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Episodio 57 ·

Come ho trasformato il mio blog in un lavoro che può mantenere la mia famiglia

Warning: ci ho messo tutta l'onestà e la trasparenza di cui sono capace. Dico "warning" perché a volte esprimere di essere soddisfatti del proprio successo viene interpretato come arroganza: spero non sia così.

In questo episodio di Educare con Calma vi racconto come da neo-laureata che desiderava diventare traduttrice, sono finita a insegnare inglese per 8 anni per poi decidere di lasciare tutto e dedicarmi all'online e formarmi come assistente montessoriana. 🎢 Parlo di come l'ho fatto, gli ostacoli (anche solo mentali) che ho incontrato, perché ci sono riuscita (non da sola!) e quanto è cresciuta La Tela negli ultimi 5 anni, da quando ho deciso di puntarci TUTTO.

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:: Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi o prodotti:

  • Educare a lungo termine: un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
  • Co-schooling – educare a casa: un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
  • Come si fa un bebè – una guida per il genitore + libro stampabile per i bambini per avviare l'educazione sessuale in casa.  


Se approdate su questo podcast oggi, io sono Carlotta e sono la creatrice della piattaforma trilingue per genitori www.latela.com dove trovate questo podcast, un blog dedicato alla genitorialità, all’educazione alternativa, soprattutto Montessori, e i miei corsi online per genitori ed educatori Educare a lungo termine e Co-schooling: educare in casa.
Ogni tanto ci va, perché per la maggior parte degli episodi è un po’ come se mi sedessi sul divano con una tazza di te e parlassi con amici e amiche (anzi, adesso vi farò ridere ma sono semi sdraiata sul letto con il computer sulla gambe) quindi a volte un po’ di professionalità ci sta. Detto questo, oggi mi piacerebbe rispondere a una domanda che ricevo almeno una volta a settimana da ANNI (giuro, non lo dico tanto per dire!). Non riguarda tanto la genitorialità o almeno non solo la genitorialità, ma sicuramente riguarda la calma, la pazienza, il saper aspettare.

La domanda è: come hai trasformato i tuoi corsi online e il tuo blog nel tuo lavoro?

La risposta potrebbe sembrare facile, ma in realtà ha sfumature di bravura, ma anche di fortuna, di capacità, di perseveranza, di disciplina ma anche di “momenti giusti nel posto giusto”, ecco.

Di tutto queso ho già parlato in una newsletter dell’inizio del 2020, tra l’altro se siete membri de La Tela vi ricordo che se andate sul mio sito e accedete al vostro account, nella vostra area personale, oltre ai corsi e ai libri che eventualmente avete comprato, trovate anche le newsletter passate e potete leggerle o rileggerle, perché ogni volta che invio una newsletter, qualche mese dopo poi la aggiungo anche al sito per la community.

Ora, come dicevo prima rispondere alla domanda a cui vorrei rispondere oggi non è semplice, ma più che altro perché devo ritornare indietro nel passato. 
Sono nata nel lontano 1985… no, sto scherzando, non così indietro! Vi sarà venuto un colpo! 

Allora, perché devo ritornare indietro? Perché nella vita le cose raramente succedono per caso, ma se non hai coerenza e se non lavori verso un qualcosa (anche se non sai esattamente che cos’è, anche se non sai ancora davvero quale sia la meta) alla meta ovviamente non ci puoi arrivare. Non so se questo ha senso nella vostra mente, ma per me è la chiave di questa storia che vi racconterò: perché io non avevo l’obiettivo di lavorare sul web, ma tutto quello che ho fatto e le decisioni che ho preso da 13 anni a questa parte mi hanno portata qui, dove sono oggi. Ma ovviamente se pensiamo alla nostra vita come una serie di puntini, non possiamo collegare i puntini guardando avanti, possiamo collegarli sono guardandoci indietro, quindi all’epoca quando prendevo le decisioni che ho preso in realtà io vedevo solo il breve termine, non avevo un obiettivo a lungo termine chiaro come invece ho ora.

