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Episodio 126 ·

Posso leggere ai bimbi in inglese anche se ho un accento? (e altre domande frequenti sul multilinguismo) | con Najwa Saady

Oggi su Educare con Calma ho invitato Najwa Saady, Family Language Coach per famiglie multilingui, che ha creato il sito e progetto Armonia Multilingue, una risorsa molto interessante per genitori che decidono di introdurre più lingue nel loro quotidiano. È possibile che ricordiate Najwa da un mio articolo sul blog che si intitola "Riflessioni su alcuni miti del multilinguismo".

:: Trovate Najwa su

:: Le domande che ho fatto a Najwa

02:27 Vorrei introdurre una nuova lingua, ma ho paura di creargli o crearle confusione.

09:04 Parlo sempre in italiano, ma mi risponde in inglese, perché?

20:30 Mio figlio si rifiuta anche solo di ascoltare la mia lingua, che cosa posso fare?

26:16 Va bene che io, mamma italiana, legga libri ai miei figli in un’altra lingua?

33:00. E se gli passo i miei errori e la mia pronuncia?

38:00 Riflettiamo su questo: essere così giudicanti su come parliamo una lingua si riflette su come giudichiamo gli altri

42.11 Najwa ci racconta del suo lavoro con le famiglie.

Najwa
Barcellona, Spagna · Adam (3), Rayán (7)
Ciao, sono Najwa! Vivo in Spagna con mio marito e i nostri due figli. Mi trovi anche nella sezione Aiuto su La Tela per aiutarti con il multilinguismo dei tuoi bambini.
benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi non sono sola, ma con me naja Sadi, che è una family coach, quindi una famiglia, un un coach per famiglie multilingui. Ecco che ha creato il sito e il progetto Armonia multilingue che tra l'altro vi invito a scoprire. Poi lei ce ne parlerà di più perché secondo me è davvero una risorsa molto molto interessante per famiglie che decidono di crescere i figli con più lingue tra l'altro. È possibile che ricorderete Nasu da un mio articolo sul blog che si intitola Riflessioni su alcuni miti del multilinguismo, qualcosa del genere che vi lascio poi nelle note dell'episodio. E quello che mi piace tanto, tanto tanto del suo approccio al multilinguismo è la flessibilità, la leggerezza. Perché il multilinguismo può essere davvero difficile. Lo dico proprio con per esperienza personale, soprattutto se lo si vive in maniera rigida, perché a volte le informazioni, le regole che troviamo online sono davvero regole. Sono talmente dettagliate. Per esempio non parlare mai una lingua diversa dalla tua, oppure parla la seconda lingua dalle tre alle quattro del pomeriggio, tutti i giorni che quando poi non riusciamo a metterle in pratica nella vita reale perché la pratica poi è diversa dalla teoria. Ci demo motiviamo e pensiamo di non essere in grado. E questo secondo me è un po'. Quello che è successo, um, a mio marito con il finlandese. Magari ricorderete uno degli episodi del podcast in cui lo racconto e vi lascio magari anche quello nelle note. Um, però, ecco, oggi, um voglio proprio parlare anche di questo con Naja? E lei ha proprio un approccio molto più flessibile, molto più rilassato al multilinguismo. Um, che io per esperienza personale, oggi Allora quando iniziai, non lo sapevo. Ma oggi credo che sia davvero vincente. E quindi è qui con me per rispondere alle domande più frequenti che riceviamo sul multilinguismo dalle famiglie che vorrebbero parlare più di una lingua in casa. Ciao, Nage. Benvenuta a educare con calma. Ciao, Carlotta. Ciao. Ciao. Grazie per questo invito. Sono sono super felice di essere qui. Che bello! Anch'io. Sono molto felice tra L'altro io e te. A me sembra di conoscerti perché ci seguiamo ormai da parecchio tempo online. Una di quelle amicizie virtuali e però è la prima volta che effettivamente ci parliamo in diretta. Sì, sì, infatti. Infatti c'è anche un po' di emozione. Devo essere sincera anche qui anche qui senti, rompiamo subito il ghiaccio con una domanda però forse forse quella che chiedono di più in assoluto sempre, praticamente a me la chiedono da tantissimi anni. Da quando parlo del del fatto che cresco i miei figli multilingue um e proprio c'è proprio questa domanda che vorrei introdurre una nuova lingua, ma ho paura di creare confusione nei miei bambini. Cosa faccio però prima di rispondere a questa domanda mi piacerebbe se ti va, di che introduce anche un po' la tua situazione di multilinguismo in famiglia perché tu hai un bel mix di lingue e quindi sarebbe interessante anche raccontarlo. Vai lascia a te. Beh, allora io sono sono nata e cresciuta in Italia e da mamma italiana, anche se in pochi lo sanno che comunque mia mamma è cresciuta in Svezia, non in Italia e il papà ha origine araba e da Israele. Quindi io sono cresciuta bilingue in in italiano, in arabo e poi, um quando ho conosciuto mio marito mi sono trasferita in Spagna e quindi adesso noi cresciamo i nostri due bimbi con cinque lingue um italiano, arabo, catalano, spagnolo e inglese. Wow! Quindi sì, c'è c'è un un bel un bel mix di lingue. Un bel numero anche direi wow, pazzesco, veramente tantissime um su già solo su questo ci sarebbe da fare un episodio, ovvero