Stiamo percorrendo l’Italia: guarda tutte le date! →
Episodio 151 ·

Alta sensibilità: approfondiamone la quotidianità | con Viola Koyncuoglu

In questo episodio di Educare con Calma ho invitato di nuovo Viola Koyncuoglu a parlare di alta sensibilità, questa volta entrando più nel dettaglio e parlando di esperienze della quotidianità e di domande frequenti delle famiglie.

Viola è consulente e formatrice sull'alta sensibilità, persona altamente sensibile lei stessa, iscritta nella lista internazionale di Elaine Aron e su La Tela ci accompagna alla scoperta dell'alta sensibilità.

:: Trovate Viola

Viola
Biassono, Lombardia · Leonard (4)
Ciao, sono Viola! Sono mamma, Persona Altamente Sensibile, formatrice e consulente professionista nel lavoro con Persone Altamente Sensibili. Mi trovi anche nel servizio 1a1 su La Tela.
benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma oggi ho qui di nuovo con me viola kyung kg è giusto viola è giustissimo fantastico l'avete già incontrata e l'avete già sentita nel primo episodio sull'alta sensibilità. Lei è consulente e formatrice per l'alta sensibilità nel primo episodio con viola abbiamo proprio spiegato che cos'è l'alta sensibilità ne abbiamo parlato in generale è stato un episodio veramente molto interessante, quindi se non l'avete ancora ascoltato vi consiglio di andare a recuperarlo prima di ascoltare questo perché oggi approfondiamo un pochino l'argomento ed entriamo un pochino di più nello specifico um viola grazie per essere di nuovo qui con me Ciao benvenuta ciao Carlotta, grazie ancora dell'invito grazie a te e soprattutto perché credo che veramente questi episodi e questa informazione che stiamo dando ai genitori possa essere davvero una fonte grandissima di conoscenza che può aiutare sia i genitori di bambini altamente sensibili, ma in generale anche genitori che magari si scoprono altamente sensibili o anche semplicemente genitori che non sono altamente sensibili e non hanno bambini altamente sensibili. Perché poi alla fine, come abbiamo scoperto nell'altro episodio, effettivamente tante delle cose che diciamo possono applicarsi alla genitorialità in generale, giusto? Assolutamente sì. D'accordo sono d'accordo. Allora premetto prima di tutto che queste domande sono domande più specifiche di quelle che abbiamo fatto nell'episodio numero uno e le abbiamo pensate insieme proprio in base alle domande più frequenti che fanno a te i genitori nel tuo lavoro di consulenza. Parto quindi proprio con la la prima magari sembreranno un po' a random, però abbiamo scelto proprio quelle più frequenti. La prima è come posso affrontare nel migliore dei modi il distacco da me? Questo è un genitore che lo chiede che ha un bambino altamente sensibile e probabilmente fatica a lasciare il bambino al nido, alla scuola, al mare con i nonni, da qualsiasi parte. E quindi chiede come faccio ad aiutarlo ad affrontare il distacco in maniera migliore? Ecco, questa sì, è una domanda super frequente e mi mi preme fare una premessa importante la maggioranza, ovviamente. Non tutti, però è la gran parte dei bambini con cui sono entrata in contatto con le famiglie. Risulta che sono bimbi ad alto contenuto. Quindi questo cosa significa? Che il bambino instaura una relazione con il suo caregiver o la sua caregiver con mamma o papà o chi si prende cura del bambino di riferimento di riferimento, un un contatto molto forte, quindi proprio una connessione con con L'adulto. Quindi è normale in questo caso intuire quanto sia difficoltoso il distacco da questa figura per andare con un'altra figura o di inserirsi in un ambiente nuovo. Quindi qui il lavoro che noi possiamo fare è di parlare prima col nostro bambino, spiegare che ci si deve staccare perché si va al mare con i nonni. Quindi spiegare che al mare ci possono essere delle delle attività molto belle in cui passerà. Momenti felici, sereni, un ambiente nuovo dove può fare nuove amicizie. La scuola dove potrà essere accolto in una classe di amici di Di potrà entrare in relazione con