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Episodio 80 ·

Solo biglietto di andata / con Eva Ragnoli

In questo episodio di Educare con Calma ho invitato Eva, una mamma che ho conosciuto tramite Instagram, a raccontarci la decisione della sua famiglia di ritirare la figlia di 6 anni da scuola e partire per un viaggio di… non sanno quanti mesi, hanno solo un biglietto di andata!

Mi è piaciuto tantissimo il motivo di questa decisione (che scoprirete nell’episodio) e inoltre, lo sapete, mi piace raccontare storie di di persone che decidono di "scendere dalla ruota" e ci provano finché ci riescono.

Trovate Eva su instagram come @evaragnoli_psicologaperinatale.

Grazie per il vostro tempo e per la vostra pazienza: a volte l’audio delle interviste non è perfetto (tantissime stelle tecnologiche si devono allineare 😅), ma spero che i contenuti siano di ispirazione per voi come lo sono per me.

:: Le domande che ho fatto a Eva:

01:25 Raccontaci come e perché avete preso questa decisione

07:14 C’è un momento in particolare che vi siete guardati e vi siete detti: “Lo facciamo!”

09:13 Quindi state lasciando due lavori…

12:31 Ti senti coraggiosa?

14:52 Dove andate?

17:16 Quando dici “ci appoggiamo a progetti” che cosa intendi?

19:46 Parlando di Homeschooling, ti stai appoggiando a qualche sito per gli obiettivi della prima elementare?

24:12 Dimmi la cosa che ti preoccupa di più e invece quella che ti fa dire “Stiamo facendo la cosa giusta!”.

27:45 Come l’hanno presa le vostre famiglie?

30:22 Documenterete il viaggio sui social o su un blog?

31:39 Hai una domanda tu per me?

:: Le domande che Eva ha fatto a me:

32:01 Mi chiedo come facciate a gestire il tutto, lavoro, homeschooling… come avete trovato un equilibrio?

35:00 Tu fai riferimento a qualche ente per gli esami dei bambini?

37:39 Che cosa ne pensi del fatto di non avere un posto da chiamare casa?

:: Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità alimentano il consumismo e in più mi danno fastidio (quindi non voglio fare a voi una cosa che dà fastidio a me). Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete aiutarmi a diffonderlo lasciando una recensione sulla piattaforma dove lo ascoltate e/o acquistare uno dei miei corsi o prodotti:

  • Educare a lungo termine – un corso online su come educare i nostri figli (e prima noi stessi) in maniera più consapevole. Tanti genitori mi dicono che gli ha cambiato la vita.
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Carlotta: [00:00:00] Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con calma. Oggi non sono sola. Dall'altra parte dello schermo vedo già Eva Ragnoli, che è una donna italiana, psicologa perinatale e mamma di un bimbo di due anni e mezzo, Samuele, e di una bimba di sei anni e mezzo, Maria Sole e con la sua famiglia ha appena preso una decisione un po' particolare, un po' pazza, un po' coraggiosa. Poi la definirete voi come volete. Che è quella di togliere sua figlia grande dalla scuola statale, lasciare non solo il lavoro, ma anche l'Italia per scendere dalla ruota, come la definisco io, e dedicarsi un tempo con la sua famiglia. E poi lascerò a lei che ci racconti di più, che ci racconti tutta la storia. Ma per ora voglio semplicemente dirvi che per me è stato chiaro che volevo regalarvi questa chiacchierata con lei, perché so che cosa significa prendere decisioni che vanno controcorrente e che spaventano, ma decidere comunque di buttarsi nel buio nonostante i rischi di entrare in queste caverne oscure dove possiamo trovare il tesoro. E credo che queste storie siano davvero di grandissima ispirazione, o almeno lo sono state per me in passato. E quindi ho qui Eva che ci racconterà questa scelta coraggiosa. 
Ciao Eva, grazie per questo tempo che mi dedichi per aver accettato il mio invito sul podcast soprattutto.

Eva: [00:01:20] Grazie a te. Grazie mille.

Carlotta: [00:01:22] Iniziamo subito, subito in 5ª, proprio dall'inizio. Raccontaci di questa decisione Eva, raccontaci tutto. Io un pochino so più di quello che ho detto nell'introduzione, ma ovviamente chi è a casa no. Quindi perché avete fatto questa scelta? Quali sono stati i motivi scatenanti? E magari, anche se c'è stato quel momento? Ah, lo facciamo, lasciamo tutto e partiamo. Vai!

Eva: [00:01:48] Oh, allora è stata una scelta pensata, pensata e ripensata. La nostra famiglia è di quattro persone. Mio marito è spesso all'estero per lavoro, la nostra vita è così, nel senso che è dieci anni che siamo insieme, ma siamo sempre stati un po divisi, un po' insieme, un po' insieme in Inghilterra, poi di nuovo insieme in Italia, un po' a Budapest e un po' ancora in Italia. Insomma, un po' di qua, un po' di là. E da quando è nata la nostra prima bimba l'abbiamo portata in Inghilterra, poi l'abbiamo riportata in Italia, poi l'abbiamo portata a Budapest, l'abbiamo riportata in Italia. L'asilo comunque l'ha sempre fatto, diciamo, qua in Italia e quest'anno ha iniziato la prima elementare.

Carlotta: [00:02:36] Siete girovaghi anche voi, insomma.