sul la pratica di tutto questo. Però io so che tu ne parli tantissimo sul tuo sito, è proprio quello a cui ti dedichi e quindi invito se volete scoprire un po' come come nage a gestisce queste cinque lingue in famiglia con i suoi bimbi e con suo marito, perché comunque anche il partner fa parte dell'equazione vi rimando al sito però ecco, se dovessi appunto rispondere a un genitore che ti dice voglio introdurre una nuova lingua, ma ho paura di creare confusione a mio figlio. Che cosa risponderesti? Che credo che sia? Una domanda che fanno spesso anche a te spessissimo e di fatto la la prima cosa che chiedo di solito è che cosa intendono per confusione? Perché, um appunto, ogni genitore un po' la interpreta in modo diverso c'è chi appunto pensa che il bimbo faccia confusione quando mescola le lingue. Magari è stato in contatto con una famiglia bilingue multilingue e ha sentito un bambino diciamo interpretazione che si dà spesso è ecco, vedi, non sa distinguere le lingue, le mescola, fa confusione per questo o a volte si pensa proprio che magari, se io scelgo di parlare una determinata lingua con mio figlio, mettiamo appunto che io personalmente, adesso che parlo italiano con i miei figli, scelga domani di introdurre un po' di portoghese in casa dicono. Okay, mio figlio farà confusione perché è abituato a sentirmi sempre parlare in italiano all'improvviso cambio lingua e questa, diciamo, è un po'. La paura però, in realtà, um il bambino non fa confusione. Cioè, nel senso non è confuso rispetto le lingue, cioè già nel ventre materno il bambino, il feto è in grado di distinguere diversi suoni, cioè la lingua della madre o del padre da altre lingue. Quindi questa consapevolezza, la bimba, il bimbo ce l'hanno. Già. Um più che altro più che altro la confusione potrebbe essere, um, da parte di noi genitori nel come gestire più lingue. E quindi se penso all'esempio che facevo prima, quindi di me che parlo ho sempre parlato italiano con i miei figli e voglio introdurre il portoghese. Um, è più la mia confusione su come cominciare o, um dove metterlo all'interno della routine e quali risorse utilizzare. Però di fatto il massimo che potrebbe fare mio figlio sa, potrebbe essere di um ma perché mi stai parlando in una lingua diversa dal solito? Magari però non è confusione, anzi è super chiaro, cioè è è è è super consapevole del fatto che sto parlando un'altra lingua, quindi lì c'è più che altro avere un po' chiari da parte nostra da parte dei genitori. Quali sono gli step appunto per introdurlo. Questo è super interessante tra l'altro e credo che si rifaccia tantissimo in generale proprio anche alla genitorialità, perché è un po' come quando io genitore voglio introdurre un limite io chiamo limiti le le regole della casa, per esempio, ma non le abbiamo chiare noi se noi siamo confusi trasmettiamo quella confusione anche ai nostri figli, quindi credo che sia un po' la stessa cosa tra l'altro um potremmo parlarne adesso per cent'anni però effettivamente io ero una di quelle persone che pensava okay io devo parlare sempre e solo italiano un po' per con i miei figli se voglio che capiscano che con me si parla italiano. Um adesso invece sto veramente un un po'. Tornando sui miei passi da qualche anno un po' perché abbiamo iniziato a viaggiare. Quindi per me è assolutamente impossibile passare tutto il mio tempo a parlare italiano con loro quando con tutti gli altri parlo inglese intorno a me e quindi mi sono tra virgolette un po' concessa anche il lusso di essere me stessa, perché la mia personalità è in tre lingue e quindi mi accolgo in questo caso e un pochino mi sembrava quasi quando mi forzavo a parlare solo italiano con loro mi sembrava quasi di tarpare una parte della mia personalità. E quindi e con questo credo che io e te abbiamo già parlato. Forse c'è anche nell'articolo che abbiamo fatto sul sul blog, quindi consiglio di andarlo a leggere. Um però questo secondo me è super affascinante. Questo concetto del posso essere um posso essere flessibile ecco, non devo per forza parlare solo questa lingua. Ad esempio io adesso i miei bambini stanno facendo delle lezioni di spagnolo. A volte parliamo spagnolo perché ci divertiamo a parlare spagnolo tre anni fa non l'avrei fatto perché avevo questa struttura rigida mentale che pensa che diceva la mia testa diceva No, tu devi parlare solo italiano e quindi questo devo ringraziare te perché è stato anche un approccio che mi hai insegnato tu questa flessibilità. Okay, però adesso arriva un problema. Allora il problema è questo man mano che i bimbi crescono sto notando e parlo di me a sto punto perché credo che magari le esperienze personali aiutino di più. Sto notando e dipende anche un po' dalla personalità dei due bambini. Questo ovviamente però sto notando che spesso e volentieri quando io parlo con loro in italiano loro cosa fanno? Mi rispondono in inglese perché quella è la loro lingua, è la lingua della della nostra famiglia. Noi parliamo inglese in famiglia um nonostante io quando siamo noi in famiglia davvero ormai sono abituata a parlare con