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Episodio 107 ·

La bussola della pace (per non dimenticare)

In questo episodio di Educare con calma vorrei parlarvi della guerra, della pace e di come parlarne ai bambini, perché temo che un'altra volta stiamo dimenticando e io non voglio dimenticare. Spero che anche tu voglia non dimenticare con me.

Nell'episodio menziono il gioco produttivo Aiutanti della pace.

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benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Qualche giorno fa qualcuno mi ha ricordato una bellissima newsletter che ho scritto sulla guerra e sulla pace, su come parlare ai nostri bambini della guerra. E visto che ultimamente mi sembra quasi che di nuovo la guerra in Ucraina sia diventata normale come tutte le altre guerre che ci sono nel mondo e di cui nessuno parla, um oggi vorrei dedicare proprio questo episodio a leggervi quella newsletter che inviai nel marzo Duemila e ventidue. E lo so che qualcuno di voi l'ha già letta, ma spero che abbiate piacere di ascoltarla anche attraverso le mie parole e la mia voce, anche perché credo e probabilmente lo scrivo anche nella newsletter, che davvero sia importante non dimenticare, ve la leggo, ricerco la pace attivamente da quando in un caldo giorno invernale a Marbella, con Oliver minuscolo che mi dormiva addosso, lessi queste parole di Maria Montessori Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace a questo mondo. Si educa per la competizione e la competizione è l'inizio di ogni guerra. Quando si evocherà per la cooperazione e per offrirci l'un l'altro solidarietà. Quel giorno si starà educando per la pace. In quel momento mi sono ripromessa di educare alla pace. Non sapevo ancora bene che cosa significasse allora educare alla pace. Ma ciò che non so di solito non mi scoraggia. Nell'impararlo Con gli anni ho capito che educare alla pace non è tipo un corso di specializzazione che ti dà chiavi che aprono porte per un futuro migliore. La pace non è qualcosa che impari, è qualcosa che fai educare alla pace. Si fa ogni giorno. Educhiamo alla pace quando rifiutiamo un conflitto, un litigio. Quando mettiamo da parte l'ego, anche se pensiamo di avere ragione quando rispondiamo alla violenza verbale con calma, quando reagiamo senza urlare a una crisi di nostro figlio, quando scegliamo di non prendere la scorciatoia della minaccia e della punizione, quando non puniamo un errore. E invece lo usiamo come opportunità di apprendimento, quando rispettiamo chi ci critica con la stessa intensità con cui rispettiamo chi ci ama, quando trattiamo, chi non è d'accordo con noi, con lo stesso rispetto con cui trattiamo chi ci approva. Quando ci fermiamo? Prima di inviare un messaggio o un commento giudicante sui social media, quando scegliamo di non criticare e ci ricordiamo che di ogni persona vediamo solo la punta dell'iceberg quando accogliamo chi la pensa come noi e chi no e magari smettiamo di etichetta e metterci in scatole che sono davvero insignificanti per l'esperienza umana. Quando ci sforziamo e ci sforziamo e ci sforziamo di scegliere la pace, la gentilezza, l'empatia, l'accoglienza il rispetto. Quando non scegli la strada della pace, stai educando attivamente alla guerra, al conflitto, al litigio la pace si sceglie, anzi, la pace si crea iniziando da dentro di noi. La pace si crea eliminando dal vocabolario e dalla mente frasi sbagliate e limitanti come un ceffone. Non ha mai fatto male a nessuno, si è sempre fatto così. Le punizioni mi hanno reso migliore. Sono cresciuto a pane e pantofole e sono venuto su bene lo stesso. Uno Un ceffone fa male a breve e a lungo termine, perché la violenza genera violenza. Anche quel ceffone che oggi ti sembra giusto, perché oggi pensi che te lo meritavi. Non serviva. Avresti imparato la stessa lezione e l'avresti imparata meglio con un genitore che ti invita a cena, ti parla a cuore aperto e ti dà fiducia e quella lezione non avrebbe lasciato traumi. Due Si è sempre fatto così, è vero, ma l'educazione della punizione