Eva: [00:02:39] Sì, sì, io da sempre viaggio e poi da quando ho conosciuto Alberto, il mio compagno, abbiamo iniziato a viaggiare insieme. Abbiamo fatto già un viaggio, ormai nove anni fa, di otto mesi in Asia zaino in spalle e quindi un po' avevamo questa voglia di ripartire perché poi avendo i bambini è comunque più difficile inevitabilmente, e poi viaggiare con lo zaino in spalla e coi bambini molto piccoli, insomma anche logisticamente facevamo fatica. E un po' anche la pandemia, si un po' tutto l'insieme, io iniziavo a star stretta qui perché comunque il mio compagno, andando e venendo, sente meno questo bisogno di andare, ma ad un certo punto io l'ho sentito tantissimo dopo la pandemia, la prima ondata diciamo, e poi soprattutto anche con la pandemia ho sentito molto anche di più la responsabilità verso i bambini, magari ero spesso da sola con i bambini a casa, ero proprio stanca anche di stare da sola ed ero arrivata proprio al limite, per la prima volta in dieci anni, e mi son detta io non ce la faccio più, io ho bisogno  di stare vicina al mio compagno perché non voglio, non volevo avere tutto il carico io, ecco, anche le gioie, ci mancherebbe. Però si sa che avere dei bambini sono gioie e dolori. Ci sono anche momenti in cui devi magari sopportare la loro emotività, supportarla, e a volte non si è in grado da soli a sopportare tutto, la mia vita e quella dei bambini, la lontananza comunque anche dei bambini dal papà, che comunque lui ha un lavoro per cui è via una settimana e sta a casa una settimana, quindi quando c'è, c'è davvero!, però è proprio, o tutto o niente, quindi sono proprio degli equilibri che la grande adesso ha preso, però per esempio il bambino più piccolo deve ancora un pochino ingranare perché il papà quando a casa c'è 24 ore su 24, ma quando non c'è, non c'è. Quindi sono questioni di equilibri, infatti dico, ma come?, dopo dieci anni io non mi sono ancora abituata a sta cosa, infatti ogni tanto mi chiedo, ma com'è possibile che non mi sia ancora abituata a sto fatto? Vabbè, così è, non mi sono abituata. Sta di fatto che sono arrivata un po' proprio al mio limite e che dobbiamo fare qualcosa. E allora abbiamo detto, ma che ne dici? Partiamo? È tanto che non viaggiamo, i bambini sono un po' più grandi. Che ne dici?

Carlotta: [00:05:37] Tu a lui?

Eva: [00:05:40] Sì. Comunque volevamo viaggiare insieme, forse anche per il fatto della pandemia. E poi io ho un po' spinto, sono sincera. Ma allora dai, davvero lo facciamo? Dai, allora davvero andiamo, guarda che allora mi informo, e lui non mi ha mai detto no e mi ha sempre detto sì, però spingevo un pochino perché mi dicesse più volte sì, perché poi io sono una persona che ha bisogno che le cose un po' mi vengano ripetute. Non mi basta sì, e lo prendo come si.

Carlotta: [00:06:15] Poi comunque è una decisione importante. Quindi anch'io per le decisioni importanti di solito faccio un po' quella che ripete la domanda per sentirsi dire la risposta, essere sicura che la risposta è sempre la stessa e poi, anche spesso e volentieri, che mio marito lo odia, faccio l'avvocato del diavolo e quindi comincio a dire tutte le cose che invece non dovremmo fare e che non supportano la decisione. Allora lui mi guarda, e mi chiede, vuoi ancora farlo o no?

Eva: [00:06:43] Anche io un poco sono così proprio perché ho bisogno di essere rassicurata in qualche modo, nonostante magari tutti gli ostacoli che mettiamo, comunque la decisione è quella, no? Alla fine ci siamo appoggiati a dei progetti perché quando abbiamo viaggiato soli, otto mesi, cambiavamo spessissimo posto, città, abbiamo dormito ovunque anche nella stazione in India. Però ovviamente coi bambini...

Carlotta: [00:07:12] Senti, fai un passo indietro però, quando è stato quel momento in cui avete detto ok, lo facciamo. Raccontami quella conversazione se c'è stata o se è stato un processo e non c'è stato quel momento.

Eva: [00:07:29] Ok lo facciamo è stato una settimana fa, cioè quando abbiamo comprato i biglietti.

Carlotta: [00:07:35] Oh!

Eva: [00:07:37] Prima era tutto molto a parole, nel senso che, lo facciamo, è stato un processo. Lui l'ha detto a lavoro ancora prima dell'estate, verso giugno, così magari gli davano un'aspettativa. Io ho cercato i vari progetti tramite un sito che è workaway, non so se lo conosci.

Carlotta: [00:08:04] Non lo conoscevo, sono andata a vederlo quando me l'hai detto tu.

Eva: [00:08:07] E ci sono un sacco di progetti in tutto il mondo. Io ho iniziato comunque a cercare, a chiedere se ci avrebbero ospitato e quindi poi aspetti le risposte. Quindi un po' un processo lento, per cui comunque scrivi, ma poi ovviamente non ti rispondono subito quindi devi aspettare.

Carlotta: [00:08:25] Lui l'ha detto, ma niente di definitivo.  Delle prove.

Eva: [00:08:27] Esatto, ma io mi sono messa in moto per e se poi accade io sono pronta. Sì un processo, ed è stato anche difficile perché poi anche al lavoro gli avevano detto sì, ok va bene parti, e ti diamo una sorta di aspettativa per cui poi quando torni c'è il tuo posto. Poi quel capo a cui l'aveva detto in realtà non era più così capo e quegli altri che erano subentrati, più persone, non erano così d'accordo e quindi a settembre, per esempio, lui ha dovuto ripetere tutto e non erano d'accordo, non sono d'accordo neanche tanto adesso.

Carlotta: [00:09:14] Quindi oltre a tutto c'è anche questa cosa che in realtà veramente state lasciando due lavori.