loro in italiano, quindi spesso e volentieri parlo mhm esclusivamente in italiano. Magari quando mi arrabbio parlo di più in inglese però insomma. E però ecco la loro lingua insieme è l'inglese, quindi spesso e volentieri succede che io parlo in italiano e loro mi rispondono in inglese. Mi piacerebbe chiederti perché questo succede e anche come approcci tu questo tipo di situazione, allora comincerò dicendo forse una cosa banale. Però in realtà il motivo per cui succede è semplicemente perché i bilingui possono scegliere, cioè hanno più di una lingua a disposizione. Quindi, um, um il semplice fatto di poter scegliere significa che possono scegliere anche un'altra lingua. Ovviamente noi genitori abbiamo la possibilità un po' di mediare e cercare di guidarli in questa scelta. A seconda delle delle situazioni, però, è abbastanza normale che se c'è un uso maggiore di una delle lingue e e anche una presenza generale attorno da parte di altre fonti, è abbastanza normale che loro si sentano più sicuri oppure che sentano che questa lingua viene più valorizzata dalle persone attorno a loro. E quindi questi due fattori, um, creano comunque una una motivazione in loro più forte nel parlare quella lingua. Sicuramente poi, nel tuo caso, dato che comunque siete una famiglia che parlate, penso soprattutto in inglese quando siete tutti insieme e quindi sanno che tu l'inglese lo capisci, lo parli ed è la diciamo la comunicazione è la lingua in cui comunicate normalmente. È normalissimo che loro scelgano quella lingua lì che è la più presente in in famiglia. Quindi, um, in questi casi qui il mio approccio è quello di cercare di creare necessità e motivazione a parlare la lingua o con il genitore e oppure con altre fonti che magari non parlano le altre lingue e quindi in questo caso, appunto, è più facile che la bimba o il bimbo scelgano la lingua la lingua minoritaria, quindi nel vostro caso l'italiano. E quello che secondo me è anche molto importante da dire in questo in questa situazione è che il modo in cui noi genitori scegliamo di rispondere ai nostri figli quando ci parlano nell'altra lingua. Quindi se la mia la mia lingua è l'italiano e i miei genito i miei scusate i miei figli mi rispondono e mi parlano sempre in in inglese. Il fatto che io, ad esempio, continui la conversazione senza riformulare quello che hanno detto in italiano è come se io stessi mandando loro un messaggio di Okay, ci capiamo comunque andiamo avanti così tu parli in inglese, io parlo in italiano, quindi in realtà se noi abbiamo la volontà l'obiettivo che loro ci parlino e ci rispondano in italiano c'è bisogno di fare questo lavoro. Non a tutti i genitori viene spontaneo farlo. Um, ci sono molte tecniche per farlo, che sono più o meno naturali. Alcune sono, diciamo più spontanee, naturali di altre, però la riformulazione, quindi quello che io chiamo modeling, quindi il modellare, la lingua, la nostra lingua, in questo caso appunto come nell'esempio l'italiano um, è fondamentale per dare loro gli strumenti, le parole e le strutture grammaticali per poterci rispondere poi e parlare in italiano. Faccio un esempio pratico se um non so, mio figlio mi chiede mamma mi passi l'acqua e io prendo l'acqua e gliela do. Okay, questa è la cosa che magari faremo più spontaneamente. Però in realtà, come dicevo prima in questo modo qui io sto dicendo a mio figlio che ti ho capito e ti passo l'acqua. Se invece io gli dico amore vuoi che ti passi l'acqua in italiano? In realtà lì sto modellando la mia scelta di comunicazione in italiano e sto dando a lui le parole per poterlo dire in un un in un altro momento in italiano. Quindi ci deve essere questo questo lavoro che è un lavorone, è veramente un grandissimo lavoro. Mhm, perché c'è da dire questo lo dico da sempre. Se è vero che non è faticoso per i bambini imparare nuove lingue quando sono molto piccoli, assorbirne tutte è un lavoro assolutamente faticosissimo per il genitore tra l'altro quello che hai detto lo confermo in pieno, nel mio caso specifico, perché una cosa che davvero davvero davvero motiva i miei figli a parlare italiano e a voler parlare italiano è proprio adesso che sono più grandi e che lo capiscono è proprio um il l'usare i nonni e ricordare loro che facciamo questo sforzo e questo lavoro non solo per imparare una lingua, ma proprio anche per comunicare con una persona che amiamo. Quindi questo si allaccia un po' a quello che dicevi del dare una motivazione esterna, quindi che ci sia la necessità e un'altra, cosa che confermo anche nel mio caso. Um è proprio questo il fatto che quando ad esempio loro mi chiedono um qualsiasi cosa che mi dà e io gliela do automaticamente loro um continuano a parlare in inglese, per esempio se io invece anche solo dico vuoi che ti passo quello lo dico in italiano, loro automaticamente passano all'italiano non succede sempre, però quando succede è tipo magia e mi piace molto. Quindi ecco, questo è sicuramente un bel un bel modo. È un è un grande lavoro, perché comunque bisogna veramente riuscire a ricordarsi di tradurre, fare da interpreti um e