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Episodio 45 ·

Educare un figlio è generare un mondo nuovo / con Francesca Cavallo

L'ho riascoltata tante volte, cosa che raramente faccio con i miei episodi. In questa puntata di Educare con calma parlo con Francesca Cavallo dei suoi libri, dei messaggi nei suoi libri, di educazione, di evoluzione personale, della sua nuova casa editrice indipendente Undercats, dei progetti futuri (uno che vede la luce già a luglio!).

Quando parlo con persone come Francesca è come se tutte le energie della mia missione per l'educazione si rinnovassero. Grazie, Francesca!

— Trovate Francesca su:

Il suo sito Undercats

Instagram

— Alcune frasi di Francesca che ho adorato:

"Educare un figlio è mettere al mondo un mondo nuovo".

"Migliorare il mondo significa non scaricare il tuo trauma sulle altre generazioni, interrompere dei cicli di oppressione su scala personale e su scala sociale".

"Negli ultimi anni milioni di famiglie nel mondo hanno iniziato a vedere il proprio essere genitori come uno degli atti politici più importanti della loro vita".

"Nessuno di noi sa come crescere un bambino. Purtroppo c’è questo falso mito che una volta che diventi genitore, l’istinto ti guida. E se fossimo cani o gatti, sarebbe sicuramente vero. Ma gli umani sono un pelino più complicati. Informarsi, studiare, capire come funzionano i bambini e quali sono le cose che li possono accompagnare… perché il ruolo di noi adulti è accompagnare i bambini in un percorso che è loro".

— Le domande che ho fatto a Francesca (con il relativo minuto):

2:15 Come sei arrivata a fare la scrittrice?

6:16 E come sei arrivata ai bambini?

19:08 Come fai a lasciare fuori il giudizio nei libri che scrivi? (perché è quello che dovrebbe fare anche il genitore – chiunque?)

22:48 Perché conosci così bene i bambini?

25:38 Credi che questo tipo di letteratura possa ispirare le famiglie ad avere un occhio di riguardo a temi importanti, come la sostenibilità, la tolleranza, il rispetto?

31:30 Tu hai detto che l’Italia ha regalato al mondo delle eccellenze pedagogiche, ma che noi non le stiamo usando. Secondo te che cosa può fare la famiglia singola per usarle a casa?

35:22 Che progetti hai in cantiere?

41:58 Dove ti trova chi vuole sapere di più e comprare i tuoi libri?

43:11 Riflessioni finali di Carlotta

— Francesca menziona:

Me Too Movement

Black Lives Matter

Friday for Future

— Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità mi danno fastidio e non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi:

  • Educare a lungo termine: un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
  • Co-schooling – educare a casa: un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.      

Carlotta Cerri: [00:00:00] Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Educare con calma. Oggi parto in 5ª e inizio leggendo una citazione che ho letto su Instagram e ho tradotto dall'inglese: voglio appoggiare i genitori di tutto il mondo. Tutti gli adulti che capiscono che come educhiamo i nostri bambini ha un impatto enorme sul mondo che stiamo costruendo. Voglio che il nostro contenuto ispiri le famiglie di tutto il mondo ad agire per l'uguaglianza. È ora di smettere di pubblicare libri per bambini che sono fantasie bianche di classe media di una versione del mondo idealizzata e censurata. La maggior parte dei libri per bambini che sono ora sul mercato sceglie di non rappresentare persone con disabilità, persone di colore, persone LGBTQI o Plus e anche solo persone che non rientrano nel ceto medio alto. Se allarghiamo la rappresentazione nei libri per bambini, possiamo far sì che le famiglie siano più inclusive e quando le famiglie diventano più inclusive il mondo cambia. Che dire? Io leggo queste parole e mi viene la pelle d'oca. Ed è per questo che ho voluto invitare oggi qui con me chi le ha scritte, in realtà l'ho invitata molto, molto prima che le scrivesse, perché a me questa autrice è arrivata proprio dentro. 
Lei è Francesca Cavallo ed è l'autrice di Elfi al 5º piano, Storie della buonanotte per bambine ribelli e ha da poco creato la sua casa editrice indipendente che si chiama Undercats e io ho qui tra le mani la versione inglese del suo ultimo libro, Il dottor Li e il virus con in testa una corona, che da quando l'abbiamo ricevuto è una delle letture quotidiane con i miei bimbi, tra l'altro mio papà in Italia ha la versione italiana e anche lui la legge ai bimbi su Facetime, e la verità è che non importa quante volte io legga questo libro ai miei bambini, io non arrivo mai alla fine senza gli occhi lucidi perché questo libro tocca veramente tantissime corde importanti e di alcune di queste parleremo oggi. Non mi rimane che dare il benvenuto a Francesca Cavallo. Ciao Francesca, grazie per essere qui con me oggi.

Francesca Cavallo: [00:02:06] Ciao Carlotta, che bella introduzione! Grazie!

Carlotta Cerri: [00:02:09] No, grazie a te veramente. Senti, partiamo subito dagli inizi, perché a me, un po' come a te, piacciono le storie dietro le persone, come e quando nasce la tua passione per i libri e soprattutto, poi, quando e perché hai scelto i libri per bambini?