Eva: [00:09:19] Sì stiamo lasciando due lavori e soprattutto lui quando torna, lo abbiamo capito, praticamente venti giorni fa, non si sa se quando torniamo il suo posto ci sarà effettivamente, un altro carico, quindi dici vale davvero?, o forse stiamo rischiando troppo?, anche perché ci sono i bambini, in quanto finché si è in due è un conto, ma in quattro con i bambini è diverso, e hai la responsabilità dei bimbi.

Carlotta: [00:09:56] Quando tornate quindi non sapete se avete un lavoro, o solo lui? Tu invece come sei messa?

Eva: [00:10:03] Solo lui. Perché io comunque, essendo libera professionista sarà un po' difficile per le persone che seguo, ma io ho un lavoro un po' più flessibile. E poi sai cosa? Questa attesa è stata un pochino anche per me, sempre più snervante, perché sono stata tantissimo tempo in attesa di, allora non andiamo, allora andiamo. E quando? E poi, avevamo deciso di partire a metà novembre, poi per il suo lavoro, no metà dicembre, e e adesso è gennaio, e quindi mamma mia, la direzione per cui siamo partiti comunque era ritrovare un pochino noi come come famiglia, ma non perché non stiamo andando d'accordo, c'è tutto ancora come prima, ma proprio per viverci di più.

Carlotta: [00:10:55] Esatto, anzi a me è piaciuto tantissimo quello che mi hai scritto quando hai detto, vogliamo ritrovarci come famiglia, cioè vogliamo darci una possibilità di passare del tempo di qualità insieme, scendere da questa ruota. Questo secondo me è bellissimo.

Eva: [00:11:08] Che poi forse, per assurdo, siccome quando lui è qui lo è proprio 24 ore su 24, magari ancora ci vediamo di più rispetto a delle famiglie che magari si vedono solo la sera stanchi morti dopo il lavoro e che comunque c'è la cena e i bambini e sei sfatto sfinito, però insomma noi riteniamo che quello non è tempo di di qualità, invece abbiamo proprio voglia di stare insieme, di non dire sì questa settimana ci sei, allora lo facciamo adesso, o no lo facciamo dopo, sempre con il calendario in base a se c'è o non c'è. Infatti anche la bambina ha detto, ma papà a Santa Lucia ci sei?, noi abbiamo Santa Lucia che porta i doni il 13 dicembre, e allora prima che partisse, perché questa settimana è via, lui le ha detto che c'è, ma non c'è per un'altra cosa che dobbiamo fare. Allora, siccome avevamo già comprato il biglietto io le ho detto, guarda Maria Sole saranno le ultime volte, perché poi staremo tantissimo tempo insieme, anche questo secondo me è un po frustrante, no? Ero proprio stufa anche di questo.

Carlotta: [00:12:17] Certo sì, questo avanti indietro. Ma poi in generale, quando senti che qualcosa non va, alla fine tu sei l'unica persona che puoi cambiarlo. E se non ti attivi tu e non cominci a fare i piccoli passi per cambiarlo nessuno lo farà per te. Ecco una domanda. A me hanno sempre detto che siamo coraggiosi. Io non mi sono mai sentita coraggiosa in questa decisione. Tu ti senti coraggiosa?

Eva: [00:12:41] Sì.

Carlotta: [00:12:42] Sì, grande. Adoro l'onestà.

Eva: [00:12:48] Perché lo dico? Perché quando ho iniziato anche a dirlo a dei miei amici e a dei conoscenti mi sono sentita così; non l'ho detto ai familiari finché non avevo il biglietto perché non volevo sentirmi dire tutto quello che poi sapevo, e che mi sono sentita dire, ma no, siete dei pazzi, il Covid, la scuola, i bambini e cosa fai, non è il momento, cioè sapevo esattamente tutto, e quindi quanto più lo posticipo meno tempo hanno per dirmelo.

Carlotta: [00:13:18] Hai scelto la tattica opposta, cioè chi sceglie di dirlo il prima possibile in modo che abbiano tempo di prepararsi. Invece tu hai scelto lo dico all'ultimo momento e non c'è possibilità d'appello.

Eva: [00:13:28] Esatto. Però tante persone hanno detto, Ah!, beata te che vai! Beata te, beata te. Però non è tanto un beata me. Nel senso, riconosco che siamo fortunati perché riconosco che non tutti possono permettersi davvero di dire ok, mollo tutto, vado e poi quando torno boh, chissà come andiamo avanti, no? Però penso che ci siano anche tante persone che potrebbero e non lo fanno. E per questo dico coraggiosa, nel senso perché è più facile dire ah sì, beata te che vai, però anche tu potresti e non lo fai, no? E non so sia più coraggiosa o più incosciente. Però devo dire che in realtà l'abbiamo pensato bene, soprattutto pensando ai bambini, perché è la prima volta che andiamo via così, con i bambini non l'abbiamo mai fatto. Siamo stati in tantissimi posti con i bimbi, però sempre per starci, per viverci, tipo in Inghilterra siamo stati due anni, per spostarsi meno e con meno tempo.

Carlotta: [00:14:33] Quindi certo sì. Diciamo che forse né coraggiosi né incoscienti, ma forse semplicemente consapevoli. Nel senso che, come come dicevi tu all'inizio, siamo arrivati, sono arrivata a un punto che dovevo cambiare qualcosa e effettivamente sì, ho avuto il coraggio di dire ok, adesso cambio qualcosa perché così non vado avanti. Raccontaci dove andate, perché non l'abbiamo ancora detto in tutto l'episodio. Continuiamo a dire, andiamo, andiamo, andiamo, dove andate e per quanto? E perché avete scelto quello?

Eva: [00:15:07] Ok, allora. Allora andiamo in Ecuador e per quanto non lo sappiamo.

