Episodio 135 ·

Disregolazione nell'adolescenza | con Eleonora Orsi

In questo episodio di Educare con Calma ho deciso di dedicarmi a una fascia d'età di cui parlo poco, ma della quale mi piacerebbe parlare sempre di più: l'adolescenza. Lo faccio con Eleonora Orsi che era stata colpita dalla mia newsletter sulla disregolazione — perché trova che molte delle cose che ho scritto siano valide anche per i suoi studenti adolescenti — e mi ha suggerito di parlarne insieme sul podcast. Buon ascolto!

Trovate Eleonora sulla sua pagina IG e il progetto La Tela Teachers qui.

:: Una citazione importante di Eleonora

«Io so che sono una persona rispettabile, ma questo rispetto cerco di guadagnarmelo con loro continuamente: non do per scontato che me lo diano a priori, ma io ne sono ben certa di meritarmelo. Quindi quando loro fanno cose che potrebbero essere considerate scandalose, io cerco di non chiudermi nella mia bolla di insegnante che mette una nota, fa un urlo e non li guarda nemmeno più; ma vado a fondo, gli vado in mezzo: «Che cosa c'è che non va? Sto facendo qualcosa di sbagliato?».

Questo dice tante, tante cose (l'educazione è prima un'evoluzione personale), ma due in particolare:

  1. Se non conosciamo noi il nostro valore, è più probabile che il comportamento altrui ci provochi. Insegnanti, come genitori, dovrebbero andare a fondo dei propri traumi irrisolti.
  2. Dietro a un comportamento scomodo potrebbe anche esserci una sensazione di ingiustizia: chiedere (e riflettere) anche su quello che abbiamo sbagliato noi per me è la base di ogni conversazione e relazione.

🌱 Un appunto che forse mi sono dimenticata di fare durante la chiacchierata: le emozioni non si controllano; si accolgono, si processano, si gestiscono. Ha molto valore cambiare questo linguaggio per cambiare la mentalità.

:: La citazione che non mi veniva

«Il nostro compito non è quello di temprare i nostri figli per affrontare un mondo crudele. Il nostro compito è quello di crescere figli che rendano il mondo un po' meno crudele» —L R Knost

:: Le domande che ho fatto a Eleonora

  • 6:30 Come noti la disregolazione negli adolescenti?
  • 11:40 Come fa un'insegnante a intervenire in maniera funzionale quando la classe è disregolata?
  • 18:00 Secondo te modificare l'ambiente in aula potrebbe aiutare?
  • 23:24 Che ne pensi di chi dice che se accogliamo i bambini/ragazzi quando si sentono disregolati giustifichiamo il loro comportamento sbagliato?
  • 27:00 Quali strumenti usi (o la scuola potrebbe usare) per promuovere la regolazione? (bellissima risposta!)
  • 36:00 Parliamo di distanza tra insegnanti e ragazzi.
  • 43:00 Ti sei mai messa a nudo con i tuoi studenti, raccontando loro queste difficoltà che incontri nel tuo lavoro?
  • 53:00 Dove possiamo trovarti?
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi non sono sola, ma c'è qui con me Eleonora Orsi, che insegna in una scuola superiore ed è anche mamma di un bimbo di sei anni. Vi racconto proprio brevemente per inquadrare la situazione perché l'ho invitata sul podcast. Anzi in realtà l'hai data l'idea me l'ha data lei adesso vi racconto um in una newsletter passata ho parlato del concetto di disregolazione di bambini o ragazzi disregolata, ovvero che quando sono in crisi temporaneamente non sanno regolare le proprie emozioni e hanno quindi bisogno di una guida regolata che li aiuti e quella guida dovrebbe essere il genitore. Il problema oggi è che molti adulti hanno ricevuto un tipo di educazione che magari li castiga da piccoli, li umiliava da piccoli quando erano in crisi e quindi non hanno imparato davvero a regolare le proprie emozioni. E questo significa anche che non sanno insegnarlo. Per questo mi piace sempre consigliare ai genitori un cambio di mentalità e un cambio di mentalità. Secondo me parte sempre da un cambio di linguaggio del modo in cui parliamo e io credo che usare una parola come di sregolato sia davvero utile perché la trovo una parola neutra per descrivere una persona in crisi. Dice che quella persona non riesce a regolare le sue emozioni e mi dà l'idea di temporaneità, perché di sregolato significa che si può regolare un po' come la temperatura di casa. Quindi la parola di sregolato, in un certo senso non giudica, come invece potrebbe fare una parola come arrabbiato o frustrato, che purtroppo, anche se non dovrebbe, perché tutte le emozioni sono valide. Queste parole nella nostra società hanno connotazioni negative, mentre invece la parola di sregolato mi sembra neutra. Okay, mi sono dilungata, ma adesso vi racconto il motivo per cui Eleonora è qui con me. Eleonora, quando ha letto la mia newsletter sulla Disregolazione, ha provato nella sua mente a um calare questa parola e questa mentalità in un contesto scolastico e non solo in un contesto scolastico, ma nel suo contesto scolastico, ovvero in un'età che è molto speciale come l'adolescenza, di cui lei appunto ha esperienza a scuola e mi ha chiesto se mi andava di parlarne insieme e io ho accettato volentierissimo, quindi do il benvenuto a Eleonora. Ciao Eleonora, benvenuta su educare con calma Ciao Carlotta, che bello essere qui. Io sono felicissima di chiacchierare con te, ti seguo sempre con piacere. Sei proprio un punto di riferimento e oltre ad essere un punto di riferimento per me come mamma, anche per me, come docente, come insegnante, nonostante che l'adolescenza sia un'età con delle sue peculiarità tanto diversa dall'età ad esempio dei tuoi figli di cui tu ti trovi a parlare spesso eh? Io spessissimo, quando ti ascolto mi dico cavolo quanto sarebbe bello se tutti i miei colleghi potessero insieme a me ascoltare queste parole di Carlotta e farle proprie tentando di adattarle all'età evolutiva degli studenti con cui con cui hanno a che fare e quando ho letto la tua newsletter grazie e quando ho letto la tua newsletter um ho letto questa parola di sregolato e mi sono accorta che descriveva la maggior parte dei momenti purtroppo e me che io vedo accadere in alcune mie classi, soprattutto nelle classi più basse, diciamo quindi all'inizio delle scuole superiori e all'inizio dell'adolescenza um in queste classi um soprattutto a partire da quest'anno che forse è il primo anno davvero diciamo così post covid post pandemia il primo anno senza mascherine il primo anno con una ritrovata libertà soprattutto quest'anno. Sia io che i miei colleghi notiamo questi atteggiamenti che adesso so definire di disregolazione me l'hai messa un po' su piazza d'argento io non lo so se tu lo sai, ma lo cerco di essere breve, ma quando parlo di montessori a volte mi lascio trasportare, quindi sto fermami allora prima di tutto mi ha fatto un sacco piacere le che che tu mi abbia detto che quello che io dico eh relazionato all'età dei miei figli che è un'età appunto loro hanno sei