Francesca Cavallo: [00:02:26] La mia passione per i libri è nata quando ero piccola. Io sono sempre stata una lettrice accanita e i momenti in cui leggevo erano dei momenti in cui mi isolavo completamente dal resto del mondo. Io sono cresciuta in un piccolo paese in provincia di Taranto, in cui tutto sommato, per quanto sia stata molto fortunata perché sono cresciuta circondata da una grande famiglia molto allegra, molto festaiola, un po' quasi uno stereotipo, diciamo, delle grandi famiglie del Sud, però di certo non ho mai avuto tanto accesso a tante porzioni della cultura, anche della cultura pop, per cui i libri per me rappresentavano un po' un modo di allargare i miei orizzonti e sono sempre stata molto appassionata della lettura e in realtà non ho mai immaginato di fare la scrittrice crescendo, al netto del fatto che il mio personaggio di finzione preferito, era Jo di Piccole Donne, io mi ricordo che da sempre, se avessi potuto invitare a cena, sai quelle cose in cui si dice, se potessi invitare a cena qualcuno, chi inviteresti? Io non avrei mai esitato e avrei detto Jo di Piccole Donne nella quale mi sono immedesimata tantissimo. Quindi evidentemente da qualche parte il fatto che lei fosse una scrittrice nutriva la mia immaginazione. Poi mi sono ritrovata a fare la scrittrice. Ma la scrittura è stata un po' una necessità per me, nel senso che io non ho deciso prima di diventare una scrittrice. Io ho iniziato a scrivere per risolvere dei problemi, per esempio, le prime cose che ho scritto sono state per il teatro, perché io facevo la regista di teatro, quindi volevo mettere in scena, per esempio, uno spettacolo che aveva 25 attori, ne avevo tre, allora scrivevo quella cosa per fare in modo che fosse interpretabile da tre attori che magari facevamo dieci personaggi.

Carlotta Cerri: [00:04:34] Che bello.

Francesca Cavallo: [00:04:34] Quindi ho iniziato a scrivere per risolvere dei problemi. Ho scritto poi un testo originale per il teatro, per partecipare a un concorso. E credo che questo sia molto rimasto nel mio modo di scrivere, nel senso che io non scrivo mai come in un gesto, diciamo, poetico. Scrivo perché mi serve scrivere per fare una determinata cosa, quasi come se il libro fosse un risultato più che un punto di partenza. E infatti io dico sempre che per me scrivere un libro non è diverso dallo scrivere una e-mail, perché la cosa che a me piace tanto della scrittura è la sua capacità di creare realtà che prima non esistevano. Mi sembra quasi un incantesimo il fatto che tu mette in fila delle parole e piano piano, se sei costante, quelle parole generano qualcosa che prima non esisteva, per cui questa è la mia passione per i libri. Non ho una passione per i libri simile a quelli che ne fanno una cosa identitaria. Tipo i lettori che dicono io sono Francesca, mi piace leggere, nel senso che schifo quelli a cui non piace leggere. Per me i libri sono una cosa che fa parte proprio dei pezzi per costruire nuove realtà, sostanzialmente.

Carlotta Cerri: [00:05:56] Uno strumento, dei mattoni. E invece come sei arrivata ai bambini?

Francesca Cavallo: [00:06:00] Ci sono arrivata anche qui in un modo che non è stato del tutto programmato, nel senso che io ho fatto la scuola d'arte drammatica Paolo Grassi e avevo studiato lì regia, dopo aver studiato regia, nonostante io sia una pessima ballerina, sono super scoordinato e quindi spesso oggetto di pubblico ludibrio nelle danze di piazza. E quindi ho deciso che mi affascinava molto la pedagogia e avevo letto alcune cose scritte da una straordinaria danzatrice italiana che si chiama Raffaella Giordano, che mi avevano molto entusiasmato nel suo approccio proprio alla pedagogia, perché comunque all'epoca pensavo che avrei fatto la regista di teatro. Il ruolo del regista di teatro è molto quello di un pedagogo, per cui io avevo tante preoccupazioni legate all'etica della relazione tra un regista e un attore e sentivo il bisogno di essere guidata nel navigare nel modo più etico possibile quella relazione, in modo che non fosse una relazione predatoria in cui il regista si appropria della creazione dell'attore e all'attore non rimane nulla, che molto spesso, purtroppo, la relazione tra registi e attori funziona così. Quindi nella mia ricerca, per capire come gestire quella relazione in un modo che fosse creativo, in un modo in cui ci si potesse spingere l'un l'altro a creare la migliore cosa possibile sono approdata a questo master class di danza contemporanea che era tenuto da Raffaella Giordano e che è durato per due anni, nel quale ho approfondito lo studio di una pedagogia etica in cui il coreografo, in quel caso, il danzatore, o il regista e l'attore, sono sullo stesso piano e sono in una dimensione di ascolto reciproco, non in una dimensione che l'attore è un po' questa marionetta che deve produrre delle cose, per come dire nutrire l'immaginazione del regista, perché in quel caso, poi, tu vieni diseredato dal tuo processo creativo. È da lì che sono arrivata alla mia passione per i bambini. Perché una volta che sono entrata in questo lavoro con Raffaella, con il lavoro di svelamento reciproco che è la relazione pedagogica, mi è poi capitato di insegnare recitazione a dei ragazzi di scuola media e ho capito quanto fosse potente quello schema applicato ai bambini e mi è venuto questo desiderio di inaugurare una comunicazione rivolta ai bambini online, perché all'epoca avevo iniziato a lavorare alla creazione della prima rivista su ipad per bambini (ndr, Timbuktu). E quindi volevo provare a riportare alcuni di quei principi, che poi erano quelli ai quali io sono arrivata tramite la danza, ma che sono stati poi esplorati ovviamente in Italia da Loris Meneguzzi, da Maria Montessori, insomma, l'Italia è un po' il faro nel mondo di questo modello pedagogico, per cui ho sentito la necessità di portare questa prospettiva nel mondo delle app per bambini, che all'epoca erano tutte tipo, fai questo gioco e impari le equazioni, fai quest'altro gioco e impari questa altra cosa, no? Ed era un approccio  eccessivamente funzionale, come se l'educazione fosse quello, come se fosse privarti di qualsiasi altra cosa e imparare soltanto le materie, in modo che il genitore sia soddisfatto del fatto che tu stai imparando le equazioni, per esempio a quattro anni. Un modo completamente sballato di vedere il processo di maturazione, anche perché spinge il bambino molto alla performance, quindi è un modo di diseredare il bambino dalla gioia del processo e dell'educazione, che vale. Quindi questo è stato, diciamo, l'insegnamento della recitazione a questi bambini, passando da questa esperienza di danza e poi approdando a questa cosa della rivista per raccontare il mondo ai bambini, invece che per raccontargli storie di fantasia. Questo era perché io ho sempre avuto una passione politica e legata all'attivismo molto forte, per cui mi irritava molto quando sentivo i grandi, tra virgolette, dire che intanto i giovani non sono più appassionati alla cosa pubblica. E quindi, dicevo, non possiamo aspettare che la gente abbia 18 anni per iniziare, e aspettarci che scatti come un interruttore, un interesse nei confronti del mondo quando uno raggiunge l'età del voto. L'interesse nei confronti di quello che ci circonda, della realtà che ci circonda va coltivato da quando siamo piccoli. Questo sguardo che non deve appagare soltanto in mondi di fantasia, di cavalieri, gnomi, eccetera, ma uno sguardo sul mondo che deve, come dire appassionare i bambini alla scoperta della realtà di ciò che li circonda. Per cui questo è stato un po' il mio, il mio percorso.

