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Episodio 87 ·

Sii un GPS e ricalcola il percorso

In questo episodio di Educare con Calma vi parlo di un concetto che scrissi in un vecchio post sul blog e che mi ha aiutata a modellare le mie risposte quando mi sento provocata dai miei figli: trovare il bottino di pausa, allungare il divario tra lo stimolo e la risposta e per usare una metafora memorabile… essere come un GPS e ricalcolare il percorso. Nell'episodio capirete perché un GPS.

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benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Dunque oggi vorrei parlarvi di un articolo che scrissi anni fa, che si intitolava e si intitola tuttora Impariamo a ricalcolare il percorso quando siamo provocati o qualcosa del genere? Adesso non ricordo esattamente. Vi lascio il link nelle note, comunque, perché so che questo articolo regala sempre una prospettiva nuova a chi lo legge per la prima volta e visto che impariamo tutti in maniera diversa e alcuni imparano più facilmente ascoltando, ho deciso di parlarne anche sul podcast. Faccio prima un passo indietro e vi racconto che quando ero incinta di Oliver, io scoprii il concetto di mindfulness che mi ha poi accompagnata nella mia evoluzione. La parola mindfulness, letteralmente significa consapevolezza, ovvero prestare attenzione apposta. Um attenzione a cosa? A tutto ciò che ci circonda, all'ambiente in cui ci troviamo agli odori, ai suoni intorno a noi e a livello più profondo, ovviamente anche alle nostre emozioni, alle nostre reazioni, alle nostre parole e anche, ovviamente, alle emozioni, parole e azioni degli altri. Il tutto con intenzione questa parola intenzione, secondo me è super importante quando parliamo di mindfulness, proprio capire che è una consapevolezza con intenzione, ovvero che vogliamo consapevolmente fare lo sforzo di prestare attenzione a livello pratico, potrebbe significare che ne so, godersi a fondo il bacio della buonanotte di tuo figlio, a lasciarsi sprofondare in un abbraccio spontaneo di tuo marito o tua moglie mentre cucinate invece di andare a vivere la vita sempre veloce. Notare le piccole cose che di solito diamo per scontate, come il calore del sole sulla pelle o la freschezza dell'acqua fredda in una giornata calda. La sensazione della sabbia sotto i piedi quando siamo in spiaggia, la bellezza di un albero in fiore non devono per forza essere cose belle, anche l'odore di cacca su un marciapiede o quello delle calze di tuo figlio quando si toglie le scarpe dopo una giornata intera con le scarpe da ginnastica addosso. E ovviamente significa anche notare le emozioni positive o negative che siano, la soddisfazione di aver fatto qualcosa di nuovo, di averlo fatto bene. La frustrazione quando tuo figlio non fa quello che gli chiedi un piccolo traguardo tuo o di tuo figlio, o figlia o di tuo marito, di tua moglie l'ansia quando le cose non vanno come vorresti la rabbia quando qualcuno ti fa quello che tu percepisci come un torto la gioia quando i bambini dormono e tu ti siedi finalmente sul divano la sera, um la tristezza quando qualcuno ti delude, eccetera, eccetera eccetera. Per me questo concetto di essere consapevole con intenzione ad aver accompagnato questi anni di evoluzione personale e in tanti momenti della mia vita, è stato ciò che mi ha aiutata a fare un passo indietro e reimpostare le mie priorità. Quando parlo di reimpostare le priorità, intendo proprio fare un'analisi con consapevolezza e intenzione della propria vita. Ovviamente ogni momento e per ogni persona reimpostare le priorità ha un significato leggermente diverso, ma per me finora ha spesso significato proprio analizzare le mie giornate e pesare come dire I dovrei contro i posso, ecco e dico dovrei e non devo tra l'altro, perché per me i dovrei sono i veri nemici. Cioè, um, ciò che devo fare di solito è qualcosa che non metto nemmeno in discussione, come nutrirmi o prendermi cura dei miei figli o