altri bambini, quindi noi quello che possiamo fare è proprio spiegare raccontare al nostro bambino che cosa andrà a fare, ma allo stesso tempo rassicurare il bambino che terminate quelle quelle ore o quel periodo, la mamma o il papà è ancora lì ad accoglierlo a braccia aperte, che non finirà questa relazione. Questa relazione ci sarà sempre, fin quando appunto il bambino ne sentirà il bisogno, perché poi a un certo punto questi bimbi impareranno poi piano piano a staccarsi, ma più noi diamo a loro la possibilità di comprendere che noi siamo lì, il bambino piano piano poi si staccherà. Però non dobbiamo spaventarci all'inizio quando questo bambino vediamo che non si vuole staccare, perché all'inizio può proprio arrivare ad avere delle crisi emotive molto forti, avrà difficoltà a staccarsi, possono essere dei pianti apparentemente inconsolabili. In quel caso lì noi non lo dobbiamo strappare via dalle nostre braccia, ma accompagnarlo, abbracciarlo, se vuole essere toccato. Non è detto che tutti vogliono essere toccati oppure sederci al suo a fianco spiegandogli la situazione in questo modo. Piano piano il bambino imparerà a staccarsi, ma quella la cosa importante è il dialogo. Spiegare che comunque noi siamo sempre lì. Ecco, e che torniamo a prenderli è proprio quello che tra l'altro esatto che ne parlavo, non mi ricordo più in che episodio, ma in uno degli episodi sulla um sul ritorno a scuola parlavo proprio di questo, di preparare i bambini a quello che arriva e avere un piccolo rituale, appunto proprio da ricordare che torniamo a prenderli, che è una cosa importantissima, è un messaggio che magari a noi sembra scontato, invece per loro è molto importante e senti invece, parlando proprio di socialità in gruppo, come aiutiamo i bambini altamente sensibili nella socialità di gruppo. Ecco, questo è un tassello abbastanza duro, nel senso che i gruppi sono un po' complicati per i bambini altamente sensibili, proprio perché sono intensi. Sono tanti caratteri diversi, personalità diverse. I bambini tendenzialmente sono abbastanza irruenti, magari sono fisici e il bambino altamente sensibile potrebbe ritrarsi da tutto questo. Desidera stare in un angolino, come appunto ne avevamo parlato nel podcast precedente. Rimane lì ad osservare fin quando non si sente sicura ad entrar ad entrar dentro. Quindi cosa possiamo fare noi in questi casi? Noi possiamo raccontare e spiegare a nostro figlio in anticipo cosa andrà a fare, dove stiamo andando, Dove lo stiamo portando, Che cosa ci sarà. Quindi noi non dobbiamo portarlo in un posto senza avergli spiegato. Cioè, quello che conta molto è anticipare tutto, creare proprio creare la strada prima che lui la possa percorrere. In questo modo, quando arriviamo all'interno di un gruppo, banalmente può essere anche una festicciola. Non preoccupiamoci se nostro figlio non corre subito dai suoi amici e magari sta attaccato a noi. Noi rimaniamo vicino a lui, non obblighiamo ad entrare al suo interno, spingendolo, proponendogli di giocare con gli altri bambini, altrimenti non si diverte e si perde il bello. Per lui la cosa importante è sentirsi al sicuro. E poi, piano piano vedrete che lui si inserirà. Ma accogliere la sua parte emotiva sì che è un po', quello di cui parlavamo anche nell'episodio precedente, proprio dell'importanza della preparazione tra l'altro mi fa sorridere perché mi ricordo uno degli esempi. Uno degli aneddoti che racconto forse è in uno dei miei corsi e e proprio questa immagine di Oliver al parco giochi che per mesi e mesi e mesi e mesi piccolino ancora però camminava. Già però arrivava al parco giochi, si sedeva in un angolo e osservava tutto e aspettava i suoi amici arrivavano, andavano su e giù dallo scivolo di qua e di là a destra Altalena corre e lui si sedeva e aspettava. E io che non conoscevo. Però nulla di tutto questo. Continuavo a dirgli ma ma ma non vuoi giocare, fare qualcosa? E questa cosa che hai appena detto mi ha mi ha fatto ritornare in mente questo aneddoto che per me era un totalmente come