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Episodio 77 ·

Ragnatela in 5': direzione felicità

Veri e propri pensieri a ragnatela che sapevo dove iniziavano, ma non dove sarebbero finiti. La mia ragnatela di pensieri ha spesso molto più senso nella mia mente durante le mie camminate mattutine che quando mi siedo davanti al microfono, ma ormai mi conoscete: buona la prima! Riascoltandolo ci sono alcune cose che avrei detto diversamente (per esempio, specificare che parlo del pezzettino di mondo privilegiato in cui viviamo). Ma questo concetto mi è piaciuto nella mia mente e spero abbiate voglia di accoglierlo e dirmi la vostra. Potete farlo nei commenti all'episodio sul mio blog: www.latela.com/podcast

Ah, ti auguro "un buon tutto e un felice sempre", spero che tu stia vivendo il Natale come davvero senti di volerlo vivere.

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L’altro giorno ho sentito questa espressione in una canzone: direzione felicità. E la mia mente ha iniziato a fare le sue ragnatele di pensieri. Appena l’ho sentita ho pensato immediatamente a quanto spesso le persone credono di dover andare via da un posto per trovare la felicità, per scoprire chi sono, per trovare la pace interiore, l’equilibrio, per esempio quando le persone vanno in India per trovare la spiritualità e quante persone si prendono un anno sabbatico per trovare se stessi, o quante persone cambiano città per scappare Da un problema. Certo a volte ci sono problemi da cui è meglio, se ce lo si può permettere, scappare e ricrearsi una vita altrove. Penso per esempio a una storia che ho letto di recente di una famiglia in America che si è trasferita da un lato all’altro perché loro figlio è transgender e il suo coming out non era stato ben accolto in Florida (che è estremamente conservativa, se questa è la parola giusta, decisamente non un ambiente favorevole per la comunità LGBTQ+ purtroppo): questa famiglia voleva dare al figlio un nuovo inizio, possibilmente più facile, in un posto non tossico, dove potesse affrontare la transizione senza il trauma di sentirsi rifiutato, un posto che lo amasse e lo accogliesse per chi è. Ecco, quando dico scappare da un problema so che ci sono problemi e problemi. Ma se il problema è non sentirsi felici, ecco, non credo che andare in un altro posto lo risolva, la felicità non è un posto.

A parte che non credo che la felicità sia un qualcosa che si raggiunge. Credo che la felicità sia esattamente lo stato che stiamo vivendo così come lo stiamo vivendo: uno stato fatto di tutte le emozioni, anche rabbia, delusione, frustrazione, preoccupazione, ansia, in cui a volte, se le sappiamo osservare e cogliere, troviamo fette sottili di felicità, o come qualcuno mi ha scritto sottilette filanti di felicità, che per me è perfetto perché la sottometta filante in un toast per me è una sottile fetta di felicità.

Ma questo non è assolutamente quello di cui volevo parlare ed è incredibile come la mia mente riesco a fare ragnatele di pensieri anche in un episodio di 5 minuti in cui so esattamente che cosa voglio dire, prendetemi così. 

Quello che volevo dire è che il primo pensiero quando ho sentito questa frase direzione felicità è stato quello, quando ci si muove, ci si sposta per trovare la felicità.

Ma subito a ruota ho seguito un altro filo della mia ragnatela che trovo interessante, se posso dirlo dei miei stessi pensieri. Ed è il pensiero che in inglese viene spesso riassunto con la frase: bloom where you’re planted. Fiorisci dove ti piantano. Che sia dove vivi, dove lavori, fiorisci dove ti piantano.

E sicuramente affine a quello che dicevo all’inizio, significa trova la felicità dentro di te, significa prendi quello che arriva e trasformalo in positivo, significa se la vita ti dà solo limoni, tu fatti una limonata.

E fin qui ci sta. 

Ma poi ho avuto un pensiero completamente opposto, perché il mio modo di analizzare e analizzarmi è spesso fare l’avvocato del diavolo.

Cioè, il pensiero opposto è: noi non siamo piante. So che non è rivoluzionario, ma pensateci un attimo. La differenza tra una pianta e un essere umano è che l’essere umano può muoversi, la pianta no. L’essere umano può cambiare posto, la pianta no. Non so molto di botanica, ma davvero per me quella è una delle differenze sostanziali tra me e una pianta: io e la pianta respiriamo, io e la pianta ci nutriamo, io e la pianta nasciamo, cresciamo, moriamo, ma io mi posso muovere, la pianta no.

