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Episodio 155 ·

Va bene piangere davanti ai figli?

In questo episodio di Educare con Calma parliamo di lacrime, non quelle dei bambini, ma quelle degli adulti. Dobbiamo evitare di piangere davanti ai nostri figli?

Vi leggo il messaggio di una mamma e le rispondo, proprio come se parlassi a lei, perché il suo messaggio mi ha toccata profondamente. Ci sono infinite più cose che avrei volute dirle e infiniti fili della mia ragnatela di pensieri che avrei voluto tessere, ma ho deciso di concentrarmi sull'importanza di mostrare le nostre emozioni e vulnerabilità ai bambini.

benvenute e benvenuti ad un nuovo episodio di educare con calma anche questo con le onde del mare. Oggi vorrei parlarvi di quanto sia importante mostrarsi vulnerabili di fronte ai propri figli e sgretolare la convinzione che davanti ai bambini ci si debba sempre mettere una maschera per mostrarsi forti, per proteggerli da alcune verità. Ve ne parlo leggendovi il messaggio di una mamma che mi ha scritto un po' di tempo fa credendo di aver fatto un danno a suo figlio perché ha lasciato che lui la vedesse piangere perché non è riuscita a trattenere le lacrime. Vi leggo le parole di questa mamma Carissima Carlotta, inizio questa lettera ringraziandoti per la generosità con la quale hai condiviso con noi insegnanti i tuoi corsi. Io avevo già acquistato, essendo anche mamma di un bambino di quattro anni, il tuo educare a lungo termine e l'ho trovato un corso davvero provvidenziale per me mi ha aiutata a sdoganare dei luoghi comuni sull'educazione che io stessa ho vissuto sulla mia pelle, avendo quarantaquattro anni ed essendo il frutto di un modello educativo assai diverso. Mio padre, uomo meraviglioso, era molto severo e spesso per farsi ascoltare ha utilizzato persino le botte senza alcuna remora. Adesso che sono madre mi rendo conto come ciò mi abbia segnato fortemente mio figlio di quattro anni e mezzo, da un annetto a questa parte, tutte le volte che si arrabbia e ciò avviene prevalentemente per stanchezza, reagisce picchiando tirandomi i capelli o cose simili. Io cerco con amorevolezza di accogliere ogni suo stato d'animo e di proporre tutto ciò che tu proponi nei tuoi corsi per aiutarlo ad accogliere e gestire la sua rabbia. Ma sembra che a volte per lui funzioni solo sfogarsi facendomi male, cosa che ovviamente non posso permettergli. Quando è arrabbiato mi dice mamma, devo farti male Mamma, devo tirarti i capelli o mamma, adesso ti picchio, così impari. Credo che abbia preso il così in pari, purtroppo a scuola. A volte, benché noi genitori ci sforziamo di offrire un modello educativo sano intorno, trovi ancora modalità medievali per ammonire a scuola i bambini. Io capisco che questi comportamenti, che nel senso comune percepiamo come aggressività, lo mette tra virgolette, fanno parte della crescita, però non so più come gestirli e creano in me profondo sconforto. Ogni bambino attraversa delle fasi e io spero che questa passi in fretta. Ma al momento mi sembra interminabile oggi e mi vergogno anche a dirlo. Sono crollata in un pianto singhiozzante di fronte a lui. Dopo l'ennesima crisi, con tanto di tentativo di picchiarmi, mi vergogno tanto, mi sento una madre fallita. In più mia madre mi dice che piangere davanti a mio figlio non farà altro che dargli potere e non devo farmi vedere debole. Ma cosa vuol dire essere debole? Non è giusto che un figlio comprenda che di fronte a delle azioni ci sono delle conseguenze che possono ferire gli altri. Mi sento così confusa. Mio figlio è un bambino meraviglioso e sensibile. Oggi, dopo il pianto, mi ha consolata e mi ha detto Mamma, ti prego, non piangere piangendo anche lui a sua volta. Ma io credimi, Carlotta, non riuscivo a fermare il mio pianto. Ero proprio arrivata al limite. Spero di non aver fatto nulla di irreparabile per la salute mentale del mio piccolo. Mi sento in colpa anche a manifestare quanto ogni schiaffo mi ferisca nel profondo ricevo tanti messaggi al giorno di genitori che mi scrivono, che si sentono confusi, delusi dalla loro reazione, incapaci, impotenti. Ma questo mi aveva colpita particolarmente perché questa mamma aveva fatto tutto giusto. Eppure provava colpa, provava vergogna perché la società le stava dicendo il contrario. Siamo una generazione