I bambini devono uscire dalla loro zona di comfort
L'altro giorno ho ricevuto un commento a questo post che diceva che il motivo per cui Oliver ha dei "giorni no” è perché non gli sto dando ciò di cui ha bisogno: routine e giornate prevedibili.
Fortunatamente, sono abbastanza sicura di me stessa come madre e attenta ai miei figli da sapere che non è vero (ma vorrei comunque invitare tutti i genitori a porre sempre domande invece di esprimere giudizi).
Oliver è così da sempre, è simile a me, a volte si sveglia con il piede storto e nonostante ogni buona intenzione, dobbiamo accettarlo e cercare di renderlo il più sopportabile possibile per tutti, navigando tra una crisi e l’altra fino a sera. Aveva giorni no anche a Marbella, dove avevamo una vita e una routine 100% prevedibili.
Per questo, al di là della mia personale opinione sui benefici di una routine nella vita dei bambini (io mantengo una routine anche in viaggio e alle 19:00 i miei figli sono sempre a letto), so che la routine non ha nulla a che fare con i giorni no di Oliver.
Semmai, non avere stabilità e sentire la mancanza di amici lo sta facendo uscire dal suo guscio.
L'ultimo giorno di asilo a Singapore, gli ho chiesto se voleva salutare qualcuno (la sua risposta era sempre stata no fino a quel momento, e io non lo forzo): è rientrato, è andato da un GRUPPO di amici e ha detto: "Ciao ciao! Lascio Singapore. *pausa* Prendo un aereo". Si sono abbracciati e siamo andati via.
Sono rimasta senza parole e mi sono anche emozionata: essere una madre sicura di me non significa che io non pensi ogni secondo a come le mie scelte influenzino i miei figli.
Questa è stata l’ennesima conferma da quando siamo partiti che i bambini hanno bisogno di uscire dalla propria zona di comfort tanto quanto gli adulti.
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