Carlotta Cerri: [00:11:27] Non mi vedono da casa, ovviamente, ma io ho male al collo da quanto sto facendo sì con la testa perché prenderei tutto e lo inquadrerei. Sono assolutamente d'accordo e tra l'altro hai introdotto una domanda che ti avrei fatto dopo: nella maggior parte dei tuoi libri non ci sono fantasia, elementi magici, principesse, principi azzurri. Ovvero non c'è tutto ciò che c'è nei tipici libri da bambini. Che cosa ti fa credere o che cosa ti fa sperare che i bambini e le bambine accoglieranno le tue storie con lo stesso entusiasmo con il quale accolgono Frozen o Peppa Pig?

Francesca Cavallo: [00:12:11] Credo che si tratti di un lavoro molto profondo sulla storia, nel senso che quando io scrivo per bambini, a parte che .... in Elfi al 5º piano, ci sono gli elfi comunque dentro...

Carlotta Cerri: [00:12:25] È vero.

Francesca Cavallo: [00:12:25] ...però è sicuramente vero che sono sempre declinati in una direzione di grande concretezza e hanno una dimensione di realtà. E per esempio, anche in Elfi al 5º piano non è con la magia che viene risolta, ma sono i bambini che si mettono insieme e riescono a risolvere un casino dentro il quale sono gli elfi ad essersi cacciati.

Carlotta Cerri: [00:12:46] Esatto.

Francesca Cavallo: [00:12:47] Direi che quando io racconto una storia, che sia una storia vera, o che sia una storia di finzione, per l'appunto, come nel caso di Elfi, io cerco sempre di ancorare quella storia ad alcuni archetipi che rispondono ad alcune esigenze profonde dei bambini. Per esempio, le fiabe non sono ovviamente tutte da buttare, nel senso che le fiabe hanno una funzione, hanno esercitato e hanno tuttora una funzione importantissima nella definizione del panorama interiore, della vita interiore dei bambini. Perché tutti gli aspetti legati, per esempio, all'attraversamento del bosco, al superamento delle difficoltà, alla fiducia nel fatto che si può uscire da situazioni difficili, alla realizzazione che c'è la sofferenza nel mondo, che ci sono alcune cose cattive nel mondo, no?, anche quella è una dimensione che, con il tempo, purtroppo è stata molto allontanata dal panorama delle fiabe che raccontiamo ai bambini, che sono state molto edulcorate ma che in realtà, per esempio, è fondamentale perché i bambini intuitivamente, prima di tutto hanno tanti sentimenti negativi e hanno bisogno di vederli riflessi nelle fiabe, perché questo gli dice che se hai dei sentimenti negativi non sei sbagliato. E poi, perché i sentimenti negativi, le cose brutte fanno parte del mondo. Per cui, diciamo, io tento con le mie storie di cambiare completamente la carrozzeria, però il motore rimane lo stesso per cui i bambini trovano in quelle storie degli agganci ad alcune cose che stanno cercando, molto profonde, per esempio nel "Dottor Lee, il virus con in testa una corona", io ho fatto questo ragionamento e cioè che mentre noi adulti abbiamo consumato e stiamo consumando gigantesche quantità di informazione, che non ci servono, non è che noi abbiamo bisogno di tutti i giorni di vedere il servizio sul coronavirus, però perché lo guardiamo?, perché avere più informazione ci dà l'idea, in questa situazione di enorme incertezza, di poter avere un senso della direzione in cui questa macro storia sta andando. I bambini questa opportunità non ce l'hanno avuta, perché noi ci siamo rivolti ai bambini quasi esclusivamente dandogli delle regole, ti devi lavare le mani, non devi portare la mascherina, non puoi parlare con i tuoi compagni a scuola, devi fare questo, non devi fare quell'altro. E sostanzialmente i bambini è più di un anno che nella maggior parte dei casi è come se stessero volando con una benda sugli occhi. Ma immaginiamoci per noi cosa vorrebbe dire se uno cambia completamente tutte le nostre abitudini, ci cambia le regole da un giorno all'altro e non ci dà un'arcata complessiva di quello che sta succedendo. Per cui sono molto contenta di sentire che i tuoi bambini hanno trovato del materiale vivo in questo libro, perché quando i bambini vogliono rileggere un libro tante volte vuol dire che per loro, in quel momento il libro è un materiale vivo, che sta avendo un'interlocuzione profonda, con alcune dimensioni della loro vita interiore. Per cui mi rende molto felice il fatto che tu dica che per due bambini sta funzionando questa cosa, ma anche altri che me l'hanno detto vuol dire che questi bambini sono assetati loro stessi di avere un'idea di qual è la macro storia che stiamo attraversando. I libri per bambini questo devono fare, devono nutrire il tuo bisogno spirituale di quel momento. E se questo libro riesce a fare quella cosa è per questa ragione, perché io quando lavoro cerco, da una parte di stare più vicina possibile alla storia, di non sovrappormi troppo, io non non scrivo in un modo che vuole dare la morale ai bambini, scrivo in una dimensione in cui cerco un terreno di incontro in cui possiamo condividere una scoperta. Questo è il lavoro che cerco di fare in ogni libro.

