Stiamo percorrendo l’Italia: guarda tutte le date! →
Episodio 140 ·

Se non urlo non mi ascoltano! (ragnatela in 5')

Dedico questo ragnatela in 5' su Educare con calma a un concetto di cui ho già parlato in altri episodi: il capolinea. A me ha aiutato tanto a capire come mai i miei figli in alcune circostanze sembravano farmi caso solo quando mi arrabbiavo e alzavo la voce e a cambiare direzione – anzi ,a reimpostare il capolinea dell'urlo.

Spero che possa aiutare te tanto quanto ha aiutato noi.

benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma. Oggi vorrei dedicare un episodio a sé, a un concetto che secondo me può davvero cambiare la mentalità per quei genitori che si ritrovano a urlare e perdere le staffe. Lo dico perché per me è stato così, quindi spero davvero che possa esserlo anche per voi. A casa che mi ascoltate, um dico dedicare un episodio a sé perché l'ho già accennato in altri episodi del podcast più lunghi. Ma visto che non tutti ascoltano tutti gli episodi, ho deciso di dedicare a questo concetto un episodio in cinque minuti, in modo che ci sia più possibilità che lo ascoltino tante persone perché è breve e fruibile. Il concetto di cui parlo è il capolinea. Spesso i genitori mi dicono eh, ma i miei figli finché non urlo non mi ascoltano e io lo capisco. Anzi, spesso lo so, è proprio così. Finché non arriviamo a quell'urlo finché non perdiamo le staffe, non gli facciamo vedere chi comanda e sto virgolettando. Ovviamente sapete che l'educazione in cui credo non ha come obiettivo l'obbedienza e non si basa su una relazione gerarchica, ma su una relazione di cooperazione. Dicevo finché non arriviamo a quell'urlo. Sembra che i nostri figli non ci ascoltino, ma vorrei analizzarlo da un'altra prospettiva perché dobbiamo arrivare a Quell'urlo. Dobbiamo arrivare a Quell'urlo perché L'urlo è il nostro limite personale. È proprio il limite ultimo, il capolinea, il lavoro delle persone piccole e giovani come i nostri figli, e scoprire ed esplorare i limiti per conoscersi e per conoscerci. Il nostro lavoro di genitore è impostare quei limiti è impostare il capolinea. Se il nostro capolinea lo esprimiamo sempre perdendo le staffe con un urlo, con una manata sul tavolo, sbattendo una porta o ancora peggio, con violenza verbale, come umiliare i nostri figli figli o violenza fisica, come dare loro una sculacciata, è ovvio che i bambini arrivino fino a quel capolinea prima di fermarsi e tornare indietro. Finché loro sanno che il limite ultimo è quell'urlo quella manata, quella reazione disregolata è naturale che loro spingano e spingano e spingano finché non arrivano lì, perché quello è il capolinea che conoscono. Ecco perché insisto tanto sul lavorare sulle nostre emozioni. Ecco perché il titolo di questo podcast è educare con calma perché la strategia di base è usare la calma, la nostra calma e la loro calma. Ovviamente ognuno deve trovare i propri modi per usare la calma e attenzione. Mantenere la calma non significa che non possiamo esprimere le nostre emozioni. È sano esprimere le nostre emozioni e tutte sono valide, compresa la rabbia. Ma possiamo farlo diversamente. Possiamo abbassarci in ginocchio, richiedere la loro attenzione con gentilezza, guardargli negli occhi e dire In questo momento sono arrabbiata, ma non voglio urlare. Non voglio farti paura. Voglio farti vedere che sono capace a offrirti calma, così lo impari anche tu. Dico spesso che non dobbiamo insegnare ai nostri figli a non essere arrabbiati, ma possiamo insegnare loro come essere arrabbiati. Lo stesso vale per noi genitori. Arrabbiarsi è naturale, ma è possibile decidere chi vogliamo essere nella rabbia in questo modo. Piano piano iniziamo a mostrare un capolinea diverso. Rei, impostiamo il capolinea e quella volta che finalmente riusciamo a non arrivare all'urlo e che riusciamo a gestire la situazione con calma e ottenere cooperazione invece di obbedienza attraverso la paura. Iniziamo anche a far vedere ai nostri figli e a noi stessi che esiste un capolinea diverso, che possiamo farci rispettare e allo stesso tempo onorare l'educazione che abbiamo scelto e il nostro bisogno di individuo senza arrivare alla disregolazione totale, ma attraverso il dialogo, comunicando i sentimenti in maniera costruttiva, mostrando la nostra intenzione di cambiare. So che è difficile perché il capolinea dell'urlo, quindi esplodere come una pentola a pressione è quello con cui siamo cresciuti ed è naturale che tendiamo a replicarlo, ma non è impossibile. La gestione della rabbia è sempre stato il mio tallone d'achille um, chi fa i miei corsi lo sa, ma io piano piano l'ho cambiato. Non completamente ancora, ma ho fatto magari l'ottanta percento del lavoro, anzi, l'ottantacinque percento del lavoro. L'ultima volta che mi sono arrabbiata, per esempio, ho detto ai miei figli Sento che sto arrivando al mio limite e che non sono più disposta a sopportare questo comportamento. Vorrei non arrivare al punto in cui io urlo e voi piangete o vi arrabbiate o vi spaventate, ma ci sto ancora lavorando. E per farlo ho davvero bisogno del vostro aiuto. E grazie a tanti, tanti, tanti, tanti episodi, così tante frasi dette così tante volte in cui ho parlato con i miei figli in questo modo piano piano, l'urlo non è più il capolinea e quindi i miei figli non mi rispettano più solo quando arrivo all'urlo, ma abbiamo trasformato la relazione in una cooperazione anche nella rabbia e nella disgregazione e anzi, anzi oggi noto proprio che quando arrivo a quell'urlo i miei figli mi rispettano meno perché contestano il mio comportamento sbagliato e questo mi aiuta a tornare sui miei passi. Ovviamente tutto questo richiede anni di lavoro. Non è un qualcosa che oggi decidiamo e facciamo magari sì, magari ci sono persone che sono più inclini a questo tipo di comportamento, ma non hanno mai pensato di poterlo avviare. Perché spesso siamo su questa ruota del criceto che gira dell'educazione che abbiamo ricevuto e non sappiamo come scendere o magari non pensiamo di poter scendere. Invece sì, possiamo. Però per me è stato un processo molto lungo. Um però, ecco, credo davvero che questo concetto del capolinea, quindi pensare proprio a questo capolinea che io voglio impostare qual è il capolinea del mio limite? Qual è il mio limite personale? Um qual è il capolinea in cui vorrei che i miei figli mi rispettassero? Um, e qual è il capolinea in cui io posso rispettare loro? Allo stesso tempo? Credo che sia davvero un concetto rivoluzionario anzi evoluzionario e basta. Questo era quello che volevo dirti. Più o meno sono restata nei cinque minuti ormai. Se mi conoscete sapete che non non ci rimango mai nei cinque minuti, ma insomma giù di lì e ti ricordo che mi trovi anche su www punto natella punto com e da lì arrivi anche al mio profilo su Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

Accedi alla conversazione

Parla di questo post con il team La Tela e tutta la community e unisciti alle conversazioni su genitorialità, vita di coppia, educazione e tanto altro.

La Tela Podcast

«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

Ti consiglio anche