In questo episodio di Educare con Calma parlo di un articolo uscito su El Mundo (quotidiano spagnolo) dal titolo Basta con l'educazione positiva, gli studenti devono imparare a gestire la frustrazione. Il titolo ha già così poco senso (le due cose non c'entrano nulla l'una con l'altra) che non servirebbe un episodio del podcast per parlarne, ma ho deciso di farlo comunque per diffondere consapevolezza su queste tematiche.
Nell'articolo menziono anche un articolo di Massimo Gramellini da Il caffè di Gramellini (non Il buongiorno, come dico nell'episodio) che si allaccia alla questione libertà e limiti nell'educazione: Maleducati e contenti.
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- Co-schooling: educare a casa – un corso online su come giocare con i figli in maniera produttiva e affiancare il percorso scolastico per mantenere vivo il loro naturale amore per il sapere.
- Come si fa un bebè – una guida per il genitore + libro stampabile per i bambini per avviare l'educazione sessuale in casa.
- Storie Arcobaleno – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per abbattere i tabù sulla diversità sessuale e di genere.
- È il tuo coccodrillo – una guida per il genitore + libro stampabile per bambini per capire i capricci e affrontarli con calma.
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Grazie della tua analisi, serve anche a chi ogni tanto mette in dubbio i propri tentativi di perpetrare l'educazione positiva. Grazie mille
Ho pensato a lungo a come replicare a questo podcast, perché temo di passare per quella che si arrocca attorno al suo titolo e perché l’ultima volta che ho commentato in merito a mettere in discussione l’autorità sono stata poco gentile e non voglio che la cosa si ripeta.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che chi pensa che l’educazione positiva sia sinonimo di anarchia totale non ha capito di che si parla. Io stessa ero una di quelle che quando sentiva parlare di educazione dolce, rispettosa, senza punizioni facevo un sorrisetto di sufficienza e pensavo ‘si certo, poi non lamentatevi se gli adorati pargoli vi incendiano casa e vi mandano a quel paese a tre anni’. Dopo aver iniziato ad informarmi ho capito di aver preso un granchio colossale e ho capito anche che l’educazione rispettosa è quella che avrei voluto per me da bambina e che vorrei condividere con i miei figli. Non sempre ci riesco, spesso faccio scivoloni ma perlomeno ne sono consapevole.
Sono anche d’accordo sul fatto che il titolo non faccia l’esperto e che lo studio più produttivo inizi dopo aver ottenuto il sospirato ‘pezzo di carta’, laurea diploma o master che dir si voglia.
Non sono invece d’accordo sul fatto che basti informarsi e fare ricerche su Google per saperne di più del professionista che hai davanti. Sembrerò spocchiosa, ma mi spiace dire che vedo gente che non ha la minima idea di come si legga criticamente un articolo o un saggio e che non è in grado di capire a fondo quel che legge. Ci sono persone come voi che avete gli strumenti per comprendere e mettere in discussione e ce ne sono altre che saltano a conclusioni del tutto strampalate, che negano cose ovvie, che chiedono al medico che sta per intubarli ‘ma lei quanto prende per questa intubazione?’ (True story). Abbiamo visto e vediamo tuttora le derive no vax, no pass, no qualunque cosa e io sono convinta che molte delle persone che sono andate dietro a certe correnti siano convinte in assoluta buona fede di essere nel giusto e di essersi informate adeguatamente, quando la verità è che purtroppo non hanno gli strumenti per capire a fondo di che si parla. E a volte per avere gli strumenti il titolo serve eccome.
Mi scuso se sono sembrata presuntuosa, può darsi che lo sia davvero, ma questo è il mio pensiero.
Ciao Giulia, grazie mille per la tua gentilezza (non ricordo il tuo commento sull'altro episodio, ma ti ringrazio per averci fatto più attenzione). Sono d'accordo con te: il titolo serve eccome per molti mestieri! Non mi farei operare da un chirurgo che non ha la sua sfilza di titoli e diplomi e master attaccati al muro dell'ufficio 😉 Quando parlo di informarsi, parlo per propria conoscenza e per saper parlare con il professionista: l'informazione non ti permette di saperne di più del professionista, ma ti dà la possibilità di capire quello che dice, fare domande azzeccate e giuste ecc… facilita la comunicazione tra te e il professionista e, certo, ti permette anche di metterlo in dubbio se non ti sembra stia dicendo una cosa giusta (se cerchi nel mio blog ci sono vari articoli in cui racconto l'episodio in cui ho "salvato" Oliver da, mettergli un catetere su per il pene come voleva il pediatra, quando poteva fare solo pipì nel sacchetto… ho insistito a costo di risultare presuntuosa ed è risultato che alla fine il pediatra ha dovuto darmi ragione). Ecco, non è è presunzione, è consapevolezza… e la conoscenza, poi, è sempre potere. Spero di essermi spiegata :-)
Ps. Non sei assolutamente sembrata presuntuosa 💕 Capisco quello che dici, mi dicono essere una mentalità molto diffusa in Italia (cosa che io non sapevo perché non la vivo da 15 anni), ma credo che quelle persone che descrivi ci siano ovunque. La vera conoscenza è anche umile ed è questo tipo di pensiero critico che insegno ai miei bimbi.
Grazie Carlotta per questo podcast!!!hai smontato una ad una le tesi di chi si oppone all'educazione positiva, di chi populisticamente si atteggia al ritorno alla tradizione, perché siamo venuti su bene, inventando boiate su possibili conseguenze dell'assenza di castighi.
Le parole che usiamo coi bimbi formano immagini nella loro mente.. basterebbe partire da qui.
Ciao Carlotta,
interessante episodio. Sono d'accordo con quello che dici sulle tipologie di educazione e sul risultato che si può ottenere.
Volevo chiederti la tua opinione su una mia riflessione:
Io credo che i giornalisti, visto che lo fanno di lavoro, sappiano molto bene quello che fanno, quello che scrivono, e cosa comunicano in realtà (almeno lo spero).
Quindi detto questo non credi che sia intenzionale questo "errore" per allontanare le persone da alcuni tipi di educazione alternativa?
Proprio perché creano individui più consapevoli, sono scomodi ad una società che ormai -inizio opinione personale- più è controllabile, più è manipolabile e più è favorevole ad una economia (non al benessere dell'individuo) imposta dalle grandi potenze del mercato?
Non credi che si voglia mettere in cattiva luce queste visioni alternative proprio per non diffonderle? O credi che davvero chi scrive non ne sappia nulla e fa un errore inconsapevole?
E' una domanda che spesso mi pongo e non so se sia meglio pensare che giornalisti che scrivono per lavoro siano ignoranti in materia su cui scrivono, oppure che abbiano intenzioni precise che beneficiano altri (chi non lo so) ma non la verità e chi crede di leggere persone oneste e genuine, cioè tutti noi lettori.
Grazie, un abbraccio virtuale!
Lucia, ci sarebbe da parlare per ore di questo, ma posso solo dirti: assolutamente sì, lo penso anche io. Una società che non pensa con la propria testa e che rispetta ciecamente le autorità è più facile da gestire. L'educazione di cui parlo io dà autonomia di pensiero e pensiero critico…