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Episodio 162 ·

Quando la relazione con la famiglia d'origine è insostenibile

In questo episodio di Educare con Calma parliamo ancora una volta di insostenibilità delle relazioni, un tema importante su cui riflettere per riuscire ad avere, nella nostra vita, relazioni più autentiche, che ci rappresentano e che ci fanno sentire bene.

Vi leggo un messaggio molto intenso di una mamma che apre il suo cuore e rispondo con riflessioni che un tempo ho fatto anche io pensando alla relazione con la mia famiglia d'origine. Come sempre, sono solo semini: parliamone insieme nei commenti su La Tela.

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anche questa settimana faccio una premessa per me importante e vi ricordo che il mio libro cosa farò da grande è in prevendita ed esce in tutte le librerie il sei di febbraio. Io lo definisco il primo non manuale di genitorialità perché nonostante ci siano ovviamente tanti strumenti per i genitori in questo libro parlo alle famiglie attraverso le vulnerabilità della mia famiglia e le mie vulnerabilità di donna e di madre. Per i dietro le quinte vi rimando alla tela punto com barra libro, dove racconto anche come aiutarmi a diffondere questo libro che vorrei che arrivasse nelle case di sempre più famiglie. Ma qui vi ricordo che se avete comprato o comprate il libro in prevendita riceverete un bellissimo contenuto bonus pensato apposta per voi e che troverete nel codice QR sul segnalibro all'interno del libro e vi racconto un pezzettino in più su questo regalo che vi farò. Questo contenuto speciale avrà a che fare con i nodi della genitorialità e come allentarlo se non scioglierli. E ora vi lascio all'episodio di oggi che tratta un tema spesso scomodo l'insostenibilità delle relazioni con la famiglia D'origine. Vorrei dirvi un capitolo specifico del libro in cui ne parlo, ma in realtà è una ruota di cui scrivo in tantissimi capitoli, forse più presente nel capitolo cinque che si intitola I consigli sono come la frutta l'educazione che hai ricevuto non è l'unica bussola. Vi lascio all'ascolto benvenuti e benvenute ad un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di nuovo di sostenibilità delle relazioni cosa intendo per relazione sostenibile? Idealmente una relazione che non ha aspettative, ma ovviamente mi rendo conto che nel concreto, soprattutto in una società che è molto basata sulle aspettative, questa sembri quasi un'utopia, quindi una definizione più accessibile di relazione sostenibile. L'avevo già detta in un certo senso in un altro episodio del podcast per me potrebbe essere una relazione che ci fa sentire bene una relazione in cui le aspettative sono chiare e trasparenti. Sostenibile, quindi è una relazione tra persone che magari hanno idee e valori diversi, ma che provano ad accogliere quella diversità con rispetto e libertà, senza la paura costante di deludere l'altro. Forse sapete che questo è un argomento a cui tengo moltissimo, tanto che gli ho già dedicato, come vi dicevo prima, un altro episodio del podcast. Se mi ricordo vi lascio il link nelle note di questo episodio e ho dedicato a questo tema anche la newsletter dello scorso gennaio. Questa volta però volevo proprio approfondire un tipo specifico di relazioni che a volte possono diventare non sostenibili e che vedo che causano veramente un problema quando lo diventano, perché diventano quasi tossiche e hanno un'influenza. Poi questa tossicità ha un'influenza su tutto il resto della nostra vita. Queste relazioni sono quelle con la famiglia D'origine vi anticipo che proprio su questo tema ci sarà addirittura un ulteriore approfondimento anche nella newsletter di fine mese, che come al solito sarà ricchissima di riflessioni e spunti pratici e quindi vi invito ad iscrivervi per riceverla se non l'avete ancora fatto potete farlo su la tela punto com barra newsletter. Oggi però ci tenevo a partire da un messaggio di una mamma che mi è arrivato un bel po' di tempo fa, a dire il vero e che ricalca la situazione in cui purtroppo si trovano davvero tante, tante, tante, tante