Prima di iniziare davvero a racontasti, però, faccio un’ultima premessa: voglio raccontare questa storia con sincerità, perché ho scoperto da quando faccio questo lavoro a tempo pieno che online ci sono davvero troppi blogger e digital nomads (ovvero coloro che viaggiano mentre lavorano, come facciamo noi), che in realtà fanno credere che quello sia il loro unico lavoro, mentre invece non lo è e quindi trovo che ci sia poca trasparenza sul come si mantengono. Perché il problema di lavorare online è poter lavorare solo online. Non c’è nulla di male se uno ha un blog che gli dà qualche entrata, è difficilissimo già solo arrivare a quel punto quindi tanto di cappello, ma io personalmente non apprezzo quando l’entrata principale è data magari da un lavoro di ufficio e invece si spaccia il blog come il lavoro principale. Io questo non l’ho mai fatto e ora ci arrivo.

Ok, iniziamo dal 2007. Anzi, no: iniziamo da 20 anni fa, quando avevo 14 anni (ok, 21 anni fa, perché ne ho 35). Se volevo uscire con le mie amiche, mia madre spesso mi diceva “se hai soldi puoi uscire”. Io da che ricordo, da adolescente, forse dai 13-14 anni in sù (forse anche prima, i miei genitori magari si ricordano meglio), ho spesso lavorato o per aiutare al bar dei miei genitori o in pizzerie e pub per guadagnarmi dei soldini e poter uscire con le amiche per una cena, un cinema ecc. Quindi, che sia o meno il messaggio che mia madre voleva mandarmi, io sono cresciuta con questa idea del devo guadagnare perché devo imparare a contare solo su me stessa a livello finanziario. E c’è una ragione per cui mia madre era così: lei ha perso suo padre quando aveva 17 anni e per una serie di eventi ha dovuto iniziare a prendersi cura economicamente non solo di se stessa ma anche della sua famiglia. Quindi lei da genitore ci ha (a me e mia sorella) sempre cercato di trasmettere l’importanza dell’essere indipendenti economicamente: questo è stato sia un bell’insegnamento sia un bagaglio pesante. 

Un bagaglio perché, per esempio, nella mia relazione con Alex ha causato molti problemi all’inizio, c’è stato un momento lungo della nostra vita, della nostra relazione in cui lui guadagnava moltissimo più di m. Per esempio all’inizio della nostra storia, una non dopo averlo conosciuto io mi sono laureata e lavoricchiavo qui e là come traduttrice guadagnando una miseria, ma insistevo nel pagare tutte le mie cose anche se Alex mi diceva in continuazione “lascia che ti aiuti finché hai bisogno” e io invece ero orgogliosa e non riuscivo a farmi aiutare a cuor leggero. Quindi alla fine usavo i miei risparmi pur di non usare i suoi soldi. Che poi chiariamo due cose: 1. Non è negativo volere l’indipendenza economica, ma credo sia importante avere l’umiltà di lasciarsi aiutare nella vita, soprattutto dalle persone che ci amano e che non ce lo rinfacciano e 2. non è che non io non lasciavo che Alex mi aiutasse, a quell’epoca io non avrei mai potuto aiutare a pagare l’affitto dell’appartamento in cui mi ero trasferita con lui (che era il suo appartamento) e quindi lo pagava lui. Ma questo a me faceva soffrire, mi faceva sentire da meno proprio per l’educazione che avevo ricevuto, mentre invece credo che io ai miei figli trasmetterò un messaggio diverso. Per esempio, se tornassi indietro con la consapevolezza che ho oggi, probabilmente avrei riflettuto con Alex da subito della possibilità che invece di pagare lui tutto l’affitto e le mie spese, mi desse una sorta di stipendio interno con il quale contribuire e pagare le mie spese personali e lui l’avrebbe trovata un’idea geniale perché adesso che lo dico ho qualche reminiscenza di conversazioni simili con lui, in cui però io non permettevo al mio ego di abbassare la guardia.   

Ok, questa è una premessa secondo me fondamentale per capire poi dinamiche nella storia che vi racconterò.
 
Adesso arriviamo al 2007, che è stato l’anno in cui ho aperto un blog. 

Alex mi vedeva sempre scrivere sulle mie infinite Moleskine e allora mi ha detto, ma perché non scrivi su un blog? E io ho trovato l’idea interessante, ma non è che lo facessi con un obiettivo, a me piace scrivere e scrivevo lì, sicuramente sul mio blog potrete ancora trovare articoli di allora, perché io non rinnego il passato e quello che si è salvato da quei tempi e da vari spostamenti di piatìaforme ecc è ancora lì. Ho presto scoperto di essere una pioniera in Italia su quello che scrivo, che era molto ispirato al lavoro di Leo Babauta un americano che aveva un sito chiamato zenhabits, di cui a volte traducevo i post dall’inglese all’italiano.