pioniera di genitori, stiamo facendo le cose diversamente. Abbiamo puntato i piedi in una direzione ben diversa da quella da cui arriviamo. E io personalmente credo che sia la direzione giusta. Altrimenti non l'avrei scelta. Perché tutte le relazioni comprese con i bambini, che non sono esseri inferiori a noi, meritano rispetto e gridare, urlare, minacciare, punire, umiliare non è rispetto e non insegna nulla né al bambino né all'adulto. Ho già risposto a quella mamma tempo fa, ma avevo salvato il suo messaggio per creare un episodio del podcast e quindi voglio rispondere anche qui, a distanza di molti mesi. E parlerò proprio a lei. Chissà se mi sta ascoltando la prima cosa che tengo a dirti e che non hai sbagliato nulla. Sai perché? Perché sei stata umana. Piangere davanti a tuo figlio non ti rende debole. Il gli dà potere. È frutto della generazione passata di un'educazione della gerarchia che stiamo cercando di estirpare. È ovvio che tu ti senta confusa perché non hai avuto quel modello e rompere questo ciclo generazionale. È davvero faticoso piangere davanti a tuo figlio in quel momento gli ha insegnato che le azioni hanno conseguenze e gli ha mostrato le tue vere emozioni. Siamo i modelli dei nostri figli, anche nella gestione delle nostre emozioni. Se non piangiamo noi, come possono imparare che è perfettamente normale piangere quando le emozioni producono lacrime? E vorrei davvero concentrarmi proprio per un momento sull'azione del piangere Non è un fenomeno incredibile che il nostro corpo sia in grado di produrre acqua. Io e i miei figli lo troviamo affascinante. Credo che pensarla così possa davvero far vedere le lacrime in un modo completamente nuovo. Credo che possa togliere un pochino lo stigma dal pianto. Quindi ti dico che cosa insegni a tuo figlio quando piangi davanti a lui. Gli insegni che piangere va bene. Gli insegni che non c'è nulla di cui vergognarsi. Gli insegni che anche gli adulti piangono, gli insegni che il suo comportamento ti ha ferita. Se non lo sapesse, come potrebbe decidere di non replicarlo? Gli insegni che può fidarsi di te? Perché non gli menti neanche sulle tue emozioni, Anche nei momenti tuoi di crisi hai il coraggio delle tue emozioni e delle tue verità. Gli insegni come ci si calma quando si piange gli insegni che un abbraccio aiuta gli insegni empatia. Ecco che cosa non hai fatto quel giorno. Non hai fatto danni, Nessun danno. Sai che cosa avrebbe fatto? Danni. Urlare, sfogare la tua tristezza. Sfogare il tuo. Non ne posso più con le mani. Usare aggressività verbale. Quello sì che avrebbe fatto danni, perché spesso ci portiamo con noi in età adulta. Gli eventi traumatici che viviamo da bambini e da bambine. E spesso questi traumi portano a problemi emozionali, psichici e fisici. Che poi ripararli è difficile, cosa che tu stai vivendo sulla tua pelle. Ma soprattutto sai che cosa hai fatto quel giorno. Ti sei dissociata ancora una volta dal modello di comportamento di tuo padre. Ti sei dimostrata di esserne capace. La prossima volta che capita, per favore, non sentirti confusa. Sentiti sicura che sei sulla strada giusta, che stai educando a lungo termine, che hai puntato i piedi nella direzione che hai scelto e sai che in qualche modo supererai gli ostacoli che troverai sul tuo cammino. La prossima volta che questo capita celebrati, non ci celebriamo abbastanza. E io ti consiglierei anche di parlare con tuo figlio, anche se pensi che non possa capire ancora inizia ad avviare queste conversazioni e non smettere. Continua a tenere vive queste conversazioni. Ogni volta che una situazione del genere si ripresenta, puoi dirgli sai perché io scelgo di non picchiare te? Perché il mio papà e magari non c'è ancora bisogno di collegarlo al nonno perché il mio papà mi picchiava quando ero piccola e mi faceva paura, mi faceva stare male. E io non voglio far sentire te così io decido di non picchiarti. Perché usare le mani per ottenere ciò che vogliamo ferisce le altre persone. Io posso insegnarti altri modi per esprimere la tua rabbia. Ti va di impararli con me? Ti va se li impariamo insieme? E poi sì, il suo interprete. Digli Vedo che sei arrabbiato. Ti capisco. Essere arrabbiati va bene. Non posso lasciarti usare le mani, Questo no. Una cosa non esclude l'altra. Puoi insegnare a non picchiare e