Per questo episodio di Educare con Calma ho invitato una mia ascoltatrice, Zaira, a parlare di stereotipi. Ho trovato interessante iniziare la conversazione sugli stereotipi dagli adulti, parlando della professione di una donna in un ambito di predominanza maschile. In particolare modo mi ha colpita quando Zaira ha raccontato qual è l’ambito in cui ha sentito più discriminazione per la sua scelta professionale.
Non vi presentiamo una riflessione storica, politica e sociale sugli stereotipi, ma parliamo sulla base delle nostre esperienze e vi consigliamo piccole rivoluzioni secondo noi necessarie. Ho anche pubblicato un post riassuntivo.
:: Dove trovate Zaira
Sul suo blog: Zaira Racconta
E vi consiglio anche questo suo post: Rientro al lavoro dopo la maternità
:: Come appoggiare il podcast:
Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio fare a voi una cosa che dà fastidio a me). Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete aiutarmi a diffonderlo lasciando una recensione sulla piattaforma dove lo ascoltate e/o acquistare uno dei miei corsi o prodotti:
- Educare a lungo termine – un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
- Co-schooling: educare a casa – un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
- Come si fa un bebè – una guida per il genitore + libro stampabile per i bambini per avviare l'educazione sessuale in casa.
- Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere.
- È il tuo coccodrillo – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per capire i capricci e affrontarli con calma
- La Tela Shop – qui trovate libricini per prime letture in stile montessori, audiolibri di favole reali per bambini, materiali Montessori fatti a mano e giocattoli in stile montessoriano… e presto molto altro!
Ciao Carlotta. Ti ringrazio di questo podcast, e vorrei scrivere un commento che possa dare qualche spunto in più per riflettere, partendo dalla mia esperienza.
Sono educatrice di professione e mamma. Credo fortissimo in un’educazione che aiuti a superare gli stereotipi. L’esperienza che ho con mio figlio di otto anni mi mette di fronte ogni giorno a questo tipo di educazione ed è per questo che vorrei condividerla.
Lui da piccolo (fino a circa 6 anni) adorava apertamente le cose “da femmina “. Adorava le principesse,i brillantini, i vestiti.
Naturalmente non L ho mai bloccato in questo. E quindi: a carnevale si è vestito da principessa per più anni di seguito, ha chiesto e ottenuto sandali rosa e brillanti un’estate, zaino fatto a forma di unicorno…smalto alle unghie.
Abitiamo in un paese piccolo, dove tutti si conoscono.
Presto sono cominciate le piccole prese di giro da parte dei compagni, le domande “perché ti vesti da femmina?” “Perché ti piacciono le cose da femmina?” Ecc.
Da parte dei bambini, non degli adulti.
Rifletto ogni giorno su quanto il mio essere aperta e pronta a accogliere le sue richieste senza cadere nello stereotipo, non lo esponga invece in modo troppo duro a un mondo che è purtroppo ancora molto difficile. Mi chiedo tutti i giorni se ho fatto bene a non dirgli che i sandali rosa no, non posso comprarglieli. In quel momento sì L ho fatto felice, ma sai quanti commenti ci siamo presi?
Non è un po’ troppo per un bimbo di 6-7 anni?
Gli stereotipi esistono e come affrontate tu e Zaira nel podcast, fanno parte di tutti noi, compresa me. Non siamo che all’inizio di una lunga strada. Da un lato però quando guardo mio figlio che con naturalezza sceglie per quello che sente, penso anche che le cose cambieranno, anche se piano piano,
Un caro saluto
Ciao Paola, grazie per il commento e scusa la risposta molto tardiva. Tocchi un tema molto importante a cui io stessa non so dare una risposta concreta perché non ci sono ancora passata. La pressione dei pari è ancora lontana (mio figlio non va al nido o all'asilo) e oltretutto non sembra ancora essere particolarmente interessato a scegliersi gadget e vestiti, nemmeno quando gli si dà la scelta. Quindi io per esempio non l'ho ancora esposto ad un vestito, una gonna o scarpe brillantino (rosa sì, ma non brillantinose). Secondo me fai bene a lasciarlo libero di scegliere ciò che si sente. Mi spiace molto per i commenti negativi e ti assicuro che uno dei motori che mi ha spinto a fondare zairacconta è proprio questo. Sono i bimbi che chiedono al tuo bimbo come mai si veste da femmina. Lo chiedono perché hanno imparato da noi adulti che ci sono cose da femmina e cose da maschio. Lo chiedono loro perché sono diretti, ma sono certa che anche i genitori di quei bambini se lo chiedono, solo non osano farlo ad alta voce. Per noi e per i nostri bimbi sarà più dura uscire da questi schemi perché siamo ancora agli inizi. Ma dobbiamo farlo. Ogni persona deve essere libera di esprimersi ed essere come più gli piace. Col tuo bimbo magari puoi buttare lì qualche frase tipo "sai che se metti le scarpe rosa poi forse qualcuno ti chiederà perché lo fai?", come innesco di discussione su questi temi. Magari già lo fai. Se poi segui il lavoro di Carlotta ed essendo tu stessa educatrice sono sicura che hai gli strumenti per rendere tuo figlio forte a questo mondo avverso. Io trovo incredibilmente bello quello che fai. Ci aggiorneremo tra qualche anno😅
Anche io arrivo a passo di bradipo (ancora di più, mi era sfuggito il commento), ma ci tenevo a ringraziarti per aver condiviso con noi le tue riflessioni e la tua esperienza. 💜
Ho appena finito di ascoltare l’episodio che, come sempre, mi ha offerto tanti spunti di riflessione.
I miei bimbi sono gemelli m/f, da sempre esposti a tutti i colori e tutti i giochi. Lui ha i capelli lunghi pieni di boccoli e viene regolarmente scambiato per femmina, mentre lei ha i capelli sopra le spalle. Fino a un anno fa, quindi circa fino ai 4 anni, lui voleva tutte le cose rosa e lei tutte le blu. Giocavano con bambole (poco) e macchinine indistintamente. Circa un anno fa le cose hanno cominciato a cambiare e adesso lui va prevalentemente di blu/macchinine e lei rosa/Barbie.