Carlotta Cerri: [00:17:08] E ce la fai. Tra l'altro in questo ultimo libro, Il dottor Li., veramente io mi ritrovo tantissimo in quello che dici perché i miei bambini nonostante non abbiano ancora vissuto veramente quello che è il coronavirus, perché noi siamo in Nuova Zelanda, e qui coronavirus ce n'è stato pochissimo, però noi siamo partiti forse prima di voi, noi eravamo nel sud est asiatico a gennaio, quando è iniziato praticamente, quindi abbiamo vissuto questi primi tre mesi con le regole a cui accennavi, mascherine, lavati le mani, eccetera eccetera. E io, che so che quando non si nasconde la verità ai bambini, loro riescono a processare molto meglio le informazioni, ho fatto esattamente quello che ha fatto la mamma di Mei nel libro, ovvero, mi sono messa lì con loro e ho fatto ricerca con loro, perché io sono convinta che qualsiasi tema difficile da affrontare, proprio come hai detto tu, deve essere affrontato perché altrimenti si ritrovano in questo mondo nuovo, con tutte regole nuove che non capiscono, non possono processare, non hanno gli strumenti. Quindi io veramente questo libro l'ho apprezzato, mi è piaciuto tantissimo, ed è per questo che sono sicura che anche a loro è piaciuto perché dice la verità e i bambini vogliono ascoltare la verità. Tra l'altro prima hai detto che non vuoi dare la morale ai bambini e questa è un'altra cosa che mi ha colpito tantissimo, perché a me piace un sacco la forma che hai di raccontare, l'attenzione che dai alle frasi, alle parole, non c'è giudizio nelle tue frasi, ad esempio mio papà che legge il libro a volte aggiunge dei piccoli dettagli, delle piccole morali e io gli dico, papà, non aggiungere niente, leggilo com'è. Perché è proprio insita in noi la necessità di dare la morale. E invece tu non lo fai. Quando, ad esempio ricordo che Mei e la sua mamma notano che alcune persone non portavano la mascherina, non rispettavano la distanza sociale, in quel momento tu avresti potuto mettere un sacco di giudizio in questo comportamento e non lo fai, come arrivi a quel processo? Ti viene naturale o scrivi una versione e poi la smaltisce, tra virgolette, perché secondo me quello è esattamente il lavoro che deve fare il genitore per riuscire a togliersi dalle frasi il giudizio e cambiare linguaggio significa cambiare l'educazione. Quindi qual è il tuo processo? Cioè come fai a pesare le parole?

Francesca Cavallo: [00:19:47] Allora, non è che scrivo delle versioni iniziali che sono piene di giudizi e poi le tolgo. Non mi viene da scrivere il giudizio perché la mia preoccupazione è sempre di lasciare spazio ai bambini. Cioè, se io inserisco un giudizio, i bambini non hanno lo spazio di sentire quello che loro provano rispetto a quel pezzetto della storia. E quindi è come se il libro funzionasse da solo. E invece i miei libri funzionano soltanto in presenza di un bambino che lo legge perché lasciano lo spazio, a quella bambina o a quel bambino di stare in quella storia. Non mi piacciono i libri che non lasciano lo spazio ai bambini di avere una propria opinione di quello che stanno leggendo. E d'altra parte, per il tipo di libri che scrivo io, nelle quali spesso intervengono delle questioni, anche politiche, molto, molto spinose. Se vuoi invece io ti presento un fatto e ovviamente mi prendo la responsabilità del fatto che ti sto presentando, nel senso che io faccio una scelta di raccontare la storia del coronavirus partendo da un medico cinese che è un eroe. Io ovviamente sto facendo la scelta di rimpiazzare nel tuo immaginario un volto asiatico come simbolo del virus, con un volto asiatico come simbolo di un eroe che il virus ha cercato di sconfiggerlo. Quindi quella è un'operazione a monte della quale io mi assumo ogni responsabilità. Però una volta che ho scelto quale storia ti voglio raccontare, io devo lasciare spazio a te, dentro quella storia. Perché soltanto così non diventano un'operazione di propaganda. Altrimenti sarebbero pamphlet di partito. E invece io voglio scegliere di raccontare queste storie e poi voglio che i bambini abbiano lo spazio per pensare quello che loro vogliono pensare, per avere le loro emozioni, perché molto spesso noi adulti facciamo questo errore con i bambini, di presentargli le cose, presentandogli insieme l'emozione che devono avere rispetto a quello che gli stiamo presentando. E questo non va bene perché non lascia loro spazio di sentirsi. E questo è invece molto importante perché la autoregolazione delle proprie emozioni, anche soltanto il capire che cosa si sta provando, richiede che noi lasciamo ai bambini lo spazio per sentirsi. Se noi non glielo lasciamo e ti diciamo, questa è questa cosa e tu ne devi essere felice. O, questa è questa cosa e tu la devi giudicare come una cosa brutta, ci stiamo comportando volendosi sostituire sostanzialmente al bambino. E questo secondo me va sempre evitato.

