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Episodio 56 ·

Coppia, amore e sesso: pensieri a ragnatela

Questo episodio di Educare con Calma è nato da molta procrastinazione e una giornata di ispirazione. È una vera e propria ragnatela di pensieri sulla mia relazione con Alex, su quello che penso del matrimonio, sulle nostre difficoltà e i nostri superpoteri, su amore, passione, sesso, parole, rispettosa, apprezzamento… do briglia sciolta ai pensieri. Non so quanto abbia senso e coerenza, ma avevo forse bisogno di processarlo ancora una volta.

Una riflessione che mi sono resa conto riascoltandolo: hanno tutti un’opinione di come deve essere una relazione sana e duratura. Di ciò che è normale e non. Credo che ognuno debba riuscire a definirlo per sé, senza influenze esterne se non quella della propria relazione.

:: Nell’episodio menziono:

Questo post su IG.

Questo post del 2016: Sopravvivere a un bimbo come coppia

Questo episodio del 2009: La nostra foto portafortuna

:: Altri post che ho scritto sulle stesse note, interessante per me leggere l'evoluzione:

Divorziare non è normale (2009)

Quando finisce l'amore nella coppia? (2015)

L'amore è duro lavoro. Ed è normale. (2017)

E se si vuole divorziare dopo i figli? (2020)

Appuntamenti romantici dopo i figli (2020)

:: Come appoggiare il podcast:

Io non faccio pubblicità e non accetto sponsor, perché le pubblicità mi danno fastidio e non voglio sottoporvi a più pubblicità di quelle che già vi sommergono nella vita quotidiana. Se vi piace il mio podcast e volete aiutarmi a mantenerlo vivo, potete acquistare uno dei miei corsi:

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Ieri su instagram ho scritto un post che vi leggo. L’ho scritto d’istinto, da pensieri che si rincorrevano nella mia testa dopo una giornata di discussioni con Alex, anzi dopo settimane difficili con Alex, ma lì ci arrivo tra un po’.

Il post dice:

Una volta un insegnante di salsa mi disse: “Sulla pista da ballo ci sono sempre tre persone: tu, il partner e la musica”.
Ecco, penso che in una relazione di coppia sia lo stesso: ci siamo io, Alex e la relazione. Io, lui e noi.
Sono tre entità separate che hanno bisogni completamente diversi e che vanno nutrite in maniera completamente diversa.
Quello di cui ha bisogno l’individuo spesso non coincide con quello di cui ha bisogno la relazione, ma se continuiamo a nutrire gli individui e lasciare gli avanzi alla relazione… be’, come ci aspettiamo che la relazione sopravviva?
La relazione sta agli individui come la musica sta ai ballerini: entrambe vanno ascoltate per trovare il flow perfetto.
Non so nemmeno dove voglio arrivare con questo, ma è qualcosa a cui sto pensando ultimamente. Forse dovevo mettere un warning all’inizio: pensieri a ragnatela in corso. 🕸 
Che poi spesso quello di cui ha bisogno la relazione non coincide con quello di cui ha bisogno l’individuo, ma se nutriamo solo la relazione e diamo gli avanzi agli individui siamo da capo… la relazione non fluisce. Un po’ come se ascoltiamo solo la musica e non balliamo insieme al partner.

Ecco, per me che sono anche ballerina, l’immagine della musica come terza entità sulla pista da ballo è potente e mi rappresenta appieno. Per esempio, spesso non riesco a seguire il partner con cui sto ballando perché la musica mi chiede tutt’altro (e di solito mi fermo per un attimo e racconto questa storia delle tre persone sulla pista da ballo, per qualcuno deve essere una tortura ballare con me); altre volte invece mi lascio completamente traportare dalle mani della persona che ballo e anche se la musica a me dice altro, seguo quello che dice a lui o lei. Non so da che cosa dipenda: sicuramente dipende da me, da quello che sento in quel momento, ma dipende anche dal partner con cui ballo, da quello che riesce a trasmettermi lui o lei. Ma una cosa è vera sempre, non importa con chi stia ballando, la musica è sempre presente e le altre due entità devono ascoltarla e farle onore.

