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Episodio 168 ·

Ma il secondo figlio? (e altre domande che non dovremmo fare)

In questo episodio breve di Educare con Calma ho deciso di dare voce ai racconti di tante famiglie con cui ho lavorato negli anni e di parlare di una domanda che è spesso un vero e proprio trigger: ma non lo volete il secondo figlio? / Perché non fate un secondo figlio?

Come questa, ci sono tante domande comuni che sembrano innocue, ma che per alcune persone sono come proiettili e nell'episodio vi suggerisco un'alternativa secondo me molto valida in alcune circostanze.

prima di iniziare vi ricordo che stiamo facendo il tour del libro. Cosa farò da grande in Italia per scoprire le date? E se arriveremo anche nella vostra città, potete andare su la tela punto com barra libro. Non vediamo l'ora di conoscere tantissime e tantissimi di voi. Vi lascio all'ascolto benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Questo sarà un episodio abbastanza breve, credo, ma vorrei veramente proprio lasciarvi una riflessione e quindi voglio parlarvi di una delle domande, secondo me molto scomode che spesso sento fare ai genitori. Perché non fate un secondo figlio, non ne volete un altro? A quando il secondo non vi piacerebbe avere anche la femminuccia o il maschietto? Ecco, questo è uno di quei temi su cui molte persone si sentono in diritto, secondo me, o quanto meno libere di dire qualcosa senza pensare ai danni che una domanda apparentemente così innocua possa fare. Intendiamoci, questa domanda non nasconde in sé l'intenzione di ferire Voglio che questo sia chiaro, anzi nasce quasi spontanea. A volte esce fuori senza filtri quando si vede una coppia di genitori con un solo figlio, soprattutto oltre i due anni, che pare essere il limite socialmente accettato per essere genitori di un figlio unico. E tutto questo ve lo dico sull'esperienza di tanti, tanti, tanti genitori che mi hanno scritto negli anni. Perché ovviamente, come sapete non posso parlarne per esperienza personale, perché io ho due bambini e anche vicini, quindi non ho mai ricevuto queste domande. Mi hanno chiesto però se ne vogliamo un terzo, ma a me non ha mai triggerato. Non ha mai provocato questa domanda perché rispondo con molta serenità che no, non ne vogliamo un terzo. Siamo felici così ci abbiamo pensato in un momento della nostra vita e adesso onestamente io non ho voglia di passare di nuovo attraverso quel cambiamento del mio corpo e quindi no. Però devo ammettere che magari anche questa domanda può provocare alcune famiglie, alcune persone, proprio per gli stessi identici motivi di cui parliamo in questo episodio. Però davvero ci tengo a sottolineare che ovviamente so che non c'è intenzione di ferire in questa domanda. Anzi a volte magari lo si chiede sull'onda della tenerezza l'immagine di un neonato in arrivo e della gioia che può portare in una famiglia è molto tenera, altre volte diventa una di quelle domande che si mette nel piatto. Così per parlare proprio del più e del meno tipo che scuola avete scelto per vostro figlio? O fate un'attività sportiva? Oppure anche a volte domande un po' più invadenti? Secondo me, tipo tua figlia dorme tutta la notte, ma allatti ancora e quando lo fate un secondo figlio, ecco, rientra un po' in questa categoria di domande che secondo me sarebbe meglio evitare di fare. Dovremmo allenarci a non farle, anche se, come dicevo prima, non c'è intenzione di ferire, ma spesso e volentieri possono essere dei trigger delle vere e proprie provocazioni, di emozioni forti, perché non sappiamo che cosa c'è dietro. Vi ricordo che di una persona vediamo sempre e solo la punta dell'iceberg. Poi vorrei fare con voi un'altra riflessione. Non è la domanda in sé ad essere problematica, ma lo strato di stereotipi da cui nasce. Perché la nostra stessa curiosità è frutto di una serie di immagini e standard culturali che assorbiamo fin da quando i bambini e le bambine eravamo noi, per cui una famiglia non è davvero tale se non ci sono i figli e questi figli devono essere almeno due, perché così si