Io cerco di essere più neutrale possibile sia nei giochi che gli propongo che nel linguaggio (certo l’italiano non si presta molto). Se mi dicono che una cosa è da maschio o da femmina gli chiedo se è una cosa che si usa con i genitali e cosa gli fa pensare che solo un gruppo possa usarla.
Pensando al cambiamento che ho notato nell’ultimo anno, mi chiedo esattamente da dove arrivi. Può essere in parte uno sviluppo naturale? Lei è davvero più interessata alle Barbie e lui alle macchinine? Sarebbe stato così anche senza influenze esterne? Per quanto in casa io cerchi di mantenere un ambiente neutrale, so che in parte queste idee gli vengono da mio marito e i miei suoceri, che sono culturalmente più tradizionalisti, però anche da cartoni e libri che, pur non esprimendolo direttamente, portano tanto avanti questi messaggi.
Fortunatamente queste influenze sono ancora limitate e io continuo a parlare apertamente di queste cose con loro. Per esempio, un anno fa siamo andati alla festa di mia nipote. mio figlio aveva scelto un bel vestito con i dinosauri. Appena arrivati io sono andata in bagno e quando sono uscita me lo sono trovato in pantaloncini e maglietta perché la nonna lo aveva cambiato. Da quel giorno non ha più scelto vestiti fino a settimana scorsa quando ha scelto di nuovo il vestito con i dinosauri. Non ho detto nulla, può scegliere quello che vuole, ma mi ha fatto piacere che non si sia fatto condizionare e spero che continui a scegliere quello che gli piace e gli interessa indipendentemente da cosa ne pensano gli altri.
L’altra cosa che mi chiedo da un po’ riguarda il futuro dell’italiano. Io ho un background in linguistica applicata e insegnamento delle lingue straniere. inoltre viviamo in un paese in cui si parla l’inglese, che si presta molto all’essere neutrale. Non essendo in Italia purtroppo non riesco a vedere “dal vivo” come e se l’italiano sta cambiando per adeguarsi alla cultura. So che quando si scrive spesso si usa * per ovviare all’uso del maschile/femminile. Ma nella lingua parlata? Si stanno muovendo già le cosa? Spero di sì, ma come? Sono curiosa! :)
Ciao Eleonora, sono Zaira. Scusa per la risposta super tardiva. Beh, direi che quello che scrivi mostra una grande consapevolezza sul tema da parte tua. Per rispondere alla tua domanda: il cambiamento che hai visto ha sicuramente a che fare con il mondo esterno che i tuoi bimbi assorbono come delle spugne. Ogni piccolo indizio va a confermare un mondo binarizzato per genere e ce ne sono tantissimi. In più entra in gioco anche la pressione dei pari.
In italiano non è possibile usare un linguaggio neutro nel parlato, a volerlo fare tra le varie soluzioni che si vedono addirittura nei primi libri stampati è lo shwa. Ci sono ancora dei problemi di accessibilità ma ha del potenziale perché a differenza dell’ asterisco ha una pronuncia. Parlo di questi temi anche sul mio sito e su IG, segui il link delle note (grazie Carlotta🙏🏼)
Ciao Carlotta, ciao Zaira,
grazie per questo ottimo podcast.
Ho ascoltato attentamente ogni parola e ho trovato dei paralleli molto interessanti con ciò che da molti anni sto vivendo io, ma da maschio, ovviamente dalla parte opposta.
Alle superiori ho frequentato una scuola di lingue, all'università ho studiato lingue (facoltà storicamente dall'altissima predominanza femminile). Inutile a dirsi che per molti anni ero portato a sentirmi un "ospite speciale" in classi con il 95% di ragazze. Anche al di fuori della scuola/università, con i miei amici maschi, ero considerato, scherzosamente o meno, come quello che studia "cose da femmine".
Ora che sono diventato padre, ed interessandomi molto di pedagogia in generale, educazione, psicologia e anche di cucina, non nascondo che spesso ho la sensazione di sentirmi un pesce fuor d’acqua.
Navigando sul web, continuo ad imbattermi in articoli scritti solo “al femminile” e rivolti alle mamme, come se non potessero esistere padri interessati a certe tematiche. Inoltre, la ricorrenza di parole tipo “educatrici, mamme, maestre, ecc.”, senza la versione al maschile, balza davvero all’occhio.
Ecco, alla luce di ciò non posso che empatizzare con Zaira.
Purtroppo la lingua italiana richiede un po’ più sforzo nel formulare concetti in versione gender-fluid (amiche e amici, anziché semplicemente friends in inglese, per esempio), e purtroppo è solo la declinazione al maschile quella che va ad includere anche soggetti femminili e non viceversa.
Ma non sono sicuro del fatto che sia l’unico motivo per cui in Italia si faccia ancora fatica ad includere tutti, maschi e femmine, in determinati temi.
Vivendo in Germania, mi sento molto più incluso leggendo articoli in tedesco, in quanto generalmente si presta molta più attenzione a questo tipo di inclusione. Anche se anche in tedesco, come in italiano, articoli, aggettivi e sostantivi, variano a seconda del genere, l’impressione è che questa consapevolezza sia molto più presente che in Italia.
Vedo che ne è uscito un commento più lungo di quanto volevo, scusami Carlotta 😊
Ti sono infinitamente grato per i tuoi contenuti che ci offri, stai letteralmente cambiando presente e futuro di tutta la nostra famiglia.
Un abbraccio da Lipsia!
Davide
Ciao Davide,
che bello leggere queste tue parole. Grazie.
a sto punto mi verrebbe da chiederti che tipo di educazione hai ricevuto ;-)
Mi ha colpito molto il punto in cui scrivi che sul web, interessandoti a certi temi, ti imbatti in tanti testi scritti al femminile. È anche la mia impressione. La Tela in questo senso è uno dei pochi esempi inclusivi in quanto Carlotta spesso si rivolge a tutti i genitori.
Chiaramente è anche una scelta delle gestrici di pagine web o delle autrici dei testi, quella di riferirsi ad un target specifico, ovvero mamme e non papà.
Sto facendo esperienza io stessa di quanto sia difficile scrivere dei testi che cerchino di coinvolgere entrambi i genitori per certi temi ancora stereotipicamente femminili (e ho già prenotato un'ora di consulenza con un'esperta di linguaggio inclusivo ;-).
