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Episodio 71 ·

Montessori in 5': ma che società stiamo nutrendo?

In questo Montessori in 5' vi racconto un aneddoto triste che una mamma ha condiviso con me e che mi ha lasciata senza parole – quasi senza parole 😉 E vi lascio il mio augurio della settimana.

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Benvenute e benvenuti a un’altro episodio di Educare con calma. In questo Montessori in 5’ vi leggo il messaggio di una mamma che mi ha lasciato senza parole. Fa così. 

Una settimana fa stavo tornando a casa con mia figlia nel passeggino, siccome c'era tanto sole avevo alzato il parasole e non la potevo vedere. Ho pensato di sfruttare quel momento per tirarmi avanti con il lavoro (sono mamma single) in modo che appena arrivata a casa potevo dedicarmi totalmente a mia figlia prima di metterla a letto e lavorare ancora. Mentre attraversavo la strada, la bambina è scivolata dal passeggino ed è caduta per terra! Io l’ho presa in braccio, ho attraversato di corsa la strada, ho lasciato il passeggino sul marciapiede e sono andata all'ombra a vedere come stava! Ero in super panico e mi sono sentita in colpa per non essere stata abbastanza attenta. Stavo cercando di finire le ultime cose al cellulare e non avevo notato che si fosse slacciata la cintura, poi si vede che si stava addormentando e non si è tenuta più, quindi è scivolata in avanti. 

La signora in auto sulla strada invece di chiedere se andava tutto bene, ha iniziato a insultarmi urlando davanti a tutti quanto fossi una madre incosciente, senza alcuna attenzione per i figli e tante altre parole che non ricordo. Questo semplicemente perché lei mi ha vista attraversare la strada spingendo il cellulare e con in mano il telefono. Certo, sicuramente non era l'ideale... ma non mi aspettavo tutta questa cattiveria e rabbia da una sconosciuta! Tutto questo non ha fatto altro che aumentare il panico di quel momento e il senso di colpa schiacciante! La bambina per fortuna non si è fatta assolutamente niente, nemmeno un graffio. Si è solo spaventata come me, ma forse ancora di più per quella signora che ci urlava addosso!

Per fortuna le mie amiche mamme mi hanno subito tranquillizzata in giornata.

Quando ho letto questo messaggio privato, ho subito avuto tre pensieri:

  1. Questa mamma ha sentito il dovere di dire che stava lavorando. E mi dispiace perché chissenefrega di che cosa stava facendo, anche se stesse guardando le storie di chissachì su instagram avrebbe avuto tutto il diritto di farlo, perché sapeva che poi arrivava a casa e doveva dedicarsi a sua figlia e probabilmente voleva farlo senza cellulare in mano.
  2. Questa mamma non ha alcun bisogno di giustificarsi, né con me  né con nessun altro. Poteva capitare a me, a te, alla mamma che stimiamo, alla nonna, al nonno… a chiunque. Sentiamo il dovere di giustificare le nostre azioni in continuazione perché viviamo con un costante senso di colpa di non stare facendo la cosa giusta nella maternità: be’, ti assicuro che quello che è successo a te, poteva succedere a me e a quell’altra mamma  che stimi e non avresti potuto prevederlo, perché magari fino al giorno prima tua figlia nemmeno sapeva slacciarsi la cintura o se ti fossi dimenticata di allacciarla tu… be’, ti assicuro che è un errore che non rifarai. Sapete come smettiamo di sentire il bisogno di giustificarci per cose di cui non abbiamo colpa? Smettendo di puntare il dito verso gli altri, e invece scegliendo di dare il beneficio del dubbio. E così poco a poco impariamo a darlo anche a noi stessi.        
  3. E il mio terzo pensiero è stato: ma in che società viviamo? Ma che società stiamo nutrendo, innaffiando, creando, lasciando al futuro? Andiamo talmente di corsa e abbiamo così poco tempo per tutto che trascuriamo la cosa più importante: l’individuo, la salute mentale. E questo genera risentimenti, rabbia repressa, dita puntate.

Come facciamo a questo ritmo e con queste abitudini di relazione e di comunicazione malsane anche solo a renderci conto che l’aggressività, le dita puntate, le critiche e i giudizi non portano a nulla di buono? Né nella genitorialità, né nelle relazioni, né in qualsiasi tentativo di comunicazione.

Dobbiamo fare meglio, possiamo fare meglio, ma io non posso farlo per te e tu non puoi farlo per me. Sta a ognuno di noi deciderlo. Sta a ognuno di noi guardarsi dentro, analizzare le proprie interazioni e capire come fare meglio la prossima volta.

Parlo spesso di comunicazione rispettosa con i bambini, di cambiare le frasi in positivo, di trovare alternative a minacce e castighi, ma a volte mi dimentico che per alcune persone questo è già un livello pro. Alcune persone devono fare o rifare prima il livello di base che è il decidere di essere persone gentili.

Perché una persona che si sente in diritto di urlare contro una mamma davanti a sua figlia, una mamma in questo caso poi già spaventata che sua figlia si possa essere fatta male, be’ credo che quella persona la gentilezza se la sia temporaneamente dimenticata.

Possiamo fare infinitamente meglio. 

Anche lei, signora del finestrino abbassato, se mai le arriveranno queste parole, ci tengo a dirle che so che quell’episodio lei non l’ha dimenticato, perché ora purtroppo deve convivere con quella versione di sé che lei stessa ha creato quel giorno nella sua mente, con quell’immagine di sé che urla per strada, sfogando la sua rabbia repressa su una povera mamma già in difficoltà. Ma le dico anche che può usare quel momento per decidere di fare meglio. Anche lei, come ognuno di noi, può fare infinitamente meglio. Inizi dal scegliere la gentilezza. 

E questo è il mio augurio oggi a chi mi sta ascoltando: scegliete la gentilezza.

Vi do appuntamento a venerdì prossimo e vi ricordo che mi trovate anche su www.latela.com dove potete anche lasciare un commento a questo episodio sulla pagina dell’episodio stesso e mi trovate anche su Instagram come @lateladicarlottablog. 

Buona serata, buon giornata o buona notte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao 

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.