Carlotta: [00:15:13] Avete sono un biglietto d'andata.

Eva: [00:15:15] Sì. E la terza domanda?

Carlotta: [00:15:19] Perché l'Ecuador?

Eva: [00:15:24] Prima quando ho fatto già la mini presentazioni ero già con gli occhi lucidi e ho detto, no trattieniti un attimo. Mio marito in realtà avrebbe voluto andare in Nuova Zelanda, Australia, però io ho detto c'è la lingua inglese, pensando ai bambini, forse ho anche sbagliato, non lo so, però volevo cercare di tutelare un pochino soprattutto Maria Sole e portarla in un posto in cui riuscisse un po' anche a comunicare, pensando che se la porto in un posto che parla spagnolo forse è più facile per lei, è più orecchiabile. Lo può imparare prima, mentre magari l'inglese lo impara in tre mesi, ma dopo torniamo a casa e c'è lo sforzo immane per lei e poi poco di guadagnato. Io ho dato priorità al fatto di cercare di stare tutti bene là e probabilmente mia figlia non sarebbe stata così bene se non avesse capito nulla, quindi abbiamo detto, lingua spagnola, quindi si va Sudamerica Centroamerica e poi spulciando ci sono dei Paesi del Centroamerica che è meglio ovviamente non andare per questioni di criminalità, tutti quelli sono stati un po' scartati e alcuni non ti fanno entrare causa Covid, tipo saremmo potuti anche andare in Patagonia, ma in Cile, per esempio, non ti fanno entrare e in Argentina era molto complicato e quindi insomma, togli uno, togli l'altro, ovviamente l'Ecuador era tra i posti e alla fine abbiamo scelto l'Ecuador perché poi abbiamo trovato anche un progetto alle Galapagos quindi staremo un mese alle Galapagos.

Carlotta: [00:17:15] Bello!, quando dici progetto, racconta un po' meglio perché magari chi è a casa non lo sa cos'è.

Eva: [00:17:22] Allora è questo sito, per cui ci si può iscrivere e si trovano tantissimi progetti di qualsiasi natura, nel senso che se ti piace costruire case, puoi costruire case, se ti piace stare nella natura stai in natura, se ti piace stare con i bambini... Insomma c'è veramente qualsiasi cosa. Noi sempre pensando ai bambini, abbiamo pensato che fosse meglio dei progetti, o con gli animali, o con altri bambini. Per cui il primo progetto dove andremo sulla costa dell'Ecuador, a Cruz Sita, è un progetto con altri bambini e dovremmo sostanzialmente lavorare tre quattro ore al giorno facendo dei laboratori per bambini un pomeriggio, in cambio ci danno vitto e alloggio, per cui anche a livello economico è semplice, anche perché sostenere la famiglia senza lavorare per tantissimi mesi, non è che navighiamo nell'oro e che ci possiamo permettere tre mesi senza lavorare e stare in ferie sostanzialmente. E quindi abbiamo pensato questo potrebbe essere un buon compromesso, ci danno vitto alloggio, lavoriamo qualche ora al giorno con i bambini, anche i nostri figli potrebbero stare lì con gli altri bimbi e quindi ci sembrava un buon compromesso. E quindi staremo tipo un mesetto lì e poi andiamo alle Galapagos dove c'è un altro progetto con alberi da frutto, animali, quindi cavalli caprette e mia figlia adora gli animali, infatti anche oggi siamo andati a trovare degli asini qua vicino a casa e allora le ho detto guarda che poi quando partiamo ci dovremmo prendere proprio cura noi degli animali dove andremo. Ma posso proprio dargli io da mangiare? Sì, sì, dovrai prenderti cura tu delle caprette. In tutto questo ci sarà anche l'homeschooling che ecco, non è che proprio vado così a cuor leggero, perché appunto non l'ho mai fatto e soprattutto in un clima così un po' diverso, mi chiedo chissà se riusciremo effettivamente, ma grazie a Dio fa la prima quindi ...

Carlotta: [00:19:33] La geografia? Almeno del Sud America comunque di quella parte ce l'avrete già, quella già la potete tacciare dalla lista.

Eva: [00:19:41] Sì sì. Comunque gli obiettivi della prima elementare non sono chissà che...

Carlotta: [00:19:46] Quindi ti stai informando su qualche sito per questi obiettivi o come li hai trovati?

Eva: [00:19:53] Non li ho cercati, non li ho trovati.

Carlotta: [00:19:56] Io uguale. Quindi chiedevo a te proprio per curiosità personale perché volevo saperlo io.

Eva: [00:19:59] Io non l'ho ancora fatto. E quest'altra è stata anche un'altra parte un po' di sofferenza. Maria Sole è in una prima elementare statale, ma lei proviene da una scuola steineriana perché ha fatto l'asilo steineriano e arrivare in prima per lei è stato un po' scioccante, per cui ne ha risentito tantissimo. E alla fine l'ho ritirata prima del previsto, quindi l'ho già ritirata, ma adesso devo parlare con la referente della didattica della scuola che comunque molto gentilmente mi ha detto due/tre cose su come si fa a insegnarle a leggere e scrivere  e sostanzialmente ti basta sapere due cose, e poi puoi andare avanti tu tranquillamente.

Carlotta: [00:20:46] Guarda su leggere e scrivere puoi affidarti al mio corso co-schooling ed è così che ho insegnato a leggere e a scrivere ai miei figli, proprio con le nozioni che racconto in questo corso co-schooling che non riguarda solo la lettura e la scrittura, ma anche matematica, scienze, geografia eccetera eccetera, insomma non è un curriculum, ma è quello che secondo me sono un po' le basi di quello che dovremmo dare ai nostri figli, perché ovviamente anche Oliver adesso ha sei anni e mezzo...