Un parto particolarmente difficile è stato per esempio questo mio post https://www.zairacconta.com/post/rientro-al-lavoro-dopo-la-maternita. Ho chiesto alla Carlotta il permesso di parlarne qui :-) GRAZIE Carlotta
Se avrai tempo e voglia di leggerlo mi farebbe piacere ricevere un feedback da un papà.
Con il mio progetto online da pochissimo vorrei cercare infatti di ridurre questa segregazione e lavorare sull'educazione dei figli ASSIEME, come coppia.
Un caro saluto dalla Svizzera,
Zaira
Ciao Zaira, grazie per la tua risposta.
Che bello vedere che ci sono persone come te che si occupano di queste problematiche, soprattutto in un modo così rispettoso e inclusivo!
Ho letto l'articolo del blog che hai postato, insieme ad un altro (19 consigli pratici per educare alla parità di genere). Mi prenderò sicuramente del tempo per commentarli direttamente nel tuo blog, appena posso. Davvero interessanti!!
Anche io e la mia compagna siamo passati per questo brainstorming, più inconsapevolmente che altro, quindi sicuramente non in modo così strutturato come l'hai esposto te :-D Sono sicuro che divulgandolo sarà un grande aiuto per molti neogenitori. Io ci metterò del mio perché questo accada :)
Ma ti risponderò più dettagliatamente di là.
Quanto alla tua domanda, sul tipo di educazione che ho ricevuto: retrospettivamente, non mi sono mai sentito dire cose del tipo "non piangere che sei un maschio" o altre cose nocive di questo tipo. Mi sempre sentito libero di fare e dire ciò che volevo, senza sentirmi ingabbiato o condizionato per via del sesso. E di questo sono infinitamente grato.
Certo è che nella mia famiglia, come in tante altre, c'è da sempre una netta separazione di certi ruoli (papà costruisce-aggiusta-gestisce le finanze vs. mamma-cucina-fa il bucato, ecc.). Ecco anche qui nel mio (nostro) mondo ideale c'è tantissimo da fare. Perché così (indirettamente) spesso si tende ad aspettarsi dai figli maschi che facciano lo stesso del papà, e viceversa dalle figlie. E da qui ne esce spesso un sentimento di disagio nei figli se non si è all'altezza delle aspettative (che ancora oggi mi porto dietro).
Ma ci sentiamo di là con calma appena riesco a leggere altri tuoi articoli :-)
Ciao!! Davide
Davide, grazie infinite per il tuo commento e per aver apportato una versione maschile all'argomento: abbiamo molto lavoro da fare, ma è bello sapere che ci sono persone che hanno voglia di farlo (e consapevolezza, perché spesso non è solo voglia e viceversa). L'unione fa la forza: con Zaira abbiamo in mente un progetto davvero bello che spero sarà il motore di tante conversazioni! 💜
Cara Carlotta ti ringrazio per questo podcast. Vorrei chiederti un consiglio. Mia figlia ha 29 mesi, qualche giorno fa si è sentita dire: "no tu non puoi farlo perché non sei capace", era la verità ma avrei usato parole diverse e soprattutto le avrei spiegato il perché. Questa frase è entrata dentro lei, talmente tanto che la ripete spesso e in circostanze diverse. Ho pensato quindi di ripeterle questa frase.. "Anna ci sono delle cose che possiamo fare più facilmente o meno in base all'età che abbiamo, ma se lo vogliamo possiamo fare tantissime cose, e dove non riusciamo possiamo chiedere aiuto". Vorrei poter cancellare quella frase che sembra impressa nella sua mente ma non posso quindi vorrei aiutarla a superarla, sono sulla buona strada? Grazie di tutto ❤️
Simona
Cara Simona, quante volte ho sentito questa frase quando era in Italia 😢 Mi piangeva il cuore ogni volta. Credo che semplicemente le direi: "Non puoi saperlo se non provi, ti aiuto?", "Certo che non sei capace, non lo hai mai fatto. Quando provi poi sei capace. Proviamo?".
Io, personalmente, eviterei versioni della filosofia americana del "volere è potere", la trovo molto fuorviante e poco onesta intellettualmente. Credo che la resilienza e la capacità si crei dal cadere e rialzarsi e anche dall'accettare i propri limiti: se i bambini crescono con questa mentalità, alla prima caduta vera e propria (soprattutto da adolescenti) pensano che ci sia qualcosa di sbagliato in loro "Perché non posso se lo voglio così tanto?". Che ne pensi?
Ps. La tua frase è forse un po' lunga, in questo caso opterei per usare meno parole e più dirette, che suscitino un'azione. E ricorderei che è solo una fase e inoltre è forse avvolta dall'alone della tua percezione di quella frase che ha sentito: magari è anche un modo suo che ha adottato per esprimere qualcosa che non si sente di fare o quando non si sente capace: è bello che abbia un modo di esprimerlo, che magari prima non aveva. 💜
Ciao Simona, scusa se mi intrometto, leggo i commenti di questo podcast per ottenere un feedback sulla puntata visto che era il mio primo podcast.
Sicuro stai facendo un buon lavoro, mettersi in dubbio è un'indizio di mamma che sta davvero dando il meglio di sè.
Ho un figlio della stessa età della tua bimba :)
Spesso anche lui dice "non sono capace" e io quasi sempre rispondo "prova". La cosa bella è, se ci fai caso, che lo dicono di cose che perlomeno possono provare a fare quindi davvero molto spesso si può rispondere con "prova" o sull'onda di quello che dice la Carlotta "Puoi provarci, ti aiuto?".
Intendo che quasi mai lo dicono di cose che davvero non possono provare a fare, tipo lanciarsi giù da un muro di 10 metri ;-)
Non so se qualcuno gli abbia detto che non è capace, ma io ho notato che in diverse occasioni lo dico parlando di me stessa. Prova a farci caso, ti capita mai? Io infatti sto riducendo al massimo i miei "non sono capace" per dire "dovrei provarci/allenarmi/esercitarmi".