otto anni, io parlo sempre della fascia zero sei più che altro um tu lo possa utilizzare con i tuoi adolescenti e studenti e questo mi fa un piacere immenso perché io penso davvero che le cose di cui parlo non servono solo per i bambini piccoli, ma servono anche per gli adulti. Anzi, forse prima per gli adulti. Quindi credo che questo sia bellissimo. Mentre parlavi stavo pensando tu lo sai che Maria Montessori paragonava l'adolescenza all'infanzia infatti nei suoi schemi dei piani dello sviluppo che lei chiama piani dello sviluppo, appunto le età evolutive. Quindi da zero a sei anni da sei a dodici anni, da dodici a diciotto anni e da diciotto a ventiquattro e nei suoi schemi dello sviluppo i primi sei anni e gli anni che vanno dai dodici ai diciotto sono di colore rosso. Tutti e due gli altri due sono di colore blu. Il colore rosso è il colore del fuoco del tumulto interiore, perché questi sono entrambi i periodi di grandissimo cambiamento per i bambini e per i ragazzi e e quindi quando c'è grandissimo cambiamento c'è anche grandissima confusione, io faccio sempre l'esempio che è un po', come se li mettessimo in una centrifuga a massima velocità. È proprio questo il livello di confusione. Um e poi Maria Montessori stessa ci ricorda per esempio, che un adolescente ha bisogno quasi di tante ore di sonno che un bambino di di zero sei tra zero e sei anni. Um e tutto questo secondo me la società il sistema scolastico in realtà non lo prende in considerazione. Um ti faccio un esempio, magari banale però per Ese- in Finlandia hanno da poco um deciso che il liceo inizia più tardi al mattino. Perché gli adolescenti hanno bisogno di dormire più a lungo? Perché vivono spesso di notte perché stanno più svegli. Chi è che sta più sveglio di notte anche i bambini piccoli. Quindi insomma, penso che questo sia veramente, veramente affascinante. E io dico sempre che i bambini piccoli sono persone incomprese e in realtà credo che lo siano anche gli adolescenti e magari tu puoi confermarmelo. Però quello che mi mi piacerebbe davvero sapere da te è proprio questo. Ecco, tu nella mia mail mi avevi scritto che, um, um vedi spesso accadere quotidianamente s- cose simili, comportamenti simili a quelli che avevo appunto menzionato nella newsletter e quindi magari se ti va di farci qualche esempio così almeno anche da chi è da a casa può può capire, sarebbe perfetto. Assolutamente sì. Non sapevo di questa corrispondenza che la Montessori individua tra infanzia e adolescenza, ma effettivamente mi risuona molto ora che ti ascoltavo um pensavo a quanto a quanto questo è vero e io con i miei adolescenti faccio questa esperienza io, ma in realtà credo di poter parlare anche per tanti miei colleghi. A questo punto faccio una precisazione um che non avevo pensato di fare, ma mi viene in mente che potrebbe forse essere utile. Io insegno in un istituto tecnico che è se nel sentire comune, considerato un po' una scuola di via di Mezzo perché di solito banalmente ci si aspetta gli studenti del liceo molto diligenti, perfettini tra virgolette, cosa che non è assolutamente detta. Insomma sono etichette, un po' vuote. A mio parere però di solito ci si aspetta questo e dal professionale ci si aspetta di tutto, no? Situazioni ingestibili. Il tecnico è quella via di mezzo. Io ormai mi sento di dire che i bisogni degli adolescenti sono tanto variegati quanto allo stesso tempo simili e mescolati, diciamo così. E quello che io vedo con i miei studenti è intanto che non posso arrivare in classe dando la priorità ai contenuti che io decido di trasmettere, ma dare la priorità ai ragazzi e alle relazioni. Perché quando io cerco di entrare in classe, um innanzitutto li trovo tutti già fuori dalla classe, pronti ad investirmi con un sacco di richieste, alcuni anche solo per salutare, però in modo sgangherato, in modo caotico, in modo sopra le righe e e altri immediatamente per investirmi con una valanga di richieste. Posso andare in bagno? Posso non essere interrogato oggi, prof non ho voglia di fare niente che immediatamente rischiano fortissimamente di far innervosire tantissimo me che arrivo e che ho il mio schema mentale in testa della tabella di marcia. Quello che devo fare io se so troppo bene come li voglio, arrivo. Li vedo in tutt'altro modo e impazzisco. Ti capisco perfettamente. È un po' come quando sai che io faccio scuola a casa è un po', come quando ci sediamo per fare scuola e Oliver magari mi chiede um quanto tempo facciamo scuola? Ti sto dedicando al mio esatto e quindi già solo questa frase effettivamente mi provoca. Quindi immagino cosa possa fare venti, venticinque ragazzi che ti arrivano addosso così certo e viceversa che cosa accade? E secondo me sono episodi di disregolazione anche questi. Ci sono invece gli altri l'altro gruppo, quelli che sembrano tra virgolette apatici e quindi che sono stravaccati sulla sedia, appoggiati al muro, magari con il cappuccio spessissimo gli auricolari e il telefono in mano oppure addirittura accasciati sul banco in posizione da dormita, perché oramai il l'immagine del del degli studenti che in gruppo si alzano e salutano il professore. Tutti belli dritti, purtroppo o per fortuna non c'è più. E anche questo essere spenti, mi viene da dire, è un'altra forma di disregolazione perché come tu dicevi l'adolescenza è l'età rossa del fuoco, quindi di una vitalità che va incanalata in qualche modo e che quando è completamente stupita um troppo spesso evidentemente c'è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona e quindi da un lato un insegnante si trova a dover cercare di attivare qualcuno e allo stesso tempo invece di um acquietare un po', qualcun altro, cioè abbassare un po', il livello di energia prorompente di altri. La classe è è un sistema molto complesso per questo, perché poi i ragazzi sono tanti con esigenze simili ma opposte. Se se rendo l'idea di cosa intendo con questo assolutamente tra l'altro um mi fa sorridere quando hai detto che anche quella quiete apparente tra tra l'altro del ragazzo che magari sta al banco o sta appoggiato al muro è disregolazione perché è proprio così, perché la disregolazione magari noi la immaginiamo, penso di averlo scritto anche nella newsletter, magari la immaginiamo con questi comportamenti grandiosi di sfida, però in realtà spesso e volentieri dipende proprio dalla persona e magari disregolazione anche solo mi allontano da tutto e da tutti e mi chiudo nella mia bolla. Quindi assolutamente questo vedo vedo una grandissima somiglianza tra quello che è l'infanzia e l'adolescenza anche in questo. Ma senti come fa un insegnante con venti venticinque ragazzi a intervenire in quella situazione? Cioè cosa fai tu quando entri in classe vedi questa situazione? Come intervieni in modo funzionale e costruttivo quando c'è sei