dell'autorità e della disciplina non ci ha ancora liberato dalle guerre del mondo, anzi ci ha portati a una guerra in più. Forse sarebbe ora di cambiare qualcosa. Tre Se pensi che le punizioni ti abbiano reso migliore, pensa che persona centrata ed equilibrata saresti se al loro posto avessi ricevuto rispetto, fiducia, beneficio del dubbio. Pensa a quanto urlare di meno ai tuoi figli, a quanto li umili resti di meno perché sai controllare le tue emozioni a quanto meno incline saresti al conflitto, al litigio, alla guerra degli ego. Se non riesci a immaginarlo, te lo dico io, molto meno. Ti assicuro che ti stupiresti quattro e poi credimi, saresti venuto o saresti venuta su molto, molto meglio. Se oggi senti di essere venuto su bene lo stesso è perché o non ti stai analizzando oggettivamente non ti stai mettendo in dubbio oppure hai fatto un grandissimo lavoro di evoluzione personale. In entrambi i casi, le cicatrici dell'educazione che hai ricevuto sono invisibili solo dall'esterno dentro di te. Tu le conosci bene e bruciano ancora. Quello che sta succedendo in Ucraina succede anche in tante altre parti del mondo per citarne alcune Siria, Yemen, Afghanistan. Ma le altre guerre non sono su tutti i telegiornali Out Sit out of mind Ecco, questo mi spaventa che ce ne dimentichiamo che camminiamo per la vita come se le persone non si fossero uccise a bomba e mitra da qualche parte del mondo, ogni secondo di ogni giorno della nostra esistenza. Io non voglio dimenticare, Voglio fare onore al mio privilegio. Voglio usarlo per conoscere la guerra da lontano e lasciare che mi ispiri ad usare la pace con chi mi è vicino, soprattutto con i bambini. Perché la pace è come respirare. Quando la inspiri, poi la espiri in tutte le azioni e in tutte le relazioni. Pensa se i bambini respirassero pace, almeno nelle azioni e relazioni che contano di più quelle tra le mura di casa gli cambieremmo la vita. Forse cambieremmo anche la società. Questa guerra, per chi ne sa, non è arrivata come una doccia fredda. Per me sì. Continuo a guardare immagini e leggere storie e faccio fatica a capacitarmi che ora, in una nazione dove conosco così tante persone, anche persone che chiamo amiche, ci sia la guerra. È un pensiero superficiale, lo so, frutto del mio privilegio. Lo so, ma è vero e mi scuote nel profondo. War Graham è una nuova parola che viene usata per coloro che alimentano il loro cervello con video e foto strazianti del conflitto. Non dico di non farlo guardare in faccia. Il nostro fallimento come umanità è importante per volere fare meglio. È importante informarsi, non girarsi, dall'altra parte scegliere di mettersi all'ascolto invece che intromettersi in una conversazione di cui conosciamo poco. Questa dovrebbe essere una regola in ogni conversazione, ma è anche fondamentale non dimenticarci ora più che mai, di onorare il nostro privilegio, di uscire in natura, di ricercare la bellezza, di ridurre gli schermi al minimo, di guardare alle persone che aiutano e non solo a quelle che infliggono dolore di leggere un libro che ci ispiri di incrementare la cura di noi. Non puoi prenderti cura dei tuoi figli se non ti prendi prima cura di te. Dunque, che cosa puoi fare con i bambini in casa? Prima di tutto, devi sapere che la guerra, come la morte, è una conversazione scomoda che non possiamo aspettare che altre persone abbiano con i nostri figli. A volte pensiamo che li proteggiamo tenendoli in una campana di vetro, ma il contrario li proteggiamo dando loro la conoscenza elimina i telegiornali, le notizie e gli schermi da casa tua non sono utili. Spegni le televisioni in casa e si tu il filtro di queste conversazioni. E fai attenzione anche quando parli al telefono con amiche o familiari della guerra, ricordati che i tuoi bambini ti ascoltano in ogni momento, anche quando non pensi che ti stiano ascoltando con bambini di meno di sette anni Usa spiegazioni concrete, sincere, semplici. Prendi la mappa e mostra dove si trova questa guerra e poi tutte le altre guerre. Elimina l'odio dalle tue parole. Elimina