Io eviterei di metterla sull'età ma la metterei sul processo: certe cose bisogna provarle tante volte prima di riuscirci. Io con il mio bimbo prendo spesso l'esempio del camminare: una volta non ci riusciva e adesso ci riesce, perché ha provato e si è allenato tanto.
Buona continuazione e grazie per le tue preziose riflessioni.
PS: le tue riflessioni portano a pratiche utili per lo sradicamento degli stereotipi (di genere, ma non solo). Se un giorno tua figlia si ritroverà a svolgere un'attività non tipica per il suo genere (diciamo l'astronauta o se vorrà cambiare le gomme di una macchina) la scienza ha dimostrato che verrà sottovalutata. In quell'occasione, sarà dunque prezioso il bagaglio di fiducia in se stessa che le avrai preparato.
Non ho mai approfondito così tanto il tema vestiario. Probabilmente ingenuamente, pensavo che, come i miei figli scelgono il rosa per colorare, se avessero desiderato una maglietta rosa melo avrebbero detto e avrei fatto di tutto per trovarla e per aggiungere qualunque cosa desiderassero.
Il mio primogenito mi ha chiesto in regalo una fascia per portare la sua bambola quando aveva 5 anni e il secondogenito, che oggi ha due anni e mezzo, alterna carrello, passeggino e fascia.
Quando giocano con i Duplo non distinguono i maschi dalle femmine mi rendo conto che sono io che a volte, quando mi dicono "questo è il papà" faccio notare che ha rossetto e capelli lunghi e quindi è più probabile sia la mamma.
A un seminario sulla parità ci hanno presentato come esempio di libro all'avanguardia "Buongiorno pompiere" di Mattieu Maudet, ma quando l'ho letto ai miei figli non si sono minimamente scomposti ( e inutile dire che l'hanno adorato e lo adorano tutt'ora).
Tutto questo per dire che come per molti altri aspetti dell'educazione siamo noi che dobbiamo cambiare, evolvere come dici tu Carlotta, i bambini dobbiamo solo osservarli e seguirli e intervenire solo se necessario...
Io di certo, nonostante gli anni di teatro, devo imparare ad essere più pronta nei confronti degli altri adulti... Spesso rimango di sasso... Come quando il mio primogenito aveva circa sei mesi e un passante dopo che gli avevo risposto che era un maschio mi disse che "era così bello che sembrava una bambina", come sei maschi fossero solo brutti.
Grazie per il consiglio del libro, non lo conoscevo e andrò senz'altro a darci un'occhiata!
E per quanto riguarda il teatro, come dico anche nel mio corso: credo che la vita di genitore sia molto un crearsi copioni mentali e ripeterli all'infinito (serve anche per affrontare le crisi con calma)… quindi tu hai una marcia in più! :-)
Cavoli Ilaria, quante belle riflessioni. Mi ha colpita in particolare la storia dei duplo. Sono proprio quelle tante piccole frasi dette regolarmente e spensieratamente che dobbiamo cercare di aggiustare un pochettino. In un caso simile magari basterebbe anche soltanto rimanere in silenzio.
Grazie per la dritta sul libro, molto interessante e andrò a vedere se lo trovo in biblioteca. L’unico piccolo neo (una lentiggine… perché capisco che è dovuto all’effetto sorpresa con cui gioca il libro) è che il femminile di pompiere sarebbe legittimo declinarlo in pompiera… o alla fine del libro vien scritto così? Sono curiosa!
Come dici tu Zaira, è dovuto all'effetto sorpresa, quindi no, il libro non declina mai il termine pompiera o pompieressa.
Ma, se mi permetti di fare un ulteriore passo nella discussione, io non ho una posizione così netta sulla questione. Non credo sia necessario usare sempre il sostantivo declinato al femminile quando ci riferiamo al mestiere di una donna.
A volte infatti la parola è forzata e risulta avere un suono quasi ridicolo, ma più ancora di questo il tema è proprio legittimare le donne all'interno di una categoria prettamente maschile e quindi chiamarle come i colleghi uomini.
Secondo me è come quando sottolineiamo a tutti i costi ad esempio che un tale brand ha scelto una modella con una certa disabilità, in questo modo la modella sparisce e appare solo la sua disabilità e la "bravura" del brand che l'ha scelta. Avremo la vera parità quando la differenza non sarà sottolineata in alcun modo perchè sarà normale che donne e uomini facciano lo stesso mestiere con la stessa professionalità e la professionalità non ha genere.
Negli anni scorsi c'erano state anche delle e vere e proprie proteste sul tema: ne ricordo una in Francia in cui le donne Vigile del Fuoco rifiutarono la declinazione femminile della loro carriera considerandola "come una violenza verbale di un nome sacro nella storia del soccorso francese". Non so se mi sono spiegata...
Grazie mille per esserti presa del tempo per rispondermi. Concordo con te quando dici che alcune volte il termine suona ridicolo… ma credo sia solo una questione di abitudine, sai? La sociolinguista Vera Gheno lo dice bene nel suo libro “Potere alle parole”: “Le forme femminili [delle professioni] sono definite da molti «cacofoniche», «abomini», «tentativo di modificare dall’alto la lingua». Io dico: e se fossero soprattutto insolite? Linguisticamente non sono certo errate o non previste dal sistema. E la bruttezza non è un concetto linguistico.”
Concordo con te che sarebbe più facile se non ci fosse distinzione tra maschile e femminile ma purtroppo la lingua italiana è costruita così. Sono dell’opinione che se decliniamo “cassiere” in “cassiera” allora non dovrebbe essere strano declinare “pompiere” in “pompiera”, per quanto brutto possa suonare.
Grazie Carlotta per questo podcast.
Come mamma di un bimbo di 3 anni avrei piacere che crescesse senza stereotipi, come purtroppo abbiamo fatto noi, perché scardinarli anche con la consapevolezza di un adulto, come si dice giustamente nell'episodio, è difficile.
Un giorno mio figlio ha scelto una palla rosa rispetto a una blu e un signore si è permesso di criticare quella scelta. Non sono stata educata come carlotta però...
Gli sto insegnando che va bene essere triste e va bene essere arrabbiati, perché tutte le persone piangono e si arrabbiano.
Gli sto insegnando a valutare le persone per quello che sono e non per come appaiono.