lavorare o andare al supermercato quando non c'è più cibo in casa che da noi. Capita spesso tra l'altro, perché nella vita secondo me ci sono due tipi di persone quelli con il frigo vuoto e quelli con il frigo pieno. Noi siamo quelli con il frigo perennemente vuoto. Invece ciò che dovrei fare è una mia aspettativa. È un qualcosa che io mi aspetto da me stessa e magari è per me importante. Certo, come andare a fare una camminata ogni mattina o svegliarmi prima di tutti per lavorare o fare homeschooling ogni giorno con i bambini o addirittura fare sesso con mio marito. Se avete ascoltato l'episodio sul sesso, capite perché lo includo in questa lista. Insomma, cose che se non faccio esattamente come e quando le ho pensate, non cade il mondo è una mia aspettativa che io mi voglio impegnare a portare avanti, ma non è così fondamentale nella mia vita. Ecco. E prima ho detto dovrei contro posso, ma per amor del vero, appena ho detto quella frase nella mia mente mi sono fatta una nota mentale per dirvi un'altra cosa? Perché devo aprire assolutamente un'altra parentesi Già vedo come sta andando questo episodio. Però vabbè, prendetemi così come sono. Mhm devo dire che quando io parlo di um posso e lo dico perché sapete che le parole per me sono importanti, io ci rifletto veramente tanto sulle parole che uso. E quindi ci tengo davvero a dirvi che quando dico posso in realtà io dico voglio perché la verità è che io posso fare tutto, posso fare qualsiasi cosa, sono in grado di fare qualsiasi cosa che mi prefiggo. Io sono una workaholic, il lavoro, gli impegni, la routine fitta, fitta in cui devo essere in due posti allo stesso tempo non mi spaventano. Anzi, gli anni di vita in cui l'ho fatto mi hanno dimostrato che sono davvero brava a fare la giocoliera nella vita. E proprio questa consapevolezza mi ha aiutata tantissimo a capire che oggi, quando dico non posso, in realtà devo sostituirlo con non voglio perché potere posso, sono in grado di farlo, ma non voglio farlo perché magari non voglio sacrificare la mia salute mentale e fisica e ho non voglio essere quel modello per i miei figli e ho rimettiamo e ho non voglio vivere rincorrendo continuamente chi vorrei essere senza accettare prima chi sono. Quindi la verità ed è quello a cui volevo arrivare prima, è che quando per troppi giorni di fila sento che c'è un disequilibrio tra i miei, dovrei tra virgolette e i miei posso tra virgolette, ovvero tra ciò che penso che dovrei fare e ciò che effettivamente posso fare da leggersi voglio fare, allora so che è ora di cambiare qualcosa, è ora di reimpostare le priorità per ritrovare un equilibrio. La cosa brutta è che finora non sono ancora riuscita a mantenere un equilibrio perpetuo, nel senso che io l'equilibrio, lo trovo e poi lo perdo. So che a un certo punto della mia vita la vita si mette di mezzo, lascio troppo spazio ai dovrei, non ne sono subito consapevole e quindi perdo l'equilibrio, ho imparato ad accettarla ormai questa cosa di me. La cosa bella però è che l'ho fatto ormai così tante volte che so che sono capace a farlo. Sono capace a ritrovare quell'equilibrio e quindi quando me ne rendo conto, attivo le antenne del mindfulness e ritorno sui miei passi e ristabiliscono le priorità. È un circolo con il quale sono arrivata a convivere e per ora è il meglio che posso fare. Anzi, ecco no, è il meglio che voglio fare, è il meglio che voglio fare, sennò farei meglio sennò farei diverso, sennò mi impegnerei a fare diversamente. Invece probabilmente non voglio ancora fare diversamente. Non voglio ancora fare meglio. Okay, tutta questa introduzione per dirvi come io vedo e tratto il miss e come mi ha aiutata e mi aiuta sempre nella mia vita, anche se è un po' a singhiozzo, perché davvero è il proprio, è proprio il SS che mi fa ritrovare sempre un equilibrio. Ovvero mi aiuta a essere presente, a notare con intenzione a essere consapevole. Per esempio, di dove passo il mio tempo, di come passo il mio tempo ricominciare a