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Episodio 96 ·

L'educazione positiva genera piccoli tiranni?

In questo episodio di Educare con Calma parlo di un articolo uscito su El Mundo (quotidiano spagnolo) dal titolo Basta con l'educazione positiva, gli studenti devono imparare a gestire la frustrazione. Il titolo ha già così poco senso (le due cose non c'entrano nulla l'una con l'altra) che non servirebbe un episodio del podcast per parlarne, ma ho deciso di farlo comunque per diffondere consapevolezza su queste tematiche. 

Nell'articolo menziono anche un articolo di Massimo Gramellini da Il caffè di Gramellini (non Il buongiorno, come dico nell'episodio) che si allaccia alla questione libertà e limiti nell'educazione: Maleducati e contenti.

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benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di un articolo sulla disciplina positiva che ho letto ormai settimane fa su El mondo un giornale, un quotidiano spagnolo e che mi ha lasciata basita perché nell'articolo parlano di esperti e riportano la testimonianza di esperti di docenti, eccetera eccetera. Ma quando leggi capisci subito che questo questi esperti, questi docenti non hanno la più pallida idea di che cosa stanno parlando. Non sanno che cosa sia la disciplina positiva che è un po', diciamo il il tema dell'articolo e questo purtroppo succede veramente spesso sui quotidiani, che è la ragione per cui circa dieci anni fa io ho smesso di leggerli per scelta consapevole, perché troppo spesso ai giornalisti è permesso di seguire le loro frustrazioni personali o le loro opinioni controcorrente, anche se completamente non supportate dalla verità. Semplicemente perché queste opinioni, queste frustrazioni, creano articoli sensazionalistici che generano poi poi like e commenti sui social media a costo di sacrificare l'informazione. Non vi dico nulla di nuovo. Ovviamente questo succede da sempre, ma lo dico perché è noto che purtroppo molti prendono ancora per oro colato quello che leggono sui quotidiani, soprattutto se gli articoli includono esperti, voglio ripetere una cosa che dico da sempre il titolo non fa l'esperto. Non fidatevi dei titoli dei titoli, non dei giornali e dico del titolo tipo la laurea, il certificato di qua e di là. Perché? Perché sia che parliamo di insegnanti, di medici, di architetti, di psicologi, il titolo dice molto poco dell'effettiva preparazione di una persona nel campo in cui lavora e spesso non riflette assolutamente la sua professione. Durante la pandemia mia madre mi mandava quasi ogni settimana articoli di medici rinomatissimi a livello mondiale che dicevano delle stupidaggini e una ricerca. Un po' più approfondita su Google mostrava proprio che questi esperti erano dei ciarlatani. Ma se noi non facciamo questo lavoro di ricerca, se non siamo abituati a fare questo lavoro di ricerca, se crediamo a quei ciarlatani perché sono l'autorità e crediamo ciecamente alla um all'autorità e ci diamo un po' la zappa sui piedi perché è bello fidarsi bello dare il beneficio del dubbio, ma non bello credere all'autorità ciecamente senza verificarla solo perché questa autorità ha una laurea attaccata in ufficio. Anche per questo io raramente parlo della mia formazione montessoriana, perché credo che il titolo non dimostri che sono un'esperta, quello lo dimostra solo il mio lavoro. Quindi, per favore, cerchiamo di smettere di fidarci ciecamente di quelle che pensiamo essere le autorità. Cerchiamo di iniziare a pensare con la nostra mente. Iniziamo a capire come fare ricerca per comprovare le cose che leggiamo, perché questo possiamo anche insegnarlo ai nostri figli. Ovviamente nella società dei social media, nella società di Internet sarà sempre più importante imparare a fare questo lavoro intenso, approfondito, iniziare e veramente sapere come fare ricerca. Se io, anzi, per come è il mondo, per come va il mondo nella direzione in cui al mondo io lo aggiungerei come una materia scolastica, fare ricerca su Google come si usano i social media? Perché solo così veramente? Solo così, iniziando a fare il lavoro noi, iniziando a capire come trasmettere questi messaggi, possiamo davvero insegnare a casa, ai nostri figli, a pensare con la loro mente in maniera critica, a contestare le autorità quando pensano che qualcosa non sia giusto, non sia corretto a contestare gli abusi di potere quando li riconoscono, però ovviamente devono iniziare dai nostri abusi di potere. Okay, vabbè, mi sento un disco rotto. A volte abbiate pazienza e ho seguito filo della ragnatela di pensieri, come sempre. Ora, tornando all'articolo su e il mondo che è questo quotidiano spagnolo, la giornalista Rebecca Yank