famiglie. Vi leggo le sue parole Cara Carlotta, ti scrivo questa mail a cuore aperto, anche se mi costa molta, molta fatica. Ma come dici spesso è importante salire sul tetto del nostro edificio e vedere che tutte le case sono in fiamme. C'è infatti un grosso punto dolente da parte mia che non riesco a superare e per il quale ti chiedo un consiglio mia madre premetto che con lei ho un brutto rapporto colmo di rancori e di non detti. Lei è una persona molto decisa, sicura di sé e arroccata nelle sue idee molto tradizionali. Quando ero giovane e cercavo con fatica la mia strada, spesso incontravo il suo biasimo, nonostante fossi una studentessa brillante. Appena facevo qualche piccola cosa che andava contro le sue idee, mi puniva con ramanzine in cui mi giudicava, ma più spesso mi puniva con un silenzio rancoroso e cocciuto che andava avanti anche per giorni, fino a quando io rientravo nei ranghi e tornavo a comportarmi come lei voleva, ovvero stare a casa con lei. Da quando è nato il mio bambino, i rapporti con mia madre si sono molto distesi. Adesso è molto gentile con entrambi, adora il nostro bambino e questa cosa mi fa provare un grandissimo sollievo. Però c'è un retro della medaglia che di giorno in giorno mi inquieta sempre di più nella sua sicurezza e nella sua esperienza coi bambini in quanto ex psicomotricista infantile, pensa di sapere già tutto su come si educa un bambino e ovviamente non condivide la nostra scelta di educare con calma e rispetto. Non condivide la nostra scelta di usare pannolini lavabili. Quando porto il bimbo a casa sua, usa tassativamente i pannolini usa e getta, nonostante io le dica di usare i nostri in stoffa. Non condivide la nostra scelta di non dire bravo. Lei lo dice spesso e volentieri, anche se sa che io non lo apprezzo. Non condivide la nostra scelta di non far mangiare zucchero o cibi confezionati al piccolo. Non me lo dice chiaramente, ma dal suo sguardo capisco che non condivide la nostra scelta di non utilizzare schermi e televisione. Ogni tanto gli parla dei personaggi dei cartoni animati che guarda la mia nipotina poco più grande di lui. Ma soprattutto tutte le volte che vado a prendere mio figlio dopo il lavoro, ho l'impressione che sia trattato come un burattino, come un cucciolo addomesticato di cui esibire le nuove abilità e un continuo cosa hai fatto oggi? Come si chiama questa cosa che verso fa questo animale? Dai, balla, balla. Mi si attorciglia lo stomaco ogni volta che sento queste parole queste continue pressioni inutili, come se dovesse mostrarmi quante cose impara con lei. Ma la cosa che mi ferisce ancora di più è che io non riesco a esternare i miei sentimenti. In passato qualche volta ci ho provato, ma da parte sua sono arrivati giudizi molto freddi. Oggi sono ancora bloccata nei non detti. Ho paura di lei, ma allo stesso tempo vedo come la sua impronta possa potenzialmente danneggiare il percorso di mio figlio. Da un lato vedo che gli vuole bene e mi sento in colpa per provare questa stretta allo stomaco. Ma d'altro canto la stretta c'è quasi tutte le volte in cui torno a prenderlo dopo il lavoro. Per questo, qualche mese fa io e mio marito abbiamo deciso di iscrivere il nostro piccolo a un nido, una scuola in cui si educa secondo il metodo Montessori e in cui si parla inglese. Per me scoprire questa struttura è stato meraviglioso perché unisce il metodo educativo che sto seguendo con il bilinguismo, che credo sia una risorsa immensa per i bambini. Il problema è che ho il terrore di dirlo a mia mamma. So già che la farò stare male e che lei a sua volta mi dirà delle cose che mi faranno stare molto male, ritornando alla freddezza dei rapporti che c'erano prima che nascesse il mio bambino, perché so che le sue obiezioni metterebbero in dubbio la mia scelta. Purtroppo spesso è successo in passato. A volte mi chiedo perché alcune famiglie d'origine invece di essere le nostre radici, che ci mantengono saldi e così ci permettono di crescere e dare i nostri frutti migliori, diventino delle catene che ci tengono bloccati, oppressi, perché di fronte a