Per varie vicissitudini della famiglia di mio marito, un membro della sua famiglia, che per lui è stata una seconda madre, è etiope. Mio figlio la chiama nonna. E di questo si stupiscono le stesse persone che non avendo legami di sangue con lui si sono autodefiniti ziii (cosa che in linea di principio non mi da fastidio, ho una amica da 35 anni e per me i suoi figli sono Nipoti e li amo come tali).
Un giorno al nido Leo voleva baciare per forza la sua amichetta. Gli ho spiegato che no è no e la doveva lasciare perdere. Il padre la esorta a darglielo "perché è solo un bacio". Lo volevo picchiare fortissimo in testa! Ma non si può crescere una donna insegnandole a 2 anni che se qualcuno vuole un bacio lei è tenuta a darglielo!
Lo scorso anno era in classe con un bimbo che aveva 2 mamme. Mi ha ovviamente chiesto dove fosse il suo papà. Le altre mamme disperate. Gli ho spiegato che esistono tante famiglie tutte diverse. Lui mi ha detto ok e ha continuato a giocare. Loro non hanno stereotipi se noi non glieli inculchiamo! Dobbiamo fare attenzione. Io ne farò molta dopo questo episodio. Ne farò di più! GRAZIE!
Grazie a te per la tua consapevolezza e per aver condiviso le tue esperienze. Leggerle mi ricorda una volta di più quanto sia importante continuare a lavorare per sradicare questi stereotipi così profondi. Me lo devo ricordare regolarmente perché ogni tanto tendo a pensare che oramai la discriminazione di genere è un tema sorpassato… non è così. Grazie!
Grazie infinite, Valentina, per aver condivido con noi la tua esperienza, è proprio grazie alle esperienze degli altri che possiamo prepararci al meglio e immaginare le nostre reazioni (e magari preparare le nostre frasi). Grazie mille per il tuo commento!
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando :-)
Grazie grazie grazie per questo podcast. Avendo un bimbo maschio, ed essendo stata sempre una "femmina" "maschiaccio" (scusate queste etichette, le ho usate per spiegare meglio, capelli lunghi sì,ma zero rosa, zero gonne, zero trucco) una delle mie maggiori preoccupazioni è insegnare la tremenda diffusione dello stereotipo nella società e la necessità della loro estirpazione. Il mio bimbo di due anni e mezzo ha i capelli lunghi, veste principalmente di giallo arancio rosso, non ho mai voluto vestirlo di celeste così come se fosse stato una bimba MAI avrei usato il rosa... E spesso non è semplice 😂 anche giochi, tutti unisex, sebbene lui abbia una naturale predisposizione per le macchinine.
Ma la scelta delle facoltà tecniche a mio parere dev'essere qualcosa assolutamente da sradicare. Non può essere assolutamente solo una questione biologica.
Chiedo scusa,sono stata interrotta durante la scrittura. Pienamente d'accordo con voi sul fatto che successivamente sarà diverso, che non dovremmo costringerli con il nostro essere radicali e accoglierli se si vorranno vestire di rosa, se parleranno perché lo sentiranno altrove di cose da maschio e cose da femmina .argh .ma sempre mettendo l'accento sul fatto che quel che conta è la loro specificità e unicità,in barba a tutto ciò che la società vorrebbe loro imporre,per piantare semini di cambiamento...
Ciao Claudia, grazie per il tuo commento. Pensa che anche io dissi MAI metterò il rosa a Emily e invece oggi il rosa è il suo colore preferito :-D Quindi ho deciso di puntare sulla consapevolezza. Oggi sono felice che i miei figli sappiano che cos'è uno stereotipo e siano loro i primi a mostrarmeli quando ne troviamo. Sono solo piccole rivoluzioni oggi, ma sento davvero che siano, come scrivi, semini di cambiamento! :-)
Grazie per aver condiviso la tua esperienza! Io ho cercato di normalizzare il rosa finché era piccino ora glielo metto tra la paletta delle possibilità (sperando che lo scelga).
Tra l’altro lo vesto anche tanto con colori stereotipati per il fatto che la maggior parte dei vestiti li abbiamo ricevuti.
Il mio bimbo più grande, quattro anni e mezzo, ha i capelli lunghi e adora il rosa. In casa abbiamo sempre cercato di mostrargli che non esistono attività, giochi o cose da maschio e da femmina. Neanche a dirlo lo scambiano sempre per una bambina. Quando era più piccino ribadiva a gran voce che lui era un maschio, ora lascia correre soprattutto quando sono adulti a fare queste affermazioni e se gli chiedo se vuole che sia io a dire che è un bambino la sua risposta è spesso “non c’è bisogno, lo so che è per via dei miei capelli mamma”. Questo ci ha permesso di introdurre il tema degli stereotipi per cercare di capire dove si nascondono e da cosa nascono, ma non vi nego che, a differenza sua, io lo vorrei urlare a quelle persone che anche se indossa una felpa rosa non significa sia una femmina, solo che mi chiedo fino a che punto rispettare la sua decisione o quando invece intervenire.
Tu sei meravigliosa. Anche a me verrebbe da urlare insultando la loro limitazione mentale!!!
La reazione del tuo bambino, forse più matura della nostra, è a mio parere lo specchio dell'ottimo lavoro che tu stai facendo con lui❤️❤️❤️
Agnese, che meraviglia la risposta di tuo figlio, stai crescendo un adulto che ha fiducia in sé e ne proprio valore e non si cura dell'opinione esterna, questa è una bella palestra per lui che si porterà in qualsiasi ambito. Mantieni il dialogo aperto con lui e credo che sarà lui stesso a esprimerti quando vorrà che qualcosa cambi (che sia nell'aspetto o nel modo di rispondere alle persone).
Una riflessione: se scegliete di continuare a "spiegarlo" alle persone (ovviamente parlando con tuo figlio delle motivazioni per farlo), magari piano piano piantate semini. Visto che avete davvero tante occasioni di piantare semini, potreste decidere di studiarvi una frase tipo: "Nella nostra famiglia combattiamo gli stereotipi perché crediamo che ognuno possa vestirsi e portare i capelli come vuole" (o qualsiasi frase sentiate vostra).