dire, come affronto questa cosa? Mio figlio non vuole giocare. Sì, questo è abbastanza tipico. I genitori che sono preoccupati dei propri figli che non vanno, non vanno, non si non si fondono con gli altri bambini. Pensiamo che non si divertano. Pensiamo che stanno perdendo il bello, ma in realtà loro stanno semplicemente osservando e voglio loro. Per loro la priorità è sentirsi al sicuro. Poi loro prendono il loro cammino e vanno a giocare. Quindi noi genitori non possiamo, non possiamo pensare per loro. Cioè non dobbiamo rimanere lì in ascolto e accogliere le loro emozioni, anche se non loro non ce le stanno esplicitando, ma accogliamo lo stesso. Portiamoci un libro, per esempio. Ci sediamo accanto a loro e li e li teniamo lì, seduti accanto a noi. Magari noi ci leggiamo un libro, ma teniamo comunque sempre attivata la nostra attenzione su quello che loro stanno provando e loro poi piano piano vanno, non spingiamo e non forziamo. Loro andranno. Hanno tempi molto, molto lunghi. Infatti con Oliver stai spiegando che ne è stata la dimostrazione. I tempi sono lunghi, gli altri si divertono e invece lui rimane lì così. Ma poi quando si libera, si libera. Esatto. Che poi probabilmente anche quello non è detto che lui non si stesse divertendo. Lui stava assorbendo tutto quello che era l'ambiente intorno a lui. Questo ovviamente l'ho, capito? Poi dopo e oggi infatti. Da allora, insomma, da quando poi l'ho capito, sono stata molto più brava anche ad accogliere questi suoi tempi lunghi che a volte a me sembravano um inspiegabilmente lunghi. Però ecco, mi ha aiutata anche moltissimo a lavorare su aspetti di me, quindi della mia pazienza. Um E quindi ecco questo quando l'hai detto mi è mi è proprio riven- mi è tornato alla mente questo Oliver piccolino seduto in un angolino del parco giochi ad aspettare e tra l'altro, quello di cui parlavi proprio del della preparazione, sicuramente ha qualcosa a che fare anche con il facilitare le transizioni e i cambiamenti. Perché da quanto ho capito, um i bambini altamente sensibili, le persone altamente sensibili, probabilmente in generale fanno un po' più fatica con le transizioni e con i cambiamenti. Ce lo confermi? Sì, assolutamente sì. Il cambiamento è la la subisce abbastanza con con violenza la persona altamente sensibile che è talmente abitudinario perché proprio crea una fiducia, una relazione con tutte le abitudini che ha creato nel tempo e e quindi la cosa migliore da fare in questi casi. Ma questo vale anche per gli adulti è è è è riconoscere le cose in anticipo, quindi con il bambino. In questo caso quello che possiamo fare è spiegare, raccontare tutto in anticipo quello che succederà, quello che accadrà. Ma in anticipo non si intende dieci giorni, ma anche un mese. Per esempio bisogna andare in vacanza, glielo iniziamo a dire un mese prima si può fare anche un calendario in cui piano piano tiriamo via i numerini e si avvicina al giorno. Così ha anche una percezione, anche visiva del tempo che trascorre e arriva quel momento in cui ci sarà questo cambiamento. Una delle cose importanti anche è quanto i bambini altamente sensibili non riescono a staccarsi dai loro oggetti, che possono essere giochi o anche abbigliamento, scarpe, magliette, lo zainetto perché creano un legame con quel oggetto. Adesso prendiamo banalmente una maglietta e mi è capitato alcune mamme che non riuscivano quando è arrivata la primavera estate mettere le magliette a mezza manica perché il bambino voleva tenere quella maglietta a manica lunga del che usava in inverno è stato un problema. E quindi cosa ha fatto la mamma cosa gli ho consigliato di fare? Metti la maglietta a mezza manica in bella vista, così che ogni giorno il bambino può vedere osservare, entrare in relazione con la maglietta perché, come raccontavo nel podcast precedente no vede la farfalla e si appassiona della farfalla. Stessa cosa la maglietta entra in relazione con la maglietta e prima o poi vorrà indossare. E così vale per tutti i cambiamenti come il calendario di