Stiamo percorrendo l’Italia: guarda tutte le date! →
Episodio 164 ·

Credo ne* insegnanti, non credo nella scuola

In questo episodio di Educare con calma parliamo di scuola, ma questa volta in maniera un po' diversa: vi leggo le testimonianze di due insegnanti che a scuola ci lavorano e che fanno anche parte del nostro progetto La Tela Teachers. Una di loro, vi anticipo, muove una critica costruttiva al mio pensiero sulla scuola.

Sul podcast, ho parlato di scuola anche negli episodi 3, 99 e 111. Se volete unirvi alle nostre riflessioni e raccontarci la vostra esperienza con gentilezza o esporci i vostri dubbi con curiosità (e senza giudizio), vi invito a farlo nei commenti su La Tela.

prima di iniziare, vi ricordo che stiamo facendo il tour del libro. Cosa sarà da grande in Italia per scoprire le date? E se arriveremo anche nella vostra città, potete andare su la tela punto com barra libro. Non vediamo l'ora di conoscere tantissime e tantissimi di voi. Vi lascio all'ascolto benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi vorrei parlarvi di scuola. Sapete che questo è un argomento che mi sta davvero davvero a cuore e probabilmente sapete anche che non nutro molta fiducia in un sistema scolastico che si basa sulla gerarchia che non nutre né appoggia la creatività dei bambini, soprattutto dopo i sei anni, quando il focus principale diventano poi i risultati piuttosto che l'amore per il sapere. Um, inoltre è un sistema scolastico che non è che non segue l'interesse del bambino che ha dei tempi e dei modelli standardizzati che secondo me non funzionano, per insegnare ai bambini, eccetera eccetera eccetera. Se vi interessa approfondire, ci sono già altri episodi del podcast in cui potete esplorare le mie riflessioni, che sono assolutamente personali. Per agevolargli vi lascio i link nelle note di questo episodio. Stavolta, infatti, non voglio essere io ad esprimermi. Voglio dare voce a due persone della mia community che con due prospettive molto diverse si sono espresse su questo tema condividendo le loro idee e anche le loro esperienze all'interno di questo sistema del sistema scolastico. In questo caso parliamo di quello italiano, ma prima faccio un passo indietro. Un po' di tempo fa mi è arrivata una mail da una insegnante che aveva acquistato il vecchio corso con schooling, che è l'ex corso online su come diciamo giocare con i figli in maniera costruttiva e come anche affiancare o sostituire, come facciamo noi il percorso scolastico. Ora invece schooling è una serie sullo shop e ogni modulo dell'ex corso è un episodio. Quindi ci sono c'è un episodio per ogni area di apprendimento montessoriana. Se così vogliamo definirle, vi invito a dargli, a darci un'occhiata, perché effettivamente è un bellissimo strumento anche solo per esempio per quei genitori che vogliono affiancare il l'interesse per la lettura o per i numeri, per la scrittura dei propri figli prima che loro vadano a scuola oppure anche quando vanno a scuola e lo stanno facendo a scuola. Questa insegnante mi esprimeva la sua gratitudine per aver creato i contenuti di quel corso, ma mi muoveva anche una critica su una parte specifica di quei moduli. Ho apprezzato tantissimo il feedback di questa persona, tanto che l'ho usato per prendere una decisione significativa, ma di questo ve ne parlo dopo. Adesso, per essere completamente trasparente vi leggo proprio le sue parole. Lei è la maestra Elena Cara Carlotta, ho appena concluso il corso con Schooling e mi sento davvero più ricca, più ricca di conoscenze, di informazioni, proposte, spunti, suggerimenti. È stato davvero un percorso che mi ha coinvolta a trecentosessanta gradi, essendo io non solo mamma di una bimba di quattro anni ma anche maestra di scuola primaria. A settembre inizierò un nuovo ciclo di cinque anni e utilizzerò tante delle proposte di attività che hai condiviso nel tuo corso. Quindi grazie. Vorrei però essere sincera al cento per cento con te e riflettere anche su quelle piccole cose che non mi hanno entusiasmata nelle prime tre quattro lezioni c'è una critica piuttosto forte nei confronti del sistema scolastico italiano. Vedi, come ti dicevo, oltre ad essere mamma, sono anche maestra e faccio parte di quel folto numero di insegnanti appassionate e appassionati del proprio lavoro che credono fermamente che la scuola pubblica e quasi gratuita possa fare la differenza per tanti bambini, soprattutto per tutti