Carlotta Cerri: [00:22:36] Che bello! Bellissimo! Tra l'altro, in tutto credo quello che riguarda la genitorialità se riuscissimo a tirarci un attimo indietro e lasciare spazio ai bambini, sarebbe tutto un altro modo di essere genitori. Ma tu non sei genitore, come conosci così bene i bambini visto che non sei genitore e non hai studiato come educatrice? Si, hai fatto un percorso nella pedagogia, come ci raccontavi prima, ma come fai? Da dove ti arriva questa sensibilità, questa introspezione nel mondo infantile?

Francesca Cavallo: [00:23:04] Allora, in parte mi arriva dalle letture che ho fatto, nel senso che poi, quando ho iniziato ad appassionarmi alla pedagogia, ho letto diversi libri, insomma ho un'esperienza teorica di alcuni di questi temi. Poi ho dei nipotini, che sono una fonte di ispirazione costante.

Carlotta Cerri: [00:23:23] Quanti anni hanno?

Francesca Cavallo: [00:23:24] Loro hanno due anni e mezzo e quattro anni e mezzo.

Carlotta Cerri: [00:23:27] E hanno letto Il dottor Li?

Francesca Cavallo: [00:23:28] Si, loro leggono in anteprima tutti i miei libri, anzi, a volte mi danno anche dei consigli. Olivia, che è quella un pochino più grande, per esempio, su Elfi al 5º piano mi ha dato dei consigli per le illustrazioni, eccetera, è molto, molto attenta, quindi certe volte si appura alcune cose che magari sfuggono anche a me, perché poi io sono così dentro un libro. Però, poi ho la mia infanzia. E quindi ho fatto un lavoro, anche attraverso la terapia, negli anni, per capire alcune delle ferite aperte dentro di me legate alla mia infanzia. E questo mi ha aiutato a sviluppare una sensibilità nei confronti di alcuni errori, fatti in assoluta buonafede perché io ho avuto dei genitori che sicuramente hanno fatto del loro meglio e alcuni degli errori che hanno fatto sono stati legati al fatto che nessuno di noi è perfetto. Però alcune delle ferite che sono rimaste e che con il tempo sto cercando di sanare legate alla mia infanzia, hanno sviluppato in me questa sensibilità nei confronti di un ciclo, da interrompere, no?, perché fare terapia è bello soprattutto per questo, ti dà la possibilità di non scaricare il tuo trauma sulle altre generazioni, di migliorare il mondo, alla fine della fiera. Questo vuol dire, interrompere dei cicli di oppressione su scala personale e su scala sociale, per cui questo è stato e, per me, ha molta importanza.

Carlotta Cerri: [00:25:11] Bellissimo. E tra l'altro nei tuoi libri tu tratti temi veramente importanti, che riguardano la sostenibilità del nostro pianeta, di chi lo abita, per esempio. Per me le lezioni che hanno imparato i bambini dalla pandemia alla fine del libro Il dottor Li, sono straordinarie. Io queste tematiche le sento veramente molto vicine perché tre anni fa ho iniziato un percorso molto profondo nella sostenibilità. Ma mi chiedo, anzi, ti chiedo, credi che se ci fosse più di questo tipo di letteratura, potrebbe aiutare a ispirare anche chi quel percorso magari non l'ha ancora iniziato? Famiglie che non sono ancora arrivate a quel punto nella loro vita, del prendersi cura del pianeta, o comunque dell'avere un occhio di riguardo alla sostenibilità, dell'avere un occhio di riguardo a temi importanti come la tolleranza, il rispetto, e come?