scrive che i docenti delle scuole spagnole dicono basta all'educazione positiva perché gli studenti devono imparare a gestire la frustrazione. Questo è proprio il titolo basta l'educazione positiva. Gli studenti devono imparare a gestire la frustrazione scrive rido rido perché mi fa sempre ridere questo titolo scrivo che stiamo creando eh no, lei scrive non io scrive che stiamo creando una generazione di bambini bolla, ovvero avvolti nel cielo. Bambini che i genitori stimolano dicendo poverino e capendo i loro problemi che secondo l'articolo capire i problemi dei figli è sbagliato e poi scrive tutta un'altra serie di cose che non c'entrano assolutamente nulla le une con le altre. In pratica, quello che sembra a me è che questa giornalista abbia accolto la lamentela di un insegnante che non condivide la nuova riforma nelle scuole spagnole in cui non entro. Ha chiesto nomi di altri colleghi che la pensano come lei o come lui e ha usato queste lamentele per creare un articolo contro la disciplina positiva, senza sapere nulla della disciplina positiva, magari perché non le piacciono i movimenti di disciplina positiva? O magari perché non crede all'educazione alternativa, o magari perché è in una fase di frustrazione personale come genitore, o magari semplicemente perché voleva un articolo scoop, non sapeva dove andare a parare e quindi attaccare la genitorialità consapevole a lungo termine funziona sempre molto bene, perché genera sempre molto dibattito. Ora, quello che mi dà più fastidio è che questo articolo sembra un articolo. Comunque viene percepito come un articolo sulla riforma scolastica, ma in realtà è un articolo contro l'educazione alternativa. Poi vabbè, non credo che questa riforma scolastica in Spagna cambi nulla di concreto nel sistema scolastico pubblico spagnolo è più un far finta di avvicinarsi al sistema finlandese senza davvero fare il lavoro che va fatto. Il lavoro che c'è alla base del sistema finlandese. Um in in Finlandia si investe moltissimo nell'educazione e nella formazione si mette il bambino e i suoi bisogni al centro si prepara attentamente l'ambiente di studio a scuola l'istruzione del sistema scolastico finlandese è basata sul rispetto dell'individualità della maniera individuale di ogni bambino e bambina di imparare rispettando anche il bisogno di riposo. Per esempio quando Alex andava a scuola adesso non so più com'è, però quando lui andava a scuola aveva quindici minuti di pausa ogni ora. Quindi quarantacinque minuti di lezione, quindici minuti di pausa tutte le ore e così il cervello sì che ha la possibilità di imparare. E poi vabbè, se vi dico per esempio che a scuola alex aveva anche lezioni di cucito, lezioni di cucina, addirittura li portavano a pescare e gli insegnavano a pulire il pesce. Cioè si capisce subito che per cambiare un sistema incancrenito come quello italiano o spagnolo, basandosi, prendendo come modello il sistema d'eccellenza finlandese, non bastano cambi qua e là come quello che sta che questa riforma scolastica vuole attuare. Cioè non basta togliere i marchi rossi dalle correzioni o togliere i voti i numeri del voto. Cioè ci va un cambio radicale, ecco, okay, avevo detto che non entravo nella riforma scolastica, quindi ci esco. Ma appunto è un po' per dire che l'articolo è proprio sbagliato. Cioè vuole parlare della riforma scolastica, ma in realtà la usa per attaccare la disciplina positiva per attaccare la um la l'educazione alternativa. E veramente ci tengo a ripetere o ci tengo anzi a spiegarvi perché secondo me questo titolo il titolo dell'articolo non ha senso, cioè basta con l'educazione positiva. Gli studenti devono imparare a gestire la frustrazione, cioè l'educazione a lungo termine, che per me sapete, include la disciplina positiva l'educazione dolce, il metodo Montessori, eccetera eccetera. Non ha nulla a che vedere con l'iperprotezione, non ha nulla a che vedere con il permissivismo di cui parla L'articolo non ha nulla con il tenere i bambini in una campana di vetro e soprattutto non è vero che non insegna a gestire la frustrazione. Ci sono sicuramente genitori che interpretano la disciplina positiva in maniera sbagliata, ovvero che non dicono mai di no, che lasciano fare al bambino tutto ciò che vuole, che pensano che non debbano mai rendere triste il bambino. Ma questi sono genitori che non hanno capito la disciplina positiva e che non pensano con la propria mente critica, che non usano il buonsenso. Cioè come posso pensare che il modo migliore per insegnare a mio figlio a essere felice sia non farlo sentire mai triste? È assurdo. La felicità si insegna attraverso l'infelicità, attraverso il sentire il dolore, rimanere seduti con quel