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Episodio 165 ·

Solo se ti prendi cura di te, puoi prenderti cura degli altri

In questo episodio di Educare con calma parliamo di un pilastro dell'educazione a lungo termine (spesso sottovalutato): la cura di sé.

Vi lascio alcuni semini tratti dal mio percorso per Educare a lungo termine nella sezione «Crescita personale». Se sei abbonato a Tutta La Tela, ti invito ad approfondire proprio lì, le lezioni sono brevissime (puoi farne una anche solo mentre aspetti tua figlia fuori da scuola) e ti lascio anche esercizi e copioni per iniziare questo lavoro.

prima di iniziare vi ricordo che stiamo facendo il tour del libro. Cosa sarà da grande in Italia per scoprire le date? E se arriveremo anche nella vostra città, potete andare su la tela punto com barra libro. Non vediamo l'ora di conoscere tantissime e tantissimi di voi. Vi lascio all'ascolto Benvenute e benvenuti ad un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di uno dei presupposti fondamentali per educare a lungo termine un concetto di cui parlo tantissimo. Ho parlato tantissimo anche negli episodi del podcast, nel, nei post, sul blog, nelle dirette. Anzi è così importante e necessario che ho voluto inserirlo proprio tra i concetti base da cui partire nel percorso per educare a lungo termine che è riservato agli abbonati. Questo concetto, questo presupposto fondamentale è la cura di sé. Probabilmente chi ha iniziato da poco un percorso verso un'educazione più gentile e più rispettosa potrebbe stupirsi nell'ascoltare che è un elemento fondamentale dell'educazione dei nostri figli, non è qualcosa che ha direttamente a che fare con la relazione con loro, ma è qualcosa che ha a che fare con la relazione con noi stessi. Seguitemi ogni giorno tantissimi genitori mi scrivono raccontandomi dei problemi con i loro figli e dei loro piccoli fallimenti, delle cose che avrebbero voluto fare meglio. Mi raccontano, per esempio, di quella volta che esplodono quando i bambini sono di sregolati, di quanto si sentono prosciugati la sera, quando i bambini magari ci mettono molto più del previsto a fare quello che viene chiesto loro e sembrano non ascoltare, sembrano non addormentarsi mai. E anche di quando i figli piangono di fronte ad un no e loro sentono la rabbia montare dentro perché non sanno come aiutarli, non sanno come gestire quel no. Sarà giusto che mi dice di no. E sapete qual è la frase che questi genitori mi scrivono più spesso dopo avermi raccontato i loro problemi e la loro incapacità di gestirli? Sono esausta. E sì, anche nel percorso per educare a lungo termine. Lo dico al femminile perché anche se cerco spesso in questo caso direi quasi sempre di evitare di generalizzare. La maggior parte delle volte questi genitori sono proprio mamme. E a queste mamme che arrivano da me con le loro fatiche, chiedendomi un consiglio sapete cosa chiedo? Per prima cosa ti stai prendendo cura di te, perché è proprio qui che entra in gioco quella verità che può creare un pochino di disagio, ma che quando interiorizzi poi fa davvero la differenza. Soltanto un genitore che si prende cura di sé può portare avanti con successo l'educazione a lungo termine, perché solo quando ci prendiamo cura di noi stessi, poi possiamo prenderci cura anche degli altri. Fermatevi per un attimo a riflettere per cambiare i comportamenti scomodi dei miei figli. Devo aiutarli a gestire le loro emozioni. Giusto, Ma per farlo devo avere gli strumenti giusti, quelli che uso in primo luogo per gestire le mie, di emozioni. Ma per sapere gestire le mie emozioni devo capire prima che cosa mi provoca e per capire che cosa mi provoca. Devo essere in grado di analizzarmi con lucidità, di capire di che cosa ho bisogno, quali sono i le mie necessità, i miei bisogni, le