Francesca Cavallo: [00:26:07] Certo, assolutamente. Questo è proprio il cuore della missione di UnderCats che è la mia nuova azienda e io credo che si stia aprendo nel campo dell'intrattenimento per famiglie uno spazio completamente nuovo,  fino a qualche anno fa essere un buon genitore, voleva dire essere responsabili nei confronti del proprio figlio o della propria figlia e assicurarsi che mangiassero bene, che avessero una buona educazione, che avessero un buon sistema di supporto intorno. Ed era un po' come, ok, faccio queste cose per mio figlio, per mia figlia e sono un buon genitore. Negli ultimi cinque sei anni tra il Mito Movement, tra Friday for future e Black Lives Matter, io credo che sia cambiato in modo molto radicale il paradigma della genitorialità, perché milioni di famiglie nel mondo hanno iniziato a vedere il proprio essere genitori come uno degli atti politici più importanti e con più conseguenze che faranno nella propria vita. E quindi è come se sempre più genitori al mondo abbiano l'impressione, giusta secondo me, che educare un figlio è mettere al mondo un mondo nuovo, quindi, rispetto a questa nuova presa di consapevolezza di tanti, e ripeto, non stiamo parlando di poche famiglie, non è una nicchia questa, stiamo parlando di decine di milioni di famiglie nel mondo in questo momento, rispetto a questo, l'intrattenimento per famiglie è ancora molto proiettato sul passato, nel senso che, faccio riferimento a Disney perché comunque Walt Disney è quello che più di tutti ha plasmato il mondo dell'intrattenimento per famiglie a livello globale, e io ho una grande ammirazione per Walt Disney perché comunque riuscire a costruire per decenni delle opere che plasmano così tanto l'immaginario di tante generazioni è una cosa ovviamente difficilissima. Però qual è il discorso, che al centro della poetica di Walt Disney c'è la nostalgia, che sia una nostalgia biografica, nel senso che il tema dell'infanzia perduta sta al centro di tante delle opere più importanti di Disney, sia un tema di una nostalgia storica, non a caso, per esempio, il simbolo di Disney è un castello, quindi il tema delle principesse, del quale io ho parlato ovviamente molto quando ho lanciato Bambine ribelli e quindi ha un'importanza relativa al fatto che queste principesse aspettano il principe, che non hanno, come dire controllo sulla propria vita ecc., ma anche una dimensione storica, perché sono tutte figure che ti portano a rivolgere lo sguardo indietro. Io credo invece che si stia aprendo uno spazio importantissimo nell'intrattenimento per famiglie, perché sempre più famiglie invece vogliono guardare in avanti, vogliono condividere con i propri figli una visione del mondo e lavorare insieme per costruire un mondo più giusto, più equo. Quindi io credo che queste famiglie abbiano fame di un tipo di contenuti diversi, che non nascano in un castello e che non rimangano in un castello. E questo è quello che io voglio fare con UnderCats. Io voglio costruire una offerta di contenuti che abbiano una vocazione mainstream, che non abbiano una vocazione di nicchia, che quindi non siano la piccola casa editrice che fa il contenuto con la famiglia con due mamme per il tipo di famiglie arcobaleno che vivono magari intorno a casa mia, ma contenuti con una vocazione mainstream che aiutino le famiglie a sognare e a costruire un mondo migliore. Alla fine credo che le storie abbiano un impatto gigantesco nell'ispirare le famiglie, perché una delle cose che a me piace di più dell'editoria per l'infanzia e in generale, anche dei film per bambini, è che sono esperienze condivise, che sono esperienze ponte tra diverse generazioni e nel mondo in cui viviamo, che è sempre più segregato per silos, l'intrattenimento per famiglie, invece, è il fatto che possa far comunicare generazioni diverse, ha un un potenziale gigantesco perché le storie riescono a far comunicare persone che altrimenti non comunicherebbero, gli danno delle cose da condividere, degli oggetti da condividere, il che è sempre più raro nel mondo e nel mondo in cui viviamo.

Carlotta Cerri: [00:30:57] È vero. All'inizio hai detto una cosa molto bella che io riassumerei con una frase che uso spesso, e che è, noi non stiamo crescendo bambini, stiamo crescendo adulti. E credo che questo veramente cambi tantissimo le carte in tavola, perché comunque si capisce che il ruolo dell'educazione ha un ruolo primario fondamentale per guardare avanti e per cercare di costruire il futuro che speriamo di poter magari ancora vedere noi, ma che sicuramente, o almeno, speriamo, vedano i nostri figli. Tra l'altro tu in un'intervista ad Agorà hai detto che l'Italia ha regalato al mondo delle eccellenze pedagogiche come il metodo Montessori, per esempio, ma che noi non le stiamo usando. Secondo te che cosa manca nella famiglia media per arrivare ad usarle? Certo, il cambiamento deve arrivare dall'alto, su questo non c'è dubbio, ma come in ogni rivoluzione è un'unione di singoli. Quindi ti chiedo che cosa può fare secondo te la singola famiglia per usare queste eccellenze pedagogiche anche a casa e promuovere, anche se lentamente, un cambiamento, se si può?

Francesca Cavallo: [00:32:07] Sì, sicuramente si può. Io credo che banalmente leggere sia importantissimo, nel senso che nessuno di noi prima di studiare sa come crescere il bambino. Purtroppo c'è questa, diciamo, questo falso mito, che una volta che uno diventa genitore l'istinto ti guida e, voglio dire, se fossimo cani o gatti, questo sicuramente sarebbe vero. Però diciamo che gli umani sono un pelino più complicati. Negli ultimi anni c'è stata un enorme progresso della scienza relativo alla comprensione del modo in cui funziona la mente del bambino, per cui informarsi, studiare, che non vuol dire passare giorni e giorni sui libri, però capire un po' meglio come funzionano i bambini e quali sono le cose che li possono accompagnare. A me piace molto questa immagine che il ruolo di noi adulti è quello di accompagnare i bambini in un percorso che è il loro, non è, che noi dobbiamo, come dire, dargli una forma. Perché quando un essere umano nasce è già una persona. L'altro giorno mia sorella mi ha fatto ridere perché mi ha detto che stava giocando con il mio nipotino che ha due anni e mezzo, e che ha una grande passione per gli uccelli e sa i nomi di tantissimi uccelli. E allora lei stava giocando con lui e gli ha detto, ma tu sei un barbagianni?, e lui diceva, no. Sei un upupa, e lui diceva no. Sei un pettirosso, e ancora no. E lui a un certo punto le ha detto, Mamma, io sono una persona.

Carlotta Cerri: [00:33:56] Ah, i bambini!

Francesca Cavallo: [00:33:59] Ovviamente fa ridere il fatto che lo dica un bambino di due anni e mezzo. Però è vero, quando lui dice, Io sono una persona, quindi il nostro ruolo è quello di accompagnarli nella scoperta di se stessi e di scoprire noi stessi anche in quella dinamica. Per cui sicuramente leggere, informarsi, ci sono tanti podcast, adesso ci sono tanti blog. Non si tratta soltanto di leggere dei libri. Questo può aiutare moltissimo, tra l'altro, a capire meglio noi stessi, a capire le cose che i nostri genitori hanno sbagliato con noi. Quindi è anche un viaggio interessante dentro noi stessi, non soltanto da fare per i bambini.