Giuro che non sto impazzendo, seguitemi.

Perché questo mi riporta a quella frase: “fiorisci dove ti piantano”. A me sembra un concetto estremamente importante per una pianta, che letteralmente non ha scelta, deve fiorire dove la piantano o morire. Cioè, fiorisci dove ti piantano sì che è un messaggio motivazionale e realistico per una pianta.

Ma per una persona, no, anzi, mi sembra più una scappatoia.

Una persona ha le gambe, non le radici. Può muoversi, può spostarsi volontariamente, può letteralmente decidere di piantarsi dove preferisce fiorire. No?

Per me è forse più facile dirlo. Siamo viaggiatori a tempo pieno da anni e letteralmente ci piantiamo in un posto e lì fioriamo, poi ci piantiamo in un altro e lì fioriamo, la nostra vita è fatta di costanti spostamenti e questo è anche il modo in cui abbiamo deciso di evolvere, immergerci in un posto, nella sua cultura, nelle sua natura, nelle sue persone, perché ciò che è diverso da noi 1. ci insegna qualcosa di sé e di noi e 2. In realtà non è mai così diverso da noi. E questo è qualcosa che abbiamo capito profondamente in ogni posto dove siamo andati: la vita è vita ovunque, i bisogni delle persone sono gli stessi ovunque, cambia il privilegio che queste persone hanno di soddisfare i propri bisogni, ma questo è un altro discorso. 

Il punto è: noi abbiamo scelto questo stile di vita perché [e qui ognuno inserisce la frase che pensa ci rappresenti di più: ce ne hanno dette tantissime, perché possiamo permettercelo, perché lavoriamo online, perché siamo coraggiosi, perché siamo pazzi, perché andiamo sempre contro corrente, perché non ci conformiamo, perché stiamo bene ovunque ci mettano, perché ci piace essere anormali… forse c’è un pizzico di verità in ognuna di queste frasi]. Ma la verità più vera è perché a noi piace imparare cose nuove, questo stile di vita per noi è ciò di cui è fatta la vita: lo scopo della vita è dare alla luce noi stessi, ricordate? Lo dico, lo ripeto, perché ci credo, vivo secondo quel principio ogni giorno e negli ultimi anni di viaggio ancora di più. Perché il viaggio spesso ci insegna più di noi stessi che del mondo.

E onestamente adoro tutto questo, credo che sia bellissimo conoscere posti nuovi, provare cose diverse, assaggiare cibi non famigliari, parlare con altre culture, uscire dalla nostra zona di comfort ed entrare nelle nostre caverne oscure… ma secondo tutto questo vale anche per chi non può scegliere un cambio di vita così … drastico … come il nostro. Per esempio, puoi introdurre piccole cose alla tua vita e cambiare ciò a cui ti sei abituato che non ti sembra corretto. Un giorno una mamma mi ha scritto una cosa bellissima: il vostro viaggiare in continuazione mi ha fatto decidere di salire su una bicicletta per la prima volta dalle elementari per avere un avventura con mio figlio. Ora andiamo in bici insieme quasi ogni giorno e ho imparato a seguirlo e a lasciarmi guidare e quella fiducia che costruiamo in bici si trasmette alla vita. L’avrei abbracciata.

Questo intendo quando dico… no, nulla, non è vero, stavo per dire questo intendo con “destinazione felicità” ma ormai la ragnatela di pensieri ha preso il sopravvento e non so nemmeno più io che senso ha tutto questo. Mi lancio in un tentativo di riassunto: non esiste destinazione felicità, la felicità è dove siamo, chi siamo, il nostro stato normale e corrente include tutte le emozioni e ci regala sottili fette di gioia; ma con questo non voglio dire che ha senso fiorire dove ci piantano perché non siamo piante, possiamo spostarci, possiamo scegliere: quindi spostati se qualcosa non va e non è che devi spostarti dall’altra parte del mondo se non puoi o non vuoi, magari basta il villaggio vicino che è più pianeggiante per andare in bici con tuo figlio.

Voilà. Vedete che la mia ragnatela un filo logico ce l’ha? O è solo nella mia testa?

Forse preferisco non sapere la risposta.

Vi ricordo che mi trovate su www.late.com e su instagram come @lateladicarlottablog.

Se vi piace il mio podcast, per favore lasciatemi una recensione ovunque lo ascoltiate e se lo ascoltate su La Tela, lasciatemi un commento, anche solo per dire ciao. 

Buona serata, buona giornata o buona notte, a seconda di dove siete nel mondo.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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