prima. Gli mettiamo davanti agli occhi il cambiamento che ci sarà che gli abbiamo spiegato. Questo può essere un questa questa è un'ottima strategia, certo. E tra l'altro una delle non so se tu lo conosci, ma proprio una delle cose che io consiglio di più ai genitori per le transizioni um ma proprio anche per l'attesa, per sviluppare il senso del tempo è proprio una un qualcosa che abbiamo. Non lo so se l'ho inventato io, ma l'hanno forse inventato i miei figli a dire il vero, perché era stata una loro idea quando io andavo via è un calendario a pallini, quindi disegniamo tante i pallini su un foglio quanti sono i giorni che dobbiamo aspettare o i giorni che che devono passare per arrivare a un evento e ogni mattina lo tocchiamo sul foglio, questo frigo e ogni oddio lo tocchiamo sul frigo questo foglio e ogni giorno, ogni mattina vanno a colorare un pallino. Quindi, ecco, magari è anche un po', una cosa simile. Un concetto simile che può aiutare, probabilmente assolutamente sì, certo, certo, certo. E e tra l'altro prima appunto, raccontavi proprio della fatica a staccarsi e mi fai riflettere su quanto noi, come famiglia, in un certo senso, probabilmente non come dire assecondiamo tanto di questi tratti di Oliver, proprio perché il nostro stile di vita non ce lo permette. Per esempio, prima di tutto noi ci spostiamo ogni mese o quasi. Um questo ovviamente lui adesso è abituato a questo, a questo tipo di stile di vita. Probabilmente non ne ricorda un perché era molto piccolo quando siamo partiti per viaggiare a tempo pieno. Però sicuramente oggi noto un grandissimo miglioramento nel momento in cui, nei giorni di transizione, mentre all'inizio, erano giorni di forti emozioni e di grandi crisi, mentre adesso invece, um, riconosce addirittura quando prova quell'emozione. Probabilmente è perché è un giorno di transizione e lo dice lui stesso. Tutto questo, ovviamente, perché c'è un grandissimo lavoro alle spalle di vabbè, prima di tutto il nostro stile di vita è quello e quindi è un continuo uscire dalla zona di comfort. Um per come l'abbiamo vissuto noi, io um lo lo reputo un vantaggio um per per Oliver, perché ho proprio notato che diventa molto più bravo ad uscire dalla zona di comfort. Più lo fa e più diventa bravo ed è per questo che io consiglio anche ai genitori che ovviamente non hanno uno stile di vita come il nostro, che è un po' forzato l'uscita dalla zona di comfort anche solo provare a uscire dalle zone di confort in maniera piccola um non so se tu lo consigli, ma magari anche solo per esempio, cambiare posto a tavola invece di avere sempre i posti fissi a tavola ogni giorno un posto diverso, magari prendere il bus un giorno alla settimana per andare a scuola, ecco provare a uscire dalle zone di comfort e dall'abitudine e questo aiuta con i cambiamenti proprio con l'abitudine al cambiamento. Che ne dici? Sì, sono molto d'accordo con quello che dici. Infatti questa è un'attività che propongo ai bambini un po' più grandicelli. Partiamo dai bimbi dai sei anni in su. Proprio il cambiamento proprio del delle abitudini, come hai detto tu. Bene, proprio il posto a tavola. Io parto proprio dal posto a tavola il far guardare il bambino dal suo posto da una prospettiva diversa, quindi anche cambiare anche la direzione del volto in cui sta guardando i propri genitori mentre sta mangiando e mentre sta proprio parlando coi genitori, proprio perché questo aiuta tanto ad acquisire più strumenti per trovare quegli strumenti che gli permettono di andare oltre alle cose che già ha vissuto. E e questa è una grande cosa che spesso i genitori non fanno perché anche noi siamo e noi siamo esseri abitudinari. Cioè siamo okay, il nostro cervello no, per far meno fatica va a cercare sempre le abitudini. Quindi questo è un lavoro che dobbiamo fare prima di tutto noi adulti, noi genitori e trasmetterlo poi ai nostri figli. Quello che fate voi, il vostro stile di vita lo aiuta tantissimo. Oliver da adulto avrà tantissimi strumenti per andare oltre alla la parte emotiva che