ripetere però poi veramente secondo me come un po' tutto è questione di abitudine, quindi alla fine si si ci si abitua. Ecco anche a fare questo lavoro e tra l'altro non so se tu me lo confermi, ma secondo me funziona molto meglio che dire cose, cosa che io a volte faccio perché a volte me ne dimentico che dire parlami in italiano mhm no, assolutamente. E quella è una cosa che anzi io di solito c'è sempre da considerare caso e caso eh, per carità, però una cosa che di solito sì io sconsiglio di fare perché mette i bambini un po' in allarme, anzi perché um diventa diventa un po', una forzatura diventa come se noi stessimo obbligando no, è un po', come dicevo prima no, il il la bellezza anche di essere bilingui è proprio avere la possibilità di scegliere. Quindi, um io preferisco puntare sulla motivazione, quindi puntare su creare situazioni motivanti, un ambiente appunto, che sia il più possibile e che crei la necessità di parlare la lingua piuttosto che chiedere esplicitamente di parlare. Quella lingua poi dipende anche dall'età, perché se sono bambini un po' più grandi um possono anche capirlo. Se io ho fatto un discorso con lui, pri- con loro prima e ho spiegato che cosa c'è dietro. Appunto, come dicevi un po', un po' tu un attimo fa. Quindi se tu hai parlato con loro, hai detto c'è questa stiamo facendo tutti questo sforzo perché è importante per noi poter comunicare con i nonni. Loro lo sanno, sanno il perché. Quindi nel momento in cui tu poi gli chiedi dai, parliamo, parliamo in italiano adesso è proprio per, um, aiutarli in qualche modo a ricordare e qui su questo mi viene in mente una cosa che a volte consiglio di fare alle famiglie è di coinvolgerli nel ricordarci di parlare in italiano, quindi quando capita a noi, perché questa è una cosa che magari immagino possa capitare anche a te, magari di cominciare con l'inglese, chiedere a loro um quando senti che magari sono da sola con voi che non c'è papà e quindi che noi di solito parliamo in italiano um ricordatemi voi di parlare um in in in in italiano e magari vengono fuori anche con delle idee super creative su come ricordarselo, come ricordartelo E quindi sì, direi che coinvolgerli anche proprio nella nostra scelta. Già solo questo li motiva assolutamente. Dà un senso di responsabilità anche si sentono responsabili di questo progetto che avete insieme. Non è solo uno sforzo loro, ma è uno sforzo comune in un certo senso. E in più trasmette anche la tua vulnerabilità. Anche io mi dimentico anche io sbaglio tra virgolette e uso la lingua che preferirei non usare e perché mi viene più spontanea. Non è un errore, ma possiamo aiutarci a ricordarcelo tutti insieme. Quindi questo secondo me è anche è anche molto bello. Tra l'altro di nuovo, credo che funzioni anche un po' con tantissimi altri fattori della genitorialità è un po', come quando non so mia figlia che io porto il telefono a letto, di solito quando la metto a dormire e visto che un giorno ne abbiamo parlato e le ho detto voglio proprio cercare di ridurre l'uso del telefono quando ti metto a dormire perché così mi concentro su di te, lei adesso praticamente io non posso prendere questo, non posso toccare il telefono tutte le volte che ho il telefono sta stasera sono andata a letto con con il telefono perché stavo finendo di fare un lavoro e lei mi fa mamma, non mantieni le promesse, ma va bene. E l'ho messo via. Però ecco questo. Esatto. Si sentono responsabili, cosa che a loro hanno bisogno. I bambini hanno bisogno di sentirsi responsabili indipendenti. Allora questa domanda successiva a me non è successa personalmente, Ma è una domanda che mi fanno tantissime famiglie multilingue, multilingui o multilingue, come si dice In realtà si può dire entrambi perché dipende da da cosa diciamo in singolare. Cioè, se diciamo multilingua sarebbe multilingue. Se mi se dimens-, diciamo multilingue al singolare sarebbe multilingui, perché dipende da sono le declinazioni dal latino. Ma pensa. Vedi, io questa cosa non l'avevo io se penso di usarla intercambiabili. Quindi non l'avevo mai pensata. Voilà. Okay. Um, appunto. Una cosa che succede spesso è questa che mi dicono. Mio figlio è in una fase in cui proprio rifiuta completamente. Di anche solo di ascoltare la mia lingua. Che cosa posso fare? Quindi, per esempio? Non lo so, viviamo nel nostro caso. Per esempio, noi viviamo generalmente in inglese. Adesso siamo in Nuova Zelanda. Quindi è un è un ambiente completamente inglese. E magari mio figlio mi dice Io voglio parlare di italiano e lui mi dice No, mamma, io non Oppure si rifiuta proprio di comunicare nella mia lingua. Che cosa faccio allora? In genere quando se succede vuol dire che la bimba o il bimbo hanno almeno due anni e mezzo. Due anni e mezzo. Tre. Perché prima non non è una cosa che accade, Perché non hanno ancora proprio questa consapevolezza? Um, nel um rifiutare una lingua, cioè per loro è comunicazione. Quindi, um, in realtà, appunto, questo già ci dice un po' l'età in cui potrebbe essere il bimbo o la bimba. E, um, la prima cosa che mi sentirei di dire è che spesso uno dei