Ecco, forse anche nella relazione di coppia è così. La relazione è sempre presente: a volte sono più disposta a farmi trasportare e seguire quello che Alex sente nella relazione, altre volte sento di dover seguire quello che la relazione mi dice a discapito di quello che sente Alex. Per esempio, a volte mis sembra che la relazione parli un’altra lingua che gli individui devono imparare per riuscire a comunicare e capirsi. Una volta ho letto il concetto delle 5 lingue dell’amore di Gary Chapman: le 5 lingue dell’amore sono parole di affermazione, azioni di servizio, fisicità, tempo di qualità e regali. Ora, che io trovi questo valido e vero o meno, non importa, ma questo ,i aveva fatto riflettere. Perché per esempio, se la mia lingua primaria è tempo di qualità, ma Alex continua a parlarmi in Tocco fisico, non ci capiamo. Oppure, se la lingua primaria di Alex è azioni di servizio e io continuo a parlargli in Regali, non ci capiamo. Ecco, parlare la lingua della relazione significa forse imparare la lingua dell’altro e provare a parlarla. Il paragone linguistico ovviamente è qualcosa che per me è molto famigliare e si può fare anche in termini più spiccioli, io e Alex quando ci siamo conosciuti non parlavamo la lingua l’uno dell’altro: lui non capiva l’italiano, io non capivo il finlandese. L’inglese è diventato la lingua della nostra relazione. Ecco, forse per le emozioni è lo stesso, bisogno trovare o sviluppare la lingua della relazione.

Nel post di IG chiudevo chiedendo come si trova un equilibro. Come si nutre al meglio la relazione di coppia? Come si impara la lingua della relazione?
E qualcuno nei commenti mi ha risposto, con l’amore. 

Ecco, io questo non lo credo. Credo che riuscire a nutrire una relazione con l’amore sia estremamente raro. Anche salvare una relazione con l’amore è estremamente raro. Perché credo che in ogni relazione proprio come finisce la passione, finisce anche l’amore: l’amore quello dei primi anni, che non importa che cosa succede, si continua a pensare che “non ci lasceremo mai”, ecco quell’amore per me finisce. Credo che in una relazione, però, se gli individui imparano a nutrirla e a parlarne la lingua, possa rimanere molto più dell’amore, rimane il rispetto, per esempio, l’affetto (quasi fraterno, a volte). E certo, ci sono sprizzi di amore e di passione, soprattutto se si mantiene il dialogo aperto e sincero, se si sviluppa una famigliarità con il compromesso, se si accetta che è normale che un matrimonio sia duro lavoro, ma nonostante quegli sprizzi di amore e passione ci siano, non sono più quell’amore e quella passione del “non ci lasceremo mai”, sono più un “chissà se riusciremo a stare insieme fino alla fine dei nostri giorni”, perché a lungo andare non è più così chiaro e scontato come lo era all’inizio… anzi, come sembrava all’inizio, perché è sempre questione di percezione.

Proprio ieri, tra l’altro, mi è arrivato un messaggio privato in risposta a quel post che diceva, ma tu e Alex sembrate aver trovato l’equilibro e siete un team vincente, come avete fatto? 

Ecco sì, credo anche io che io e Alex abbiamo trovato un nostro equilibrio, ma non credo che siamo un team vincente, anzi spesso mi lamento con lui che non ci sento più squadra: sicuramente però siamo due persone che hanno avuto la fortuna di conoscersi relativamente giovani, ma non troppo giovani, avevamo 21 anni, avevamo già avuto le nostre esperienze romantiche ma eravamo altamente malleabili e flessibili, e quindi ci siamo modellati e trasformati a vicenda, e inoltre siamo due persone che capiscono che il matrimonio è duro lavoro e non hanno paura di lavorare sodo per trovare compromessi per superare ostacoli. 

Non parlo molto della mia relazione con Alex, se ci fate caso è raro che io scriva un post su di noi, sulla coppia, su quanto siamo innamorati, di quanto ci apprezziamo o cose così, magari ci vedete di più nel quotidiano, nelle storie e nelle nostre avventure, ma è da molto che non scrivo di noi come coppia, e questo è in parte perché non credo di avere molti semini da offrire su questo argomento, non è come sulla genitorialità che oggi sento davvero di avere gli strumenti e l’esperienza non solo di libri ma di vita per aiutare altri genitori. 