Eva: [00:21:17] Ecco perché ti ho chiesto l'età.

Carlotta: [00:21:19] Esatto sì, perché anche noi siamo in questa fase in cui quest'anno lui dovrebbe già essere a scuola, ma abbiamo scelto di non fermarci ancora e quindi di continuare a viaggiare e continuare a fare co-schooling e quindi c'è voluto un po' per trovare un nostro equilibrio, ma adesso ce l'abbiamo e secondo me ogni famiglia deve trovare il proprio. Infatti anche nel corso ne parlo, lo scrivo e dico proprio che ogni famiglia deve trovare il suo. Io non sono favorevole, tra virgolette, a questi curriculum rigidi che devi praticamente fare dal mattino alle dieci e poi dalle dieci alle dodici e poi non so cosa, ecco io so che per la mia famiglia, per il ritmo biologico della mia famiglia questo non avrebbe funzionato, e l'abbiamo provato, ma non ha funzionato, quindi magari chissà che non trovi qualcosa anche lì.

Eva: [00:22:17] Infatti, adesso volevo appunto cercare di informarmi, perché a parte la scuola com'era impostata non non aveva molto senso, secondo me. E poi proprio a livello emotivo lei non era minimamente pronta a quello che ha trovato.

Carlotta: [00:22:36] Cosa ha trovato?

Eva: [00:22:38] Veniva a casa e mi diceva che c'era troppa confusione, che le maestre gridavano, sgridavano e un giorno mi ha detto, mamma, le maestre mi ricattano ... Sicuramente lei non era pronta emotivamente. 
Poi anche noi in famiglia non siamo così. 
Cioè io ho passato sei anni della mia vita a dire che non si ricatta... 
E con tutto che avevo fatto anche un colloquio e le maestre mi avevano detto che era molto brava. Cioè il riassunto finale è stato tutti vorrebbero una Maria Sole nella loro classe, che è stato bello da una parte però ho detto loro, peccato che un giorno sì e uno no, piange che non vuol venire, e loro sono un po' cascate dall'albero e quando mi hanno chiesto come mai, allora ho detto tutto e io capisco sia molto difficile tenere una classe di 23 bambini, penso snervanti, io non ci riuscirei mai davvero, però insomma quei metodi non ci piacevano per niente, ecco quindi intanto sapevamo che comunque l'avremmo dovuta ritirare per partire allora abbiamo detto, perché dobbiamo continuare questa agonia, la finiamo prima.

Carlotta: [00:24:03] Mi sto trattenendo, non mi pronuncio sulla scuola chi mi ascolta sa perché, mi trattengo. E senti, dimmi la cosa che ti preoccupa di più e la cosa che invece ti fa dire abbiamo preso assolutamente la scelta migliore che potevamo prendere.

Eva: [00:24:21] Allora, in tutta onestà, la cosa che mi preoccupa di più e un po' la sicurezza. Cioè i miei bimbi sono abituati ad andare, viviamo in un paesino quindi loro vanno tornano, vanno tornano e ho paura un pochino che vadano troppo distante, magari poi quando arriveremo nei progetti sarà facile, però c'è anche previsto che faremo dei viaggi per conoscere e ho paura di non riuscire a tenere i bambini vicino come vorrei perché non sono abituati. Però comunque è un Paese che anche lì c'è un'alta criminalità, oltretutto proprio l'altro giorno ho letto che dal 21 ottobre il Governo ha dispiegato l'esercito per l'alta criminalità. Quello mi ha messo un po' di ansia sono sincera, perché veramente i bimbi sono abituati ad andare. Cioè mio figlio ha due anni e mezzo e con la biciclettina parte e si fa 50 metri, avanti e indietro. E poi dove vivo conosco tanta gente, sanno che è mio figlio. Invece là saremo soli, ovunque sei il gringo, sei un po' il turista. Penso che nei progetti non accadrà, perché comunque sono progetti dove vai ad aiutare la comunità, per cui sei visto forse diversamente da un turista, più come una persona che va ad aiutare la comunità, ma in giro è diverso.

Carlotta: [00:26:05] Si guarda per questo mi fa sorridere perché anch'io quando siamo partiti per la Thailandia non so come mai, avevo la stessa sensazione. Ho capito poi dopo che era più la percezione che abbiamo noi della Thailandia che mi faceva sentire così preoccupata, mentre quando siamo arrivati là, la vita era esattamente uguale, i bimbi erano altrettanto liberi, andavano avanti con i loro amichetti, andavano avanti di centinaia di metri prima di noi, nella strada, quando camminavamo in mezzo alla gente, e mi ha stupito questa cosa perché veramente la vita era uguale, era esattamente come l'avevamo lasciata. Ora io non sono mai stata in Ecuador, ma mi ha fatto sorridere questa cosa che tu abbia detto questo, ma io ho la sensazione che arriverete là e penserete, non c'era motivo di preoccuparsi. Insomma ve lo auguro.

Eva: [00:27:08] Lo spero, perché questo è un po' la mia preoccupazione maggiore. Forse dopo l'Ecuador andiamo in un altro Paese, non sappiamo neanche dove. Forse in Costa Rica, forse Cuba, non sappiamo. Però secondo me dobbiamo prendere un po' le misure del posto nuovo e poi, sì insomma, io son contenta di partire proprio contenta tanto che oggi sento che abbiamo tutti un po' bisogno di questa cosa e quindi è bello! Non vedo l'ora che sia il 9 gennaio.

Carlotta: [00:27:41] 9 gennaio partenza, si va Ecuador. Solo una domanda me l'hai già accennato un pochino, ma le vostre famiglie come sono messe?