ritagliarmi pochi minuti al giorno, per esempio, per sedermi e respirare anche solo cinque minuti alla volta. Perché in questi momenti questo tipo di meditazione mi aiuta enormemente quando sento che c'è un disequilibrio forte tra dovrei e posso anche solo sedermi cinque minuti al giorno e respirare e concentrarmi sul mio respiro, questo mi aiuta tantissimo a riprendere il controllo di me. Che poi, come dicevo prima, spesso riprendere il controllo di me significa veramente solo solo tra virgolette, riorganizzare i dovrei per lasciare più spazio per fare i devo con calma e dare priorità ai posso o ai voglio e soprattutto prestare mega attenzione con mega intenzione a ciò che non posso controllare, ma che influenzano il mio stato d'animo perché non ha senso che se qualcosa non è pienamente sotto il mio controllo, perdo tempo a preoccuparmene. E quindi queste di solito sono le cose che davvero mi aiutano. Quando sento questo forte disequilibrio ritrovare un po', una connessione con me stessa e poi ristabilire le priorità, questo a me aiuta veramente tantissimo. Ovviamente non è il mindfulness di cui volevo parlarvi oggi, ma è una cosa che il mindfulness mi ha insegnato che è principalmente un una sorta di bottone di pausa. Da quando ho iniziato questo viaggio nella consapevolezza, ho notato che, anche se lo faccio a singhiozzo, sono più consapevole in generale di me, delle mie emozioni e del mio ambiente, che include anche le persone con le quali interagisco, ovviamente. E quindi capisco molto meglio. Anche, per esempio, quando mi sento provocata, riesco spesso ad anticiparlo e a premere questo immaginario bottone di pausa dentro me stessa per scegliere la mia azione. Quel bottone di pausa è un po', come se allungasse il divario tra lo stimolo, ovvero ciò che succede, ciò che mi fa arrabbiare, ciò che mi fa perdere la calma, il controllo è la mia reazione a quel determinato stimolo. E questo fa una grandissima differenza, perché quello che stiamo facendo tutti, quando scegliamo un percorso di educazione a lungo termine è evolvere prima noi stessi. Educare noi stessi per poter educare i nostri figli e per farlo. La cosa forse più importante e allo stesso tempo più difficile è imparare a sentirci in controllo delle nostre emozioni e scegliere le nostre risposte a quelle emozioni. Come dico spesso, imparare ad agire invece che a reagire e quando siamo provocati è proprio quando abbiamo bisogno di quel bottone di pausa che a volte può anche solo essere. Spiegare al bambino che adesso ho bisogno di calmarmi e così dopo posso rimanere con te e quindi mi allontano un attimo se è possibile o mi siedo sul divano con gli occhi chiusi, concentrandomi sul mio respiro proprio per trovare quel bottone di pausa. Come si impara ad usare il bottone di pausa? Fa parte del percorso che descrivo nel mio corso educare a lungo termine, ma credo che un passo importante sia proprio lavorare sul nostro livello di consapevolezza. Per esempio anche visualizza in una situazione stressante con i nostri figli prima che accada, visualizzare le emozioni che proviamo le parole e le azioni che idealmente vorremmo usare per poi provare davvero a metterle in pratica, quando siamo provocati, non possiamo fare questo lavoro. Quando siamo provocati, non possiamo improvvisamente scoprire questo bottone di pausa perché questo bottone di pausa non esiste. Lo creiamo noi. Quindi se io faccio questo lavoro o o o cerco di fare questo lavoro quando sono provocata e dico Okay, adesso sono provocata, schiaccio quel bottone di pausa, il bottone di pausa. Non sappiamo come attivarlo. Non sappiamo dov'è, non sappiamo come raggiungerlo perché non abbiamo fatto questo lavoro prima. Il lavoro va fatto a priori quando siamo calmi e a tale proposito per me è stata davvero rivoluzionaria l'idea di essere come dei g PS questo l'ho imparato a un seminario di disciplina positiva anni e anni e anni fa ormai, um in cui stavamo proprio parlando di quanto sia facile