circondata da così tanta disregolazione come non ti disregolare tu allora? Dunque, um premesso che il mio percorso è in divenire così come quello dei miei colleghi, cioè la scuola non funziona perfettamente, forse non funzionerà mai perfettamente perché siamo sempre tutti imperfetti um ma secondo me le strade vincenti o comunque utili sono queste allora intanto rassegnarsi, se così posso dire tra virgolette, al fatto che noi non siamo solo insegnanti ma siamo educatori. E questo purtroppo in chi ha a che fare con gli adolescenti a volte viene quasi rifiutato. A me purtroppo capita spesso di sentire la frase beh, ma io non sono mica uno psicologo oppure non sono mica un babysitter che è verissimo non siamo né psicologi né babysitter se non abbiamo queste qualifiche. Tuttavia la essere educatori è qualcosa che ci dobbiamo mettere in testa perché abbiamo finito, nemmeno noi adulti di crescere, ma loro a maggior ragione ancora stanno facendo un cammino proprio di formazione e di sviluppo. Quindi prima cosa rassegnarci al fatto che educatori siamo e quindi che la priorità, come dicevo prima, non è raccontare chi sia pascoli o raccontare la rivoluzione francese, ma è intanto relazionarsi con delle persone che stanno imparando ad imparare standing ovation. Magari lo capissero più insegnanti Eleonora no sì, davvero io trovo ho tantissimi colleghi, io non voglio fare il fenomeno, non sono migliori di altri. Però ecco, sicuramente io a questo faccio attenzione. Ho tantissimi colleghi fantastici che prestano attenzione a questi aspetti e altri colleghi che forse per formazione per educazione invece lo fanno poco, fanno fatica proprio a a investire su questo ambito e l'altra, cosa che ho trovato molto interessante nella tua newsletter e che secondo me è calzanti per anche per noi. Um tu a un certo punto scrivi qualcosa come um adesso non non lo dirò con le parole esatte che hai usato tu. Però il genitore non deve unirsi alla disregolazione del bambino, no, non deve andare a ulteriormente fomentarla diventando diso-, disregolata, anch'esso e lo stesso accade a noi insegnanti che spesso purtroppo invece urliamo, gridiamo, diamo in escandescenza la nostra voce diventa acuta o stridula, oppure sbattiamo fortissimo sulla cattedra. Insomma andiamo ad aumentare la confusione e l'agitazione. E a volte succede anche a me. A volte succede anche a me, anche perché mi trovo ad essere una contro ventotto e quindi anche solo per far sentire la mia presenza. A volte mi trovo a perdere il controllo, però di solito cerco di non alzare la voce, eh, di mantenere un tono piuttosto pacato a costo di farmi sentire all'inizio solo da pochi di loro um cerco di guardarli negli occhi e quindi quando li richiamo di non guardare per aria o di non guardare al cielo come se fossi scocciata nonostante magari intimamente io mi senta scocciata, però cerco di guardare loro perché si sentano davvero interpellati davvero curati da me in quel momento. E poi, se proprio ho bisogno anche a livello sonoro, di attirare l'attenzione, cerco ad esempio di battere le mani um perché anche se il battito di mani non è particolarmente forte come suono, però il fatto che sia ritmato e il fatto che io insista e non smetta finché non riesco davvero a ottenere un po' di quiete. A un certo punto li li infastidisce come li risveglia da questo stato di di caos e quindi queste sono piccole accortezze. Però effettivamente almeno danno un'impronta più costruttiva. Sin dall'inizio della lezione hai provato a mettere della musica e cantare una canzone insieme? Maga- funziona con i bimbi piccoli, magari funziona anche con loro. Sai che non ci ho mai provato, ma non ci ho mai provato. Ma potrebbe essere un'idea. Potrebbe essere un'idea effettivamente però sai una cosa? Mi è piaciuta molto. Ah, scusami. Vai, dimmi tu prima tra l'altro dico che il il mettere una canzone probabilmente fra l'altro li stupirebbe, visto che è è anche difficile stupirli perché ormai non li non li stupisce più nulla e non li cattura niente. Quindi questa cosa la terrò in considerazione. Sì, è vero. Chissà, non si sa mai. No, mi è tra l'altro mi è piaciuto tantissimo che a un certo punto hai detto sono io contro di loro. Sono una contro venticinque e subito ho storpiato il naso perché ho detto no, Perché quella è la mentalità sbagliata. Non sei tu contro di loro, sei tu con loro, in realtà, però poi la cosa bella è che quello è un retaggio del modo di pensare in cui siamo stati con con i quale siamo stati educati. Il professore contro l'insegnante. Invece Poi tutto quello che mi hai detto dopo è una mentalità completamente diversa. È proprio rompere, scendere da quella ruota del io contro di loro. Ed è invece un siamo qua tutti insieme. Come facciamo funzionare questa classe? Non non sono io che devo fare funzionare questa classe perché ne ho benefici io. Se riusciamo a farlo tutti insieme, tutti abbiamo benefici da questa connessione tra di noi, da questa relazione che instauriamo. E questo secondo me è molto bello. Grazie. No, mi fai venire in mente una cosa. Um effettivamente assolutamente, hai ragione. Io ci tengo sempre a far percepire un'idea di scuola dove non ci sia antagonismo tra insegnanti e studenti. E proprio ieri sviluppato dei pensieri riguardo a questa cosa, e cioè il fatto che mi piace che gli adolescenti riescano sono a percepire noi adulti come altro da loro, cioè comunque come persone che possono essere guide in una fase evolutiva diversa dalla loro. Ma allo stesso tempo cerco sempre di far sentire loro quanto io voglio proprio essere lì con loro e per loro. E tento anche nel linguaggio, anche se non mi viene sempre benissimo. Però cerco ad esempio anziché dire la smetti oppure ma stai cambiare un po' le frasi e anche solo dire sei con me, ti ho con noi, sono piccolissime sfumature, ma già magari anche solo in lavorano in una direzione diversa rispetto a quell' antagonismo che si rischia di creare. Invece assolutamente questo. A questo tengo molto e anche cercare di sottolineare con i ragazzi come la lezione la si faccia insieme, cioè alla fine che cos'è una lezione. Non è una conferenza di un conferenziere che dice cose al vento, um senza preoccuparsi di chi ha di fronte la lezione. Davvero, anzi dovrebbe essere soprattutto fatta dai ragazzi. E l'insegnante dovrebbe essere una sorta di direttore d'orchestra forse o o regista non so ascolta mentre mentre parlavi mi è venuto in mente. Ma secondo te adesso non lo so come com'è la disposizione dei banchi in classe? Però immagino che ci siano i banchi e la cattedra sia di fronte a al ai ragazzi no? Secondo te potrebbe aiutare un ambiente diverso? Perché tu sai che o magari non lo sai, però Maria montessori e la pedagogia montessori è tutta molto improntata sulla preparazione dell'ambiente. Secondo te, se