allo stesso tempo puoi scegliere di non mancare tu di rispetto. Insisti offrendo questo modello di calma e rispetto e comprensione ed empatia. Continua a dire a tuo figlio che picchiare fa male. È sbagliato che esistono altri modi per esprimere la rabbia. È giusto che non picchiare in casa tua sia un limite rigido, soprattutto perché ovviamente e giustamente suscita in te emozioni forti. Ma puoi insegnarlo con il tuo modello e mostrando alternative. Non è forse il colmo provare a far rispettare un limite basato sul rispetto? Come non picchiare, mancando a nostra volta di rispetto, per esempio urlando e minacciando e punendo? È una fase. Tu continua su questa strada, mantieni la conversazione aperta, sii onesta a parole e a emozioni e non lasciare che il retaggio dell'educazione tradizionale ti confonda. Tu sai chi sei e sai come vuoi educare. Stai percorrendo la tua evoluzione personale. Nulla può più fermarti, perché ormai hai visto la strada che hai scelto, hai visto la strada che vuoi intraprendere, hai puntato i piedi in quella direzione, nulla può più fermarti, perché una volta che decidiamo di evolvere, l'evoluzione è inarrestabile e con quel pianto, invece di un grido invece di usare le mani, te lo sei dimostrata ancora una volta celebrati. Ecco, questo è più o meno ciò che scrissi quel giorno a quella mamma e voglio concludere questo episodio con un pensiero a ragnatela a cui tengo moltissimo. Fa parte anche di una o di più lezioni del mio percorso per educare a lungo termine va bene condividere il dolore con i figli. I bambini sono emotivamente intelligenti e sanno bene quando li mentiamo sulle nostre emozioni. Ci leggono dentro e attraverso è questione di evoluzione. Se non avessero avuto quella abilità di leggere il loro ambiente circostante di cui noi adulti facciamo parte, spesso non sarebbero sopravvissuti. Quindi loro sanno quando stiamo male e se diciamo che va tutto bene, percepiscono che non possono fidarsi di noi, oppure che non possono fidarsi di sé e delle loro sensazioni, o spesso entrambe le cose, né di noi né di loro. E poi, se non condivido io il mio dolore, come posso aspettarmi che un giorno, quando lo provano, quando lo sentono, condividono il loro con me? Se non piango io davanti ai miei figli, come posso insegnare loro che le lacrime non sono sinonimo di debolezza? Se quando piangono gli dico non piangere, come posso insegnare loro che piangere va bene? Quando nascondiamo le emozioni, diciamo ai nostri figli che il modo sano di vivere, le emozioni che la società reputa scomode è reprimerle o nasconderle. Se invece scegliamo la via della verità e della vulnerabilità con il nostro esempio stiamo regalando loro tantissimi strumenti preziosi per lavorare sulle loro emozioni adesso che sono bambini. E poi questo insegnamento, questo apprendimento se lo porteranno dietro anche da adulti. Se hai accesso al mio percorso per educare a lungo termine trovi tantissime lezioni sulle emozioni che approfondiscono tutto ciò che ho detto qui e sicuramente in maniera più strutturata, che è molto, molto più facile da seguire. Poi ci sono tantissimi esercizi, tantissimi copioni, quindi se vai nel percorso puoi trovare nella categoria la base una parte dedicata alle emozioni, questa categoria l'abbiamo pensata proprio come un punto di partenza per chi inizia il percorso, ma anche come un punto di ritorno per chi a volte si sente perso e confuso come questa mamma. E poi trovi lezioni sull'educazione emozionale anche nella categoria crescita personale, nella categoria disciplina, nella categoria le cose difficili e sicuramente anche in quella sulle crisi, ma ma probabilmente dappertutto trovi lezioni sull'e-, sull'educazione emozionale, perché è un lavoro cardine, essenziale proprio del dell'educazione in cui credo. Questo è tutto per oggi. Ci vediamo la prossima settimana con un nuovo episodio di educare con calma. Nel frattempo vi ricordo ovviamente che mi trovate anche su w w w punto latella punto com Magari state ascoltando questo episodio proprio sul sito e da lì, ovviamente, trovate anche il mio profilo su Instagram. Non mi rimane che augurarvi buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete, nel mondo. Ciao. Ciao. Volevo salutarvi con le onde del mare.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.