Io ho una frase del genere per le cannucce quando chiedo di non mettercela nella bevanda: "Stiamo cercando di evitare la plastica, perché è un grosso problema per il nostro pianeta e vogliamo fare la nostra parte. Avete mai pensato di passare alle cannucce di carta/non dare la cannuccia nella spremuta…". La dico uguale da 5 anni e ora spesso la dicono i bimbi. Non cambierà il mondo, ma sono tutti semini. <3
Voto le frasi studiate a tavolino e ripetute ad oltranza!
Grazie a tutte per le risposte! Questa idea è meravigliosa, e dire che Carlotta ne parla anche nel corso. L’abbiamo già messa in pratica, la prima volta io, ma subito dopo Ettore stesso ci ha pensato! Grazie, grazie grazie! ❤️
Grazie per aver condiviso questa storia, Agnese.
Io rispetterei la sua decisione (anche se come te sentirei l’urgenza di urlare allo stereotipo).
Poi a casa potrai provare a intavolare discussioni sugli stereotipi e l’importanza di farli notare per mirare a sradicarli.
Come dice Carlotta puoi addirittura proporgli delle frasi da dire lui stesso in quelle occasioni, chissà che un giorno non si senta pronto a ripeterla.
Sottolineerei quanto sia bizzarro e facile cadere negli stereotipi, senza mettere troppo l’accento sul sesso. In genere tenderei a non dare troppo peso al sesso (biologico), come infatti sembra fare bene tuo figlio.
Vorrei portare anche io la mia esperienza in questo ambito. Mio figlio ha cominciato quest'anno la scuola dell'infanzia e le maestre hanno fatto un bel progetto in cui per un giorno intero era il giorno speciale di ciascuno dei bambini.
In pratica per un giorno tutto era dedicato ad un bambino/a in particolare cercando di fare le cose che piacevano a lui/lei.
Quando è stato il giorno speciale di una bimba a cui piace il rosa le maestre hanno chiesto a tutti gli altri di vestirsi tutti di rosa per quel giorno (maschi inclusi).
Ammetto che non avevo nulla di rosa in casa tranne un berretto (tra l'altro è un colore che a me non piace per niente per cui io non ho nemmeno delle magliette di quel colore!)
Così ho chieste in prestito ad una mia amica una t-shirt rosa piccola...e mio figlio è stato felicissimo di indossarla tanto che poi me la son fatta regalare 😊
Questo per dire quanto può fare anche un'attività così semplice se fatta da tutti quanti i compagni per normalizzare i colori!
Tra l'altro se qualcuno può interessare come spunto ho scoperto che la maglietta in questione era una maglia della squadra di calcio del Real Madrid che in qualche occasione la usa.
Sarebbe utile magari per quei bimbi (e genitori!) che pensano che il calcio sia solo da maschi e che il rosa sia solo da femmine.
Io sul vestiario sono molto fortunata perché ho molte amiche che mi hanno regalato vestiti dei loro bimbi che ormai sono più grandi quindi i miei figli Vivono di rendita però mi rendo conto che quasi tutto il guardaroba è monocromatico grigio e blu... Mentre mio figlio è un amante dei colori quindi alla fine mette sempre le poche cose colorate che gli ho comprato io (tanto verde e rosso perché piace a me)
È comunque difficile trovare abbigliamento genderfluid come dicono adesso.
Se conoscete Anna di @zenos_room anche lei ha trattato questo tema di recente cercando delle magliette per suo figlio nei reparti da femmina della grande distribuzione perché a Zeno piace molto il rosa e non ha paura di metterlo.
Tuttavia ha notato che anche le taglie sono diverse a parità di età o cm segnati sulla maglietta: quelle da femmina sono più piccole (ma i cm non sono sempre uguali? Evidentemente no)
Un altro tema è il fatto che spesso i pantaloni da femmina non hanno le tasche mentre quelle dei maschi si!
Come per dire che la femmina non può andare in giro a raccogliere bastoncini sassolini foglioline e quant'altro perché sono cose da maschio😒
L'ultimo spunto: sempre grande merito alle maestre del mio bimbo che stanno trattando il tema dello spazio e hanno scelto come personaggio centrale proprio l'astronauta Samantha Cristoforetti invece che qualche altro astronauta maschio.
Sono fortunata perché anche nella scuola pubblica si trovano persone lungimiranti e attente a questi temi anche se so che purtroppo non è sempre così.
Che meraviglia, grazie per tutti gli spunti. Assolutamente meravigliosa la giornata dell'individuo a scuola, è molto comune all'estero ed è bellissimo sapere che anche in Italia ci siano insegnanti attente a queste tematiche. <3
Sul vestiario, ormai io ammetto, tra i denti, che ci ho rinunciato. Ora che i miei bimbi sanno bene che cosa gli stereotipi e sono in tante conversazioni del nostro quotidiano, ho deciso di continuare a puntare sulla loro consapevolezza. È un po' come quando i nonni non seguono il nostro stile educativo: non possiamo cambiare loro, ma possiamo cambiare la consapevolezza che i nostri figli hanno dei loro comportamenti e frasi.
Certo, è importante continuare a fare il lavoro anche altrove: per esempio, io non compro in catene di fast fashion, ma se le aziende che stimo perpetuano stereotipi, mi prendo il tempo di scrivere una, due, tre email finché non mi rispondono. Credo che, più che andare a comprare pantaloni con le tasche nel reparto bambino (come faccio, perché è assurdo che Emily non possa avere le tasche, che ama!), questo possa piano piano portare un cambiamento a lungo termine (perché alla fine l'azienda non sa che io compro nella sezione maschio per una bambina, ma solo che io supporto il loro lavoro comprando da loro).
Ps. È vero, tra l'altro, in Spagna molti più uomini mettono magliette e camice rosa senza problemi e, ora che lo scrivi, potrebbe proprio essere grazie al Real Madrid!
Vorrei che mio figlio avesse le maestre del tuo il prossimo anno alla materna! È una cosa meravigliosa quella che hanno fatto!
Fa proprio bene sapere che qualcosa si sta muovendo anche in Italia nella scuola pubblica, che bello.
Che interessante la cosa della tasche, non l’avevo mai notata non avendo una figlia femmina.