ci fosse un ambiente tipo circolare, per esempio, in cui tutti in cui non c'è una vera gerarchia, in un certo senso così rigida, secondo te potrebbe potrebbe aiutare? Sì, secondo me potrebbe aiutare molto e ha una rivoluzione degli spazi. Dovrebbe sicuramente corrispondere una rivoluzione di mentalità in tutti, negli insegnanti, negli studenti e nelle famiglie. Um guarda Carlotta, quando tra noi colleghi ci confrontiamo su questo, i problemi che emergono sono due di solito, e cioè il problema eventuale della sicurezza, ovvero rispettare le vie di fuga, mantenere degli spazi sufficientemente liberi e aperti, non introdurre disposizioni pericolose, eccetera. Io non non sono competente in materia, però mi viene da dire cavolo, ma se in alcuni spazi un po' innovativi esistono, ma perché invece la mia aula deve avere per forza la cattedra lì i banchi di là, quindi credo che se ci fosse una volontà vera in questo senso delle soluzioni si potrebbero si potrebbero trovare ad es. Ad esempio la disposizione circolare o ad anfiteatro, diciamo così, anche se l'anfiteatro conserva una gerarchia in qualche modo però è già meglio, probabilmente o magari anche la l'ambiente, per esempio delle scuole elementari montessoriani io ti parlo di Montessori perché quello è il è il mio pane quotidiano, è quello che conosco, però ad esempio, invece di esserci l'insegnante proprio non ha un posto, non ha una cattedra, ha una sedia sulla quale ogni tanto si siede, nell'angolino e osserva però in realtà poi tu i banchi sono dei grandi banchi dove tutti gli studenti in gruppi stanno insieme. Praticamente quindi proprio per soddisfare questo bisogno di socialità, eccetera eccetera e e tra l'altro questa questa sistemazione, un insegnante in spagna, una mia amica ha provato a, um avviarla ed è ha ha ha notato veramente tanti in una scuola elementare, però e ha notato tantissimi cambiamenti in positivo già solo nella disposizione rimuovere lei dalla cattedra e girare per banco per i banchi. Poi lei ogni tanto si sedeva al tavolo del gruppo uno, a volte si sedeva al tavolo dell'altro gruppo eccetera eccetera e già solo questo aveva aiutato tantissimo. Poi però purtroppo alla fine dell'anno c'erano troppi insegnanti contro questo grande cambiamento e e hanno e hanno dovuto tornare. Sono dovuti tornare indietro e questo è un po', forse magari quello con cui ti scontri anche tu che alla fine, um se non tutti siete remate nella stessa direzione, in un certo senso e qualcuno si lamenta per quieto vivere, alla fine si ritorna al familiare. Sì, purtroppo è così possibile. E sì, anche perché l'altro problema che si incontra facendo queste proposte è che i ragazzi all'inizio di fronte al all'idea. Spostiamo i banchi ragazzi, formiamo delle isole di banchi. La prima cosa che accade è che fanno una gran confusione, ma questo è ovvio, loro non sono abituati a potersi muovere, per cui nel momento in cui lo fanno lo fanno in maniera appunto disregolata, per cui da parte di noi insegnanti è richiesta è richiesto un investimento in termini di energie e di tempo e di tanta, tanta, tanta pazienza. Adesso mi viene da chiamarla così per educare al saper occupare lo spazio e muoversi nello spazio in maniera funzionale e costruttiva. Infatti mi colpisce quando tu dai qualche suggerimento per l'educazione, ad esempio dei bimbi. Mi viene in mente l'ultimo uno dei tuoi ultimi su come insegnare ai bimbi a a interromperci gentilmente educatamente mentre stiamo parlando. E tu fai una precisazione importante cioè i bambini non lo imparano da un momento all'altro e lo stesso vale per i ragazzi. Invece noi tanto spesso diamo per scontato di trovarci di fronte ad adulti, per certi versi, ad adulti a trecentosessanta gradi, e non capiamo come mai ci mettano del tempo a far loro una regola, una regola bella, una regola costruttiva. E invece c'è bisogno di investire del tempo nell' educarsi al al vivere comune. Eh sì, hai ragione. C'è questa mentalità del del pensare all'adolescente ma sempre di più anche al bambino delle elementari, perché poi in realtà appena li vediamo un po' più grandi e questo spesso succede quando magari nasce un fratellino o una sorellina automaticamente l'altro diventa grande anche quando non lo è e c'è questa mentalità di vederli forse non adulti, ma come persone regolate perché adulto. Per me, almeno da quello che io vedo negli adulti un adulto mhm, non è detto che sia una persona regolata. Quindi ecco forse di vederli come persone già regolate che sanno effettivamente regolare le proprie emozioni, cose che pochissime persone in realtà l'hanno imparato o richiede comunque un grandissimo lavoro. E non tutti sono hanno voglia di fare quel grandissimo lavoro. Però vabbè, chi mi conosce tu che mi conosci sai che per me quello è tutto il lavoro che bisogna fare perché l'unico modo per regolare loro è regolare. Noi um tra l'altro prima hai detto cioè in tutto quello che che dici io noto una grandissima accoglienza da parte tua verso i tuoi studenti e tante persone quando sono di fronte a un insegnante che accoglie anche a un genitore che accoglie le emozioni forti, le emozioni di sregolate magari mi dice ma io però se accolgo questa disregolazione è un po' come giustificarla è un po' come se gliel'avessi vinta quando si comportano male. Che ne pensi di questo Eleonora? E questa è un'obiezione comunissima ci troviamo anche tra di noi in riunione a discuterne spesso e guarda ti dico due cose oddio, forse tre non lo so, però cercherò sintetica. E allora? Intanto um spesso i ragazzi hanno delle manifestazioni di rabbia molto forte perché sono molto emotivi, quindi ad esempio reagiscono male al comportamento di un compagno oppure a un voto negativo a uno stress forte reagiscono non so con parolacce oppure con sbocco. Improvvisamente esco dall'aula senza dire niente e questi sono comportamenti comunemente considerati scandalosi che però se vengono soffocati in maniera molto dura, quindi con una sgridata pesante, una sanzione, ahimè, non vengono tradotti in niente di costruttivo. Io mi accorgo che a volte davvero si tratta di respirare guardare un ragazzo, non perdere il controllo, non alzare il volume e solo dirgli in questo momento cerca di accorgerti che stai perdendo il controllo. Se vuoi esci un momento, respira lavati la faccia quando vuoi ne parliamo e questo spessissimo funziona e non perdi di credibilità. Tu persona adulta, anzi, anzi guadagni, stima e guadagni. Una considerazione diversa che la volta dopo permette al ragazzo di regolarsi da solo e l'altra. Cosa che mi viene da dire è che tempo fa ho letto una frase che credo fosse di Alessandro Baricco, ma non sono sicura, um il quale diceva che nella vita ci sono come due lati della strada, un lato al sole e un lato all'ombra um e um il lato all'ombra è il