E in parte perché io e Alex stiamo facendo fatica. Anche se siamo capaci ad essere molto affiatati e siamo in linea su tutti gli aspetti della genitorialità e dell’educazione e siamo felici che entrambi apprezziamo questo stile di vita e insieme abbiamo avuto la pazzia di prendere e partire, io e Alex non siamo immuni alle difficoltà normali del quotidiano e del matrimonio. Facciamo fatica, litighiamo, ci feriamo, a volte senza volerlo altre volte apposta, non ci capiamo, a volte non ci parliamo o vorremmo non parlarci, poi vivendo sempre insieme non è così semplice e abbiamo anche imparato a lasciare andare più in fretta. E magari vi chiederete perché non parlo di questa fatica, ma di altre fatiche con i miei figli, per esempio, non ho problemi a parlare? Perché nonostante siano due fatiche normali, questa fatica mi sembra più… faticosa. È una fatica di persone adulte ed è una fatica che dura da molti anni. Le fatiche con i miei figli ho capito che sono tutte passeggere, sono fatiche con persone che cambiano alla velocità della luce, è come una tempesta passeggera e l’unica cosa che davvero devo fare io è riuscire a mantenermi aggrappata a un tronco per non lasciarmi portare via dalla corrente. Ma la fatica della coppia io la sento molto diversa, a volte mi sembra quasi come una tempesta perenne, perché ci si scontra sempre per le stesse cose e sulle stesse cose. È una fatica che sono anni che processo nella mia mente, una fatica che ho anche decifrato e capito infinite volte nella mia mente, ma che non sono ancora pienamente riuscita ad affrontare e risolvere.  

E ho capito due cose fondamentali di me, e le ho capite soprattuto in questi tre anni di viaggio a tempo pieno, perché il viaggio mi ha permesso di entrare in contatto con me stessa come mai avevo fatto prima, mi ha messo di fronte a una solitudine di cui avevo probabilmente bisogno per evolvere, e appunto ho capito due cose di me, anzi forse 3: 1. Che devo processare e analizzare una situazione o un’emozione per darle coerenza e logica nella mia testa ed essere in grado di parlarne agli altri. 2. che devo processare le mie fatiche da sola, mi viene meglio, sono un po’ un lupo solitario nel campo delle emozioni e dell’evoluzione personale, evolvo meglio da sola, sento che il lavoro su me stessa richiede solitudine, preferisco evolvere da sola e poi aggiornare gli altri; e 3. perché ho capito che non voglio influenze da fuori, ho capito che proprio perché l’evoluzione personale per me è solitaria, allora preferisco che sia solo mia, non so come spiegarlo, è un po’ come se leggere e studiare come sia possibile evitare una caduta, non mi tolga la voglia e la necessità di cadere comunque. In poche parole, sento di dover sbatterci il naso io. È il mio processo. E anche per questo, tra l’altro, raramente scrivo di lezioni della genitorialità che ho imparato se prima non le ho vissute e processate sulla mia pelle con i miei figli.

E forse è per questo che questo episodio è una ragnatela di pensieri, perché è l’unico modo in cui riesco a parlare di ciò che ancora non è chiaro al 100% nella mia mente. E mi sembra strano che non sia ancora chiaro al 100% nella mia mente perché lo processo da anni, l’altro giorno rileggevo un post vecchio del 2016 di cui vi leggo una parte:

«Un bambino arriva come un uragano nella relazione di coppia. So con ogni cellula del mio corpo che un giorno io e Alex finiremo insieme, vecchi e grigi su quella panchina davanti al mare. Siamo troppo determinati per non farcela. Ma sicuramente dovremo usare tutte le nostre energie, pazienza e razionalità per arrivarci.
Da quando Oliver è arrivato, discutiamo molto più di prima, per cose stupide. Siamo meno squadra. Ci sembriamo più competitivi di prima, quel tipo di competizione da "lo so come si fa, perché non lo fai come me?". A volte sembra una gara a chi è il genitore migliore. Ci fraintendiamo più spesso. Ci rendiamo la vita più difficile più spesso. Ci facciamo sicuramente più male più spesso.
Non ci capiamo. Io gli chiedo, "Ci sono ancora pannolini sotto il fasciatoio?". Quello che sente lui però è, "Perché non mi hai detto che i pannolini stavano finendo?" e quindi mi risponde, "Lo vedi anche tu, no? Tu cambi Oliver molto più spesso di me".
Lui chiede, "A che ora hai le prove di ballo domenica?". Quello che sento io però è, "Non ci posso credere che hai di nuovo le prove di ballo domenica!" e quindi gli rispondo, "Ma se te l'avevo detto! Perché me lo fai pesare ora?".
Io volevo solo sapere se c'erano ancora pannolini, perché se no li avrei comprati.
Lui voleva solo sapere a che ora sarei arrivata a casa domenica, per farmi trovare il pranzo pronto.
È un circolo vizioso. Quando entriamo in questo stato mentale offuscato, più ne parliamo e cerchiamo di risolverlo, più troviamo cose che ci infastidiscono dell'altro. Ma fortunatamente siamo entrambi razionali e sappiamo che un matrimonio è duro lavoro—sappiamo che sono i compromessi, più dell'amore, che lo tengono in piedi e a volte lo salvano”.