Presto ogni mio post aveva centinaia di commenti e oserei dire tanto seguito perché oggi so la fatica che si fa ad avere molti commenti su un blog, anche perché le cose sono cambiate e oggi si tende a commentare più sui social che sui blog, cosa che a me dispiace molto perché io trovo il blog un’esperienza molto più personale. Ma nonostante il successo del blog, che io avevo completamente sottovalutato, forse allora essere una delle pioniere e andare controcorrente mi faceva paura (oggi non più, tutta la mia vita è controcorrente, senza volerlo ma lo è) e mi faceva paura forse soprattutto perché arrivavo da un Paese, l’Italia, dalla mentalità molto accademica — ovvero se non hai un titolo non sei nessuno e quando hai il titolo non lavori nel tuo campo perché solo in quello sei un professionista (che è una grande grossa grassa bugia, ma magari ci arrivo dopo, o forse no, non lo so).

Quindi cosa faccio? Decido di trovare un “lavoro vero”. Lavoro per un paio di agenzie di traduzione, traduco perfino un libro (Passport To Enclavia di Vitali Vitaliev, bellissimo resoconto sulle enclavi europee che se trovate ancora in libreria o biblioteca vi consiglio), ma ben presto scopro che la traduzione letteraria che allora era il mio sogno nel cassetto è un nicchia quasi impenetrabile e tradurre manuali non mi ispira affatto, non mi interessa. E allora decido che preferisco lavorare per me stessa e creo un’accademia di lingue che chiamo proprio… Enclavia, dal titolo del libro, perché mi sentivo un po’ come un’enclave italiana in Spagna, una dualità quasi, desiderosa di allontanarmi dalle mie radici per accogliere la terra che mi stava ospitano, ma ancora molto mentalmente legata all’italianità che mi caratterizza.

Quindi, con l’aiuto di Alex che ha un buon lavoro e che mi appoggia, lascio la traduzione e penso a quali siano le mie forze e le mie abilità e inizio così, quasi per caso, con un amico, a insegnare inglese. Da lì creo un vero e proprio “impero” per 8 anni insegnando inglese a grandi e piccini a Marbella, perché il mio business cresce a dismisura, spesso lavoro 10 ore al giorno, prendo altre insegnanti che lavorano per me, le formo, insegno loro i miei metodi e cresco cresco cresco e mi sento molto felice dei miei risultati, spesso arrivavo a guadagnare 2500-3000 euro al mese. Il blog non l’ho mai abbandonato, ma è rimasto un passatempo, insomma scrivevo perché la scrittura e il ballo sono le mie terapie, ma non avevo alcuno progetto serio o a lungo termine per il blog.

Facciamo un salto in avanti al 2014 in cui rimango incinta per la prima volta e mi mangio le mani. Comincio a essere stufa di guadagnare in base alle ore che lavoro e inizio a pensare che il tipo di lavoro che sto facendo non fosse poi così compatibile con l’essere mamma, perché durante la gravidanza avevo chiaro due cose: 1. Non volevo lasciare mio figlio con una babysitter o portarlo al nido ogni giorno (e attenzione, sto parlando non solo di mie preferenze ma anche di opzioni che io all’epoca avevo perché Alex aveva un ottimo lavoro, quindi potevo stare a casa a fare la mamma se volevo e so che non tutti hanno questo privilegio quindi spero con le mie parole di non offendere nessuno) e 2. Avevo perso moltissima passione nel mio lavoro, mi rendevo conto che andavo avanti perché Avevo degli obblighi verso i miei studenti e anche perché il mio business di lingue era un po’ il mio primo bebè, ma non sento più quella passione, non vedo possibilità di crescere se non rimanendo legati al territorio ovvero prendendo uno studio a Marbella dove creare un vero e proprio team di persone, vado perfino a vedere alcuni locali ma nessuno mi convince e quindi non faccio mai quel passo avanti (perché la vita aveva in progetto tutt’altro per me, ma questo non lo sapevo ancora). 