lato di tutte le difficoltà che noi nella vita incontriamo il lato al sole sono le situazioni in cui noi stiamo bene e io vorrei veramente che la scuola fosse un lato al sole perché, um questa idea che la scuola debba per forza um presentarti delle difficoltà. Non capisco quale validità abbia, ovvero presentarti delle sfide per uscire dalla tua chiamiamola comfort zone, chiamiamola zona di sviluppo prossimale. Non lo so benissimo, le sfide sì, ma che le sfide debbano essere fatica aggiuntiva fine a se stessa io non lo credo, non lo credo giusto perché la vita ci pensa da sola a metterci in difficoltà, a porci degli ostacoli, a porci sfide, a volte anche dolorosissime. E qualche volta mi pare che da parte della scuola ci sia questa idea di dover temprare i ragazzi, non guidandoli ma aggiungendo ostacoli e e a questo invece andrebbe opposto secondo me un altro tipo di atteggiamento assolutamente tra l'altro c'è, una citazione a cui stavo cercando di di pensare, di ricordarmi che è calzanti per questo esempio che mi hai fatto ma non mi viene in mente. Magari dopo la cerco e la metto nelle note dell'episodio. Um però guarda hai detto due cose bellissime. Secondo me c'è proprio questa mentalità e la trovo anche nei genitori, quindi non mi stupisce che ci sia anche a scuola ed è una mentalità che arriva dall'educazione che abbiamo ricevuto. E proprio del del pensare che noi genitori dobbiamo in un certo senso trattare male i bambini, mancare loro di rispetto perché la vita non li tratterà sempre bene perché la vita non non gli da offrirà sempre rispetto, ma esattamente il contrario esattamente um dando loro un'alternativa e facendogli vedere quell'alternativa che insegniamo loro a gestire quelle situazioni poi fuori casa perché quelle ci saranno comunque. Però se loro non sanno neanche che esiste l'alternativa, come fanno a riconoscere l'ingiustizia? Come fanno a riconoscere l'abuso di potere? Come fanno a riconoscere quando qualcosa davvero o qualcuno gli sta manca gli sta mancando di rispetto e quindi secondo me è proprio un cambio di mentalità a trecentosessanta gradi che dobbiamo fare per riuscire a uscire, a scendere da questa ruota e l'altra cosa che hai detto è assolutamente è calzanti anche per per i genitori in casa è proprio che non ha senso punire, castigare, umiliare un bambino che è in crisi, un ragazzo che è in crisi, un bambino o un ragazzo di sregolato perché in quel momento il cervello non è in grado di imparare nulla e quindi ma anche delle persone adulte, anche quando io sono disregolata non sono in grado di imparare nulla. Ed è per questo che è sempre meglio e io con mio marito lavoro tanto su questo, anche sul proprio lasciarci il nostro spazio, ritrovare la calma. Magari a volte dobbiamo ritrovare la calma da soli. A volte possiamo ritrovarla insieme, però dobbiamo comunque ritrovare la calma prima di poter parlare e spesso e volentieri anche solo dire quella frase che hai detto eh in questo momento sei disregolata puoi uscire, fare un respiro puoi sederti in aula, stare un attimo da da da sola però riconoscilo sei disregolata, ne parliamo, poi quando stai meglio ne parliamo poi quando no, non voglio usare la parola meglio perché non è peggio. Meglio dà sempre l'idea che un'emozione sia negativa un'emozione sia positiva. E invece no, è semplicemente una fase temporanea che dobbiamo imparare a gestire neanche a controllare, a gestire per poi andare avanti e quindi è veramente molto, molto calzante. Cioè ti fa ti fa proprio rendere conto di quello che dicevi all'inizio, ovvero che tantissime delle cose che magari effettivamente si imparano facendo dei corsi di educazione consapevole, di educazione a lungo termine, in realtà si possono utilizzare in tantissimi ambiti della vita e non solo con i bambini da zero a sei anni um e senti invece nella nella mail um che tu mi hai mandato in risposta alla mia newsletter mi hai detto che le strategie che io suggerivo con alcuni adattamenti um ti sembrano molto utili anche per stare accanto a un adolescente. Alcune me le hai già detti, per esempio questo dell'a- del del guardarli negli occhi del dare loro fiducia. Um però appunto diciamo che perché mi ha mi ha colpito questa cosa che mi hai detto che sono un po' i piccoli passi sì che tu cerchi di muovere giornalmente verso i tuoi studenti che è bellissimo e e quindi quali sono un po' questi strumenti applicati però a un contesto scolastico. Ovvero? Forse la domanda è come può la scuola aiutare questi ragazzi e ragazze? Ah, accogliere questo sentimento di disregolazione e appunto, cercare di stare loro accanto quando si sentono di sregolati, ma non hanno una guida né a casa né a scuola. Probabilmente siamo no, siete voi la guida in questo caso. Eh sì, ci ci si ci si prova e secondo me le strategie potrebbero essere molte. Allo stesso tempo siamo ancora tanto indietro, secondo me perché molto spesso nella scuola italiana almeno nelle scuole che ho conosciuto io, l'iniziativa è lasciata al singolo, non c'è un senso di rete e non c'è una linea comune di di educazione e le cose che ho trovato um calzanti e secondo me applicabili um un po' oltre a quelle che abbiamo già detto. Intanto tu nella newsletter dici di fronte a un bambino di sregolato prova ad eliminare il pericolo e questo di fronte a degli adolescenti può voler dire molte cose. Ad esempio adesso in una mia classe piuttosto complessa. Io, la mia collega abbiamo deciso però ecco lo abbiamo fatto di nostra spontanea volontà in un orario settimanale particolare in cui riusciamo a farlo, di dividerci la classe in due e avere due gruppi più piccoli. Quindi un gruppo una metà classe viene con me e facciamo alcune attività e l'altra metà classe va con lei e fa altre attività che afferiscono a un'altra materia, ma poi ci scambiamo e quindi recuperiamo il tempo in modo da bilanciarlo. Questo funziona perché è bello che la classe sia compatta e in realtà anche essere in tanti ha una ricchezza in sé. Però a volte eliminare il pericolo significa anche avere più momenti in cui si è un po' di meno, quindi di conseguenza c'è più silenzio. Ci sono meno menti e meno cor che interagiscono. A volte la quiete è fatta anche di questo. Questo dà un'idea di rallentamento. E infatti quelle ore in cui siamo un po' di meno già ci permettono poi di creare un rapporto più calmo, una relazione basata su una maggiore tranquillità, quindi meno pericolo, appunto. Più intimità. Um, e questo dopo va a costruire un mattoncino di fiducia da riutilizzare anche anche in altre situazioni. È chiaro che questo non si può fare sempre e noi abbiamo trovato questa nostra strategia e a volte è possibile, a volte non è possibile. Oppure tu dici mhm di chiedere come posso aiutarti? No a un bambino e questo per me equivale un po' a quello che dicevo