Queste parole quando le ho rilette mi hanno fatta sorridere sul momento, ma poi mi hanno dato un senso di tristezza. 1. Perché riflettono quanto diventare genitori, che io e Alex volevamo con tutti noi stessi ed è una delle gioie più grandi della nostra vita, questo lo dico con assoluta onestà, perché diventare genitore oltre a darmi il privilegio di crescere al fianco di due personcine che stimo all’infinito, mi ha fatto scoprire montessori che ha poi dato un senso alla mia vita, mi ha dato una missione e mi ha accompagnata nella mia evoluzione personale; ma d’altro canto diventare genitori ha avuto un prezzo altissimo sulla nostra coppia e spesso io e Alex quasi non ci riconosciamo come le persone che abbiamo scelto 13 anni fa; 

E 2. Queste parole mi danno un senso di tristezza perché le avrei potute scrivere oggi. Sono passati oltre 5 anni da quelle parole eppure le sento ancora molto vere, forse ancora più vere oggi di allora. Anzi, forse se questo post lo avessi scritto oggi senza la consapevolezza e l’evoluzione che ho fatto negli ultimi 5 anni, queste parole sarebbero ancora più amare. Perché le ho scritte prima che arrivasse Emily, ma è dopo che è arrivata Emily che la coppia ha subito la prova più grande, perché abbiamo attraversato l’esperienza della privazione del sonno. Se ricordate uno dei primi episodi di questo podcast, raccontavo che la privazione del sonno ha tirato fuori tutti i miei demoni, mi ha fatta rinchiudere dentro me stessa, ha tirato fuori prepotentemente l’egoismo di cui avevo bisogno per non cadere nella depressione e ha allontanato me e Alex moltissimo come coppia. Siamo riusciti a rimanere a galla, perché io credo che abbiamo un superpotere, ma a questo ci arrivo dopo, ma anche se siamo rimasti a galla credo che quel periodo ci abbia fatto ferite profonde che non si sono ancora cicatrizzate del tutto e non so se si cicatrizzeranno mai davvero, perché quel periodo ha creato meccanismi e circoli viziosi da cui ancora oggi facciamo fatica a uscire.

E proprio nelle ultime settimane stiamo attraversando uno di quei periodi in cui facciamo più fatica del solito, litighiamo più spesso, siamo meno tolleranti l’uno verso l’altro, non ci capiamo. Certo essere viaggiatori a tempo pieno non aiuta, perché siamo sempre insieme 24 ore al giorno, ma questo è un ostacolo che abbiamo già superato da tempo, quando abbiamo iniziato a viaggiare 3 anni fa e abbiamo dovuto e voluto imparare a far funzionare questo stile di vita. La fatica che stiamo facendo ora secondo me ci arriva da quelle ferite che stanno ancora cicatrizzandosi. Quando ne parliamo siamo sicuri entrambi che sentiamo ancora quella determinazione di arrivare su quella panchina davanti al mare vecchi e grigi, ripeto questa immagine perché è la mia foto portafortuna, ne ho scritto un post che se mi ricordo vi lascio nelle note dell’episodio, ma ecco anche se noi sentiamo ancora quella determinazione, anche se siamo entrambi determinati a fare il lavoro, non significa che il lavoro non pesi.

Il lavoro pesa, eccome. 

Poco tempo fa, dopo l’ennesima discussione, un giorno sono scoppiata a piangere e ho detto ad Alex che mi sento prosciugata emotivamente dalla nostra relazione, perché litighiamo sempre per le stesse cose e per cose stupide e ci critichiamo e giudichiamo in continuazione, perché non sento che siamo squadra. E gli ho detto che per stare così forse è meglio non stare insieme. Quella stessa sera dopo aver messo a letto i bimbi e dopo ore di parole sincere e a cuore aperto, di ascolto attivo e anche di lacrime, Alex mi ha detto che a volte mi guarda e non sa se mi ama ancora, che sono una persona completamente diversa”. So esattamente che cosa intende perché lo provo anche io ed è vero che non ci amiamo più come una volta, ci amiamo in maniera diversa, ma l’amore in gran parte forse è stato sostituito da altro.