problemi in questo caso è l'interpretazione che diamo noi genitori a questa situazione, perché il più delle volte quello che noto è che viene preso sul personale. Cioè mio figlio sta rifiutando la mia lingua, la mia cultura, le mie origini, eccetera, eccetera, eccetera. In realtà non è assolutamente così. Ed è solo una questione di uso e di possibilità di scelta, come dicevo prima. Quindi, um, prima di tutto, cerchiamo di invece di vederlo come un rifiuto di vederlo come una richiesta d'aiuto e, um, è come se mio figlio mi stesse dicendo Ma non mi piace sentirti parlare in questa lingua perché magari la capisce poco. Non ha una comprensione totale di quello che dico o perché magari io fino a quel momento ero abituata a parlare. Eravamo abituati a parlarci in un'altra lingua. Magari ho fatto uno step, un po' improvviso nel cambio di lingua e quindi provate a pensare a voi. Cosa vi succede quando siete abituati a parlare una lingua con una persona e all'improvviso all'improvviso così cambiarla? Cioè, è è come se ci fosse un come se vedessimo quella persona con altri occhi. Quindi al bambino o alla bambina capita esattamente la stessa cosa. Quindi è più una richiesta di aiuto nel guidarli ed aiutarli in quella transizione. Quindi quello che um consiglio, intanto è magari fare un passetto indietro e magari procedere più lentamente se si è fatto uno step troppo brusco nel cambio di routine linguistica. Se è quello, um e poi un'altra, cosa che è importantissima spesso e volentieri quando nostro nostra figlia o figlio ci dice una frase così, il primo istinto è quello di dire Okay, non lo voglio forzare, non la voglio forzare, non voglio impormi. Aspetto un po' e magari per un po' non gli parlo in italiano, eccetera eccetera. In realtà quello è proprio il segnale che io non sto dando. Un input sufficiente, quindi non è il fermarci o dare meno input, è anzi essere più costanti e darne di più. E ovviamente questo se mio figlio o figlia fa fatica a ricevere la lingua da me, posso cercare di fargli arrivare la lingua da altre fonti e allo stesso tempo io cercare di essere più costante in modo che poco alla volta ci sia più comprensione, più abitudine ad ascoltare la lingua e continuare appunto con costanza e pazienza. Esatto. Tra l'altro questa è proprio una mia pratica. Mhm da qualche anno quella di trovare cosa che non è sempre semplice, perché noi viaggiamo e non siamo in Italia, quindi in un mercato italiano, però, appunto quella di trovare attività um a trovare libri in italiano che possiamo leggere insieme, trovare canzoni che possiamo imparare a cantare insieme, trovare, cercare un po', anche se è uno sforzo per me, perché effettivamente io anche io stessa vivo più in inglese che in italiano. E soprattutto io detesto leggere le traduzioni dei libri, quindi diventa veramente difficile trovare um penso che tu abbia lo stesso. Penso che tutte le famiglie multilingue abbiano questo problema, ovvero mhm, e per me è davvero un grande ostacolo leggere che ne so, Roda in in italiano, per esempio, o leggere Giulia e Donald sono in italiano e quindi scelgo di non farlo. Però, ecco, cerco di trovare altre fonti um, che mi permettano appunto di introdurre l'italiano all'interno della della nostra quotidianità. Um una cosa, per esempio, che ultimamente e fortunatamente faccio perché ho un team che me le crea, è proprio quello di usare i nostri prodotti su sulla tela, per esempio. Quindi i giochi produttivi che abbiamo, i libricini che abbiamo anche solo le sto gli audiolibri senza parlare delle lezioni di disegno, eccetera eccetera che davvero lì crea un po' la necessità. Come dicevamo prima voglio fare la lezione di disegno, però la lezione di disegno in italiano è okay, va bene, faccio uno sforzo in italiano perché la lezione di disegno mi piace molto. Quindi ecco, questo sicuramente mi ritrovo tantissimo in quello che che hai detto per la prossima domanda. Credo che sia un pochino relazionata a questo. Facciamo un esempio io I miei figli sono nati in Spagna prima di partire per questo viaggio. Abbiamo vissuto in Spagna circa quattro anni e, um io da mamma italiana parlavo italiano con loro ovviamente però tutto intorno a noi era spagnolo. Ma cosa succedeva? Spesso e volentieri? Evitavo di leggere qualsiasi cosa in spagnolo. Se andavamo in biblioteca, per esempio, continuavo a pensare no, questo non posso leggerglielo perché è in spagnolo. Devo cercare qualcosa in italiano e quindi mi precludeva un sacco di possibilità. In realtà lo stesso facevo con l'inglese perché pensavo proprio di portare un po' all'estremo quello che abbiamo detto prima. Quindi cercavo dei modi per um praticamente rendere tutto italiano e quindi chiedo a te è un problema se ogni tanto io per esempio mamma italiana che vivo in Spagna, leggo qualcosa in spagnolo o parlo in spagnolo con i miei figli? Allora la mhm direi subito, no? Eh, non è un problema, però, um dipende dagli obiettivi che abbiamo e dipende dai sentimenti che abbiamo attorno il farlo o non farlo. E quindi faccio mhm e aggiungo dei dettagli al tuo esempio. Sono una