prima, cioè di magari dire a un ragazzo che può provare a gestire la sua emozione e poi parlarmene quando quando se la sente e dare disponibilità al dialogo è qualcosa che ha sempre una riuscita o comunque ha spesso una riuscita molto efficace con i ragazzi, perché loro a dire il vero, ma anche quelli apparentemente più schivi molto spesso hanno tanto bisogno di confronto e quindi anche solo non dare per scontato che loro possano venire da noi. Ma proprio verbalizza esplicitarlo che noi siamo lì con l'intento di aiutarli e questo è importante perché noi a volte lo diamo per scontato. Um e invece spesso sembriamo molto poco disponibili e perché per loro siamo figure che sono abituati a percepire come lontane. Quindi noi dobbiamo scardinare questo questo tipo di distanza è vero tra l'altro scusami eleonora e tu i tuoi studenti ti danno del lei o del tu? Allora i miei studenti mi danno del lei, anche se ad esempio una cosa che accade molto spesso è che mi dicono ciao prof eh okay e e quindi mi danno del lei che viene poi mescolato a a delle espressioni un po' più un po' più intime ecco un po' più colloquiali, anche un po' meno formali. Certo sai che mentre parlavi mi mi sono capu catapultata nella me adolescente al liceo classico ricordo veramente tante occasioni, specialmente con alcuni insegnanti e purtroppo mi viene da dire con gli insegnanti che incutevano meno paura e questo è triste da dire, ma magari ci arriviamo dopo che spesso e volentieri proprio gli gli mancavamo di rispetto in una maniera incredibile, incredibile. Cioè, era veramente magari ci richiamavano perché stavamo conversando, non gli facevamo neanche caso. Magari ci lanciavamo i bigliettini, insomma tutte le classiche cose che in realtà ora guardo indietro e dico ma perché io che arrivo da una famiglia che comunque mi ha insegnato il rispetto? Perché sceglievo di comportarmi così a scuola con delle persone che erano lì per me, per dedicarmi il mio te, il loro tempo mi dedicavano il loro tempo? E forse una risposta che non giustifica la mia mancanza di rispetto? Ovviamente. Però forse una risposta è proprio questa di cui parlavi alla fine la distanza che c'era era un po', come se vedessimo come se sentissimo o come se sentissi magari che non importa quello che io facevo in realtà c'era ci sarebbe sempre stata questa distanza, un po' proprio perché dovevamo parlare con loro e e dargli del lei che secondo me creava una distanza grandissima. E tra l'altro su questo. Appena ho finito il liceo, il mio professore di greco e latino è poi diventato un mio caro amico. Ho cominciato a dargli del tu ed è incredibile come la distanza si sia, um, accorciata immediatamente. Quindi non lo so. Questa è una cosa che probabilmente agli insegnanti spaventa. Poi magari me lo confermi perché pensano di perdere l'autorità, mentre invece io credo che nel momento in cui ci confrontiamo o comunque ci mettiamo, ci rendiamo più disponibili. Proprio come dicevi tu. In realtà guadagniamo autorità, guadagniamo fiducia perché guadagniamo quella connessione. E poi magari anche perché c'era sempre questa sensazione del anche se facevo del mio meglio. Comunque, loro non vedevano il mio meglio, ma vedevano un e cito la mia professoressa di filosofia, um, non non stai comunque raggiungendo il tuo potenziale e quindi non so come spiegarla questa cosa. Tu magari riesci a dare un senso a tutto questo. Ecco, ti sto proprio parlando da me adolescente, da quello mi hai proprio riportata indietro sui banchi di scuola. Eleonora Bellissimo, Sì, guarda, ci sarebbe da da da parlare per ore e però mi hai fatto venire in mente alcune cose a cui tengo. Allora, intanto per quel quel discorso sulla distanza allora io i primi giorni di scuola mi impegno tantissimo per imparare il più velocemente possibile i loro nomi e già questa piccolissima cosa li colpisce quindi io i cartellini sul banco non li voglio i cartellini con il nome io li voglio imparare a costo di ripeterli. Mille volte i primi giorni glielo dico, ragazzi, vi annoierete. Ma adesso voi ascoltate me che ripeto i vostri nomi e nomi e molto presto diventano un po' soprannomi, soprannomi nel senso che per me Federico diventa fede, Filippo diventa filo, Alice diventa ali eccetera e questo non ha mai disturbato nessuno. Anzi, non ho mai pensato, viceversa, di consentire loro di darmi del tu. Ma adesso ci ci rifletterò su questa cosa che tu dici. E comunque la distanza io mi impegno proprio per romperla. Perché alla base c'è che io comunque ho un grande rispetto per me stessa e quindi io non mi sento mai presa in giro da loro. Nel senso che nel momento in cui loro loro forse stanno credendo di prendermi in giro, ma io non la prendo mai sul personale, perché non ho bisogno che siano loro a farmi sentire una persona rispettabile. Io sono una persona rispettabile, ma questo rispetto cerco di guadagnare, darmelo continuamente con loro. Non do per scontato che me lo diano a priori, ma io ne sono ben certa di meritarmelo e quindi non mi scalfisce molto a livello personale il loro atteggiamento un po' sciocco e e quindi quando loro fanno cose che appunto potrebbero essere considerate scandalose, io cerco di non chiudermi nella mia bolla di insegnante che allora a quel punto mette una nota e fa un urlo e nemmeno li guarda più. Ma vado a fondo, gli vado in mezzo cioè proprio piuttosto l' incalzo Adesso tu mi dici cosa c'è che non va? Sto facendo qualcosa di sbagliato? Ora me lo spieghi e io ti spiego le mie ragioni. Cioè la distanza la voglio accorciare io voglio essere lì in mezzo, sporcarmi le mani in mezzo al loro sentire. E questo questo sicuramente um E poi aspetta, mi avevi detto un'ultima cosa che in questo momento mi sta sfuggendo della distanza, del del potenziale del fatto. Probabilmente volevi dire qualcosa di quello. Sì, esatto. Eh sì. Scusami, mi ero un attimo sfuggito. E guarda su questo ti racconto un piccolissimo aneddoto. Io sono sempre stata una ragazza molto studiosa un'adolescente che ci teneva tanto ad andare bene e prendere buoni voti e che quasi sempre ci riusciva, finché a un certo punto da adulta. Non mi sono accorta che però io nella mia vita mi ero messa alla prova quasi sempre con cose che mi venivano bene e che quindi facevo fatica a immedesimarmi in un adolescente che magari tentava e si arrabatta per ottenere dei risultati e non riusciva. E allora che cosa ho fatto? Ho fatto un'incursione al di fuori della mia comfort zone e ho cominciato a correre le prime volte non ero capace, ci mette proprio dopo trenta secondi di corsa io mi sentivo morire, ho tenuto duro facendo fatica e quando dopo mesi adesso te la faccio breve, sono riuscita per la prima volta a correre mezz'ora di seguito. Io proprio mi sono detta ma questo mio risultato vale più di chi gareggia alle Olimpiadi. Um e fa