque in generale, come sempre invito a non giudicare una persona in base a una sola scelta o (post, o articolo, o libro, o canzone, o per d’arte o frase o pensiero ecc), perché ricordiamoci che noi vediamo solo la punta dell’iceberg di ogni persona, ma quello che c’è sotto, la parte sommersa dell’iceberg, è la parte più grande, quella più pesante, che ha più peso su azione ed emozioni.

E poi devo anche dire che in realtà Maria Montessori non ha mai preteso di insegnare come fare il genitore, lei voleva cambiare l’educazione a scuola, la mentalità accademica, ma non ha nemmeno mai addirittura definito Montessori come un “metodo”, lei non ha mai voluto che si chiamasse metodo, perché per lei l’educazione non è un metodo, è un aiuto alla vita. 

E credo che sia per questo che io al di là del metodo, al di là della pedagogia, al di là della filosofia, per me Montessori è diventato un aiuto alla vita, un aiuto per districarmi in questa giungla della genitorialità, ma anche dell’età adulta, perché un genitore non dovrebbe mai essere solo un genitore, si deve sempre cercare di preservare la persona dietro il genitore, l’individuo dietro il genitore e a me Montessori ha insegnato anche questo. 

Per esempio, a me ha sempre colpito molto quando lei scrive di come dovrebbe essere l’insegnante a scuola e parla anche della cura di sé: cioè, lei era avanti, lei aveva capito che per essere un educatore di bambini e trasmettere i giusti valori, bisognava anche e prima di tutto prendersi cura della propria persona e della propria anima. 

E questo a me ha ispirato moltissimo ed è per questo che il mio corso online Educare a Lungo Termine è più un percorso di evoluzione personale che di insegnamento della genitorialità (ma credo che vadano un po’ a braccetto).

E quando dico che mi Montessori mi ha aiutato moltissimo, intendo anche in dettagli come questo. Per esempio, l’ho già detto forse, io mi sono sempre ritenuta un po’ “egoista” nella maternità, ho spesso messo me prima della famiglia (non so, faccio un esempio, se la mia lezione di ballo era alla sera e coincideva con un momento un po’ più critico dei miei figli – che era il momento della nanna in cui volevano me – io sceglievo di lasciarli con mio marito anche 2 o 3 volte a settimana, perché sapevo di dovermi prendere cura della donna dopo una giornata da madre ed ero anche sicura che Alex fosse in grado di rispondere alle loro esigenze anche senza il seno, perché trovava altri modi, suoi modi personali di stare con loro e calmarli – perché alla fine se non diamo mai l’opportunità ai papà di farlo, non lo faranno mai. 

Ok, ragnatela di pensieri finita, ma tutto questo era per dire che a me all’inizio questo mettere me prima della famiglia faceva sentire in colpa, mi faceva sentire “egoista”, perché purtroppo ancora oggi nella società odierna tendiamo ad avere false credenze come quella che il genitore debba annullarsi come persona per essere un buon genitore e che la cura della famiglia ricada sulla madre e invece ho poi scoperto che in realtà non ero egoista, mi stavo semplicemente prendendo cura di me stessa e che prendersi cura di se stessi è fondamentale per poter anche solo pensare di scegliere che tipo di genitore vogliamo essere. 

Se facciamo quello che la società si aspetta da noi, ovvero “fai solo il genitore”, non solo perpetuiamo retaggi culturali e metodi educativi malsani ma rendiamo l’essere genitore molto più pesante e difficile di quanto non sia, perché pensiamo che significhi rinunciare a una parte di noi, spesso rinunciando a chi siamo, mentre invece significa il contrario: significa aggiungere una parte di noi trovando il modo di NON rinunciare a chi siamo. La differenza è abissale.

Ed è per questo che io dico sempre che Montessori ormai non è solo più una pedagogia, una filosofia, ma è uno stile di vita per me, perché io ho tratto da quello che ho letto nei libri di Maria i concetti che sentivo importanti, li ho reintepretati e li ho fatti miei, usandoli con i miei figli, con mio marito e in tutte le mie relazioni (compresa quella con me stessa) per vivere bene, per vivere meglio.