tengono compagnia. Facciamo un regalo a uno all'altro perché in due sapranno socializzare, non saranno mai soli, non cresceranno mai viziati perché le attenzioni dei genitori dovranno essere necessariamente ripartite. Ecco, tutti questi, anche se non ce ne rendiamo conto, in realtà sono stereotipi, ci arrivano da riflessioni che sentiamo spesso da domande così molto comuni nella vita di tutti i giorni. E quindi che cosa possiamo fare noi? La cosa più importante ve la dico alla fine dell'episodio prima voglio invitarvi a lasciare andare queste convinzioni distorte, distorte da una realtà che spesso è un po' più complessa, prendendo consapevolezza di un concetto per me molto importante. L'unica motivazione valida per fare o non fare un secondo figlio è il proprio desiderio autentico e qualunque desiderio è valido, soprattutto se è frutto dell'ascolto e del dialogo tanto con se stessi quanto con il partner c'è. Questo desiderio non c'è questo desiderio. Essere consapevoli dei propri limiti e della propria volontà è molto più importante che regalare ad un bambino un amico per tutta la vita, come a volte si definisce un fratellino o una sorellina. Ne parlo anche in un che ho pubblicato recentemente. Qual qualche settimana fa Adesso i i mesi si mischiano in questo periodo la società, la famiglia d'origine, gli amici, chi si occupa in generale della cura dei bambini come una babysitter un'insegnante. Insomma, tutta la società sembra remare contro questa scelta di non avere un secondo figlio o una seconda figlia. E a volte mi sembra che sia un continuo puntualizzare sui benefici di avere un fratello o una sorella che sì, può essere un'esperienza beni bellissima. Ma il beneficio più grande per un bambino resta quello di vivere in una famiglia serena in cui le scelte sono fatte con consapevolezza e soprattutto secondo i propri valori e bisogni. Ascoltandoli e onorando, credo davvero che nulla valga di più di questo nell'educazione come nella vita, credo che sia importantissimo, fondamentale riconoscere e onorare i propri limiti. Proviamo quindi a normalizzare l'idea che ad alcune persone la propria famiglia piace proprio così. Ad alcuni piace essere in tre perché adorano quei ritmi, quelle dinamiche. E magari è proprio in quel tipo di rapporto che si sentono bene, quindi non hanno un desiderio genuino e autentico di modificarlo. Quel modello familiare non è meno valido o meno sano per questo, anzi, quella che stiamo osservando probabilmente è una famiglia che si ascolta ed è consapevole dei propri bisogni, è consapevole dei limiti degli individui che la compongono e non si lascia influenzare dalla pressione sociale. Ho parlato con persone che mi raccontavano che secondo loro è un atteggiamento egoistico, una scelta egoistica. Però alla fine lo è ogni tentativo di vivere una vita che ci cuciamo addosso, che rifletta davvero chi siamo, di vivere una vita scendendo dalle ruote della tradizione. E io quindi trovo meravigliosa ogni decisione di costruirci una vita che ci assomigli e che ci faccia stare bene. E poi probabilmente ci pensiamo poco quando quella domanda esce fuori così un po' a proiettile dalle nostre bocche, ma magari dietro alla scelta di non fare un secondo figlio, non c'è una mancanza di desiderio. Spesso quel figlio lo si vorrebbe e anche tanto. Ma magari dietro questa scelta può esserci un mondo sommerso, la parte che non vediamo, dell'iceberg di fatiche, una parte che noi nemmeno immaginiamo. E non parlo solo di difficoltà economiche che sembra essere l'unico. Motivo accettato a seconda di quello che mi dicono i genitori e neanche sempre tra l'altro perché ho alcuni genitori mi hanno anche raccontato che quando parlano di queste motivazioni economiche gli viene detto Ma dai! Ma un posto in più a tavola ci sta sempre. Che è una battuta che io trovo poco gentile e poco attenta, perché oltre alla fatica di condividere una propria vulnerabilità, questi genitori si sentono giudicati e criticati proprio per averla condivisa. E questa, secondo me è una tendenza della nostra società che dobbiamo cercare di evitare