Carlotta Cerri: [00:34:41] Sempre, lo dico sempre. Io vendo corsi on line per genitori e un genitore magari si aspetta che comprando il mio corso online io gli dia degli strumenti per gestire i figli, per gestire la crisi, che effettivamente sì, faccio anche quello, ma poi mi chiedono, questo è tipo una sessione di terapia ... Ma quello è essere genitori, quello è educare i bambini. Dobbiamo educare prima noi stessi. Dobbiamo prima fare un percorso di auto conoscimento e un percorso di prenderci cura di noi stessi per riuscire poi a educare loro. E tra l'altro, bellissima la risposta di tuo nipote, perché comunque fa capire ancora una volta di quanta verità, di quanto abbiano bisogno i bambini della verità. Mi piacerebbe vedere molti più libri come i tuoi. Che progetti hai adesso per il futuro? Ci puoi svelare qualcosina, o hai un libro in cantiere?

Francesca Cavallo: [00:35:37] Allora, abbiamo in realtà cinque libri in lavorazione, per cui l'obiettivo di Undercats è proprio questo. Io fino adesso come autrice singola negli ultimi anni, dal 2016 ad oggi, ho praticamente pubblicato un libro all'anno, e adesso con Undercats l'obiettivo è di scalare questa produzione, non a numeri troppo grossi, perché comunque, secondo me è molto importante concentrarsi su dei titoli grandi che possano allargare il confine, non un modo semplicemente di riempire scaffali, che è il modo in cui purtroppo ragionano tanti editori, anche per il modello di business dell'editoria tradizionale. Invece a me piacerebbe lavorare sulla creazione di alcuni progetti che abbiano la possibilità di mostrare che i confini, quelli che pensavamo fossero i confini dell'editoria per l'infanzia, sono in realtà molto più ampi. Una delle cose che mi riempiono più di orgoglio quando parlo con i librai di "Storie della buonanotte per bambine ribelli", è che loro mi dicono che quando è arrivato quel libro hanno dovuto creare una nuova sezione nei loro negozi. Una volta che hanno creato quella sezione, poi, ovviamente tanti altri editori sono andati a riempirla. Ed è lì che succede il cambiamento. Per cui il mio sogno con Undercats, è che i libri che abbiamo in cantiere, che saranno comunque su queste direttrici, cioè rappresentazione di persone con disabilità, rappresentazione di persone, di storie di persone di colore, rappresentazioni di persone LGBTQ. E in generale questi temi che attraverseranno i nostri libri sono la sostenibilità, sono le sfide del nostro tempo, sostanzialmente. E gruppi di bambini che hanno controllo sulle proprie vite e che hanno una fame di avere un impatto sul mondo intorno a sé. Queste saranno le direttrici. C'è una cosa che posso dire e cioè che Elfi al 5º piano, diventerà una serie, per cui ci saranno più avventure ambientate nella città di R.. Questo lo posso dire. Poi ci sarà un'altra serie di libri molto belli, illustrati, sempre legati appunto alla rappresentazione di persone con disabilità, che è molto difficile da realizzare perché a livello di illustrazione non ci sono riferimenti, cioè, una delle scoperte più belle che sto facendo nel percorso di creazione di questa serie, il massimo che noi vediamo legato all'illustrazione per bambini e disabilità, è il bambino sulla sedia a rotelle, ma se sposti quel bambino dalla sedia a rotelle, se un bambino ha una protesi gli illustratori vanno in difficoltà perché normalmente nel processo dell'illustrazione cosa succede? Che uno si mette in una posizione, si fotografa e poi disegna. E questa cosa è difficile da fare quando i corpi sono non conformi, per cui noi stiamo facendo un lavoro pionieristico da questo punto di vista, con la speranza anche di offrire materiale ad altri illustratori che magari inizieranno a raccontare queste storie su come rappresentare dei corpi non conformi e nel dare materiale nell'immaginazione dei bambini e delle famiglie, in grado ovviamente di non essere spaventati da quei corpi. Una delle cose che a me preme molto nel mondo della rappresentazione della disabilità, della presentazione della disabilità, prima ancora della rappresentazione, quando ci sono delle persone con disabilità, i genitori, i bambini normalmente sono molto interessati e guardano in modo molto spontaneo, vogliono capire, è una cosa diversa. 
Il genitore qual è la cosa che dice?, armato di buonissimi sentimenti, non guardare, e nel dire quelle due parole, quello è un primo esercizio enorme di marginalizzazione. Escludi quella persona dal tuo sguardo, toglila dal tuo campo visivo. Poi, è ovvio che siccome c'è un trauma da parte delle persone con disabilità, legato al fatto che magari possono essere state bullizzate, perché ci sta che una persona con disabilità ti dica, preferisco che non mi guardi e noi dobbiamo accettare quella cosa. Però ci sono anche tante persone con disabilità che magari hanno voglia di rispondere alle domande di un bambino e quella è un'occasione incredibile per non escludere quella persona, per non averne paura, perché noi abbiamo troppa paura delle persone con disabilità e le spingiamo troppo ai margini, per cui questo è parte del lavoro che voglio fare con questi libri, avvicinare queste storie e incuriosire a queste storie.