dolore, accoglierlo, processarlo allo stesso modo. Saper gestire la frustrazione non si insegna non facendoli mai sentire frustrati, si insegna lasciandoli cadere, accompagnandoli nelle cadute, magari, ma senza prevenirle. Non aiutarli sempre a rialzarsi, ma lasciare che lo facciano da soli. Insegnare la pazienza e la delusione. Esempio stupido non comprare la macchinina al negozio di giocattoli, se siamo andati lì per l'aeroplanino e l'aeroplanino non c'è. Oppure se dobbiamo, se abbiamo detto che oggi finalmente prendiamo un gelato che aspettiamo da giorni, magari da settimane, e poi l'occasione non si presenta o la o arriviamo lì e la gelateria è in ferie, è chiusa. Non è che dobbiamo fare i salti mortali e percorrere tutta la città per trovare un gelato a tutti i costi? Possiamo essere delusi, possiamo vivere con quella delusione. Possiamo sentire quella delusione così che impariamo dalla delusione, cioè uso esempi sciocchi. Lo so. Lascio a voi la responsabilità di tradurli alle piccole e grandi delusioni della vita nella vostra testa l'educazione positiva è qualsiasi tipo di educazione che dà valore alle emozioni, che non scarta nessuna emozione, che non previene nessuna emozione, perché tutte le emozioni sono valide. Quindi non è che scartiamo quelle negative, anzi accogliamo le emozioni negative o comunque quelle che noi reputiamo negative come la tristezza e la frustrazione che in realtà negative non lo sono. Tutte le emozioni sono valide allo stesso modo. Questo tipo di educazione insegna tutto questo di cui vi ho appena parlato e insegna molto di più, ma la si deve conoscere, ci si deve formare come genitori. Io rimango scioccata quando mi rendo conto che alcuni genitori ed educatori pensano ancora che la disciplina positiva Montessori l'educazione rispettosa, che significa crescere i propri figli nel rispetto, il rispetto che daremo a qualsiasi essere vivente, ma evidentemente non ai nostri figli, che queste mhm, educazioni alternative equivalgano a essere permissivi, a crescere dei piccoli tiranni, come ho letto da qualche parte. Persone che non conoscono la frustrazione che fanno ciò che vogliono. Perché credetemi che quando i bambini sono piccoli tiranni e perché non sono stati cresciuti con la disciplina positiva, non sono stati cresciuti con un'educazione rispettosa, non sono stati cresciuti nel rispetto. Crescere nel rispetto significa dare libertà e limiti allo stesso tempo. E se i limiti mancano, i bambini usano la forza e la rabbia perché non hanno alternative di comportamento. Non hanno imparato quei limiti, non hanno imparato a gestirli, non hanno imparato a processare le emozioni che arrivano da quei limiti mancano i limiti. A proposito mi viene in mente un giorno di Massimo Gramellini che ha intitolato maleducati e contenti, mi sembra e in cui raccontava che Un'insegnante era stata sospesa, credo perché aveva gridato a dei ragazzini di quinta elementare che a quanto pare avevano imbrattato le pareti del bagno con le proprie feci. Non voglio nemmeno sapere come. Ora non entro nel merito della sospensione, secondo me comunque sbagliata, anche se L'insegnante avrebbe assolutamente dovuto evitare le grida. Perché non è gridando che si insegna, anzi forse il contrario. Quando gridiamo i nostri figli spengono il cervello perché è un meccanismo di difesa. Quindi gridare come punire non è la soluz- la soluzione dell'educazione a lungo termine. Ci sono metodi molto più efficaci in questo caso anche solo dare ai ragazzini stracci e secchi e fare pulire la loro opera d'arte. E se non l'hanno fatto quando arriva il momento di andare a casa dovranno rimanere lì finché non hanno pulito. Non serve espellerli, umiliarli di fronte ai compagni, mandarli dal preside, chiamare i genitori. Non serve neanche dirlo ai genitori. Se non scelgono di dirlo loro, basta la conseguenza del comportamento che in quinta elementare si può capire bene se sporchi un ambiente comune, pulisci perché è tua responsabilità. Io ho cresciuto i miei figli con l'educazione a lungo termine, senza punizioni, senza castighi. E loro già tre anni si sporcavano un ambiente comune. Sapevano che sapevano benissimo che lo avrebbero puli- pulito e il limite è l'educazione del rispetto. Con i suoi limiti e le sue conseguenze. Questi ragazzini di quinta elementare probabilmente non hanno imparato i limiti e sicuramente i genitori non hanno insegnato loro il rispetto per le persone, per l'ambiente e probabilmente hanno dato la classica libertà senza limiti che non funziona. Anche io sono un genitore che non tollera le urla. E un giorno l'insegnante di Emily, um di ballo, ha urlato per tutta la lezione perché aveva i suoi problemi e io l'ho affrontata