Sai a cosa mi fa pensare oltre che all’impedimento della raccolta di sassolini o bastoncini?
1) la donna non deve portarsi appresso il borsellino perché è l’uomo che paga
2) è l’instradamento per la borsetta
anche qui ci stiamo provando! ;) la nostra avventura è iniziata in gravidanza quando non volemmo sapere il sesso del bebè... ed è stato divertente e complicato! non esiste quasi più nulla di neutro...
condivido una ricerca curiosa, nata dall'affermzazione del mio compagno "io non capisco che problemi abbiate voi occidentali col rosa!". una volta i bambini si vestivano di bianco (basta guardare qualche quadro) i colori blu e rosso erano associati rispettivamente alle donne (nelle tonalità più chiare come il velo della madonna) e ai maschi (il rosso è simbolo di forza e virilità). Nel secondo dopoguerra fu lanciata una campagna pubblicitaria con il rosa associata alle femmine e l azzurro ai maschi e ....fece successo!
tra l'altro a parità di taglia scritta i vestiti dei maschietti son piu grandi e comodi di quelli da femmina.
ci sarebbe molto da aggiungere...
ho scoperto una casa editrice (settenove) che ha messo il rovesciamento degli stereotipi al centro del suo operato.
grazie dell'opera divulgativa, speriamo di raggiungere la "massa critica" :)
Giuliana, grazie mille per le tue considerazioni e le dritte sulla casa editrice che ancora non conoscevo😊Aggiungo allora da parte mia una dritta sulla collana Sottosopra della casa editrice EDT Giralangolo, che ha l’intento di “contrastare gli stereotipi mettendo tutto Sottosopra”.
Grazie a Giuliana e Zaira e aggiungo a mia volta una casa editrice nata da poco da tenere d'occhio: si chiama Undercats, creata da Francesca Cavallo (autrice di "Storie della buonanotte per bambine ribelli" di cui non apprezzo così tanto il titolo, ma ci ha fatto scoprire donne meravigliose della storia). Sento che faranno un bellissimo lavoro per rompere tabù.
Ciao Carlotta,ho appena ascoltato l'episodio del podcast sugli stereotipi di genere,e ammetto e riconosco che sono radicati in noi anche se ci prodighiamo per un'apertura mentale. Ora che ci rifletto,è capitato che mia nipote ha regalato la sua bici rosa che non usava più a mio figlio,e nonostante condivida la lotta agli stereotipi,il mio primo pensiero è stato quello di dipingerla... per fortuna non l'ho fatto 😅 e non ti nego che ogni volta che mio figlio di 3 anni biondo con capelli lunghi va in giro con la sua bici rosa viene scambiato per una bambina sia dai suoi pari che dagli adulti,e lui puntualmente risponde infastidito " sono un bambino!".😅
E anche noi,iniziato l'asilo veniamo messi a dura prova da quello che anche tra bambini si dice,per esempio che solo le bambine fanno danza, e ogni volta Niccolò mi fa questa domanda nonostante vediamo balletti di danza classica insieme,nonostante a lui piaccia ballare. Oppure affermazioni come "scelgo il bicchiere blu perché sono maschio". La risposta da parte mia sui colori o sulla danza è abbastanza semplice, ma quando scambiano mio figlio per bambina perché ha la bici rosa e i capelli lunghi,lì mi sento in difficoltà su cosa dirgli,sul perché lo chiamano bambina. Se gli dico che lo scambiano per bambina proprio per queste motivazioni, mi sembra di rafforzare lo stereotipo. Cioè se alla sua domanda sul perché lo chiamano bimba io dico " perché hai i capelli lunghi e la bici rosa" mi sembra di giistificarli e di rafforzare il loro concetto. Cosa potrei aggiungere per andare oltre lo stereotipo?
Che splendide riflessioni, Marianna.
Che ne diresti di un “in effetti dalle nostre parti la maggior parte dei bambini hanno i capelli corti e la maggior parte delle bambine hanno i capelli lunghi. Ma non è una regola, si può scegliere! Per esempio lo zio XY (o il calciatore famoso o la rockstar o il cameriere del bar dietro l’angolo) ha i capelli lunghi, vero?”
Ciao Marianna, anche noi stiamo faticando ultimamente con queste frasi e i miei bimbi non vanno a scuola: è sufficiente la lezione di tennis o ballo, dal parrucchiere che chiede a mio figlio se invece di colorare l'unicorno preferisce colorare qualcosa da maschio, o anche solo il gioco al parco giochi dove fanno nuovi amici, parlano e tornano a casa con queste frasi. La nostra differenza è che loro me lo dicono così: "X mi ha detto che la mia maglia rosa è da femmina, è uno stereotipo!". Ne parliamo e lo mostriamo talmente tanto nel quotidiano che ormai lo stanno assimilando. La rivoluzione è possibile! 🙌
Io ho una perplessità . Tommaso da poco tempo tende a specificare L appartenenza ( ad esempio : io sono maschio , tu sei femmina ecc) . Magari non è preoccupante ma io ho paura che queste distinzioni le farà in futuro
Io non sono una pedagogista o psicologa dell'infanzia. Ma come dicevamo nel podcast, credo sia normale che i bimbi ad un certo punto cerchino di categorizzare e capire quale sia il loro gruppo di appartenenza. L'importante secondo me è non rafforzare questo comportamento del bambino specificando il sesso delle persone quando non è strettamente necessario quando parliamo. E rizzare le antenne in caso i commenti del bimbo celino degli stereotipi (i maschi giocano a calcio) o dei pregiudizi (le femmine non sono brave a giocare a calcio) ed essere pronti a controbattere,
Come giustamente dice Zaira, è normale che poco a poco i bambini inizino a voler appartenere a un gruppo, più si avvicino ai 6 anni, più diventano esseri sociali e il gruppo (la società) prende importanza. A maggior ragione è importante ora trasmettere il concetto di stereotipo, notarlo nei negozi di vestiti, metterlo in dubbio… Senza imporre il concetto, ma sollevando le domande e lasciando che la sua mente processi.