Perché poi in realtà se io penso a quello che applico davvero nella mia vita quotidiana degli insegnamenti di Maria Montessori, insegnare a scrivere con le lettere dell’alfabeto mobile o sviluppare una famigliarità con l’errore (per dirne due) sono solo minuscole parti, ma il concetto chiave, la lezione essenziale che accompagna ogni mia giornata è un’altra: è educare alla pace. 

Perché per me questo concetto montessoriano di educare alla pace, da solo, per me può guidare ogni passo della genitorialità… perché significa tutto: significa scegliere la pace invece del conflitto nelle relazioni, significa scegliere l’empatia invece della critica, significa scegliere il rispetto invece della minaccia, rispetto per noi stessi, per le nostre relazioni, per il pianeta… e io credo che tutto diventi più facile quando si ha una linea guida così chiara, così pura, ma allo stesso tempo così potente, così forte: perché onestamente credo che scegliere la pace in realtà sia un messaggio semplice, forse anche utopico nella sua semplicità, ma che può sempre, in ogni situazione, guidarci nella direzione giusta, quella della calma, del rispetto, della tolleranza… 

Perché chiedersi “Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto?” aiuta molto a risolvere i conflitti in maniera pacifica e a dare un esempio migliore ai nostri figli: un estraneo mi manca di rispetto? Che cosa mi porta alla pace invece che al conflitto? Sorridere e dire la mia con gentilezza. I miei figli mi urlano contro: Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto? Fare un respiro e aspettare che si calmino. Mi criticano: Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto? Cercare di mettermi nei loro panni e capire se c’è verità nelle loro parole. Mio figlio mi mente: Che cosa può portare alla pace invece che al conflitto? Affrontarlo senza giudizio e farlo sentire accolto. E così via…  Non sempre ci riusciamo, certo, ma ci proviamo.

Questo semplice e allo stesso tempo difficilissimo principio di educare alla pace si riflette così in ogni azione e conversazione del nostro quotidiano, le più disparate: dal raccogliere un pacchetto di patatine abbandonato per terra e portarlo nella spazzatura, al fare in modo di comunicare senza grida quando si discute con il partner, al parlare con i nostri figli di persone transgender per abbattere dei muri mentali, allo spiegare ai nostri figli con infinite volte con infinita pazienza perché non compriamo i palloncini per la festa di compleanno…

Maria Montessori insisteva tanto sulla pace perché lei visse tra le due guerre mondiali: e noi che abbiamo la fortuna di vivere in una parte di mondo in cui non c’è la guerra vera e propria (ci sono altri tipi di guerre, fatte di parole, ma non per questo meno violente), mi sembra quasi che la pace sia sopravvalutata. Credo invece che dovrebbe essere un valore e un principio che guida ogni nostro passo, perché quando siamo a un bivio o dobbiamo prendere una decisione (anche solo scrivere un commento su Instagram), se il nostro obiettivo è quello di promuovere la pace, anche le nostre parole, azioni e reazioni automaticamente cambiano. 

Non a caso ho scelto di chiamare uno dei miei corsi online “Educare a lungo termine” perché a volte mi sembra che ci dimentichiamo che non stiamo crescendo bambini, stiamo crescendo adulti: chissà, magari se doniamo loro “la bussola della pace” attraverso il nostro esempio (trattandoli come individui completi, offrendo loro un’educazione più consapevole, fatta di più beneficio del dubbio, rispetto e fiducia e meno “è così perché lo dico io”) abbiamo davvero una possibilità di cambiare qualcosa nel mondo. 

E va be’, niente, anche oggi sono andata giù di pensieri a ragnatela e non so nemmeno più di che cosa stessi parlando nell’episodio, prendetemi così come sono. Spero di esservi riuscita a comunicare un minimo che cos’è Montessori per me e perché credo che sia un bellissimo punto di partenza per l’evoluzione personale.

E voilà, chiudo perché se no entro in loop e mi ripeto. 

Vi ricordo che mi trovate anche su latela.com e su Instagram Facebook come la teladicarlottablog. 

Buona serata, buona giornata e buona notte a seconda di dove siete nel mondo.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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