dei tempi fantastici nella corsa perché io sono partita da un livello talmente basso che la mia crescita va valorizzata e quindi mi sono detta ecco cosa vuol dire a scuola valorizzare il processo è proprio vero che è importante più del risultato, però l'ho dovuto sperimentare su di me perché prima non l'avevo afferrato del tutto cosa volesse dire questo valorizzare il percorso di ciascuno e a volte secondo me noi o non lo sappiamo oppure ce lo siamo dimenticato. Magari non abbiamo voglia di fare quel lavoro, anche anche anche possibile. A volte a volte si preferisce parlo della parte genitoriale. A volte si preferisce dire un ceffone. Non ha mai fatto male a nessuno piuttosto che mettersi in gioco in dubbio, vero? E e lì lì purtroppo diventa difficile quando qualcuno non vuole mettersi in gioco. Mi hai commossa. Grazie e spero che possano davvero ascoltarlo tantissimi insegnanti, perché credo che davvero hai trasmesso così bene. Il messaggio che probabilmente l'unico modo davvero per affrontare un ragazzo di sregolato è quello di prendersi cura della propria disregolazione è quello di sapere davvero come gestire la nostra disregolazione e anche e soprattutto sapere che valiamo. Perché purtroppo l'educazione che abbiamo ricevuto ci ha fatto sentire piccoli, piccoli, piccoli piccoli perché venivamo costantemente umiliati per gli errori e quindi abbiamo questa mentalità del l'errore è uno dei più grandi nemici che possiamo della nostra della nostra esistenza, che esattamente il contrario. L'errore è un maestro l'errore è un amico e più sbagli adesso diciamo tutte le frasi cliché. Se vuoi te le dico tutte. Davvero, però davvero questa mentalità è importantissima a a scuola come a casa, probabilmente. E io ti immagino ti immagino lì con tutti questi ragazzi e ragazze a provare in un certo senso, a cambiare un sistema vecchio duecento anni e a cercare di guadagnarvi tra virgolette la fiducia reciproca. Perché poi ovviamente è un dare avere non è che sei tu che vai incontro a loro et voilà, no, tu vai incontro a loro e ovviamente è proprio quello che fa che loro vadano incontro a te il prob il problema qual è è che loro non hanno gli strumenti perché probabilmente non li hanno mai imparati. Tu invece gli strumenti proprio per il tuo percorso di evoluzione personale che chiaramente hai fatto, anche se ha costato lavoro anche solo come questo dettaglio della corsa. Tu hai gli strumenti e hai molti più strumenti e glieli puoi dare. Quindi nel momento in cui loro si sentono di potersi fidare di te, capiscono okay, questa è una persona che può effettivamente aiutarmi. Non è un non sono io contro di lei. Lei può aiutarmi, può darmi degli strumenti che possono davvero essere validi nella vita, che non è um la tabellina piuttosto che il questo filosofo è nato nel E e credo cosa insegni tra l'altro hai ragione, non l'ho detto io insegno italiano e storia a italiano e storia l'avevo immaginato per le citazioni, gli esempi che ho fatto e però ecco credo che sia davvero hai mandato dei messaggi bellissimi tra l'altro. Spero che questo episodio lo ascolteranno anche i tuoi studenti. Hai mai parlato? Ultima domanda, poi ti lascio andare. Ultima ultima ma sono troppo curiosa. Hai mai parlato con loro di tutto questo? Cioè, proprio ti sei mai messa un po' a nudo proprio con loro? Invece di fare lezione un giorno ti metti lì e dici Ehi, voglio parlare con voi di questa cosa, ovvero della fatica che sto facendo per cambiare duecento anni di sistema scolastico. Guarda un po' sì, un po' sì, in maniera in realtà non tanto non tanto strutturata. E però a volte succede. A volte trapela da anche solo una battuta che butto lì e che poi incuriosisce qualcuno, a volte soprattutto con i ragazzi più grandi, perché ho anche dei ragazzi di quinta superiore e quello che sono molto sono molto meno disregolata. O forse hanno una disregolazione um molto, molto meno prorompente e e comunque sono tantissimo disposti a un dialogo bello, costruttivo, proprio tanto. Questo ce l'hanno e ecco a loro a volte racconto queste cose e poi c'è da dire che i ragazzi sono tutti curiosissimi di conoscerci come persone. Quindi quando noi lasciamo un po' trasparire la nostra umanità, però loro colgono e ad esempio mi seguono tanti mi seguono su Instagram. Allora siccome lì a volte parlo di queste cose, magari non mi dicono niente, però vedo il cuoricino. A volte vedo vedo qualche reazione tra l'altro vorrei riallacciarmi a una cosa che hai detto all'inizio quando hai detto che um a volte anche tu arrivi alla manata sul tavolo. Ecco, vorrei dire che è normale che ci arriviamo tutti a quella manata sul tavolo. Anche io a volte arrivo all'urlo con i miei figli. Credo che fare un lavoro su di noi e metterci in dubbio in discussione non significhi che ora abbiamo sempre la reazione calma e regolata. No, è un processo, è giusto che conosciamo i nostri limiti personali, che impariamo a comunicarli, ma anche ad accoglierci e perdonarci quando non ci riusciamo. Perché è normale che mentre ci stiamo lavorando non abbiamo ancora imparato a comunicare quei limiti in altro modo o se l'abbiamo già imparato. A volte ce lo dimentichiamo e poi, um tu forse lo sai, io sono una grandissima fan degli adulti che si mostrano vulnerabili di fronte a bambini e ragazzi e che poi quando sbagliano, rimediano. Ma ci tengo a dire una cosa che forse vale sia per genitori che per insegnanti. Spesso i genitori mi scrivono mhm e ma i miei figli finché io non urlo loro non mi ascoltano e io lo capisco, lo capisco davvero, ma vorrei analizzare questa frase e questa mentalità da un'altra prospettiva. Se noi i nostri limiti personali, quelli proprio ultimi ultimi ultimi il capolinea ecco, li esprimiamo sempre o spesso con un urlo o con una manata sul tavolo, è ovvio che i bambini arrivino fino a lì, perché il lavoro delle persone piccole e giovani è proprio quello di arrivare al limite, di scoprire il limite per scoprire e per scoprirci. Quindi finché loro sanno che alla fine quell'urlo o quella manata sul tavolo arrivano, spingono e spingono e spingono finché non arrivano lì, perché quello è il capolinea che conoscono. Ecco perché il lavoro sulle nostre emozioni, sulle nostre reazioni di adulti, di genitori, di educatori, di insegnanti è così importante perché piano piano iniziamo a mostrare un capolinea diverso. Iniziamo a far vedere a loro, ma anche a noi stessi, che possiamo farci rispettare e che possiamo anche onorare il nostro valore di persona senza arrivare per forza alla disregolazione totale. Ma possiamo farlo attraverso il dialogo, comunicando i sentimenti in maniera costruttiva, mostrando la nostra intenzione di cambiare. Io, per esempio, ai miei figli dico spesso sento che sto arrivando al mio limite e che non sono più disposta a sopportare questo