quei bambini che purtroppo vivono situazioni di disagio più o meno marcato in famiglia. Ecco perché mi sono davvero rattristata, okay, infastidita e più onesto ha scritto tra parentesi sentendo alcune tue affermazioni riguardo alla scuola italiana. Affermazioni che ho trovato un po' troppo generalizzanti e poco precise e che secondo me potrebbero essere fuorvianti per gli ascoltatori non addetti ai lavori. Ad esempio, da diversi anni la scuola primaria non utilizza più i voti di cui parli, la valutazione c'è, ma non è più quella di un tempo e formativa basata sul concetto di accompagnare il bambino per individuare i suoi talenti. Le attività che proponiamo in classe prevedono una valutazione descrittiva non numerica nella quale far emergere tutto ciò che il bambino è stato in grado di mettere in pratica e in cui lanciare dei piccoli semini un po' come i tuoi di riflessione per aiutarlo a progredire in classe. Il concetto di docente seduto alla cattedra e bambini ai banchi, credimi, è fortunatamente superato. Costruiamo attività che pongono al centro l'alunno i suoi interessi e le sue predisposizioni, anche se ciò significa organizzare tante proposte diverse all'interno dello stesso gruppo. Certo, ci sono gli obiettivi finali indicati nelle indicazioni nazionali da raggiungere, ma si tratta di obiettivi estremamente vasti per raggiungere i quali il docente è libero di creare ed utilizzare i percorsi e le attività che ritiene più opportune. Chiaramente sono consapevole che la situazione che ti ho appena descritto non sia ancora una realtà garantita in ogni istituto. Però credimi Carlotta, ci sono altrettante docenti che invece fanno una scuola per tantissimi aspetti molto simile all'impostazione montessoriana, anche se ufficialmente non si tratta di scuola Montessori scusa questo fiume in piena di parole, ma ci tenevo a confrontarmi con te al riguardo. Ti ringrazio nuovamente per l'esperienza che metti a disposizione. Ecco come mi esercito a fare spessissimo ho approcciato a questo messaggio con apertura e curiosità, mi sono messa in ascolto, il che significa che mi sono anche messa in dubbio e mi sono chiesta cosa tra queste parole risuonasse in me. Evidentemente qualcosa alla fine ha risuonato perché quando qualche mese fa abbiamo poi creato il percorso, tutta la tela e i contenuti di cooling, come vi dicevo prima, sono stati rivisti e riorganizzati nella nuova serie di moduli dedicati alla scuola, che è proprio la serie che trovate sullo shop Schooling. Ho deciso di eliminare la parte a cui faceva riferimento la maestra che mi ha scritto perché la critica che io muovevo in quei primi moduli non era al cento per cento veritiera. È vero che non credo nella scuola, ma è anche vero che credo fermamente nelle e negli insegnanti. Credo profondamente nella stessa passione e dedizione che emerge dalle parole di questa insegnante e con cui tanti altri nutrono ogni giorno il proprio lavoro. Credo nel loro desiderio di costruire un approccio diverso, all'infanzia, proprio come quello che diffondo io, basato sull'accompagnamento e non sulla gerarchia e credo nella loro motivazione e nell'impatto che questi insegnanti e queste insegnanti possono avere ogni giorno sull'educazione di bambini e bambine, ma anche proprio sul loro percorso di individui. Perché, come dice um Michelle Borba spesso è un adulto, solo un adulto che fa la differenza tra un bambino che prospera nella vita e uno che fa fatica. Inoltre, conosco molto bene la realtà di cui parla la maestra Elena, perché so che queste realtà esistono. La mia migliore amica storica che vive ad Alba lavora in una scuola che è esattamente come quella che mi descrive la maestra Elena. Ma purtroppo e questo credo che sia importante che anche le insegnanti e gli insegnanti che lavorano in questo tipo di scuola tengano a mente questa è ancora enormemente l'eccezione in Italia, purtroppo tutti anzi il novantanove virgola nove percento dei messaggi che ricevo da insegnanti e da genitori riguardo alla scuola pubblica italiana perché stiamo parlando di quella pubblica, quindi non entro nel settore privato, è esattamente l'opposto, è gerarchia, è un curriculum standardizzato e avere tempi standard in cui i bam- in cui i bambini devono mostrare il loro apprendimento e ancora troppo, ma molto, molto, molto spesso. Insegnanti che urlano addosso ai bambini che non sanno gestire le proprie emozioni e che quindi