vulnerabilità di questa fase della mia vita. E per fare tutto questo lavoro devo stare bene mentalmente, devo stare bene con me stessa. Questo significa che devo prendermi cura di me. Non c'è un'altra soluzione. Devo mettermi al primo posto. E sì, a volte, anzi spesso anche prima dei miei figli. Significa che ho la responsabilità di dare la priorità ai miei bisogni, ascoltare le mie necessità e significa anche creare attivamente del tempo di qualità per me, dedicandomi a quelle attività che mi fanno stare bene, che mi nutrono, che che non sono necessariamente attività, che sento come un obbligo e faccio per soddisfare aspettative esterne. E questo chiaramente è diverso per ognuna di noi. Nella lezione in cui parlo proprio di questo, della cura di sé nel percorso, dico che per me, per esempio, uscire a ballare salsa è nutrimento, è terapia, mentre per esempio la tinta ai capelli era un'attività che non amavo, che facevo per soddisfare aspettative esterne e che ho quindi smesso di fare. E tra l'altro ora amo i miei capelli grigi. Come dicevo anche nella lezione del percorso tendiamo a pensare che l'ostacolo più grande nella genitorialità siano le emozioni dei nostri figli, ma non è così spesso e forse se state approcciando a questo tipo di educazione l'avrete già notato, sono proprio le nostre emozioni l'ostacolo più grande Maria Montessori, lo dico spessissimo diceva che non possiamo dare agli altri qualcosa che non è già dentro di noi e credo che sia vero, ma a questo, come dico sempre, manca una parte. Non possiamo dare agli altri ciò che non diamo prima a noi stessi ciò che non diamo anche a noi stessi. Non possiamo comprendere i bisogni dei nostri figli se non comprendiamo e ascoltiamo prima i nostri. Non possiamo pretendere che i nostri figli ci rispettino se non ci rispettiamo. Noi per primi noi genitori, noi adulti, noi individui prendersi cura di sé è un lavoro quotidiano, un allenamento e lo possiamo praticare con piccole decisioni da prendere consapevolmente ogni giorno. E in questo episodio vi offro proprio qualche spunto per iniziare a fare questo lavoro. Ma prima ci tengo a ricordarvi che se avete l'abbonamento a tutta la tela e quindi avete accesso al percorso per educare a lungo termine, tutti questi semini li trovate in maniera molto più approfondita nella categoria apposita, che è crescita personale che contiene davvero tantissimi, tantissimi contenuti per riflettere su questo tema. Quindi, se non l'avete già fatto, vi invito ad esplorarla. Sono lezioni brevissime, alcune durano solo due o tre minuti e quindi magari potete ascoltarne una ogni tanto prima di andare a dormire. E poi ci sono ovviamente esercizi e anche proprio copioni da utilizzare per iniziare a fare questo lavoro per iniziare a praticare le parole da usare quando ci rendiamo conto che non ci stiamo prendendo cura di noi. Okay, guardavo la mia scaletta, però sì, ci sono, vado giusta adesso, come promesso, vi offro tre suggerimenti, ovvero tre, diciamo i primi passi, tre passi ecco da cui partire per iniziare a praticare la cura di sé e cambiare soprattutto quella narrazione, quel dialogo interiore che ci porta a vedere questo tempo per noi come un capriccio o comunque come qualcosa di superfluo, di trascurabile. E invece assolutamente non è né superfluo né trascurabile, perché lo ripeto ancora una volta, non possiamo prenderci cura degli altri se non ci prendiamo prima cura di noi stessi. Quindi, innanzitutto, proprio perché spesso e volentieri vediamo il tempo per noi stessi come qualcosa di egoistico, perché così ci fa credere la società. Innanzitutto vi invito proprio a legittimare e praticare questo egoismo, ma ti invito a pensarlo come egoismo costruttivo, l'egoismo costruttivo è quando prendi una decisione che agli occhi della società egoistica, ma