mamma italiana che parla italiano con i miei bambini, vivo in Spagna e il papà è spagnolo. Quindi, um, lo spagnolo è lingua dominante in casa e fuori casa. Allora in questo caso qui se lo spagnolo è una lingua a cui io tengo particolarmente e mi va di leggere i miei bimbi in spagnolo, ogni tanto mhm, fatelo, fallo nel senso non c'è assolutamente niente di male e anzi può essere comunque un bellissimo momento di qualità, anche in una lingua che non è per forza la lingua target la lingua obiettivo? Esatto tra l'altro non farlo. A volte notavo che mi precludeva quel momento di qualità con i miei figli, perché magari non trovavo il libro in italiano, ma avevo a disposizione il libro in spagnolo che i miei figli volevano leggere. Quindi questo anche credo che sia importante dare priorità al momento di qualità, in un certo senso esatto, perché poi tra l'altro se facendo riferimento proprio al libro il libro che mi porta mio figlio in quel momento è in spagnolo e io devo fare la traduzione simultanea per poterglielo leggere in italiano. Oppure devo andare a pre-, cercare di aiut-, cioè di, di indirizzarlo a prendere un altro libro in italiano in modo che io non faccia lo sforzo, cioè alla fine capite che il momento lettura diventa. Um adesso non mi viene il termine, però lo stress, lo stress esatto. Quindi um quindi sicuramente, se mi va di farlo è è importante farlo e assecondare quel momento però va tenuto in conto e qui non posso non dirlo che, um se io sono l'unica fonte di italiano all'interno della famiglia e in generale nella nostra quotidianità um se questo di spagnolo non è una volta ogni tanto, ma è regolare ogni giorno o quasi ogni giorno. Ovviamente io sto precludendo l'input in italiano e quindi lì devo essere io consapevole di quello che sto facendo e capire qual è la mia priorità, cioè la mia priorità è, um che in quella mezz'ora di tempo di qualità che io ho con mio figlio dia input in italiano oppure che io mi senta rilassata a leggere qualunque cosa che mi propone, quindi lì dipende dall'obiettivo e dipende da come ci sentiamo noi e anche, direi, non deve per forza essere sempre uguale, cioè nel senso possiamo anche considerare volta per volta e decidere a seconda della situazione, però, ecco direi che va fatta una una valutazione a monte e a livello proprio di obiettivo. Um ad esempio io quello che faccio, dato che lo spagnolo poi è anche la nostra lingua, diciamo, viviamo in Spagna, quindi io solitamente non leggo in spagnolo ai miei figli perché abbiamo abbiamo pochissimi libri in spagnolo a casa abbiamo un sacco di libri in italiano e e i miei figli comunque adorano che io legga in italiano. Quindi comunque, um diciamo che la cosa è ho ho cre-, ho evitato, diciamo, questo problema a monte, non avendo tanti libri in spagnolo. A casa però c'è una una serie di di di fumetti che mio figlio grande adora e ed è in spagnolo perché la troviamo qui e quindi ogni tanto quando me lo dà glielo leggo. Glielo leggo in spagnolo perché farei veramente troppa fatica a fare la traduzione simultanea ed è una cosa che io di solito sconsiglio proprio per questo. Perché toglie quel quella quella piacevolezza si dice piacevolezza e al insomma va bene, no, um al diciamo alla alla lettura proprio quindi sì, direi di evitare appunto la traduzione simultanea presente. Io ho fatto traduzione simultanea di un sacco di libri finché ho capito che era veramente uno stress. Dicevo Ma Carlotta, ma cosa fai? Dai, per favore, basta um però però veramente mi fa piacere quello che dici perché credo che sia davvero un punto super importante proprio cercare di trovare il relax nel senso che mhm per ese- ma ma non solo trovare il relax ma proprio evitare lo stress. Se noi notiamo che ci crea più stress e parlo magari me lo dico a me stessa, anche se noto che mi crea più stress cercare di trovare un libro in italiano, che io abbia piacere proprio di leggere ai miei figli che abbia il messaggio giusto, che abbia il tono giusto, che io sono molto particolare con le parole, quindi insomma che che sia adatto ai miei standard. E invece ho davanti al naso il libro perfetto in inglese leggo il libro in inglese però naja veramente, te lo assicuro, lo faccio da pochissimo e mi ha creato stress per tanto tempo questa cosa um anche perché inoltre e qua arriviamo alla prossima domanda spesso e volentieri quando c'era il libro perfetto in inglese e ce l'avevamo a casa davanti agli occhi e e io non vedevo l'ora che lo leggessero cosa facevo? Aspettavo che glielo leggesse mio marito perché ha un inglese e una pronuncia dell'inglese migliore della mia, mentre invece a mio marito non gliene può fregare niente di leggere quel libro in in inglese con loro non non ne vede neanche il valore di quel libro, mentre io invece sono lì con gli occhi a cuoricino per questo libro e mi precludo quel momento con loro. E, um questo ragionamento penso di averlo fatto. Ti dico anche con che libro. Ed è un libro che poi ho letto all'infinito con loro che è, um thee t the save the World. Non so se lo conosci, ma è un libro bellissimo. Con io ho pianto