Prosciuga mentalmente ed emotivamente litigare sempre per le stesse cose, perché sembra di non fare passi avanti: sappiamo che cosa ci dà fastidio o ci ferisce l’uno dell’altra, ma spesso non riusciamo a evitarlo. Per esempio, lui sa che a me dà fastidio la sua mancanza di comunicazione e che mi ferisce la sua poca pazienza verso di me. Ma spesso non riesce a comunicare o a mantenere la pazienza. Oppure io so che a lui dà fastidio quando lo critico in maniera non costruttiva e che lo ferisce la mia mancanza di dimostrazioni d’affetto. Eppure Spesso non riesco ad evitarlo, proprio per quei circoli viziosi che si sono creati e dai quali facciamo fatica ad uscire: Alex ha bisogno di più dimostrazioni di affetto, ma io per sentire di voler dimostrare affetto ho bisogno di sentirmi appoggiata, di pazienza, ma per darmi pazienza e tolleranza lui ha bisogno di sentirsi apprezzato, ha bisogno delle mie dimostrazioni d’affetto… questi sono circoli viziosi da cui è difficilissimo uscire perché richiede non solo l’evoluzione degli individui ma anche della relazione. 

Prima ho detto che io e Alex abbiamo un superpotere, ma forse in realtà nel abbiamo due. 1 è l’aver capito che bisogna fare degli aggiornamenti delle persone. L’evoluzione personale, una volta che la si inizia e si capisce come evolvere non si ferma mai e se uno nella coppia non riesce a stare dietro all’altro o non comunichiamo l’evoluzione e non facciamo nella nostra mente un aggiornamento dell’altro, allora ci si allontana irrimediabilmente. 

Sapete che una delle mie frasi preferite dice: “Lo scopo della vita di un uomo è dare alla luce se stesso”. Ecco, questa è l’evoluzione personale che io ricerco, un’evoluzione che non si ferma mai perché la mia missione in questa mia vita è dare alla luce una versione migliore di me e quando dico migliore intendo migliorare ciò che di me non mi piace, ciò che sento di poter fare meglio. E questa evoluzione è davvero potente. Per questo secondo me è importantissimo continuare a comunicare come stiamo evolvendo e come siamo evoluti quando ci rendiamo conto di essere evoluti. E credo che questa immagine del fare un aggiornamento dell’individuo, noi degli altri e gli altri di noi, sia necessaria nell’evoluzione personale. Proprio come facciamo l’aggiornamento del telefono alla versione più recente, allo stesso modo dobbiamo fare gli aggiornamenti degli individui. Perché quando evolviamo, se non abbiamo tempo (o abitudine o voglia) di comunicarlo, l’altro può rimanere indietro, all’immagine di chi eravamo. E questo vale per la coppia, ma anche per qualsiasi altra relazione. Da quando ho capito questo concetto, riesco anche ad affrontare meglio, per esempio, le discussioni con mia madre: quando litighiamo e lei dice una frase su di me che non è più vera, non sento più di dovermi difendere o di dover attaccare, semplicemente le dico che deve fare un aggiornamento di me perché non sono più quella persona e finché lei non fa l’aggiornamento la nostra comunicazione non può essere onesta intellettualmente. Allo stesso modo so che io devo fare l’aggiornamento di lei. 

E lo stesso vale con Alex.

E qui arrivo al secondo superpotere che abbiamo io e lui come coppia: io e lui parliamo. Parliamo parliamo parliamo parliamo e parliamo. Abbiamo interiorizzato dentro di noi la consapevolezza che se continuiamo a parlare ed essere sinceri sui nostri sentimenti e sulle nostre emozioni, ma davvero sinceri, a costo di ferire, allora forse possiamo farcela. E appunto essere sinceri significa anche dire le verità scomode, quelle che si ha spesso paura di dire perché ci si vergogna o perché si ha paura di ferire. Verità come “Se continuano così, divorziamo”. “Non ho voglia di fare l’amore con te”. “Non ho più pazienza con te”. “Non mi attrai più fisicamente”. “Non so se ti amo ancora”.

Sono frasi dure da ascoltare e da processare, perché a volte sembrano frasi che preannunciano la fine, ma la verità secondo me è che la fine arriva proprio se non le si dice, queste frasi, a noi stessi e poi all’altro. Se non si ha la capacità di essere onesti sui propri sentimenti con la persona che abbiamo scelto al nostro fianco, allora che cosa ci stiamo a fare con quella persona? 