che in realtà è diretta alla cura di te ed è quindi costruttiva per il tuo benessere e di conseguenza per quello della tua famiglia. Perché sono relazionati, quindi se ad esempio non lavorate e vi sentite in colpa all'idea di prendere una babysitter. Iniziate da un piccolo gesto come prendervi un'ora per voi uscendo chiudendovi in camera. Non importa quando il vostro partner torna a casa la sera o quando la nonna viene a visitarvi invece di sentirvi, magari obbligate a rimanere in casa con lei e per lei o se siete un genitore unico single, sfruttate una play, date con un'amica e poi ricambiate il favore. So che anche questa è una verità scomoda, ma è nostra responsabilità comunicare ed esigere l'aiuto di cui abbiamo bisogno. Nessuno arriva ad offrirci questo tempo di cura. Questo aiuto nessuno viene a sollevarci dal carico mentale che sentiamo se non siamo noi a comunicarlo. Purtroppo sto parlando con tanti genitori che spesso non è così, ma penso davvero che le persone che ci stanno vicine a volte non ci aiutano, non perché non vogliono, ma perché non conoscono i nostri bisogni. Quindi dobbiamo proprio imparare a comunicarli, anche se a volte ci sembra scomodo, perché magari ci mette di fronte a una piccola paura del rifiuto o del conflitto con gli altri, ma io vi invito davvero a provare ad accogliere queste emozioni e poi a processare questo timore che è legittimo perché comunicare con chiarezza alla fine ci fa vincere tutti. Poi coltivare l'egoismo costruttivo ci aiuta a iniziare il percorso della cura di noi stesse. Ma la strategia chiave per riuscire poi ad avere successo in questo percorso è imparare a tollerare il senso di colpa. Perché purtroppo la maggior parte delle mamme si sente colpevole quando si dà la priorità, ma non perché siete sbagliate voi o siamo sbagliate noi e mi includo perché anch'io. Sono passata attraverso questo processo, dell'imparare a tollerare il senso, il senso di colpa, ma semplicemente perché ci hanno insegnato a essere così. Ci hanno insegnato a dare sempre la priorità ai bisogni degli altri, alle emozioni degli altri. Perché nell'educazione che abbiamo ricevuto il sacrificio equivale amore. Quindi una buona mamma è colei che si sacrifica. Per questo è importante imparare a tollerare il senso di colpa che significa proprio vederlo riconoscerlo, riconoscere che è un sentimento anche positivo, perché in realtà quando ci sentiamo in colpa spesso e volentieri cosa stiamo dicendo? Ci stiamo dicendo qualcosa deve cambiare, oppure questo mio comportamento. Per esempio ho urlato con mio figlio non mi piace. Ma poi significa anche riconoscere che spesso e volentieri il senso di colpa non è un sentimento nostro. Magari stiamo per uscire. Nostra figlia piange, nostro marito è preoccupato e noi ci sentiamo in colpa. In realtà quel senso di colpa è la tristezza di tua figlia o l'ansia di tuo marito non è un tuo sentimento, quindi restituisci quei sentimenti ai loro proprietari. Non ti appartengono, non sono tuoi, appartengono al corpo della persona in cui si sono originati. Quindi riconoscete e restituite a loro. E attenzione, questo lavoro non significa che poi non proverete più senso di colpa. Anzi, per non provare il senso di colpa, dovreste un po' abbandonare l'idea di prendervi cura di voi stesse. E ormai avete capito che quella non è un'opzione. E per ultimo vi lascio un consiglio, un po' più pratico che per me. Però è sempre valido, che se non lo fate già veramente, vi aiuta tantissimo. Poi a iniziare a prendervi cura di voi stesse che è quello di iniziare a praticare quello che io chiamo il mummy time, ovvero il tempo per mamma, dico iniziare a praticare perché ovviamente non è che voi andate da voi, dai vostri figli piccoli e dite, eh? Adesso ho bisogno di un po' di tempo per me. Vado e me lo prendo. Mi