Durante la gravidanza scopro Montessori e ne rimango affascinata, inizio a leggere e studiare, a fare corsi online, mi immergo completamente nella filosofia. Arriviamo al 2015, sono ormai mamma a tempo pieno, lavoro ancora come insegnante di inglese, ma non ho famiglia vicina né aiuti e non voglio cedere all’idea di fare portare Oliver al nido perché non la sento una scelta che mi rappresenta… Alex ovviamente è la ragione per cui posso mantenere il mio lavoro perché ha un lavoro flessibile e quando ho lezione lui sta con Oliver, ma io capisco presto che voglio cambiare qualcosa: faccio un piccolo passo, decido di occuparmi solo della metà delle lezioni di inglese e l’altra metà l’affido a un’insegnante che lavora per me. Le lezioni che mantengo sono tutte e casa mia e alcune le organizzo durante i pisolini di Oliver che dorme molto e quando si sveglia è felice di stare in braccio mentre finisco lezione (ovviamente tutti i miei studenti speravano che si svegliasse). 

Ma un’idea comincia a farsi strada nella mia mente: forse l’online alla fine era davvero la strada giusta e comincio gradualmente ad abbandonare il mio business di lingue e investire sul blog e mi viene l’idea di creare un corso online su come montessorizzare la casa, perché avevo fatto infiniti corsi in spagnolo e inglese, avevo montessorizzato la nostra casa per Oliver e ed qualcosa che mi appassionava tantissimo. Decido di provarci! Di notte o quando Oliver dorme di pomeriggio e io non ho lezioni, mi siedo alla mia scrivania gialla e scrivo, anche quando sono stanca, anche quando non ne ho voglia.

Lo faccio sempre con tre pensieri ben chiari in mente: 1. la passione ce la si crea, non si trova (sapete la frase “trovare la propria passione”, ecco io non ci credevo già da molti anni e avevo perfino scritto alcuni articoli al riguardo sul blog (ve li lascio nelle note); 2. non si fa ciò che si ama, ma si impara ad amare ciò che si fa (e questo per me era stato verissimo nel mio lavoro di insegnante – io non volevo nemmeno fare l’insegnante all’inizio ma poi è diventata una vera e propria passione che mi ha dato tantissimi) e 3. la costanza prima o poi dà frutti (anche questo era qualcosa che mi aveva insegnato il fatto di aver creato dal nulla un business di successo come quello dell’accademia di lingue). Ecco, questa era un’altra componente: non avevo paura di lanciarmi in un nuovo progetto perché pensavo “l’ho fatto una volta, posso farlo di nuovo, posso creare di nuovo qualcosa da zero! Questi tre pensieri sono stati chiave nel mio processo di reinventarmi un lavoro, che andava anche un po’ di parti passo con il reinventare me stessa. 

Così nel 2016 inizio a cambiare il focus del mio blog e a scrivere di maternità, di multilinguismo e sopratutto di Montessori, rendo il blog trilingue perché mi rendo conto che scrivo in inglese perché è la lingua in cui penso, ma poi lo traduco in italiano perché così anche la mia famiglia mi può leggere e allora perché non tradurlo anche in spagnolo visto che vivo in Spagna (ecco, detto, fatto, ho iniziato il blog trilingue che ora un po’ devo ammettere mi pento perché è veramente un impegno enorme tradurre tutto ciò che scrivo in tre lingue, ma vabbè, se in futuro non sarà più sostenibile, prenderò delle decisioni perché nulla è fisso e scritto nella pietra.

Sempre del 2016 pubblico anche il mio primo corso online, “Come montessorizzare la tua casa”, che miracolosamente vende un pochino perché negli anni passati come vi ho raccontato non avevo mai abbandonato il blog e avevo una newsletter di poche centinaia di persone che però mi seguivano attivamente. 

Ecco, io non sono una media expert o non so che, ma a chiunque voglia iniziare un blog o un sito in generale consiglio davvero di creare una newsletter e coltivarla perché arrivare direttamente nella posta elettronica delle persone, con il loro consenso ovviamente, è un privilegio immenso e comunica molto meglio e molto più direttamente di qualsiasi social media. Ok, momento pillole di saggezza terminato.     

Ora, la verità a questo punto è che non so dove sto andando. So che il lavoro online mi piace, lavoro bene da sola, mi piace la flessibilità e l’indipendenza di orari che mi dà, so che le lezioni di inglese che sto ancora portando avanti, non hanno vita breve e quindi in realtà mi sto preparando psicologicamente a lasciarle e poi c’è anche la novità che molto inaspettatamente sono in cinta di nuovo. Non so dove sto andando, ma continuo a camminare, stabilmente, a produrre materiale, a vendere il mio piccolo corso online che : guardandomi indietro — perché i puntini si possono collegare solo guardandosi indietro — capisco che questi erano due anni di preparazione.