arrabbiarsi quando il nostro bambino, la nostra bambina, fa qualcosa che ci dà fastidio non lo so, si mette le scarpe al contrario quando siamo di fretta rompe qualcosa, versa un bicchiere d'acqua per terra, dipinge il divano, fa l'opposto di ciò che gli chiedo o anche solo non collabora e l'insegnante in questo seminario di disciplina positiva. A un certo punto ci ha chiesto che cosa farebbe un G PS ci ha detto Immagina che stai guidando. Arrivi ad una rotonda e il tuo G PS ti dice di prendere la terza uscita. Sei distratto e ti sbagli. Prendi la seconda uscita che è molto vicina alla terza. Quindi l'errore è lecito Che cosa ti dice il G PS dice o scrive sullo schermo qualcosa tipo ricalcolando il percorso. Il G PS si arrabbia? No, ti urla No. Ti minaccia di non portarti più a destinazione se non presti più attenzione. No, Non importa quante volte prendi l'uscita sbagliata il tuo G PS ti dirà sempre ricalcolando il percorso con una voce gentile e composta. E meno male perché immagina come ti sentiresti se ogni volta che prendi la strada sbagliata in macchina o a piedi, il tuo G PS ti dicesse Ma è possibile che non impari mai? Ormai sei grande. Non posso tutte le volte stare a ripeterti le stesse identiche cose. Dovresti saperle ormai. Ti ho già detto di girare alla terza uscita perché sei girato alla seconda. È possibile che non mi ascolti? Ti chiedo solo questa semplicissima cosa, di ascoltarmi. Ti farebbe stare bene se il tuo G PS ti parlasse così o ti farebbe sentire piccolo o incapace. Avresti voglia di usarlo ancora, di ascoltarlo per sentirti trattare così al primo errore? Io no. E per caso noti qualche similitudine con il modo in cui a volte spesso reagiamo ai comportamenti dei nostri figli, ai loro errori? Pensa a come si sentono loro. Pensi che questo modo di trattarli li invogli ad aiutarci o ascoltarci di più la prossima volta? O pensa al loro livello di frustrazione perché loro non possono semplicemente decidere di non usare più il G PS pensa a quanto intacchiamo la loro fiducia in sé, perché li facciamo sentire piccoli e incapaci. Da allora, proprio da quella lezione che non dimenticherò mai quando sono provocata o quando sento che le mie emozioni stanno prendendo il sopravvento, faccio uno sforzo per premere quel pulsante di pausa e per trovarlo. Di solito faccio un respiro profondo e mi dico qualcosa nella mia testa, tipo Carlotta ricalcola il percorso oggi, dopo sei anni. Io mi sento davvero molto brava a farlo. A volte non riesco, ma ormai è davvero raro. Ma se non avessi mai iniziato oggi non sarei sicuramente brava. Urlerei ancora i miei figli. Vi farei sentire spesso piccoli e incapaci. E poi mi sentirei io di riflesso piccola e incapace. Mi sentirei costantemente in balia delle mie emozioni, dei sensi di colpa. Non capirei come usare quei sensi di colpa per fare un'evoluzione personale. Questo è un circolo vizioso che puoi rompere solo tu. Quindi oggi vorrei invitarti a fare questo esercizio. Vorrei invitarti a provare anche tu a sperimentare la differenza sulla tua pelle. Inizia da un giorno e poi continua a sfidarti. Quanti giorni di fila riesci a essere un G PS e ricalcolare il percorso quando sei provocato o provocata? Attenzione, questo non significa reprimere le tue emozioni. Significa semplicemente esserne consapevole. Imparare ad analizzarle con intenzione. Visualizzare le tue azioni e parole e piano piano cambiare le tue risposte. Quindi il mio augurio oggi è proprio questo. Sì, un G PS e ricalcola il percorso. E se sei arrivata o arrivato fin qui Grazie. Grazie davvero per il tuo tempo. Sappi che il tempo che mi dedichi non è mai, mai, mai, mai scontato per me. Ti ricordo che mi trovi anche su w w w punto la tela punto com e su Instagram come la tela di Carlotta Blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove sei Nel mondo. Sì, un G PS e ricalcola il percorso.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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