immediatamente all'uscita e le ho detto che non è accettabile che spero che non si ripeta mai più. Ma se i miei figli avessero fatto una cosa del genere, cosa che non succederebbe perché i bambini che crescono con libertà e limiti sanno distinguere giusto da sbagliato e sanno scegliere di conseguenza. Ma se avessero fatto una cosa del genere sarei stata io la prima a dire fateli pulire, scegliere la disciplina positiva o l'educazione dolce. Stare dalla parte del bambino, accogliere le sue emozioni, rispettarlo come persona non significa che il bambino possa fare tutto ciò che vuole, perché fargli fare tutto ciò che vuole non è rispettarlo. E secondo me dovremmo anche iniziare dal smettere di etichettare questi bambini come cattivi tiranni, vandali, perché le parole che usiamo per descriverli formano immagini di sé nella loro mente. E di questo ne ho parlato anche in altri episodi, nel numero trentaquattro sulle etichette e nel numero cinquantanove sul correggere senza umiliare. Me li sono segnati prima. Ora, tornando al quotidiano il mondo, la disciplina positiva è tutto il contrario di ciò che dice L'articolo. È questa la cosa che mi fa più arra-, perché con la disciplina positiva si capiscono i limiti, si capisce l'importanza di rispettarli, anche se non sempre ci piacciono. Con la disciplina positiva si impara ad accettare che non sempre possiamo ottenere ciò che vogliamo e a gestire quella frustrazione e quella delusione. Si impara che tutte le emozioni sono valide, che l'importante è ciò che scegliamo di fare quando sentiamo quelle emozioni e la nostra azione. E come reagiamo a quelle emozioni nella disciplina positiva, sia ben chiaro che il rispetto è universale e che tutti lo meritano allo stesso modo. E tutto questo che permette che i bambini diventino adulti integri e rispettosi, capaci di empatizzare, di creare relazioni sane e anche di gestire la frustrazione. Certo, anche se gestire la frustrazione non è un qualcosa che si insegna attivamente, è un qualcosa è una conseguenza, diciamo, è un è un effetto collaterale dell'educazione a lungo termine. Anche per questo mi dà fastidio questo titolo dell'articolo. Però certo è che capisco che ci sono tanti genitori e insegnanti che ancora non conoscono o non si sono interessati allo sviluppo umano, a come funziona il nostro cervello, a quanto la ricerca sia avanzata anche solo negli ultimi sette anni, che io sono madre che mi formo su queste tematiche e quindi alla fine, di fronte a titoli e articoli così che cercano solo il sensazionalismo e lo scontro come il novantanove percento dei titoli sui quotidiani, i giornali dopo l'indignazione iniziale perché sì, un pochino mi mi toccano nel profondo preferisco farci una risata su, preferisco contestarli rispondendo con un commento e parlandone magari nelle storie di Instagram o qui sul podcast. Che poi lo so, purtroppo, che così facendo contribuisco anch'io alla diffusione di questi articoli. È un po', un gatto che si morde la coda. Ma per me è importante contestare ciò che non mi sembra giusto per insegnare anche a farlo ai miei figli. Quindi devo farlo prima io. E poi decido di continuare a investire le mie energie condividendo ciò che so, ciò che studio, che continuo a studiare, perché avere un titolo non significa che abbia smesso di studiare, anzi, e dopo il titolo che il vero studio dovrebbe iniziare perché è generalmente quello studio che va davvero in profondità. E poi, ovviamente anche condividendo ciò che metto in pratica ogni giorno con i miei figli e mostrando i frutti di questo tipo di educazione che io vedo che io vedo già e io so che funziona questo tipo di educazione anche senza le minacce, senza i castighi, senza le punizioni. E soprattutto so che non crea bambini, bolla incellofanati che sono piccoli tiranni, perché i genitori gli dicono sempre poverino, giusto per dare un riassunto generale. Et voilà, questo era un po', quello che volevo raccontarvi su questo articolo um non so se ho detto tutto ecco quello che volevo dire. Mi sono un po' lasciata prendere dai miei dalle mie ragnatele di pensieri ormai. Vabbè, mi conoscete um in più questo podcast arriva molto in ritardo perché questo articolo veramente è di ma non vorrei dire, ma comunque ormai a questo punto di settimane fa e però però ci tenevo, ci tenevo a farlo perché per me è molto importante comunicare queste sensazioni e parlare di queste tematiche, perché credo che così facendo si possa creare consapevolezza. E con questo vi saluto. Vi ricordo che mi trovate anche su www punto la tela punto com e su Instagram come la tela di Carlotta Blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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