Ok, siamo nel 2017. Ora i bimbi sono due, perché Emily è nata l’ultimo giorno del 2016. Io ho un prodotto tra le mani (il mio corso online) che come vi dicevo mi dà una piccola entrata, ho un blog con un discreto seguito e una lista di persone iscritte alla newsletter, i social media sono ancora completamente inesistenti (forse all’epoca non avevo nemmeno ancora una pagina instagram e Facebook, non ricordo) e inoltre ho pochissime ore di sonno all’attivo per via di Emily (era il primo anno della privazione del sonno che è stato un autentico shock, se volete saperne di più andate a cercare uno dei primi episodi di questo podcast), ma nonostante io sia un mezzo zombie ho tanto, tanto entusiasmo per questo nuovo progetto e molto più di semplice entusiasmo: ora ho finalmente un obiettivo che si è fatto strada prepotentemente dentro di me che è quello di portare l’educazione alternativa a lungo termine e montessori nelle case degli italiani. 

Credo che il 2017 è quando ho pensato di poterlo fare davvero, ma ovviamente la parte più difficile del cambiamento è… cambiare! È fare quel passo fuori dal cerchio della tua zona di comfort e dire, ora prendo questa strada, questa è la mia nuova strada. Se non l’avete mai fatto… fa paura! Terrorizza! Anche per chi come me in un certo senso non doveva buttarsi in mare aperto ma aveva una zattera di salvataggio che era Alex.    

MA anche se avevo paura di lasciare un lavoro che mi portava ancora un buon guadagno (la mia accademia di lingue), anche se mi terrorizzava l’idea di sbagliare a buttare all'aria anni di sacrificio per creare quel business e una reputazione molto solida a Marbella, anche se mi sembrava di non avere ancora un'identità al di fuori dell'insegnamento, anche se ila sindrome dell’impostore era forte perché all’epoca non avevo ancora alcuna certificazione montessori mentre ora sono assistente montessori certificato al Maria Montessori Institute di Londra per le fasce d’età 3-6 e 6-12 (e questo lo dico non perché credo che sia importante, ma perché allora anche se sapevo tanto quanto insegnanti montessoriane ed educatrici della disciplina positiva che io stimavo moltissimo, la mia vecchia mentalità del “titolo = professionista/esperto” non mi permetteva di riconoscere quanto davvero io sapessi dopo quei due anni di studi intensivi per conto mio, non mi permetteva di riconoscermi la mia estesa conoscenza in campo dell’educazione e quindi mi sentivo ancora scomoda). 

Ma nonostante tutto questo che ho appena detto, avevo già questa idea che il cambiamento è una grotta oscura in cui bisogna entrare per trovare il tesoro. E allora ho capito che era ora di affrontare la paura ed entrare nella grotta: ho lascioto la mia accademia di lingue dando tutti i miei studenti e contatti a una insegnante che lavorava per me e mi sono dedicata all’online al 100%! 

Ed è così che sono diventata blogger e autrice di corsi online a tempo pieno.

Ora, questa è una bella storia con un lieto fine, ma prima vi ho detto di quanto non mi piacciano i blogger che mentono sui propri guadagni e su come si guadagno la vita davvero (perché non è semplice né immediato monetizzare con questi mezzi e tanti lo nascondono per paura di sembrare meno professionali) quindi voglio aggiungere o ripetere un dettaglio importantissimo: se non fosse stato per Alex, che ha un ottimo lavoro in grado di sostenere tutta la famiglia, non avrei potuto farlo. Se come famiglia avessimo avuto bisogno di due stipendi pieni per arrivare a fine mese, non avrei potuto farlo. Perché ci sono voluti oltre due anni per riuscire a trasformarlo in un lavoro che contribuisse davvero all’economia della famiglia. 

La cosa buffa è che quando siamo partiti per questo viaggio in giro per il mondo nel 2019 io avevo appena lanciato il mio secondo corso, “Educare a lungo termine” che oggi racchiude anche il primo “montessorizza la tua casa”, e speravo che quello poco a poco potesse portarmi a rendere il mio lavoro un lavoro primario. L’avevo lanciato proprio prima di partire perché questa scelta di prendere e partire per me nella mia testa rappresentava un sacrificare la mia carriera. Mi spiego: allora le mie entrate non erano ancora sufficienti a contribuire in maniera sostanziosa all’economia della famiglia, e quindi detto in parole spicciole Alex guadagnava molto più di me e quindi per il bene dell’economia famigliare aveva la priorità. Quindi io sono partita con la speranza che il corso online funzionasse, ma aspettandomi anche che il viaggio avrebbe significato un possibile passo indietro o eventuale pausa per la mia carriera. 

