Cosa siamo disposti ad offrire?

Carlotta Cerri
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«Quello che sono disposta ad offrire» è diventato per me un concetto cardine del modo in cui vivo la genitorialità: mi permette di instaurare relazioni oneste e spontanee, di stabilire limiti sostenibili, di evitare lotte di potere e di imparare a prendermi cura di me, insegnando ai miei figli che i miei bisogni contano quanto i loro.

Funziona così: 
I miei figli figli mi chiedono di guardare un film. 
Io penso che l’hanno già guardato ieri e mi infastidisco perché me lo chiedono di nuovo. 
Scelgo di non dire: «Certo che non avete limiti, l’avete già guardato ieri!» — che serve solo a umiliarli e correggerli per un qualcosa che non è un errore (perché è ovvio che la loro mente vuole più televisione e che alla loro età non sono ancora in grado di gestire gli impulsi). 
Scelgo di concentrarmi su ciò che sono disposta ad offrire: «Quello che sono disposta a offrire è giocare a una partita di Uno con voi e decidere insieme un cartone breve che potete guardare domani».

Un altro esempio: mi chiedono di giocare ai Lego ma io non ho voglia di giocare ai LEGO. «Quello che sono disposta è fare con voi un gioco produttivo». In questo modo, 
  1. Non li faccio sentire sbagliati 
  2. Faccio rispettare le nostre regole offrendo un’alternativa attraente 
  3. Onoro i miei bisogni e così loro capiscono che sia i propri bisogno sia i bisogni degli altri contano.
Quello che sono disposta a offrire» è un concetto di cui parlo nel mio corso Educare a lungo termine e credo che sia molto valido per stabilire limiti sani con i nostri figli e onorare anche i nostri bisogni di genitori. 

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