Eva: [00:27:53] No, non sono contente. Un po' per il Covid e un po' per la scuola della bimba, per esempio, mia mamma mi ha detto, la bambina perde un anno di scuola ed io, mamma!, la bambina ha vent'anni per andare a scuola, anche se ne perde uno vedrai che alla fine mi ringrazia. E poi le ho detto partiamo il 9 gennaio, che è il compleanno del mio compagno che compie 40 anni. E lei allora mi ha detto, avresti potuto aspettare, almeno avremmo festeggiato Alberto prima della partenza. Ma non le sarebbe andato bene nessun giorno. Ci sarebbe stato il mio compleanno, poi il suo, ...penso la preoccupi il fatto che staremo via mesi e di non vedere me e i nipoti soprattutto.

Carlotta: [00:28:50] Esatto. Dato che crescono così in fretta.

Eva: [00:28:53] Però principalmente le obiezioni sono quelle che mi aspettavo. Lasci il lavoro, togli la bambina e c'è il Covid.

Carlotta: [00:29:06] Sì, è la solita storia, l'andare un po' controcorrente spaventa. E non è che non approvano. Probabilmente. Magari che semplicemente hanno paura, non sanno che cosa significa, non l'hanno mai pensato nelle loro vita di fare una cosa del genere, quindi probabilmente provano a trasmetterti le loro sensazioni. E lo fanno magari in modo sbagliato, ovvero criticando le tue scelte, ma in realtà magari quello che ti stanno dicendo è, non le capisco.

Eva: [00:29:39] E questo nonostante anche i miei abbiano viaggiato un sacco, quando hanno attraversato l'Atlantico con una barca a vela, e ti parlo ormai di quarant'anni fa, quando non c'erano i telefoni e ancora era difficile comunicare a casa. 

Carlotta: [00:29:54] E tu hai chiesto a loro cosa hanno detto i loro genitori, allora?

Eva: [00:29:58] Sì, tra l'altro mia mamma è partita che quasi aveva già un piede in barca quando l'ha detto. I suoi genitori abituati a vivere in un paesino di montagna sperduto, quindi figurati mia mamma dal Marocco che ha detto loro, io sto partendo, sto attraversando con la barca l'Atlantico. Cioè. Allora le ho detto, insomma anche tu le hai fatte queste cose? Eh, sì, però...

Carlotta: [00:30:19] Beh, certo, è normale. Ascolta, 9 gennaio partite, non so se avrete intenzione magari di documentare la vostra esperienza sui social, ne avete già parlato, ci avete già pensato, dove vi troviamo?

Eva: [00:30:36] Allora, sì, vorremmo però non sappiamo se ci sarà una connessione buona, vorremmo fare un blog e sulla mia pagina Instagram, documentare magari quotidianamente qualcosina e non sappiamo se ci sarà una connessione buona, soprattutto alle Galapagos e se per fare il blog magari ci serve un pochino più tempo e non so quanto tempo i bimbi ci daranno. Ecco, quindi dipenderà un po' da come ci organizziamo là, da  quando capiamo insomma gli spazi che abbiamo, le risorse e come stanno i bimbi, insomma dobbiamo proprio essere là per per capirlo meglio ecco, però l'intenzione c'è, quanto meno quella c'è.

Carlotta: [00:31:20] Qual è la tua pagina Instagram?

Eva: [00:31:22] La mia pagina Instagram?  @evaragnoli_psicologaperinatale.

Carlotta: [00:31:26] Io comunque lascio questo nelle note dell'episodio, poi se deciderete di iniziare o continuare questo blog di cui parlavi, magari metto anche quello nelle note dell'episodio.

Eva: [00:31:37] Allora va bene. Ok, grazie.

Carlotta: [00:31:39] E senti, hai una domanda tu per me, visto che noi viaggiamo da tre anni con i bambini.

Eva: [00:31:44] Noi abbiamo viaggiato tanto, ma mai con i bambini e la nostra premura è stata cercare veramente di fare il possibile per dare anche a loro modo di avere una loro dimensione. E mi chiedo come potere gestire il tutto, anche come si fa a fare scuola, perché io ho una di sei e mezzo e uno di due e mezzo, quindi non è che tutti e due devono fare scuola e quello piccolino tiene magari l'attenzione 5 minuti e poi giustamente si scoccia e quindi era anche a livello logistico come fate. Ora ti sto veramente seguendo un sacco per vedere il giorno, cosa fate, cosa fate?

Carlotta: [00:32:35] Guarda, onestamente è proprio stato un processo, nel senso che non è successo subito. Devo anche ammettere che i bambini sono sempre stati abituati a vederci lavorare da casa, quindi comunque il nostro lavoro è sempre stato a casa dietro al computer, quindi in un certo senso già un pochino avevano imparato a rispettare il nostro lavoro dietro il computer e noi continuiamo a lavorare, quindi sicuramente gli equilibri sono diversi da quelli che avrete voi, ma per noi è stato un processo molto naturale, nel senso che sono quasi stati i bambini a guidarci in tutto quello che poi è successo, negli equilibri che abbiamo sviluppato erano loro a dirci,  per esempio, io magari avevo piacere, che ne so, di lavorare al pomeriggio e invece vedevo che comunque loro mi chiedevano e mi dicevano no, noi vogliamo giocare al mattino, noi siamo indipendenti al mattino, quindi il nostro equilibrio spesso e volentieri è che al mattino noi neanche li vediamo, nel senso che loro si svegliano, iniziano a giocare, fanno le loro cose. Poi magari c'è un momento, tipo un'oretta, in cui propongo un'attività di gioco produttivo, come lo chiamo io, che poi è homeschooling quindi facciamo quella, poi continuano a giocare e noi lavoriamo e poi magari invece al pomeriggio quando hanno più voglia di uscire e hanno più voglia del parco giochi, dell'attività fuori casa...però tutto questo lo abbiamo capito vivendolo, nel senso che è stato un processo.