E invece non è stato così: il mio blog ha continuato a crescere e crescere e arrivavano molti feedback positivi da chi aveva fatto il mio corso online Educare a lungo termine e poi è successa una cosa inaspettata. Quando siamo arrivati in Nuova Zelanda nel marzo del 2020, causa Covid le scuole in Italia erano chiuse e i bambini non potevano più riunirsi (restate con me perché giuro che ha senso quello che vi sto dicendo) e quindi i bambini che stavano posando per le foto per la collezione gioca e impara con il Metodo Montessori non erano più disponibili. Quindi studio dispari di Milano che organizzava i laboratori e si prendeva cura di tutto il processo per la creazione e pubblicazione libri, mi ha contattata per chiedermi se potevo fare con i miei bimbi i laboratori degli ultimi 5 volumi della collezione. E qui entra in gioco di nuovo la fortuna di cui parlavo all’inizio perché se fossi stata ancora in viaggio invece che in pianta stabile in Nuova Zelanda non avrei potuto dire di sì. E senza saperlo ho detto di sì non solo ai laboratori ma a molto di più. Perché mancava un autore per la collezione e studio dispari mi ha proposto a Grazia Honneger Fresco, la curatrice della collana, pilastro dell’educazione montessoriana in Italia e ex alunna di Maria Montessori stessa e lei ha revisionato il mio materiale e i miei scritti e mi ha scelta come autrice mancante. E non solo, ma è poi anche successo che la collezione sia stata estesa di altri 10 volumi, di cui mi è stato chiesto di scriverne altre 3. Sono stati mesi intensissimi, in cui ho avuto costantemente l’herpes sulle labbra per via dello stress, ma non cambierei una virgola di quel periodo perché mi ha messo davvero di fronte alle mie capacità, per non parlare ovviamente dell’emozione che è stata per me che Grazia Honneger Fresco leggesse e approvasse i miei scritti. 

Ok, ho bisogno di acqua perché penso di aver parlato velocissimo e sono disidratata. 

E che altro vi racconto. Vi racconto di oggi. Perché oggi La Tela è un’azienda mia ma anche di famiglia perché mio marito è molto investito nel progetto e nel futuro di La Tela di Carlotta, abbiamo una bellissima visione che porterà la tela di carlotta a essere sempre meno di carlotta e sempre più semplicemente la tela, una ragnatela di persone, soprattutto genitori, che avranno la possibilità di condividere il proprio talento e guadagnare online, proprio come faccio io.
    
E oggi La Tela è grande. Ah. 

Non l’ho mai raccontato a nessuno (forse per imbarazzo), ma tre anni fa, Frank Lotta mi intervistò per Radio DeeJay sulla nostra decisione di girare il mondo a tempo pieno con due bambini piccoli e di quella intervista ricordo una cosa in particolare, purtroppo non bella. Ricordo una conversazione che è andata più o meno così:
  • Frank mi ha chiesto: Ma allora è tuo marito che guadagna in casa vostra.
  • E io gli ho risposto onestamente: Non solo, lui guadagna bene, ma lavoriamo entrambi, io scrivo un blog e vendo corsi online per genitori. (Io da ingenua pensavo che volesse così darmi la possibilità di parlare del mio lavoro e invece continua e mi chiede)
  • Lui invece risponde: Sì, certo, il blog va bene, ma immagino che tu starai più a casa con i bambini, perché tuo marito guadagna di più di quanto guadagni con il blog.
  • Mi ha colta completamente alla sprovvista e ho fatto una pausa e poi ho detto: Be’, sì, certo, è ovvio che chi guadagna di più ha la priorità, e quindi io dovrò stare di più con i bambini. 
Mi colse talmente alla sprovvista ed è stata una domanda talmente… strana è la parola che sceglierò di usare per essere gentile, ma voi potete metterci l’aggettivo che volete. È stata una domanda talmente strana che non ho neanche avuto la prontezza di spiegare che io e Alex avremmo fatto i turni per lavorare, perché non avrei mai completamente rinunciato alla mia carriera e credo di poterla far funzionare anche in viaggio. Quel giorno, scioccamente, gli diedi  forse ragione, perché non ero ancora la donna che sono oggi e non ero così acuta e preparata di fronte agli stereotipi.