E no, facile non lo è. Non è facile. Le relazioni non sono facili. Anche quelle che da fuori sembrano perfette e affiatate, da dentro sono duro lavoro e compromessi. Per questo mi sorprendo quando una coppia si separa e quando chiedo perché mi dice perché non c’è più passione o non c’è più amore. Perché mi sembra che non abbiamo capito che cos’è davvero il matrimonio: forse cresciamo con un’idea sbagliata di come dovrebbe essere un matrimonio o una relazione duratura, quell’idea che ci presentano i film che se riusciamo a conservare l’amore e la passione allora possiamo avere un matrimonio sano e duraturo, l’idea che l’amore è più forte di tutto e finché c’è amore la coppia  può contro tutte le avversità della vita; e quando cresciamo con questa idea di matrimonio e poi arriva il nostro turno e ci rendiamo conto che stare insieme è tutt’altro che rose, fiori, amore e passione, allora ovviamente pensiamo che quello stiamo vivendo non è normale, ovviamente pensiamo che non è normale sentire di dover lavorare tanto e così duramente per far funzionare la relazione e per parlare la lingua della relazione. 

E invece è proprio normale!

Ecco, forse il superpotere più grande che abbiamo io e Alex è che entrambi abbiamo capito che tutto questo è normale! Se tutte le coppie fossero sincere e trasparenti, sono convinta che l’idea di normalità sarebbe ben diversa. Ecco, forse nella nostra società dovremmo un po’ ridefinire che cos’è normale in una relazione a lungo termine. Dovremmo rivalutare l’importanza di amore e passione nella coppia, perché credo che amore e passione siano davvero sopravvalutati, che gli si dia troppa importanza e che in questo modo si crei un’idea distorta della verità e della normalità. Mi sembra quasi che nell’immaginario collettivo siano l’amore e la passione a definire la coppia, che siano il metro di paragone tra una coppia che durerà e una che si separerà. Ma personalmente credo che siano altre le cose che marcano il successo di una coppia: il dialogo, il rispetto, l’apprezzamento, la stima, la voglia di stare insieme. Ecco, la voglia di stare insieme credo che sia importante, non credete? Se non abbiamo voglia di stare con la persona che abbiamo a fianco, che senso ha? Per me questo è un metro di paragone molto più forte dell’amore e della passione. Io posso litigare con Alex e possiamo non capirci e possiamo comunicare male e arrivare a fine serata che mettiamo a letto i bimbi e invece di chiacchierare ci sediamo a computer a lavorare, ma la verità è che di fondo è che io ho voglia di stare con lui in questa vita. Ho voglia di continuare questa avventura della insieme.

Perché se c’è una cosa che mi è chiara è che io non vorrei condividerla con nessun altro, questa vita, perché ho investito tanto in questa relazione e nel conoscere questa persona e farmi conoscere da lui e siamo migliorati tanto insieme, tra progressi e regressi, che l’ultima cosa che vorrei è buttare tutto all’aria, soprattutto dopo 15 anni di duro lavoro che ci ha resi più bravi a discutere, a lasciare andare, a perdonarci, ad accettarci, a riconoscerci, ad aggiornarci, a parlare. Ecco più parliamo più diventiamo bravi a parlare. Più diventiamo bravi a parlare, più cresce il nostro superpotere.

E parlare con onestà credo davvero che sia da sempre il nostro superpotere. Non c’è nulla che abbiamo timore di dirci o che pensiamo che l’altro non capirebbe, ci stimiamo tanto da avere massima fiducia che l’altro saprà accogliere le nostre parole con il beneficio del dubbio. E a volte ci diciamo delle cose assurde, cose che io forse non condividerei nemmeno con la mia migliore amica perché non so se mi capirebbe così come mi capisce Alex. Un giorno, per esempio, parlando di una coppia di amici che si è separata da poco gli ho detto: “Sai, penso che se io e te staremo insieme per tutta la vita è anche perché io ballo. E il ballo mi fa riprovare di tanto in tanto quelle farfalle nello stomaco che tanti magari cercano in una nuova relazione. Quando esco a ballare trovo sempre un qualcuno con cui ho più feeling, qualcuno che mi invita a ballare e appena inizia la musica e le mani si toccano sappiamo entrambi che sarà un bel ballo, intenso e allora ci lasciamo andare alla musica e seguiamo i movimenti l’uno dell’altra. E allora una canzone diventa come una piccola storia d’amore in cui i corpi diventano uno e quella sensazione è un po’ come i primi giorni dell’innamoramento. Poi finisce la canzone, ci si batte il dieci e si prosegue, si balla con altri, per poi magari ricercarci dopo o chiedersi se balleremo di nuovo la settimana prossima…”. E dopo aver raccontato tutto questo ad Alex gli ho detto, dovresti trovare un hobby così anche tu. Lui ha riso e mi ha detto che non ne ha bisogno, ma che è felice che io ce l’abbia. E poi ovviamente mi ha fatto qualche battutina sui miei tanti spasimanti in giro per il mondo e ogni volta che esco a ballare mi chiede se troverò uno spasimante e io gli rispondo “Spero di sì”. 