spicca, perché comunque spiccherà sempre perché lui la diatriba di emozioni la proverà sempre. Solo che avrà tanti strumenti che assorbe in ogni luogo in cui va e in base alle esperienze che fa. Quindi questo sì, è un bellissimo consiglio che possiamo dare ai genitori. Aiutate i vostri figli a cambiare prospettiva, questo sì, così cambiano anche un po' le abitudini. Bello, è vero. Ascolta, a proposito di consigli, visto che hai detto la parola consiglio, ti faccio una domanda secondo me difficile, mhm. Però credo che possa essere molto interessante. Io personalmente credo di essere una persona altamente sensibile. Credo di aver tra virgolette silenziato quella parte di me così a lungo che ho. Mi sono abituata in un certo senso a comportarmi in determinati ambienti secondo le aspettative della società e sto cercando adesso di fare il lavoro opposto e quindi di lasciare andare le aspettative della società. E invece se cercare di ascoltarmi di più e di essere una versione più onesta intellettualmente di me mah, trovo difficile, da genitore altamente sensibile, interagire con figli altamente sensibili perché trovo un mix di emozioni giganti enormi che è un davvero un mix esplosivo. E quindi mi chiedo quali sono dei consigli che daresti per genitori altamente sensibili, per relazionarsi con figli altamente sensibili, soprattutto quando proprio sentono di fare fatica perché magari quei comportamenti dei loro bambini tra virgolette, riflettono un po', quello che sono loro e quindi riaprono piccoli traumi passati e e soprattutto, magari sentono di non riuscire a dare un supporto adeguato. Sì, infatti guarda mentre mi mi sta rifacendo una domanda pensavo alla parola trigger. Mhm. Cioè quali trigger mi tocca mio figlio? Cioè, se io rivedo la mia bambina interiore, che cosa sta toccando in me? Cioè, che cosa, che cosa risuona? Come sto? Perché sto così e quindi cercare di capire di cosa mi parla in questo momento questo comportamento di mio figlio, anche lo stare di mio figlio, anche la sua emozione come si sente in quel momento? Cosa tocca di me? Perché mi tocca delle corde che io ho messo appunto in silenzio ho messo il mute no del telecomando l'ho messo perché sono cresciuta. Mi scuso con la società, non voglio sentirmi diversa. Cioè non voglio sentirmi così tanto sensibile perché la società magari mi vuole in modo diverso. Quindi prima di tutto dobbiamo imparare ad accettarci e coglierci prima di tutto e magari anche chiederci se stiamo mostrando il nostro vero io, il nostro, la nostra persona autentica, bravissime, cioè noi dobbiamo cercare di capire, prima di tutto se noi siamo veramente autentiche o se ci stiamo comportando come la società vorrebbe. Ecco, questo per me è un passaggio importante. Perché se noi impariamo prima, cioè se noi prima identifichiamo, se siamo autentiche, possiamo essere ancora più accoglienti verso nostro figlio e quindi trasmettergli cosa di importante? Sì, come sei. Non voglio che tu un giorno ti comporti come mi sono comportato. Ho scelto di comportarmi io perché non è la società che mi vuole così. Sono io che voglio far parte della società di un modello. Invece noi dobbiamo comprendere che noi siamo così e che va bene così. E quindi il lavoro. Perché io ho scelto di lavorare con le famiglie di bambini altamente sensibili, perché questi bambini possano crescere nella consapevolezza affinché non diventino adulti con distacco verso il mondo, oppure indossando una maschera, banalmente come ho fatto io per tantissimi anni, indossando una maschera e poi non conoscendomi al cento per cento, ma al cento per cento, andando alla ricerca di una viola che non sapevo neanche chi fosse in realtà, perché io cosa facevo mi legavo a determinate persone cercando una mia identità, ma quelle e e ci stavo bene. Pensavo di starci bene, ma non era il mio mondo, quindi ho fatto parte di tanti piccoli mondi che non erano miei. Quando ho scoperto l'alta sensibilità e ho scoperto che andavo bene così, non lì, è come se avessi fatto un respiro di