le immagini strazianti e le storie senza speranza. Per esempio, Oliver ed Emily sanno che tante famiglie si stanno nascondendo nei tunnel della metro. Abbiamo parlato di dove vanno in bagno, di come mangiano, di chi ha partorito, della paura la realtà. La realtà ha ancora la mente. Usiamola con bambini di più di sette anni. Ma poi, ovviamente, le età sono indicative. Dai loro l'opportunità di esprimere che cosa pensano sia una guerra e chiedi che cosa sanno già di ciò che sta succedendo. Usa parole semplici e risponde alle loro domande in maniera oggettiva, ma solo se sai la risposta. Offri onestà. E se non sai qualcosa, andate a scoprirlo insieme. Non avere paura di associare la parola guerra a ciò che suscita paura e tristezza. Prendere coscienza delle nostre emozioni è una parte importante della crescita e dell'evoluzione di loro che anche tu hai paura che anche tu sei triste. Non nascondere il tuo dolore, ma ricorda che potete affrontarlo insieme. Siete una squadra. Continua a ripeterglielo. Assicurati di far sapere loro che sono al sicuro, che il conflitto non è vicino. Che da quando sono nati c'è la guerra in qualche parte del mondo e loro sono stati sempre al sicuro. Prendi la mappa tante volte quanto sia necessario di loro che tante persone stanno lavorando per far finire il conflitto il prima possibile e che finirà prima o poi. Ma non mentire, non dire cose come ti proteggerò sempre, non sai se potrai Riporta la mente al presente. Siamo insieme ora. A volte è l'unica frase che hanno bisogno di sentirsi dire. Spiega loro che non c'è un paese cattivo e uno buono in una guerra. Le persone non vogliono la guerra, non vogliono uccidersi. Sono le persone che comandano il paese che fanno la guerra per ottenere ciò che vogliono. Assicurati anche che i bambini sappiano che la guerra è vera, che le persone stanno morendo, che le persone che arrivano nel tuo paese che scappano dalla guerra sono vittime. E assicurati anche che i bambini non credano agli adulti che dicono il contrario. Insegniamo loro a diffidare di chiunque pensi a se stesso prima che agli altri. Promuoviamo la cultura del noi e non quella dell'io. Ovviamente spieghiamo la guerra in un modo in cui i bambini possono relazionare al loro quotidiano. La guerra è quando vogliamo costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuole fare. Così magari non scelgono la guerra nel loro quotidiano. E poi, certo, parliamo anche delle guerre in corso. Raccontiamo quello che i capi del governo fanno per costringere i paesi a fare quello che vogliono, che sono disposti a uccidere e bombardare scuole, ospedali, fabbriche, supermercati, che le vittime sono spesso innocenti. Possono nascere paure, è normale. I bimbi piccoli potrebbero avere più paura del buio della separazione, avere piccole regressioni tra virgolette. I più grandi potrebbero preoccuparsi per l'incolumità della propria famiglia e provare tristezza per ciò che succede alle altre famiglie. Il tuo compito è accompagnare il sentimento, non aggiustarlo. Evita espressioni come va tutto bene. Non piangere che qui non arriva. Si onesto di nuovo è meglio non dire cose di cui non siamo sicuri. È meglio offrire la nostra presenza senza promesse vuote e senza bugie. Invece di mentire, possiamo esplorare insieme le possibilità. Per esempio, possiamo dire è altamente improbabile che la guerra arrivi qui, ma se dovesse succedere potremmo andare in campagna. Potremmo andare in montagna, potremmo andare a casa di provate a trovare insieme alcune certezze e sicurezze sui possibili scenari. Vogliamo che i nostri bambini sentano che di fronte a un problema o a una tragedia cercheremo una soluzione insieme. Ma soprattutto e lo ripeto ancora una volta, si presente spesso. Ci dimentichiamo che in ogni situazione della vita, più che delle nostre soluzioni e delle nostre parole, le persone e specialmente i bambini, hanno bisogno della nostra presenza. Abbiamo pensato a lungo come dare il nostro contributo sulla tela ai bambini in questo momento storico. Abbiamo deciso quindi