Ecco, questa è la nostra forza: parlare con onestà. Non avere paura di dire quello che proviamo, di condividere anche pensieri un po’ anormali. 

Perché parlare spesso aiuta a normalizzare. Continuo con il ballo, che ormai con il ballo ho iniziato e magari finisco pure. Per esempio, chi balla bachata bene, ad alti livelli, sa che questa sensazione è assolutamente normale quando si balla, perché la bachata è un ballo sensuale e per ballarla bene ci si deve affidare l’uno all’altro, i corpi devono essere attaccati, le gambe di uno tra le gambe dell’altra, spesso si è così vicini che addirittura le fronti si sfiorano… Ecco, io so che ballare bachata è così e che è ballo, non ha nulla di sessuale. E io, Carlotta, l’ho detto ad Alex dall’inizio della nostra relazione, io dico sempre che Alex ha sposato me e il ballo, quindi qualsiasi tipo di gelosia che avrebbe potuto sentire in realtà non ha mai trovato terreno fertile per crescere perché io sono sempre stata molto sicura e molto aperta sulle mie sensazioni ed emozioni. Ma ora pensa se non lo fossi stata. Pensa se me fossi vergognata e non gliene avessi parlato pensando che non capirebbe o che sarebbe geloso o che non ferirei i suoi sentimenti. E quindi continuo ad andare a ballare, ma mi tengo dentro queste sensazioni, ma proprio perché gliene nascondo inizio a sentire di stare facendo qualcosa di sbagliato (anche se non sto facendo nulla di sbagliato). Ma invece di parlarne con lui, continuo a tenermelo dentro e questa sensazione cresce, e più cresce e più sento di stare facendo qualcosa di sbagliato, e allora inizio a sentirmi in colpa. E quando poi magari un giorno per una ragione o per l’altra arriviamo a parlarne, mi sento così in colpa che anche se non c’è nulla di male e non ho fatto nulla di male, ho solo ballato, io mi sento così sbagliata che mi metto sulla difensiva e il mio atteggiamento fa sentire lui meno sicuro e lo porta a fidarsi di meno di me. Cioè, mi sono data la zappa sui piedi da sola. Mi sono fatta delle idee nella mia testa sulla base di quello che pensavo che lui avrebbe pensato invece di parlarne con lui direttamente.

Ecco, io personalmente penso che non parlare con onestà crei molti più problemi nella coppia di quanti se ne creino già di per sé, senza dover fare nulla. Credo che sia molto più produttivo ed efficace essere onesti l’uno con l’altro e non avere paura delle proprie verità, anche se scomode, perché se io scelgo una persona e mi fido di questa persona e la stimo, io le do il beneficio del dubbio e ho fiducia che mi accoglierà. E se poi non mi accoglie ci penso dopo, però prima mi prendo la responsabilità delle mie verità, perché per me imparare a dirsi e a dire le verità, anche scomode, fa parte dell’evoluzione personale. E questo per me vale per tutte le conversazioni, soprattutto quelle su cui ci sono aspettative perché la società ce le presenta in un certo modo.   

Prendiamo il sesso per esempio. Sentiamo dire a destra e a manca che il sesso è importante in una relazione, da adolescente ricordo sentire dire spesso che mantenere una buona relazione sessuale è la cosa più importante in un matrimonio, che è l’unico modo per rimanere uniti e complici e continuare ad amarsi, nonostante le difficoltà. Ecco, sarò bastian contraria ma io credo che questa sia una grande grassa bugia e una bugia che crea aspettative completamente sbagliate e malsane, credo che dovremmo rivalutare queste affermazioni, iniziare a ridefinire la normalità e soprattutto parlare più apertamente con il nostro partner di come viviamo il sesso. Perché se io non comunico quello che provo con onestà per paura di ferire o di non essere capita, rischio di creare problemi che magari invece si potrebbero evitare.

Per esempio, se io faccio sesso con mio marito due volte a settimana perché credo che il sesso sia importante in una relazione e ho letto da qualche parte che bisogna fare sesso almeno due volte alla settimana per avere una relazione sana, ma di quelle 8 volte ne ho davvero voglia 2 e le altre lo faccio perché sento di dovere e magari non riesco nemmeno a entrare nel mood e magari non vedo l’ora che sia finito… 1. è una tristezza perché lo scopo del sesso dopo i figli, quando non è più per riprodursi, è il piacere, quindi se non provo piacere, che senso ha farlo? 2. non mi sto rispettando io come donna e come individuo; 3. Non sto rispettando lui o lei perché sto mentendo; 4. Non sto facendo nulla di sano per la coppia, anzi, sto creando risentimenti e rancori che sicuramente a lungo andare esplodono. 

