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Episodio 29 ·

Montessori in 5': NON va tutto bene

In questo episodio di Educare con Calma, vi spiego in 5 minuti perché secondo me, in un momento di sofferenza dei bambini o quando li vediamo in balia delle proprie emozioni, sia meglio evitare frasi come "non è successo nulla" e "va tutto bene" e vi suggerisco l'alternativa che uso io con i miei figli.

Per visualizzare le informazioni scritte in formato altrettanto digeribile, ti invito a leggere il post relativo Montessori express: NON va tutto bene! 

Nell'episodio menziono anche un articolo su come mostrare empatia ai nostri figli )è attraverso il nostro esempio che imparano): Come mostro empatia ai miei figli e Un esempio di come pratico l'empatia con i miei figli.

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Eccoci per un altro episodio di montessori in 5. Dovete sapere che qualche settimana fa su instagram ho lanciato un hashtag, #iomidissocio, perché se mi conoscete saprete che io mi dissocio dall’educazione tradizionale, da meccanismi come castighi, minacce e punizioni, dalla violenza fisica ma anche da quella verbale, Dal ferire i miei figli per ottenere ubbidienza. Dal perpetuare comportamenti che non vorrei vedere nel mondo. Vi racconto un aneddoto recente ma potrei raccontarvene milioni, l’altro giorno eravamo in piscina e una bambina che avrà avuto 11-12 anni si è messa a piangere perché la sorella l’ha colpita in faccia con un piede mentre scendeva lo scivolo perché lei era rimasta volutamente in acqua sotto lo scivolo ad aspettarla. E piangeva disperata in acqua, attaccata al bordo. I genitori non si sono mossi, hanno aspettato seduti sul divano e quando è uscita dall’acqua la madre le ha detto “bella lezione, no? Magari la prossima volta non aspetti sotto lo scivolo”. Ecco, Questi sono i comportamenti che non dovremmo giustificare. Sono i comportamenti e le frasi da cui io mi dissocio. E Onestamente non mi interessa sapere quante volte la madre gliel’avesse già detto, per me quella è una mancanza di empatia che non insegna nulla alla bambina, tantomeno il rispetto. 
Questa è l’educazione da cui io mi dissocio. E lo voglio diffondere a costo di far sentire scomodo qualche genitore che magari si è comportato così con i figli in passato. E spero che chi la pensa come mesi unisca  questo “movimento”, perché come dico sempre io da sola l’educazione non la cambio, ma tutti insieme sì.
Da questo hashtag è nata un’idea, ovvero quella di creare una serie di sfide pratiche su Instagram, ovvero piccoli cambiamenti da mettere in atto nel nostro quotidiano per cercare di cambiare la mentalità tradizionale. E in questo episodio vi parlo proprio della prima sfida che è stata quella di sostituire le frasi “va tutto bene” o “non è successo nulla” quando i bambini piangono con la frase “sono qui per te”. 
Non è successo nulla è ovvio perché lo vorrei sostituire, perché se mio figlio sta piangendo ovviamente qualcosa è successo, o comunque è giusto partire da quel presupposto mentale.
“Va tutto bene” in realtà è un’espressione che probabilmente noi genitori usiamo per dare speranza, anche Perché ne abbiamo bisogno noi! Perché siamo noi che vogliamo darci la speranza che vada tutto bene. Ma in realtà io mi sono resa conto che nel momento in cui io stessa piango e soffro, se tu mi vieni a dire “va tutto bene” il mio primo pensiero è “non mentirmi”. “No, non va tutto bene, sto facendo fatica, non lo vedi?”. Penso che per i nostri figli sia lo stesso e onestamente mi sembra che dirgli va tutto bene significhi quasi sminuire il loro sentimento, la loro emozione di quel momento. 
E non dico che il voler rassicurarli non sia giusto, anzi assolutamente dobbiamo rassicurarli, ma secondo me è il passo successivo, quando la mente è calma, quando gli emisferi cerebrali sono di nuovo “collegati”, perché è in quel momento che siamo ricettivi, non quando stiamo piangendo, quando il nostro cervello è in modalità coccodrillo, come la chiamo io nel mio corso Educare a lungo termine.
Quindi io personalmente credo che sia molto più produttivo e più efficace per educare a lungo termine, ma anche più onesto intellettualmente dire “sono qui con te” perché quella è 1. Una frase vera, perché siamo lì con loro 2. Non è solo il messaggio più importante che vogliamo trasmettere loro in un momento di difficoltà, ma è anche la mentalità che vogliamo creare in noi stessi, perché per educare con empatia dobbiamo imparare a dare il beneficio del dubbio, a fidarci della loro emozioni quando piangono, a credere alle loro lacrime. Anche quando non ci sembrano legittime, anche quando ci fanno fastidio, anche quando ci sembrano dei capricci. Perché più ci fidiamo delle loro emozioni e reazioni, più costruiamo un rapporto reciproco di fiducia e più riusciamo ad avere empatia. E poi quando sono più calmi, allora possiamo descrivere, per esempio, ti senti triste, sei arrabbiato, ti sei fatto male e possiamo dare loro speranza, tipo va tutto bene, sembra solo un piccolo graffio. Va tutto bene, il coccodrillo è passato. 
Lo so che sembrano dettagli ma io credo che l’evoluzione personale avvenga un dettaglio alla volta.
Nelle note dell’episodio vi lascio anche un articolo su come esprimere empatia, ma ora vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma. Un abbraccio. 
E a proposito di lacrime, spesso ho notato che questo va tutto bene è preceduto o seguito da “non piangere”. “Non piangere, va tutto bene”. Ma in questo modo se ci pensate, stiamo dicendo ai nostri figli che piangere non va bene, che quando sono tristi o si fanno male non dovrebbero piangere, quindi che le loro lacrime non hanno motivo di esistere. Ma non è così. Credo che sia importante per costruire quel rapporto di fiducia con i nostri figli, cercare di non sminuire le loro lacrime e le loro emozioni, anche quando ci sembra non ci sia alcun motivo, che stiano facendo semplicemente quelli che tanti chiamano “capricci”, in realtà io penso che le lacrime abbiano sempre un motivo, anche quando un bambino piange perché vuole (esempio banale) un gioco al negozio di giocattoli: certo, sono lacrime fastidiose, ci viene da pensare che sia viziato, ci fa arrabbiare che abbia imparato a piangere per avere ciò che vuole, ma prima di tutto dobbiamo farci un esame di coscienza. Da chi l’ha imparato? Magari è successo altre volte che presi dalla disperazione gli abbiamo concesso qualcosa per farlo smettere di piangere? Siamo umani, è possibile. Forse dobbiamo cambiare qualcosa nel modo in cui comunichiamo? O magari qualcun altro l’ha “viziato”, tipo i nonni? Quelle lacrime molto probabilmente sono sincere, il bambino è triste o arrabbiato perché non può avere quel giocattolo e fa fatica a processare l’emozione. Sminuirla e ignorare le lacrime non è la strada che educa a l’unto termine.
Quindi no, non va tutto bene, hai un ginocchio sbucciato. Non va tutto bene, sei arrabbiato. Non va tutto bene, vuoi quel gioco e non lo compriamo. Ma io sono qui con te. La domiamo insieme questa emozione. 
E con questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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