chiudo in camera e tu mi lasci darmi la priorità, così io poi posso prendermi cura di te in maniera migliore. No, purtroppo non funziona così. Non avviene magicamente. Dobbiamo proprio lavorarci, soprattutto quando i nostri figli sono piccoli. Se non glielo insegniamo con costanza, non possiamo aspettarci che poi quando davvero abbiamo bisogno di quel tempo per noi, loro sappiano concedercelo, sappiano darcelo. Però sì che possiamo praticarlo tutti insieme in un momento di calma che è quando il cervello è in grado di imparare. Perché il cervello impara solo quando è calmo solo quando è rilassato. Io quando ho iniziato a praticare il mummy time, ho fatto così con i miei figli. Ho detto loro che avevo bisogno di cinque minuti per me stessa e che sarei andata in camera mia. Ho anche chiesto loro che cosa farete in questi cinque minuti? E abbiamo esplorato insieme alcune idee quando eravamo tutti d'accordo su questa idea. Abbiamo deciso un tempo che all'inizio può anche solo essere un minuto e magari abbiamo messo un timer o una clessidra se ce l'avete. Poi ricordavo Okay, adesso vado in camera, mi chiudo la porta. Di solito non mi chiudevo a chiave, ma chiudevo comunque la porta dietro di me e dicevo Potete entrare quando sono al timer, oppure finché non esco per favore, non entrate. Per loro era praticamente un gioco. E così piano piano, abbiamo iniziato a praticare quello che poi è diventato il mommy time, che mi ha aiutato tantissimo, soprattutto nelle crisi dei miei figli, perché nel momento in cui magari loro erano in una crisi gigante, io avevo bisogno di fare quel um, di prendermi quel tempo per me stessa, di fare quel respiro che non riuscivo a fare rimanendo lì vicino a loro. Dicevo ho bisogno di un attimo di Mummy Time e loro sapevano già che cosa significava e quindi potevo andare e prendermi quel respiro per poi tornare e poter gestire la loro emozione dopo aver gestito la mia e tra l'altro Questo è un esercizio molto utile anche tra adulti. Potete praticarlo per ogni persona della famiglia, perché ognuno può richiedere tempo per sé e gli altri dovrebbero rispettarlo. Più lo praticate nei momenti di calma, più è probabile che tutti sappiate farlo quando uno di voi ne ha bisogno. Ora tutto questo ovviamente l'ho detto in maniera molto concisa nel percorso lo trovate in maniera molto più approfondita. Trovate anche diversi scenari. Trovate anche esercizi trovate anche, um copioni. Però per finire vorrei proprio lasciarvi un ultimo consiglio. Ricordatevi che questo è un viaggio. Se non iniziate non potete procedere. E ora dico una cosa in stile molto discorso motivazionale delle applicazioni per fare esercizio tra tre giorni, tra quattro mesi, tra un anno potreste desiderare di aver iniziato proprio oggi. Quindi perché non iniziare? Perché non farlo oggi questo piccolo, piccolo, piccolo passo per iniziare a prendersi cura di sé e spesso davvero basta puntare i piedi nella direzione che abbiamo scelto e iniziare a camminare, perché quando le nostre priorità poi sono ben chiare nella nostra mente, anche le scelte che facciamo a ogni bivio lo riflettono. In realtà mi fermo qua perché su questo tema avrai tante altre cose da dire, ma lo farò nella newsletter di fine mese che avrà come argomento proprio la cura e l'amore per se stessi e conterrà riflessioni e approfondimenti. E come al solito, un bel po' di spunti pratici per fare questo lavoro di crescita individuale e genitoriale. Se non la ricevete ancora, potete iscrivervi su la tela punto com barra newsletter e lì potete vedere anche le newsletter passate. Per oggi è tutto invece vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo come sempre che mi trovate anche su la tela punto com e da lì potete arrivare anche a Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.