comportamento. Vorrei non arrivare al punto in cui io urlo e voi piangete o vi arrabbiate, ma ci sto ancora lavorando e per farlo ho bisogno del vostro aiuto. Ovviamente questa conversazione si adatta all'età di della persona che siamo davanti. Però è così che piano piano l'urlo non è più il limite ultimo, non è più il capolinea e quindi non mi ascoltano più solo quando io arrivo all'urlo, ma ha imposto nuovi limiti e nuovi capolinea. Non so se sono riuscita a esprimerlo bene, ma era un era tutto molto chiaro nella mia mente. Poi in realtà partita ha fatto le sue i fili di ragnatela però eh no, no, è stato chiarissimo e e infatti guarda dico solo una cosina velocissima secondo me infatti è molto molto importante quello che hai detto tu per piano piano insegnargli questi limiti ma in nella gradualità e nel tempo anche. E poi secondo me è molto importante anche per tutti noi educatori, sia insegnanti che genitori che educatori di vario genere, comunque tenere presente che queste non sono ricette che quindi in automatico sicuramente funzionano e questo va tenuto presente perché a volte ci si illude un po' che cambiando strategia a beh allora il contesto magicamente cambierà. A volte non solo non cambia magicamente, ma a volte non cambia nemmeno più di tanto nel tempo. Però intanto io ho mostrato qualcosa di diverso, io sono stata diversa e la relazione è stata diversa. E poi noi non possiamo sapere fino in fondo quali semini si saranno piantati e magari germoglierà un domani, quindi vale lo stesso. La pena però tener presente che non è un automatismo, perché altrimenti ci frustiamo e torniamo a urlare e a sbattere sulle cattedre un pochissimi giorni dopo. Probabilmente potremmo anche concentrare un pochino su quello che è in realtà quello che noi vediamo, che questo percorso, questo viaggio genera in noi l'evoluzione che genera in noi. Perché poi alla fine, quando intraprendi un viaggio del genere magari non dà risultati, cosa che è possibile. È possibile che non dia risultati. Però qualche risultato secondo me lo dà sempre. Quando fai qualcosa, quando continui a fare la stessa cosa, le cose rimangono sempre uguali. Ma quando fai qualcosa di diverso, allora qualcosa cambia. Di solito, però secondo me quello che cambia di più siamo noi. E noi abbiamo davvero solo il controllo su noi stessi e non su nessun altro. Quindi davvero, um, nel momento in cui capiamo che è davvero tutto questo percorso e tutto questo metterci in gioco in dubbio provare a cambiare le situazioni che ci sembrano sbagliate, provare a cambiare un sistema scolastico e che ci sembra che non ci sembra adatto a ai valori che vogliamo trasmettere alla fine genera un'evoluzione personale in noi. Eleonora, che bello, che bello bellissimo hai hai da hai mandato dei messaggi bellissimi l'unica, cosa che ti vorrei chiedere come ultima ultima ultima cosa. Poi ti lascio andare è dirci dove possiamo trovarti perché hai menzionato un Instagram e hai menzio hai detto che parli anche di scuola ogni tanto, quindi magari potrebbe essere utile andare a sbirciare il tuo Sì, grazie. Allora io su Instagram ho una pagina dove mi chiamo Nora Orsi, separato da un trattino basso e effettivamente i temi che tratto più spesso riguardano sì la scuola l'educazione qualche strategia per noi, per noi insegnanti e ultimamente ho cambiato la mia bio e ho scritto qui si posta con lentezza e quindi è un Instagram sostenibile a ritmi non frenetici e però di contenuti ce ne sono tanti perché ci metto l'anima, ma perché è ciò che che amo e quindi e quindi ci ci metto la passione Nora Orsi Grazie comunque io lascio il il link a all'account di Instagram anche nel nelle note dell'episodio e avevo promesso anche una citazione che se adesso mi ricordo cos'era magari riascoltando quello che abbiamo detto la metto anche nelle note perché me la sono già dimenticata E Eleonora grazie per il tuo tempo carota grazie a te davvero mi hai mi hai emozionata. Mi ha emozionato pensare che ci siano insegnanti là fuori. Devo essere sincera purtroppo tu sai che con il mio progetto la tela trs um, parlo con tante insegnanti, con tanti genitori che hanno a che fare con con le insegnanti dei dei propri bambini e devo dire che purtroppo, forse per la tendenza umana di lamentarsi invece che dire il bello, mi arriva sempre tante cose che mi piacerebbe cambiare. Ecco, um ed è bello sentire sapere, vedere che ci sono insegnanti che effettivamente vogliono cambiare le cose e tutti gli insegnanti che sono all'interno che fanno parte di TS sono questo tipo di insegnanti e quindi piano piano li stiamo scovando tutti e stiamo cercando di proprio regalare una sorta di scendere dalle ruote insieme. Ecco quindi cambiare le mentalità e cercare proprio di creare un approccio al bambino completamente diverso. Però poi in realtà quando quando lo senti e ne parli con qualcuno, senti che le cose si stanno davvero evolvendo. Ah, è come una boccata d'aria fresca, tipo è come un respiro dell'apnea è bellissimo Eleonora, quindi ti ringrazio tantissimo e spero davvero che questo episodio piaccia tanto quanto è piaciuto a me chiacchierare con te e che lo ascoltino in tantissimi insegnanti e tra l'altro se ci state ascoltando e volete um registrarvi al progetto la tela Tyche se andate su w w w punto la tela punto com barra insegnanti e lì potete leggere che cos'è questo progetto perché magari non tutti lo conoscono eleonora grazie carlotta grazie a te è stato proprio bello, bellissimo come lo avevo immaginato e grazie a te per tutte tutte le ispirazioni che che ci dai quotidianamente grazie a te eleonora alla prossima alla prossima ciao ciao comunque l'ho detto prima anche a eleonora e lo ripeto davvero mi ha riportata sui banchi di scuola è stata tipo una macchina del tempo che mi ha riportata sui banchi di scuola da adolescente pensando proprio alle mie interazioni con gli insegnanti e ed è stato bellissimo, anzi è stato un po' vergognoso nella mia mente imbarazzante perché veramente, come dicevo prima, se ripenso un po' alle mancanze di rispetto davvero inutili e gratuite um non non mi piace. Ecco, non mi piace quella versione di me allora um e spero in un certo senso di anzi lo racconterò ai miei, ai miei figli, proprio per lasciare loro questa visione di me adulta oggi che ripenso alla mia adolescente e che in maniera ecco che magari non mi soddisfa moltissimo um basta in realtà non volevo aggiungere altro, non serve aggiungere altro, quindi vi saluto e vi do appuntamento al prossimo episodio di educare con calma. Vi ricordo ovviamente che se mi cercate altrove mi trovate sempre sul mio sito w w w punto la tela punto com e da lì potete arrivare anche al mio instagram e trovare un modo per comunicare con me e con il team la tela. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.