un'educazione alternativa, di fronte all'entusiasmo di nuove idee che parlano di rispetto e di empatia, viene eretto un muro di diffidenza e di sfiducia all'insegna del si è sempre fatto in questo modo. Ecco tutta questa lunga mail e per chiederti cosa mi consiglieresti di fare? Seguire la mia idea di educazione, ma rischiare di allontanare mio figlio dai nonni o accettare che parte dell'educazione di mio figlio sarà tradizionale e fare del mio meglio per compensare? Forse sto esagerando io ti ringrazio e ti mando un grande abbraccio. Wow, questo messaggio questa mail è stata davvero intensa e mi ha dato davvero tanti spunti di riflessione che vorrei condividere con voi oggi non penso di riuscire ad approfondirli tutti, ma ci tengo proprio solo a darvi. Ecco, a lanciare questi semini no, sperando che poi possano germogliare. Magari qualcuno germoglierà in qualche in qualche mente e qualcun altro germoglierà in qualche altra mente, perché ognuno prende quello di cui ha bisogno in questo momento. Quindi vi leggo direttamente la mia risposta. Sento tutta la tua fatica prima di ogni cosa. Ci tengo a dirti che non possiamo cambiare gli altri. Possiamo cambiare solo noi stessi. Il lavoro più utile che possiamo fare per coinvolgere i familiari nel nostro stile di educazione e provare a coinvolgerli, ma poi accettarli così come sono. Questo per me non vuol dire che devi accettare passivamente il comportamento di tua madre, ma significa che se provi disagio di fronte al suo approccio, ma non vuoi rinunciare a questa relazione, puoi prendere comunque alcune decisioni con consapevolezza. Ad esempio, puoi scegliere di lasciare meno tuo figlio con tua madre e quando è con lei, accettare che lei lo educhi. Come sa, In fondo siete tu e tuo marito il nucleo familiare che farete la differenza perché il nucleo familiare ha più peso. Quindi se pensi che l'approccio di tua madre potrebbe danneggiare tuo figlio. Non preoccuparti, è quello che fanno i genitori in casa, che poi fa la differenza tra la percezione di giusto e sbagliato nella mente dei bambini l'importante in questi casi, secondo me, come dico anche nel percorso per educare a lungo termine e mantenere la conversazione aperta con i bambini e continuare a riflettere con loro su quali sono i nostri valori e che cosa facciamo noi nella nostra famiglia rispetto a quello che fanno gli altri nella loro famiglia, non c'è un giusto e uno sbagliato, ma ci sono semplicemente delle decisioni che la nostra famiglia prende e che altre famiglie non prendono. Possiamo farlo senza giudizio. Detto questo, però, credo proprio che quella stretta al petto che hai quando torni dal lavoro sia il segnale che hai scelto, la strada che più ti rappresenta, ovvero quella di mandare tuo figlio al nido e ti invito a non dubitarne. Segui quei segnali e magari parallelamente puoi provare ad avviare un dialogo costruttivo con tua madre, anche con la presenza di tuo marito, se può aiutare. Io, per esempio, ho notato che le famiglie in cui i due genitori affrontano la conversazione insieme hanno più probabilità di successo e magari non succederà alla prima, magari nemmeno alla seconda. Ma se proviamo a mantenere un dialogo costruttivo, aperto e propositivo, se usiamo empatia, quando ci relazioniamo e accettiamo che non tutti ci seguiranno, riusciremo a trovare un compromesso che funzioni per tutti e se non subito a lungo termine. Tra l'altro hai mai considerato di intraprendere la terapia di coppia con tua madre? Sempre che tu abbia voglia di dare un'opportunità a questa relazione che ti ha causato tanto dolore, andrebbe anche benissimo e sarebbe lecito se non ne avessi voglia. A volte credo che pensiamo alla terapia di coppia solo rivolta alla relazione della coppia con il partner o con la partner. E invece perché non potrebbe essere una terapia di relazione? Ecco terapia di relazione invece che terapia di coppia. Credo che potrebbe essere davvero rivoluzionario per tantissime relazioni con la famiglia D'origine, a prescindere dal fatto che tu scelga di investire o meno tempo ed energia in questo processo di