sollievo. Ho abbassato le spalle, ho ascoltato il mio respiro e ho detto Io posso essere così. E io vorrei tantissimo che tutti i bimbi non arrivino ad indossare quell' odiosissima e pesantissima maschera. Quindi cosa consigli ai genitori? State nel qui ed ora cercate di ascoltarvi, di sentire cosa provate? Che cosa risuona di vostro figlio in voi Prendervi anche del tempo, Spiegare a vostro figlio che in quel momento avete bisogno di tempo. Quindi allontanandomi non con cattiveria, ma allontanandosi con rispetto, spiegando che sto provando delle emozioni praticare meditazione, ascoltare la propria respirazione, entrare in connessione col tuo bambino interiore e poi tornare questo accettarsi, raccogliersi perché non abbiamo niente che non va, niente che non va. Siamo più sensibili e suscettibili, ma andiamo benissimo così, anche se sentiamo le cose più degli altri. È questo quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli, ascoltarsi, passare anche le ore a guardare l'infinito e ascoltare quello che abbiamo dentro. E questo a noi adulti ci manca perché siamo presi dalla frenesia della vita e non lo facciamo mai. E tra l'altro, anche se tutto questo, anche se stiamo parlando di alta sensibilità, vale per tutti i genitori, per tutti i bambini. E io ho lo stesso messaggio che cerco di mandare a Oliver in maniera probabilmente con lui devo fare un lavoro più grande, um e quindi continuare a ricordargli vai bene così come sei anche quando io mi arrabbio con te per determinati comportamenti tuoi, sono miei trigger, sono miei problemi che io devo vedere con me. Quindi nel momento in cui io ho quella consapevolezza di me stessa e ho quella consapevolezza del fatto che il suo comportamento mi provoca, allora posso ammetterlo a lui e dire Guarda che non c'era nulla di sbagliato in te in quel comportamento tutto quello che era sbagliato era in me, nella mia reazione, nel non saper mettere quel allungare quel divario tra l'emozione e la reazione. Um E questo ovviamente tutto questo che va bene essere diversi che va siamo tutti diversi. Quindi questo è un messaggio bello. Secondo me il fatto che va bene che siamo noi stessi. Va bene presentarsi così come siamo. Lo comunico sia a mio figlio che a mia figlia. Ma probabilmente devo fare un lavoro ancora più forte, più grande con mio figlio. E credo che chiudiamo così perché è proprio bello questo messaggio. Sì, sì, sì, sì. Penso che sia un messaggio molto potente. E la sospensione del giudizio è l'arma vincente. Esatto. Penso che sia la base veramente su cui poter partire per stare bene con noi stessi e far stare bene i nostri figli con se stessi e con il mondo. Mhm. Grazie, Viola. Grazie a te, Carlotta, ci ritroviamo nel prossimo episodio e parliamo di alta sensibilità e scuola. Va bene, Alla prossima. Ciao. Ciao. E che dire ancora una volta ringrazio Viola bellissimo. È stato come è stato? Molto liberatorio. Devo dire questo questa chiacchierata e come ho fatto anche nel primo episodio in cui abbiamo parlato di alta sensibilità. Vi invito di nuovo, a costo di suonare un pochino come un disco rotto a non generalizzare, a non sentire il bisogno di togliervi le cuffie e andare a diagnosticare per forza i vostri figli o voi stessi. Se pensate che possano loro possiate voi rientrare nello spettro dell'alta sensibilità. Però se vedete dei tratti di alta sensibilità, se vi siete riconosciuti, se avete riconosciuto i vostri figli, informatevi, studiate, prendete quella conoscenza per essere più efficaci nella vostra comunicazione, nella vostra interazione e più accoglienti anche con voi stessi. Vi ricordo che mi trovate anche su www punto latella punto com e da lì trovate tutto il resto, compreso il mio profilo su Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.

Accedi alla conversazione

Parla di questo post con il team La Tela e tutta la community e unisciti alle conversazioni su genitorialità, vita di coppia, educazione e tanto altro.

La Tela Podcast

«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.