in maniera sempre più intenzionale e sempre più consapevole. E in questi anni ho ascoltato le esperienze di davvero tanti genitori e vi assicuro che c'è chi rinuncia al desiderio di accogliere un altro bambino o bambina per mantenere la coppia in piedi, per esempio, perché magari il partner è in un momento di difficoltà e non riuscirebbe a sostenere psicologicamente o fisicamente una seconda esperienza di genitorialità. O chi ancora, nonostante una prima gravidanza senza particolari complicazioni, non riesce a concepire un altro figlio o incontra difficoltà fisiche o emotive più o meno grandi nel percorso. E magari uno dei due genitori o entrambi, non se la sente di affrontare un percorso impegnativo pur di abbracciare un secondo figlio. E poi ci sono esperienze di lutto per il Natale? Ne abbiamo parlato in un episodio passato oppure ci sono volte in cui magari noi non sappiamo che il primo figlio è stato concepito attraverso la P M A. E magari con tantissimi sacrifici, e proprio per questo non se ne vuole un secondo, perché non si vuole passare attraverso quei sacrifici dietro queste scelte a volte può esserci una ferita aperta e solo perché non si vede non significa che bruci meno l'unica cosa la cosa più importante, Come vi dicevo, all'inizio dell'episodio che secondo me noi dall'esterno possiamo fare di fronte ad una scelta di questo tipo è praticare il silenzio, molto semplicemente tenere le nostre opinioni per noi, rimanere zitti di fronte ad una storia che non conosciamo. Perché non è la nostra ricordare che ciò che va bene per la nostra famiglia non deve necessariamente andare bene anche per un'altra e che ogni modello familiare è valido nel momento in cui fa stare bene i suoi membri e magari non tutti perché, come ho detto prima, a volte si sceglie per il benessere della coppia piuttosto che per il benessere personale. Ricordiamoci che anche in questo caso, e non mi stancherò di dirlo, la diversità è ricchezza. Quindi proviamo a fare meno domande e alleniamoci ad osservarla e rispettarla. E lo so che io spesso e volentieri vi dico per praticare, a non giudicare, siate curiosi, quindi siate curiosi, non giudicanti, come diceva Whitman, ma in questo caso credo che se una persona, una famiglia, non parla volontariamente di un determinato argomento, probabilmente quell'argomento, dobbiamo evitarlo. Dobbiamo evitare anche la domanda Dobbiamo rimanere in silenzio? O magari se abbiamo molta confidenza con questa persona e pensiamo che questa persona avrebbe voglia di parlarne e vogliamo proprio aiutarla in buona fede? Lo facciamo con amore. Possiamo invece che fare la domanda, raccontare la nostra esperienza, raccontare la nostra scelta e vedere come risponde. A volte noi vogliamo aiutare, pensiamo di aiutare, ma magari quella determinata persona non ha bisogno del nostro aiuto, magari sta già trovando aiuto altrove, magari sta già parlando con qualcun altro. Lo so, abbiamo parlato del di questa specifica domanda, però sento che tante delle cose che vi ho raccontato alla fine sono molto generiche e in realtà non ho molto altro da aggiungere. Però stavolta invito voi a farlo se ne avete voglia, se avete piacere, se avete desiderio di condividere, se vi va di dirmi come questo episodio vi ha fatto sentire o se avete un'esperienza che vi va di condividere con noi. Raccontatela Se ascoltate il podcast su Spotify ho fatto una cosa, un po' diversa. Questa volta ho aperto la sezione domande e risposte di questo episodio, quindi potete andare direttamente là. Oppure potete lasciare un commento sulla tela punto com barra podcast Dove trovate questo episodio? Se quella è la modalità di ascolto che preferite, credo sia importante ampliare lo sguardo e arricchire il discorso su questo tema di cui si parla davvero troppo poco. Quindi grazie per il vostro tempo, per la vostra pazienza e anche se avrete voglia di condividere, per oggi è tutto. Vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche sulla tela punto com e da lì trovate anche Instagram. Buona serata, Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.