mettono in punizione, minacciano danno dei bugiardi ai bambini. Quando questi raccontano a casa che l'insegnante ha urlato ha minacciato queste realtà, purtroppo sono quelle con cui io, esterna a tutto questo che lavoro con genitori e con insegnanti, mi ritrovo di fronte più spesso. E quindi, nonostante io sia molto felice che ci siano dei cambiamenti in alcune scuole italiane, come per esempio quella che descrive la maestra Elena. So che queste sono ancora l'eccezione, ma nonostante io non creda nella scuola, è comunque vero che io credo fermamente nel lavoro degli insegnanti e delle insegnanti. Ed è per questo che è nato la tela Teachers, un progetto con cui da due anni ormai dal duemila e ventuno, forse di più, forse dal duemila e venti non mi ricordo. Stiamo aiutando sempre più insegnanti. Ad oggi sono più di quattromila e cinquecento a cambiare l'approccio, all'educazione, l'approccio, all'infanzia, offrendo loro gratuitamente alcuni strumenti che pensiamo possano essere utili per fare questo lavoro. Per esempio, ad oggi offriamo una parte del percorso per educare a lungo termine che si trova, che è solo per gli abbonati. Offriamo alcune guide, tra cui quella sull'educazione sessuale, che crediamo sia molto importante provare a diffondere. Nelle scuole. Offriamo un grande lavoro che è una serie che secondo me si concilia perfettamente nella scuola e dovrebbe proprio essere il modo in cui imparano i bambini passando da una materia all'altra, cercando connessioni tra una e l'altra seguendo i propri interessi. E tutto questo lo facciamo a nostre spese. Abbiamo deciso di non coinvolgere il governo perché non riteniamo che stia facendo un lavoro adatto per cambiare o migliorare il sistema scolastico. E quindi, per esempio, abbiamo deciso di non registrarci con la carta docente, che quindi ci avrebbe permesso comunque di guadagnare attraverso questo progetto proprio per mandare un messaggio forte e chiaro che crediamo così tanto, così fortemente così profondamente nel lavoro degli insegnanti e delle insegnanti, perché sono gli unici che possono cambiare il sistema dal basso che paghiamo. Noi ci crediamo così tanto che paghiamo noi. E a proposito di la voglio leggervi un messaggio bellissimo che mi è arrivato da un'altra insegnante. Lei è la maestra Gemma? Cara Carlotta, ho il desiderio di condividere con te la mia esperienza con le urla a scuola insegno nella scuola elementare da diciassette anni. Ho sempre amato molto i bambini e il mondo che li circonda, ma all'inizio della mia carriera non riuscivo ad a ad approcciarmi con le giuste modalità. Non riuscivo proprio ad innalzare al loro livello. Credevo che le urla e i piccoli ricatti tra virgolette fossero la soluzione giusta, probabilmente perché da allieva spesso avevo assistito a questo modello di educazione. Con il passare degli anni sono cambiata molto. Il tutto è partito da un percorso a livello personale, quando nelle premesse dei tuoi podcast ci suggerisci di guardarci dentro, invece di prendercela, se qualcosa stride e sorrido, perché il tuo è un consiglio molto saggio, fino a quando non siamo in pace con noi stessi e non sentiamo nostri certi valori, sarà molto più difficile che riusciremo a trasmetterli ai bambini più che dalle loro parole, loro assorbono dal nostro essere e dal nostro fare. Come possiamo pretendere che ci parlino gentilmente se con loro noi urliamo? Come possiamo chiedere loro di accogliere i più deboli? Se ci lamentiamo con chi resta indietro o gli facciamo saltare la ricreazione per recuperare o pretendere che loro ci ascoltino? Se non riusciamo ad accogliere le loro richieste verbali e non da quando la parola rispetto è entrata veramente dentro di me e cerco di praticarla ad ogni occasione, le cose sono cambiate. Da qualche anno a questa parte ho creato più volte un clima di amore e di rispetto con i bambini e ogni volta mi commuove vedere come accolgono con premura un nuovo compagno, come aiutano chi è in difficoltà, come si supportano a vicenda, come imparano ad amarsi e a rispettarsi. Glielo dico spesso che questo loro modo di essere mi fa ben sperare per il futuro. Devo aggiungere che ho anche incontrato famiglie meravigliose che sono sulla mia stessa lunghezza, d'onda e quando si rema nella stessa direzione la barca viaggia più serenamente. Non sono perfetta, lungi da me e sai quante volte sbaglio ancora, ma quando sbaglio ho imparato a chiedere scusa. Credo