infinite volte a leggere quel libro con i miei figli, i miei figli che mi guardavano così come dire Ma perché piangi? Cioè, lo capirai un giorno. Vuoi capire? Um e però ecco, mi sono preclusa veramente per tanti anni. Questa possibilità per una stupidaggine? Perché pensavo No, perché la mia pronuncia non è buona abbastanza. Cosa ne pensi di questo? Aiutami. Ah, eh? Questa qui? Sì, è una domanda che ricevo tantissimo anch'io e in genere, appunto, le situazioni sono queste. Cioè di un genitore che vuole parlare o leggere in una lingua che non è la sua lingua dominante. Um non mi piace utilizzare il il, tanto il madrelingua o il nativo. Poi quando entriamo nelle famiglie multilingui um, ha poca importanza. Ha poco senso, quindi preferisco utilizzare lingua dominante, um quando parliamo appunto di lingua che noi parliamo o comunque usiamo con le competenze più alte che che che ci possono essere per la nostra comunicazione. Quindi quando ci ritroviamo a parlare una lingua che non è la nostra lingua dominante, um ci viene questo dubbio? Cioè, um cosa succede? Farò danni se gli passo gli errori, gli passo la mia pronuncia. Gli passo il mio accento, no. E allora comincio sempre con la risposta più banale che secondo me è, um, qual è il vostro obiettivo? Cioè, um preferite che, um, vostra figlia parli questa lingua con degli errori e magari il vostro accento o che non lo parli per nulla? Quindi, um, molto semplicemente è quella la domanda da farsi, Perché alla fine sì, ci possono essere gli errori. Ci può essere l'accento. Però dicono semplicemente da dove veniamo. Parlano della nostra storia. Cioè il fatto che ci sia un accento, che ci siano degli errori. Quella è semplicemente la dimostrazione che noi parliamo altre lingue e e secondo me parlare una lingua che non è la nostra lingua dominante, soprattutto quando vogliamo trasmettere più lingue ai nostri bimbi, è un modello meraviglioso per i nostri cuccioli. Perché in realtà, um, stiamo mostrando loro che possiamo comunicare anche con quell'accento e con quegli errori che va bene così, che c'è sempre spazio per il miglioramento, ma che questo non ci preclude la comunicazione. Non è che il nostro l'obiettivo è parlare con un accento monolingue, perché poi è quello il problema, no, è il confronto con lo standard monolingue. Ed è da lì poi che viene questa sensazione, cioè il fatto di, um scegliere di non parlare per paura di trasmettere gli errori e l'accento viene proprio perché pensiamo che il modo perfetto di parlare sia quello di un monolingue. Perché non è neanche questione di un madrelingua. È questione di una persona che parla solo una lingua. E allora dobbiamo chiederci se è quello il modello che noi vogliamo trasmettere. Cioè vogliamo trasmettere il fatto che solo i monolingui parlano bene? Um, se siamo all'interno di una famiglia multilingua è un po', un problema. Quindi direi che prima di tutto c'è da fare un po', un cambio di e poi anche accogliere noi come parliamo le lingue che conosciamo meno, quindi accogliere i nostri errori e il nostro accento accogliere il fatto che l'accento sia proprio il riflesso della nostra storia. Sì, assolutamente. Io su questa cosa ho lottato tantissimi anni, anche perché io per tanti anni ho insegnato inglese, quindi per me riuscire cioè io facevo addirittura dei corsi di edizione in inglese per riuscire ad arrivare ad avere l'accento o comunque un accento neutro completamente neutro, che le persone non potessero dire ah sei italiana um cioè ho fatto veramente lottato tanto co nel togliermi l'accento. Oggi invece ho è un po' come quello che dici tu fa parte della mia storia e mi piace proprio che magari non si sente che sono italiana. Però si sente che non sono nativa e quindi questo anche a volte avvia una conversazione su dove viviamo, che poi da che parte del mondo arriviamo. Poi ho notato un'altra cosa non so se se me lo confermi e poi giuro che ti lascio andare um non so se magari anche il fatto di essere così um non ho formulato bene la domanda nella mia testa eh, ma seguimi il fatto di essere così giudicanti tra virgolette della lingua e del nostro modo di parlare la lingua poi, in realtà davvero si riflette nel giudizio degli altri. Quando noi sentiamo gli altri che parlano una lingua con un accento automaticamente giudichiamo quella persona in maniera negativa um e quindi magari anche proprio accogliere questi errori. Accogliere l'accento potrebbe anche essere un modo di creare in un certo senso più tolleranza, più empatia, perché poi effettivamente le lingue davvero sono un ponte tra le culture, quindi quando lo usiamo male può diventare un muro questo ponte. Quindi credo che che ci sia veramente tanto tanto da dire Guarda, volevo proprio volevo proprio dirlo, ma non volevo dilungarmi perché è un argomento che a me piace tantissimo e veramente mi mi infervora poi un sacco il il tema dell'accento perché um se se facciamo un attimo attenzione, comunque l'accento anche proprio in ambito cinematografico viene proprio utilizzato um, di proposito per spesso discriminare oppure per comunque mettere