che in un momento in cui si parla tanto di persone che vogliono e fanno la guerra, noi vogliamo parlare di persone che invece vogliono e fanno la pace. Abbiamo scelto persone passate e presenti da Nelson Mandela a Greta Thunberg, che hanno fatto della pace e dell'aiutare una loro missione. E abbiamo creato un gioco memory in cui ogni volta che trovi una coppia puoi leggere che cosa ha fatto quella persona. Abbiamo chiamato questo gioco produttivo, gli aiutanti della pace, proprio in onore di una frase che disse Fred Rogers, Mister Rogers Quando ero bambino e vedevo cose spaventose al telegiornale, mia madre mi diceva Cerca gli aiutanti, troverai sempre persone che aiutano. Speriamo che questo possa dare una boccata di pace ai vostri bambini, perché ricorda la pace e come respirare. E poi anche perché i bambini, fin da piccoli sono interessati alla dicotomia del bene e del male dei supereroi e dei villani. Ed è nostra responsabilità di genitori presentare anche persone della vita reale che, sebbene imperfette perché umane, lavorano per fare del bene alla società e al mondo e anche per cambiarlo, ma senza alcun superpotere necessario. E queste persone li troviamo anche nella vita di tutti i giorni. Sono gli aiutanti, sono le persone che si prendono cura di chi ne ha bisogno. Quelle che danno a chi ha meno quelle che aiutano chi è in difficoltà, quelle che pensano a come cambiare il mondo e ci provano. Nonostante tutto. Credo che sia davvero, davvero, davvero importante parlare della guerra, ma ancora di più parlare della pace. Ed è per questo che è uno dei miei principi montessoriani preferiti. Quello che davvero più si è attaccato alla mia anima, al mio cuore è quello di educare alla pace, che è poi la base su cui Maria Montessori ha costruito la sua opera. Ed è forse il valore che più abbiamo fatto nostro davvero nell'educazione dei bambini e si riflette in ogni azione e conversazione del nostro quotidiano, dal raccogliere un pacchetto di patatine abbandonato per terra e portarlo nella spazzatura, dall'accettare di non comprare i palloncini per la festa di compleanno, al parlare con i nostri figli delle verità scomode del mondo, come la guerra, ad esempio, come il razzismo, la fame e l'omofobia. Maria Montessori insisteva tanto sulla pace perché lei visse tra le due guerre mondiali e la guerra la conosce bene. Noi che abbiamo la fortuna di non avere vicino a casa la guerra vera e propria, perché poi ci sono tanti altri tipi di guerre fatte di parole, ma non per questo meno violente. Mi sembra quasi che la pace sia sopravvalutata. Credo invece che dovrebbe essere un valore e un principio che guida ogni nostro passo. Perché quando siamo a un bivio o dobbiamo prendere una decisione anche solo scrivere un commento su Instagram, se il nostro obiettivo è quello di promuovere la pace, anche le nostre parole, le nostre azioni e reazioni automaticamente cambiano. Non a caso io ho scelto di chiamare uno dei miei corsi online, educare a lungo termine. Perché a volte mi sembra che ci dimentichiamo che non stiamo crescendo bambini, ma stiamo crescendo adulti, gli adulti di domani, la generazione di domani, la società che si prenderà cura del pianeta domani. Chissà, magari se doniamo loro la bussola della pace attraverso il nostro esempio, trattandoli come individui completi, offrendo loro un'educazione più consapevole, fatta di più a beneficio del dubbio, rispetto e fiducia e meno è così, perché lo dico io, allora abbiamo davvero una possibilità di cambiare qualcosa nel mondo. E io davvero scelgo di crederci e spero che sempre più genitori ed educatori decidano di donare ai loro bambini la bussola della pace, perché i bambini se ne hanno la possibilità, sceglieranno di usarla e con questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma. Vi ricordo ovviamente che mi trovate anche su w w w punto la tela punto com e su instagram come la tela di carlotta blog. Buona giornata. Buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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