comunicazione. Ricorda che il cambiamento non arriva quando prendiamo una decisione arriva quando ne siamo davvero sicuri, c'è una fase di transizione in ogni cambiamento e in quella fase ogni ostacolo ha il potere di farci sentire sbagliati e mettere in dubbio la nostra scelta. Proprio come mi raccontavi tu della paura che senti al dire a tua madre di questa tua decisione. Non siamo liberi finché le critiche non ci fanno più traballare. Finché i giudizi delle persone, i giudizi altrui non ci toccano più in questo momento magari non sei ancora libera, ma sei sulla strada verso la libertà. Sei nella tua fase di transizione, adesso. Ciò che puoi fare è fidarti della scelta che hai fatto. Arriverà il momento in cui il giudizio altrui non ti farà più sentire vulnerabile. Ma quel momento non deve essere necessariamente oggi arriva per ognuno con tempi diversi e con modalità diverse. E infine, per rispondere alla tua ultima domanda, ci tengo a dirti che No, secondo me non stai esagerando. Tu sei l'adulto di riferimento per tuo figlio. E gli adulti di riferimento creano radici profonde nei bambini. Radici che dovranno sostenere l'albero di fronte ai venti tempestosi della vita. E questi venti includono anche relazioni tossiche come quella con tua madre, per esempio. Guarda che radici ha creato tua madre in te. Già, solo quello ti dice che se senti che la direzione per te, per tuo figlio, per la tua famiglia è quella di fare in modo che tuo figlio passi meno tempo in questa fase della tua vita con tua madre. Quella è la direzione che vuoi seguire. E attenzione non significa che non si vedranno più. Non significa che non passeranno più tempo insieme. Significa semplicemente che in questo momento questa è la direzione che tu senti di dover prendere. Ti invito a onorare quella sensazione. Non siamo più abituati a seguire le nostre sensazioni, anzi, a volte seguiamo le sensazioni che non deludono gli altri, ma così facendo ci deludiamo noi stessi. Ti ringrazio per la tua condivisione e spero che potrai onorare le tue sensazioni, anche se a volte ti sembra scomodo. E mentre parlavo mi è venuto in mente un'altra cosa importante da dire a proposito di questo seguire le nostre sensazioni. A volte le nostre sensazioni ci portano a degli estremi. Questo concetto forse l'ho già raccontato più volte sul podcast, ma credo che sia importante ripeterlo anche qui. A volte bisogna passare per quegli estremi per poi trovare un equilibrio e non è possibile trovare quell'equilibrio senza prima passare per l'estremo. Certo sarebbe più facile, ma non sempre è possibile. E vorrei chiudere questo episodio con una riflessione che può essere molto scomoda, ma la sento davvero necessaria. Ciò che rende una relazione tossica spesso e la paura che quella relazione genera in noi è forse difficile da ascoltare, ma per come la vedo io, non solo perché tua madre è famiglia, significa che devi accettare questa relazione. La sacralità della famiglia è una ruota da cui scendere. La famiglia è come qualsiasi altra relazione. Se una persona non ti fa stare bene, puoi decidere di vederla meno o di condividere con lei meno dettagli della tua vita. Possiamo decidere di costruirci i nostri personali confini per tutelare il nostro benessere. E non è un atto egoistico. È un atto di amore e protezione verso noi stessi e verso la famiglia che abbiamo creato. Per oggi è tutto, se state affrontando anche voi una fatica simile a quella di cui abbiamo parlato oggi e magari vi piacerebbe approfondire questo tema. Vi ricordo che nel percorso per educare a lungo termine, quando fate l'abbonamento a tutta la tela c'è proprio una sezione ricca di spunti per riflettere e gestire le relazioni poco sostenibili. si tratta della categoria relazioni adulte e contiene tantissime lezioni dedicate alla relazione di coppia, ma anche a quella proprio con la famiglia D'origine. Quindi vi consiglio davvero di andare ad esplorarla. Detto questo, vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche su la tela punto com e da lì potete arrivare anche a Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.