Noi non abbiamo mai dato la priorità alla scuola, all'homeschooling perché per me la scuola è il mondo, quindi homeschooling è veramente per noi quello che ci offre il mondo e poi con un pizzico di struttura in più, perché adesso Oliver ha un'età che dovrebbe essere in prima e quindi, in un certo senso, sentiamo questa responsabilità un po' più pesante, ma neanche troppo perché siamo abbastanza tranquilli. Mio marito è finlandese e in Finlandia iniziano a sette anni e tra l'altro abbiamo scoperto che anche in Croazia, in Slovenia e in tantissimi altri Paesi i bambini iniziano a sette anni. Quindi siamo veramente molto tranquilli.

Eva: [00:35:02] Non so come funziona dalle altre parti, però in Italia a fine anno devi fare una sorta di esamino per vedere se hai tutti i requisiti per poi passare in seconda sostanzialmente.

Carlotta: [00:35:22] Guarda noi abbiamo conosciuto un sacco di famiglie che hanno fatto homeschooling in giro per il mondo e tra l'altro anche bambini fino a dodici, 13 anni, e ora in Italia non lo so perché non so se è necessario che facciano l'esame ogni anno, o se possono fare l'esame proprio l'anno prima di riniziare, e per me quella sarebbe la scelta migliore. Io lo troverei un po' forzato a fare un esame ogni anno. A parte che io non mi appoggio al sistema italiano perché noi siamo residenti in Spagna, e in Spagna l'homeschooling è illegale, quindi stiamo anche pensando di cambiare la residenza che è tra i prossimi progetti. Però, io da tutti i racconti che ho avuto da queste famiglie, loro, quello che hanno fatto, è stato semplicemente di andare l'anno prima, o anche solo proprio ad agosto quando facevano insomma questi test, ogni scuola lo fa in un momento diverso, facevano fare questo test per entrare in 4ª elementare, 5ª elementare, prima media, quello che era e quindi, forse ingenuamente, siamo molto tranquilli, ma non lo so forse questa tranquillità invece mi è semplicemente data da una consapevolezza proprio di aver parlato con così tante famiglie che hanno vissuto il mio stesso percorso, quello che sto facendo io, in più io non avrei mai pensato di fare homeschooling dopo i sei anni, invece eccoci qua, quindi vedi che poi i progetti cambiano e siamo andati proprio molto, molto a braccio, nel senso che non ci siamo neanche mai informati moltissimo. E quando avremo la necessità di mettere Oliver ed Emily in un sistema scolastico di nuovo, a parte che probabilmente sarà un sistema scolastico montessoriano, quindi sarà ancora diverso, ma in ogni caso, allora ci informeremo. Una cosa che mi ha insegnato mio marito, e che per noi è stata molto utile, è proprio quella di affrontare il problema quando il problema arriva, perché prima è un problema non problema.

Eva: [00:37:33]  Di non preoccuparsi. Ti volevo fare un'altra domanda però, è una cosa che mi sono sempre chiesta delle persone che viaggiano tanto, quindi che non hanno un punto fisso, cioè non hanno casa. L'unico mio dubbio veramente è sempre stato questo, però dopo non avere forse un rimando di casa, forse non è così bello, perché anch'io  ho viaggiato tanto e sono stata mesi qua, mesi là, e però dopo quando pensavo a casa è Desenzano. Quindi torno a casa. Hai mai pensato questa cosa? 

Carlotta: [00:38:16] Ci ho pensato tantissimo, perché è una domanda che mi è stata fatta spesso. Io devo dire che il primo anno che mi sono trasferita dall'Italia alla Spagna, quindi un po' questo l'ho già vissuto in un certo senso perché ovviamente ho lasciato la mia casa per andare in un altro paese e quindi il primo anno che ero lì, sì, pensavo, torno a casa quando andavo a trovare i miei, per esempio, pensavo torno a casa. 
E poi poco a poco, quando mi sono ambientata, quando ho cominciato a sentirmi bene in quella vita, per me casa è diventata la Spagna. Ed è successo esattamente lo stesso in giro per il mondo. Nel momento in cui mi sono sentita bene di nuovo, perché è stato un processo per me, anche perché comunque il viaggio a tempo pieno è molto solitario, e io sono una persona molto estroversa, molto socievole e molto sociale, quindi per me è stato faticoso per qualche mese. Ma nel momento in cui mi sono sentita bene in questa nuova vita e nel momento in cui ho imparato ad apprezzare la mia compagnia, prima di ricercare quella degli altri, mi sono sentita a casa. Io credo che ormai tutti e quattro, noi, io e io e mio marito per una consapevolezza acquisita, mentre loro più per una consapevolezza quasi imposta, tra virgolette, siamo tutti cittadini del mondo, non abbiamo più casa che sia casa da dire, torniamo a casa, e questo per molto tempo mi ha un po' scombussolata e invece oggi lo apprezzo tantissimo perché vedo tutte le infinite possibilità del privilegio di poter scegliere dove fiorire, tra virgolette, del poter piantarci dove fioriremo e questo per me è bellissimo nel senso che credo di stare facendo un grandissimo regalo ai miei figli, non credo di stare privando loro di radici credo che le radici comunque, nella nostra situazione familiare non ne avrebbero avute nel senso che comunque io sono italiana, mio marito finlandese vivevamo in Spagna e la loro prima lingua è l'inglese, cioè che radici ci sono?, sono cittadini europei, sono cittadini oggi del mondo e questo per me non è più uno svantaggio, ma è un grandissimo vantaggio, io sono convinta che loro abbiano la resilienza e la capacità, la flessibilità, l'adattabilità, di decidere qualsiasi cosa nella loro vita, nel senso che potranno decidere di continuare a viaggiare per sempre, potranno decidere di mettersi in un solo posto e rimanere, ma in ogni caso dove andranno si sentiranno a casa, e questo secondo me è un qualcosa che il viaggio ti dà.