Ma a distanza di tre anni, tre anni di viaggi a tempo pieno, lavorando e crescendo due bambini piccoli in continuo movimento e senza una casa stabile, oggi posso dire che non è andata proprio come Frank aveva previsto. 
Perché ho continuato a lavorare sodo, a essere coerente e costante nel mio lavoro, io e Alex abbiamo sempre fatto a turno per lavorare perché gli stereotipi a casa nostra non esistono e quindi ci siamo occupati di bambini al 50-50 e non solo, e in questi tre anni da quando siamo partiti le mie entrate sono cresciute di 10 volte tanto e oggi con solo quello che guadagno io posso agevolmente mantenere tutta la famiglia in viaggio e anche risparmiare. 

Magari non posso ancora contarci al 100% perché La Tela è ancora abbastanza alla mercé di terze entità, tipo Google, perché la maggior parte del mio traffico arriva da Goole, ma mese dopo mese ormai da un anno mi sta dimostrando che, con mio grande stupore, continua a essere stabile e anzi, continua a crescere. E non dico tutto questo per farmi bella, lo dico perché per me è una soddisfazione immensa essere arrivata dove sono senza, tra l’altro, compromettere i miei valori e i miei principi, senza scendere a compromessi per la visibilità, senza comprare pubblicità di Facebook o instagram e da molto neanche Google perché non voglio appoggiare questa realtà, così come non voglio accettare sponsor di prodotti o servizi, io rifiuto 6 o 7 collaborazioni a settimana perché non sono in linea con i mei valori, perché non voglio vendervi cose di cui non avete bisogno, detesto il consumismo e non voglio farne parte, ragione per cui ho smesso di utilizzare Amazon, per esempio, anche se io con l’affiliazioni di Amazon ci guadagnavo ogni mese. 

E tutto questo anche perché per me la trasparenza è importante e voglio essere la persona e la realtà che vedete, senza segreti e senza “scheletri nell’armadio”. E tra l’altro io apprezzo tantissimo la trasparenza anche di entrate, ci sono moltissime aziende che io stimo che pubblicano le loro entrate e le loro spese nei dettagli: non l’ho mai visto fare in Italia, ma è abbastanza comune soprattutto per aziende americane, ma se vi interessa e vi incuriosisce potrei anche pensare di farlo, perché credo che anche questo tipo di trasparenza sia importante e credo che sia un bellissimo modo per mostrare ciò che è possibile. A me sembra che queste cose non si condividano, che un po’ tabù. Ma io sono sicura che in tanti ci siamo chiesti almeno una volta nella vita “ma quanto guadagnerà questa persona?”, per esempio. E quindi perché no? Cioè, non che i miei numeri siano spettacolari, ma mi chiedo perché non essere trasparenti anche in questo? Perché non condividere anche questo aspetto del lavoro? 

Ecco, boh, ci rifletto da anni, da quando le prime aziende e persone che stimo hanno iniziato a farlo e quindi ve la lancio lì, se vi va ditemi che cosa ne pensate nei commenti e se vi interesserebbe. Che poi questo discorso della trasparenza e condivisione si allaccia anche un po’ a un altro discorso: allo stesso modo in cui vi racconto che se Alex non mi avesse mantenuta per anni e tra l’altro se non fosse stato lui a creare il mio sito, probabilmente non sarei riuscita a fare del mio blog un lavoro, perché non raccontare anche quanto tutti gli anni di grande lavoro e sacrificio mi stanno fruttando ora? Perché tendiamo a condividere più le difficoltà e meno i successi? Sarà che otteniamo più empatia e supporto quando soffriamo? È una riflessione che faccio spesso… perché siamo più gentili con chi soffre e ci racconta della sua sofferenza ma non abbiamo la stessa gentilezza per chi è riuscito a superare gli ostacoli e racconta dei propri successi? Ecco, giro a voi la domanda.  

E basta, credo di avervi raccontato di tutto e di più.

Non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su www.latela.com e su Facebook e instagram come lateladicarlottablog e vi do appuntamento alla prossima settimana. Buona giornata, buona serata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo. 

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.