Se invece faccio sesso solo quelle due volte, ma ne ho davvero voglia, lo cerco, lo desidero, me lo godo, raggiungo l’orgasmo senza fatica e sono coinvolta e presente con la mente e con il corpo in ogni istante… beh, io credo che sia molto più sano per la relazione. MA se quando capisco tutto questo non ne parlo con l’altro, come posso aspettarmi di creare una relazione sessuale sana e piacevole? 

In Nuova Zelanda sono andata a fare una visita ginecologica per una ciste nell’ovario e già che c’era ho spiegato alla ginecologa che mi sembra che la mia libido sia bassa molto negli ultimi due anni. E lei mi ha detto qualcosa che mi ha fatta riflette molto: mi ha detto, è bassa per te o per tuo marito? Vorresti voler fare più sesso, ma senti che il corpo non accompagna il pensiero o il sesso che fai ti va bene ma pensi che dovresti farne di più perché tuo marito ne ha bisogno? Io ho pensato per un attimo e lei ha continuato e mi ha detto. «Per noi donne è normale desiderare meno sesso se non vogliamo più figli: il sesso possiamo farlo per il piacere che dà, ma è anche possibile che troviamo molto più piacere nel condividere una risata seduti sul divano. E non c’è nulla di male. Non siamo sbagliate perché desideriamo meno sesso. Spesso ci fanno credere che gli uomini hanno bisogno del sesso perché per loro è fisiologico: c’è una parte di verità in questo, ma ti assicuro che gli uomini non hanno bisogno di noi per soddisfare questo bisogno fisiologico, la masturbazione è sana anche in un matrimonio e se ne dovrebbe parlare più apertamente, senza tabù e senza vergogna». E mentre lei diceva tutto questo io pensavo a quante volte io e Alex avevamo parlato esattamente delle stesse identiche stesse cose. E io credo davvero che più che fare sesso, parlare di sesso renda una relazione duratura: perché quando ci si capisce, si capiscono i bisogni dell’altro, si trova un compromesso per venirsi incontro, magari si trova anche un modo per scherzarci su, allora non si sente più il sesso come un dovere e si accetta che magari lo si fa meno ma lo si fa bene e con voglia. E che non è la quantità che rende una relazione duratura, ma la qualità. E la qualità si ottiene solo essendo parlandosi ed essendo onesti l’uno con l’altro. 

E questo credo sia proprio la chiave per ritrovare quegli sprizzi di amore e passione di cui parlavo prima. Perché quando si fa del dialogo una priorità si sviluppa l’abitudine di ricercare il dialogo. Io e Alex il dialogo lo ricerchiamo in tantissime forme diverse. Quando spegniamo i dispositivi e giochiamo a carte sul tappeto. Quando ci sediamo sul balcone a guardare il tramonto con un tè. Quando ci sediamo a tavola con un bicchiere di vino e improvvisamente la bottiglia è finita e ci troviamo a spiegare la matematica su dei fazzoletti ridendo a crepapelle, storia vera tra l’altro, è nelle mie storie in evidenza su Instagram. E quelli sono anche i momenti che poi nutrono la relazione, che ci ricordano come parlare la lingua della relazione. Perché poi la stessa persona che mi ha detto “A volte ti guardo e non so se ti amo ancora” mi dice anche “sei la mia moglie preferita” e quando io gli rispondo che “È ovvio perché sono l’unica”, lui mi dice che non è vero, che è stato sposato a tante versioni di me e questa è la sua preferita. E io sento lo stesso. Anche se facciamo fatica, anche se a volte mi sento prosciugata emotivamente, anche se a volte non sopporto più la sua presenza, anche se cambierei un milione di cose di lui, come lui cambierebbe un milione cose di me, sono 14 anni che cresciamo ed evolviamo insieme e ci appoggiamo e ci aggiorniamo e questa magari non è la versione di lui che amo di più ma è sicuramente la versione di lui che preferisco. Perché lo stimo e lo apprezzo in tantissime cose che fa e che dice questo per me è ben più importanti dell’amore. 

E magari chi lo sa, dicono che l’amore è cieco e quindi magari solo quando l’amore si trasforma in altro possiamo vedere davvero l’altra persona e decidere ogni giorno, con consapevolezza di stare insieme.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.

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