Carlotta Cerri: [00:40:25] È bellissimo. Mi emoziona questo, perché io credo tantissimo nel potere di quello che stai facendo, di questo progetto, lo vedo con i miei figli. Noi ci siamo ritrovati in parti di mondo come il Vietnam, per esempio con loro, in cui tantissime persone avevano disabilità, perché comunque la guerra del Vietnam è molto recente, quindi si vedono ancora gli effetti. E la cosa più bella è che spesso e volentieri le persone avevano voglia di raccontarti le loro storie. Se dai loro l'opportunità, perché spesso e volentieri quel "non guardare" lancia appunto quel messaggio al bambino, e cioè, questo è un argomento tabù, è un argomento da evitare, ma, come dicevi il proprio tu, a volte ferisce anche la persona, perché non si sente più persona. E invece, quando noi in Vietnam avvicinavamo queste persone, magari parlavamo con loro alle bancarelle dei mercati e poi facevamo una semplice domanda, che ne so, come hai perso il braccio? Loro erano felici di comunicarcelo, di parlarcene e questo mi ha colpito tantissimo. 
E ho scoperto che anche solo proprio quella piccola domanda, invece del non guardare, o anche solo avvicinarci e semplicemente iniziare a parlare con quella persona, mandava via, scacciava via quella paura che comunque c'è, perché è diverso, perché quella persona è diversa. E quindi guarda, io non vedo l'ora, quando li fai uscire? Domani?

Francesca Cavallo: [00:41:53] Il primo uscirà a luglio.

Carlotta Cerri: [00:41:55] Wow, allora è vicinissimo. Senti dicci l'ultima cosa, poi ti lascio andare perché mi sono resa conto che abbiamo proprio forato di tantissimo. Dicci solo dove ti trovano, come ti trovano? Abbiamo già detto, appunto Undercats.

Francesca Cavallo: [00:42:11] Undercats.com è appunto il sito dove potete comprare Il dottor Li e il virus con in testa una corona. E poi i nostri prossimi libri. C'è una newsletter che noi mandiamo a cui ci si può iscrivere.

Carlotta Cerri: [00:42:19] E che è bellissima. Francesca racconta delle storie pazzesche, è un regalo che ci fai ogni volta, veramente.

Francesca Cavallo: [00:42:26] Grazie! Si chiama Good Night to Night e sono sostanzialmente storie della buonanotte in un momento del mondo in cui ci sembra che ci sia magari tanto male, o che ci sia tanta sofferenza. Sono storie in cui io racconto di persone che oggi stanno facendo delle cose meravigliose per poter avanzare, diciamo la storia dell'umanità. E quindi, anche lì mi potete iscrivere su Undercats.com/Goodnight e poi ci trovate su Instagram, me come @francescatherebel e undercats come @undercatsmedia. Quindi spero di incontrarvi e di proseguire questo dialogo su quei canali, perché di questo si tratta. 

Carlotta Cerri: [00:43:08] Io lascerò comunque tutti i riferimenti, i link nelle note dell'episodio. Quindi vai tranquilla Francesca, grazie mille. Sei stata fantastica e mi è piaciuto tantissimo tutto quello che hai detto. Io avrei altre 5 ore di domande per te, ma ti lascio andare.

Francesca Cavallo: [00:43:28] Grazie a te, alla prossima.

Carlotta Cerri: [00:43:31] Ciao, ciao, Francesca.

Carlotta Cerri: [00:43:34] Se mi conoscete un pochino mentre ascoltavate la chiacchierata con Francesca avete forse potuto immaginare la gioia che provavo io al sentire le sue parole, al sentire qualcuno che non sono io, che comunica tutti i messaggi che per me sono importanti. Poi vabbè, mi sono ritrovata tantissimo in quello che ci ha raccontato, dal fatto che il suo personaggio letterario preferito è stato Jo di Piccole donne, che da piccola era anche il mio, perché Piccole Donne è stato uno dei miei libri preferiti, al fatto che lei non scrive come gesto poetico, ma per risolvere problemi, cosa che io capisco e condivido perché anche io ho sempre scritto come terapia personale, o per aiutare qualcuno, me stessa in primis, o comunque i genitori, per esempio, con i miei corsi. E poi, ovviamente, quando parlava dell'educazione come uno degli atti politici più importanti per creare un mondo nuovo, beh, io ero mentalmente in piedi sulla sedia a farle una standing ovation. La cosa che mi è piaciuta di più e che mi dà tantissima speranza per il futuro è che anche se parlavamo di scrivere libri per bambini, del processo di scegliere le parole, eccetera, eccetera eccetera, anche se parlavamo di letteratura, in realtà parlavamo di educazione, di evoluzione personale. Questo per me è emozionante e per questo ho aspettative altissime per Undercats. E per il lavoro che Francesca e il suo team faranno negli anni a venire. 
E tra l'altro ci tengo a raccontarvi che dopo questa chiacchierata con Francesca mi sono decisa a leggere con i bambini Elfi al 5º piano che avevo evitato finora perché conoscete il mio punto di vista sull'esporre i bambini alla fantasia, ma ho deciso di leggerlo perché, prima di tutto questa è una storia basata sulla storia di Babbo Natale che i miei figli conoscono e che sanno non essere vera, sanno essere una storia inventata, se avete ascoltato il mio episodio sul Natale saprete come viviamo noi il Natale. E poi perché comunque i miei bimbi mi sembravano pronti ad accogliere questo tipo di fantasia. E devo dire che l'abbiamo adorato, Oliver in particolare, lo chiedeva ogni sera prima di andare a dormire, che leggevamo 1 o 2 capitoli, quindi io sono stata felicissima di sapere che ci sarà una continuazione. Insomma, posso dire con assoluta certezza che oggi Francesca Cavallo è una delle mie autrici preferite di libri per bambini. E davvero non vedo l'ora di vedere che cosa abbia in cantiere. E con questo vi saluto. Vi do appuntamento alla prossima settimana con un altro episodio di Educare con calma. Ovviamente mi trovate anche su www.latela.com e su Instagram e Facebook come @lateladicarlottablog. E non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.