che per portare i bambini sulla strada del bene dobbiamo iniziare prima da noi stessi, essere il più autentici possibili, mostrando pregi e difetti, facendogli capire che non siamo infallibili, ma stiamo crescendo costantemente con loro. Ti ringrazio, Carlotta, perché tutti gli spunti che Condividi mi permettono di continuare a guardarmi dentro e a migliorare ogni giorno. L'esperienza di questa insegnante per me è davvero preziosa. Mostra concretamente quanto sia difficile scendere dalla ruota dell'educazione tradizionale perché l'abbiamo assorbita in famiglia e anche fuori a scuola, per esempio, come giustamente dice lei. Ed è talmente radicata in noi che non è affatto immediato mettere in dubbio quegli schemi e metterci in gioco. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vogliono tanti, tanti, tanti tentativi. Perché no? Nessuno è perfetto, ma mostra anche che il cambiamento è possibile, che spesso passa da un lavoro di riflessione e crescita individuale che può essere portato anche a scuola con piccole azioni che insieme hanno realmente la forza di iniziare. Una piccola rivoluzione gentile ed è per questo che credo così tanto negli insegnanti e nelle insegnanti. Credo che siano loro che potranno dal basso cambiare il sistema. E lo ammetto, le parole di questa maestra mi hanno davvero commossa le la prima volta che le ho lette e hanno confermato una consapevolezza che fa già parte di me quella per cui, anche se il sistema scolastico nel complesso e al di là delle singole realtà è davvero tanto, tanto, tanto, tanto indietro e continua a non voler investire sulla diversità degli interessi e delle modalità di apprendimento di bambini e bambine, gli insegnanti e le insegnanti possono davvero fare la differenza. Lo ripeto e non penso che lo ripeterò abbastanza in questo episodio ogni insegnante con il suo lavoro, se decide di mettersi in gioco, se decide di analizzarsi, di osservarsi, di evolvere, di ricordarsi perché ha iniziato questo lavoro, cosa lo ha mosso o l'ha mossa a scegliere di insegnare ai bambini, può davvero cambiare approccio ed essere il piccolo ingranaggio di un nuovo sistema che metta finalmente i bambini al centro e non di fronte ad una cattedra che dia finalmente il rispetto che i bambini meritano in quanto persone, non in quanto bambini in quanto persone, perché ancora troppo spesso nella nostra società non vediamo i bambini come persone. E quindi che cosa aggiungere? Credo che queste due testimonianze siano bellissime e penso che diano entrambe moltissima speranza. La maestra Elena ci ha ricordato che qualcosa sta cambiando, ci ha ricordato che qualcosa è già cambiato. Ecco, non che cosa sta cambiando, ma qualcosa è già cambiato. Ci ha ricordato che esistono già realtà come quelle che ci descrive e realtà molto diverse da quelle che io critico nei miei episodi del podcast in cui parlo della scuola. E la maestra Gemma ci ha ricordato che ogni ambiente scolastico può cambiare quando cambiano gli insegnanti e le insegnanti, quando queste persone che sono responsabili di crescere il futuro perché passano veramente tante ore al giorno con i futuri adulti, scelgono di mettersi in dubbio e di mettersi in gioco. Noi sulla tela continueremo a promuovere questo cambiamento. Continueremo a supportarlo nel nostro piccolo con il nostro progetto, la tela che vi invito ad andare a vedere se non lo conoscete ancora, lo trovate su tela punto com barra insegnanti e ci tengo a chiudere dicendovi che lo so che spesso le mie parole sono molto aspre nei confronti del sistema scolastico tradizionale e a ringraziare chi le accoglie con gentilezza, con comprensione, con accoglienza, perché ogni giorno genitori e insegnanti mi scrivono ancora troppi messaggi che mi spezzano il cuore e non posso e non voglio smettere di contestare ciò che non trovo giusto e ciò che secondo me si può cambiare e migliorare. E sicuramente una di queste cose è la gestione delle emozioni da parte degli adulti che lavorano con i bambini. E questo credo che possa farlo soltanto ogni individuo, ognuno per sé. Quindi ancora una volta, grazie a tutti quegli insegnanti e quelle insegnanti che scelgono di unirsi alla tela Titus, vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo episodio del podcast e vi ricordo che mi trovate anche su tela punto com e da lì potete arrivare anche a Instagram. Buona serata, Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.