Eva: [00:41:16] Mi hai commosso.

Carlotta: [00:41:19] È una sensazione strana. Fino a che sono arrivata in Nuova Zelanda, per esempio, continuavo a dire che casa era in Spagna, per me casa era  Marbella. E poi qualcosa invece è cambiato. Oggi se mi chiedi dove vogliamo andare, se mi chiedi dove vogliamo fermarci, per esempio, sappiamo che non è Marbella, perché quando siamo tornati a Marbella ci siamo sentiti estremamente stretti e quindi sappiamo che non è lì, non è più lì. Dov'è? Non lo so. Abbiamo ancora forse troppo mondo da esplorare per prendere una decisione. Non saprei dirtelo. Ecco, è tutto aperto. Che in un certo senso è un po' il paradosso della scelta, quindi ti fa sentire completamente piccola, impotente, ma dall'altro ti fa sentire bene. Abbiamo il privilegio di decidere, di scegliere e questo è veramente un privilegio grandissimo. È ovvio che tu ti senta un po' felice di partire, ma ovviamente spaventata dal partire e soprattutto forse per i bambini, perché comunque la vita è tua e sei responsabile della tua vita, ma per loro stai decidendo tu e sei responsabile tu della loro vita, quindi questa responsabilità pesa e lo capisco perché noi abbiamo avuto infinite crisi esistenziali sul fatto che siamo responsabili di queste due vite che non li stiamo mandando a scuola e tutti che ci dicono, non sviluppano la parte sociale, cosa che non è vero, tra l'altro è veramente il modo in cui lo vivete voi, è veramente il modo in cui voi approcciate il viaggio e da come l'avete impostato, ovvero con queste esperienze non avete possibilità di fallire. Magari andate e vi ritrovate in un'esperienza che non vi piace, questo sì, è possibile. Magari l'esperienza non vi piace, magari dovete starci ancora un po' prima di poterla cambiare perché non avete quella successiva. Magari deciderete di tornare prima del previsto, però quello che vivrete lì non è un fallimento, è un successo già a prescindere, anche per i bambini. Qualsiasi cosa succederà nella loro vita, questa sarà un'esperienza anche se non se la ricorderanno, questa sarà un'esperienza formativa. So che i miei figli hanno avuto le possibilità e le opportunità per gestire tutti gli eventi in cui si sentono insicuri, in cui si sentono timidi, in cui si sentono come un pesce fuor d'acqua. Hanno avuto tutte quelle possibilità e tutte quelle possibilità che se le ricordino o meno, rimangono, tutte. E queste storie sono tutte storie che vanno ad aumentare la loro fiducia in sé.

Eva: [00:43:48] Grazie davvero.

Carlotta: [00:43:49] Grazie mille a te. Grazie infinite per aver accettato l'invito ancora una volta e per averci raccontato un po' le tue preoccupazioni. Questa storia secondo me potrebbe essere davvero di ispirazione perché comunque come dicevi tu all'inizio, sono tante le famiglie che lo pensano e poche che lo fanno e secondo me è bello raccontare le storie delle famiglie.

Eva: [00:44:12] Ci si dà coraggio un po' a vicenda,  se lo hanno fatto loro magari potrei farlo anch'io, ma guarda, sarebbe bello riuscire e buttarsi, uscire un pochino dal sistema, si ha bisogno di prendere aria.

Carlotta: [00:44:28] Dai che l'aria arriva. Il 9 gennaio è vicino. Un in bocca al lupo gigante. Continuerò a seguire le vostre avventure. E che sia un mese, due mesi, sei mesi, un anno, quello che sarà, godetevelo il più possibile con tutti gli alti e bassi.

Eva: [00:44:48] Dobbiamo metterlo in conto.

Carlotta: [00:44:51] Grazie mille.

Eva: [00:44:52] Alla prossima, davvero. Ciao, grazie. Ciao ciao.

Carlotta: [00:44:56] Sono veramente felice di essermi regalata questa chiacchierata con Eva, spero che anche voi l'abbiate sentito come un regalo. Credo fortemente nel potere del lasciarsi ispirare da altri e anche nella bellezza di conoscere realtà diverse dalla nostra e tra l'altro ho anche un piccolo aggiornamento per voi. 
Eva e la sua famiglia hanno avuto un ritardo sulla partenza rispetto a quello di cui parlavamo nell'episodio, perché sono risultati positivi al Covid proprio a inizio gennaio, ma non hanno desistito e sono finalmente partiti il 19 gennaio. Eva mi ha mandato un vocale già dall'aeroporto di Madrid, dove stavano facendo scalo e l'entusiasmo era incontenibile. Mi emoziona perché so che cosa si prova quando si parte per un viaggio così e non vedo l'ora di seguirli nei loro progetti in Ecuador. Per il momento Eva racconterà sulla sua pagina Instagram che vi lascio nelle note dell'episodio. Mando loro ancora un enorme abbraccio e visto che so che mi stanno ascoltando, faccio il tifo per voi ragazzi! Vi ricordo che mi trovate anche su www.latela.com e su Instagram come @lateladicarlottablog.       
Buona serata, buona giornata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.