un'etichetta. E questo ovviamente noi lo respiri, cioè il fatto che nei Simpson o che negli Aristogatti o che in qualunque serie che volete tirarmi fuori di oggi venga proprio utilizzato per descrivere un determinato tipo di personaggio e di carattere e di persona con dei valori e delle abitudini. Um questo di fatto offre proprio un modello discriminante. Um e infatti dicevo proprio in uno dei miei gruppi di cocina alle mamme l'altro giorno che sono stata felicissima di vedere che una delle ultime serie di serie di Star Wars, che mi sono un po' intrippata con Star Wars C'è, un protagonista messicano che parla in inglese, quindi con il suo accento e e questa è una cosa che io sinceramente non avevo. Sicuramente ci sarà anche in altre serie e in altri film. Però io non l'avevo mai notata in una serie mainstream è proprio una scelta di avere un protagonista con un accento diverso da quello monolingue. Quindi direi che sì, per i nostri figli questo è un grandissimo esempio e aggiungo proprio solo un'ultima, cosa che, um rispetto appunto ai genitori che vogliono parlare una lingua che non è la loro lingua dominante. Um, vorrei ricordare loro che anche i bambini che crescono multilingui bilingui da genitori cresciuti monolingue e che quindi che parlano in qualche modo la loro madrelingua tra virgolette e comunque hanno il loro accento comunque fanno gli errori in ogni caso, perché fa proprio parte dell'essere dell'essere multilingue e il fatto di trasferire comunque a volte conoscenze e strutture da una lingua all'altra. E le lingue comunque si influenzano e si influenzano sia da un punto di vista grammaticale che anche sonoro. Quindi è normale che l'accento una diversa cadenza. Ci sia quindi che questo non vi precluda la scelta di parlo um veramente perché um sarebbe un'occasione un'occasione persa? Ci sarebbero? Mi sono venute altre cinque domande, almeno in questo in questi dieci secondi che hai parlato davvero. Vabbè, il multilinguismo è il tuo lavoro, però per me è davvero una grandissima passione, quindi parlerei ore e ore e ore. Però ascolta un'ultima cosa? Tu prima hai menzionato che fai delle sessioni con genitori, magari raccontami un raccontaci un pochino di più del tuo lavoro e di dove ti troviamo e che cosa sono queste sessioni? Che mi entri allora io faccio sia dei percorsi individuali, cioè dei percorsi uno a uno con con con le mamme e i papà che che mi contattano e però faccio faccio anche dei corsi. Quindi, um, che io chiamo percorsi perché proprio all'interno? Ci sono sia, um, diciamo, delle lezioni dove parliamo di alcune tematiche importanti legate al multilinguismo e all'educazione interculturale. E però appunto, c'è anche proprio un lavoro di coaching sulle situazioni delle delle famiglie che si, che che partecipano. Quindi sì, um, quello che io in questo momento è proprio il corso di crescita interculturale che tra L'altro partirà tra non molto e, um, crescere multilingue. Primi passi che è proprio pensato per um diciamo, le famiglie che si um che cominciano con il multilinguismo, dalla nascita um e poi sì, vabbè, quest'anno sarà un anno un po' di di svolta per il mio lavoro, perché um, insomma, stanno sto lavorando a tantissimi altri corsi che vedrete da qua alla fine del Duemila e ventitré um li trovate su www punto armonia multilingue punto com e e poi io sono sempre molto attiva anche su Instagram, perché comunque è una piattaforma che che mi piace e quindi condivido comunque anche lì un po' la mia vita diciamo come mamma anche che cresceva, bambini multilingui e poi anche vari vari diciamo che riguardano la crescita multilingue e su Instagram anche ti trovano come armonia multilingue, giusto? Esatto. Sì, sì, comunque poi magari mi mandi tutti i riferimenti, i link e li mettiamo tutti in blocco nelle note dell'episodio. Così non c'è alcun dubbio su dove trovarti. È stata una conversazione piacevolissima. Mhm, grazie per il tuo tempo. Davvero mi ha mi è proprio piaciuta tantissimo questa questa conversazione e anzi ti dico già da subito che se ci sei e se hai voglia, dovremmo farne fare un altro episodio con le domande che mi tutte le domande che mi sono venute nel nel volentierissimo grazie mille di quanto tempo grazie a te ciao alla prossima io parlerei tantissimo del multilinguismo. Non è il mio ambito principale, però mi piace tantissimo a pensare di ispirare altre famiglie a usare il multilinguismo e a considerare il multilinguismo per la propria famiglia, perché credo che sia veramente un bellissimo regalo che si può fare ai bambini e tante famiglie non sanno come approcciarlo. Quindi vi invito se vi interessa approfondire l'argomento ovviamente ad andare sul sito di Naja e oltre a questo sul podcast ci sono alcuni episodi sul multilinguismo in cui racconto della nostra esperienza e spero possano anche quelli aiutarvi e non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su w w w punto la tela punto com e su Instagram come la tela di Carlotta Blog. Buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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