Ps. Tante scuole, purtroppo, non aiutano: spesso ho sentito insegnanti invitare il bambino a giocare con il camion invece che con la cucina o alla bambina "Perché non vieni a giocare con le altre femmine?". 😢 Dobbiamo fare il lavoro a casa.
Bello questo episodio! Anche io nel mio piccolo provo a fare qualcosa, come normalizzare il colore rosa per tutti, e ti giuro che ogni volta quando devo comprare delle magliette al mio bimbo, vado nel "reparto cose da bimba" per prenderne qualcuna rosa. Il problema è che l'abbigliamento "da bimba" è sempre eccessivo!! Non si limitano al colore rosa, quasi tutto è addizionato di fru fru, pailettes, brillantini, disegni glitterati, tulle ecc... Queste piccole aggiunte mi fanno strano ancor più del colore rosa. Come se già da piccole le femmine dovessero rispondere a questo imperativo di dover risultare graziose, abbellite. A che pro aggiungere tutti questi orpelli per le femmine e non per i maschi?? Perchè così quando guardi una bimba così agghindata esclamerai "ma come sei carinaa!", cosa non sentita necessaria per il bimbo che può continuare ad indossare i suoi seriorissimi capi nei toni del blu/grigio/nero perchè lui è un Maschio. Secondo me perché su queste cose lavora in modo più subdolo lo stereotipo per cui la donna deve piacere, deve essere graziosa, deve agghindarsi, deve farsi notare per come appare e non per come è, e quindi deve rientrare nel solito schema. Come il consumismo lavori in modo infido su queste cose fin dalla nascita, anzi prima, è terrificante.
Anche io ho notato questa cosa delle "decorazioni" sui vestiti delle bimbe! Ed infatti sono ribelle a tal punto che penso gliele comprerò comunque e gli rifarò l'orlo ;-) Una volta per sbaglio ho comprato una maglietta grigia che poi ho visto aveva le maniche leggermente a sbuffo ed un taglio sciancrato. Era discreta quindi gliel'ho messa. Oltre all'aspetto che citi tu sull'impressione estetica di un certo tipo che si cerca di dare alle bimbe secondo me è di nuovo quello legato al consumismo. Se anche tu genitore resisti dal vestire di rosa sempre e comunque la tua bambina: io ti faccio i dettagli frufru sui vestiti grigi/blu/neri/marroni così che tu non possa riutilizzarli su di un bambino
Il mercato d'abbigliamento è una tristezza, perfino marche come Patagonia, che stimo ed è una delle poche che compro, hanno colori da femmina e da maschio. E comunque anche se non lo scegliamo, lo stereotipo entra in casa anche attraverso l'abbigliamento.
A noi sono stati regalati vestiti stereotipati (l'ultima una maglietta che dice Princess e che Emily ha adorato perché ha la faccia di una principessa e a Oliver una con un mastino) e non impedisco loro di metterli né li condanno, perché non voglio farli sentire "in colpa" per metterli né rovinare il loro entusiasmo, così come se Emily tra una selezione di magliette al negozio sceglie quella rosa (perché il rosa è il suo colore preferito nonostante io abbia sempre spinto verso altri colori) non mi intrometto e lascio che scelga. So che il lavoro lo facciamo (anche sull'apparenza) e mi basta.
Mi è partito il commento prima di finire. Volevo aggiungere che al di là di tutto, credo davvero che la cosa più importante sia continuare a fare il lavoro, senza giudizio, con coerenza e costanza. Dai che tutti insieme qualche piccolo cambiamento lo apportiamo. Grazie per i vostri commenti, Elena e Zaira!
Sono pienamente d'accordo su quanto detto. Io ho 3 figlie e lotto ogni giorno per fare capire che non ci sono colori da femmine e colori da maschio (questa cosa l hanno sentita alla materna), a Carnevale non ci sono solo principesse ma pompierine, idrauliche,piratesse.... Spesso nei negozi compro vestiti nel reparto maschile ( ho comprato i pigiami con disegnati missili,pianeti,razzi spaziali perché alla materna stanno trattando il tema dei pianeti), ribadisco spesso che anche i maschi possono e devono piangere ( piangi come una femminuccia). I giochi che abbiamo sono unisex, penso che non abbia comprato mai niente di rosa forse sbaglio a essere "troppo radicale" ma è più forte di me, non sopporto questa differenziazione e avendo 3 bambine lotterò affinché abbiano tutte le possibilità di essere libere di fare quello che vogliono,tutti gli sport,tutti i lavori senza sentirsi inadeguate!
Ciao Maury. Capisco il tuo punto di vista. Per me è più facile perché mio figlio ancora non va all'asilo per cui al momento ancora mi risponde "rosa" quando gli chiedo quale body voglia mettere. Dubito che sarà ancora così tra qualche anno. Penso che il mio approccio sarà comunque quello di seguirlo nelle sue inclinazioni cercando però di intavolare discussioni sul tema e cercare di esporlo ad un po' di varietà in più (come già stai facendo tu). La mia paura nell'insistere su qualcosa a cui tengo (per esempio farlo camminare, visto che siamo degli amanti dell'alta montagna) è che poi gli generi del rifiuto, quindi solitamente vado coi piedi di piombo e cerco "solo" di smussare gli angoli. Grazie per esserti presa il tempo di ascoltare e di condividere le tue riflessioni!
Anche io tenderei a essere radicale, Maury, ma alla fine ho preferito lasciare che i miei figli scelgano, anche i vestiti. Emily sceglie quasi sempre il rosa e il viola (ma ama anche il verde e il blu e l'arancione e il giallo), vuole fare danza classica (ma anche pallacanestro e calcio e nuoto e jiu-jitsu)… questo mi fa capire che il lavoro che stiamo facendo, anche se non "perfetto" all'apparenza come magari sarebbe se decidessi io per loro, è "perfetto" nella sostanza e sta piantando semini che germoglieranno (e tanti sono già germogliati). So che è sufficiente!
Grazie Zaira e Carlotta, dovrò lavorarci su in modo tale da accettare qualsiasi decisione prendano le mie bambine , accettare unicorni, vestiti rosa con lustrini e principesse comprese 🙈 le mie aspettative vanno in un'altra direzione ma.... Capiamo, accettiamo e respiriamo a fondo 😅