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Episodio 115 ·

20 idee pratiche per educare alla parità di genere / con Zaira

In questo episodio di Educare con Calma parliamo di educazione alla parità di genere: spesso sento che la parità di genere viene affrontata da un luogo di rabbia (per esempio, alcune femministe su IG ne parlano attaccando una categoria di donne per difenderne un'altra), ma io credo la rabbia possa essere il motore, certo, ma affinché un cambiamento sia davvero sostenibile nel tempo, deve avvenire da un luogo di amore, accoglienza, accettazione e rispetto. 

Per questo ho deciso di usare il mio privilegio (di avere una piattaforma grande) per amplificare voci che meritano: inizio con quella di Zaira, il cui lavoro prezioso si concentra proprio sull'educazione all'uguaglianza di genere.

:: Nell'episodio menziono

Zaira
Bordighera, Liguria · Nico (4)
🌱 Aiuto famiglie a sradicare stereotipi 📝 un racconto alla volta 👩‍🔧 Ingegnera meccanica attiva nel campo della meteorologia 👨‍👩‍👦 Famiglia di tre 💻 www.zairacconta.com

Carlotta: [00:00:00] Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con calma. Oggi ho deciso di fare una cosa un po' diversa dal solito. Sapete che ogni tanto io ho le mie idee, quindi ve le propongo e poi voi mi dite se vi piace, se non vi piace, mi date dei feedback e aggiusto, eccetera eccetera. Di solito non penso molto al fatto che un'idea funzionerà, o meno. Io di solito ho un'ispirazione, la sviluppo e poi capisco dopo se funziona o meno. Se funziona continuo, se non funziona non continuo. E oggi è un po' una di queste ispirazioni e vi spiego perché. Nasce da una delle conversazioni molto belle che ho avuto ultimamente con Zaira. Zaira probabilmente la conoscete già perché, a parte che abbiamo fatto un episodio insieme proprio sugli stereotipi di genere, si intitola Stereotipi di genere, facciamo piccole rivoluzioni, molto, molto bello, un episodio che vi consiglio di andare ad ascoltare o riascoltare e ve lo lascio anche nelle note dell'episodio, ma dovete sapere che Zaira da allora è diventata un po' un punto di riferimento per me, proprio per le conversazioni sulla parità di genere, sugli stereotipi di genere e sta facendo un bellissimo lavoro di divulgazione che mi piacerebbe amplificare perché credo fortemente che dobbiamo amplificare le voci che sentiamo, che vibrano di più dentro di noi e quindi mi è venuta questa idea di amplificare la sua voce leggendo ogni tanto, prendendo un suo articolo e leggendolo e facendo una cosa magari un po' diversa, ovvero che magari lei ci offre la sua visione con la sua vera voce che io introduco nell'episodio, o ci racconta dei piccoli aneddoti, che io intercalo con la lettura del suo articolo. Una cosa che mi sono dimenticata di dire prima è che oltre a fare riferimento a Zaira proprio sulle conversazioni e sulle riflessioni sulla parità di genere e gli stereotipi di genere, proprio perché sento che la sua voce sia diversa da tante altre che parlano di stereotipi di genere e di parità di genere. In altri casi sento molta rabbia e quando si parla di stereotipi di genere, di parità di genere, invece credo che questa conversazione debba avvenire più da un luogo di amore, perché è vero che a volte il cambiamento parte da un luogo di rabbia, da un'emozione forte, da un luogo anche di odio, verso noi stessi o verso gli altri, ma è anche vero che per portare avanti un cambiamento e lasciare che davvero ci cambi nel nostro profondo, dobbiamo trovare o ritrovare un luogo di accoglienza, di accettazione, di amore, di rispetto. Ed è per questo che mi piace moltissimo la voce di Zaira. E quindi ho anche chiesto a lei di correggere interamente la guida Storia Arcobaleno, che è proprio una guida per il genitore che ha anche un libricino stampabile da leggere insieme ai bambini, in cui parlo di diversi orientamenti sessuali e di identità di genere. E lei ha fatto un ottimo lavoro e noi abbiamo incorporato tutto il suo feedback all'interno della guida per il genitore e anche del libricino stampabile e per me è stato un esercizio per aprire la mente e anche proprio per riflettere molto su determinate frasi che avevo scritto e che invece Zaira mi ha corretto all'interno della guida, sempre con molta umiltà, perché poi lei mi dice sempre che sono un suggerimento, però in realtà, sono davvero tutte osservazioni valide, infatti le ho incorporate tutte e, anzi, ho cambiato anche i miei modi di parlare dopo questo lavoro che ho fatto con lei.

Carlotta: [00:04:17] E quindi ecco, questa è l'idea. E oggi per introdurre questa idea che magari potrebbe essere un appuntamento bimensile non lo so, poi ne parleremo nei commenti, magari se volete lasciarmi il vostro feedback e dirmi che cosa ne pensate perché poi alla fine il podcast certo lo registro io, ma lo registro per voi, quindi mi piace anche avere la vostra opinione e che questo podcast sia un po' un lavoro di gruppo. E che grazie al vostro feedback lo rendiamo sempre migliore e sempre più utile alle famiglie che lo ascoltano. Quindi, per introdurre tutto questo ho deciso di leggervi oggi un post di Zaira che ha pubblicato sul suo sito www.zaira.com che sono un po' le fondamenta della casa della parità di genere e si intitola proprio, venti consigli pratici per educare alla parità di genere. Quindi ci racconta un po' che cosa significa educare all'uguaglianza di genere? Da dove iniziare? Come fare? E credo che sia un buon punto di partenza proprio per iniziare ad aprire la conversazione. Perché magari quando ti parlo di parità di genere o di educare all'uguaglianza di genere, tu mi dici, ma che cosa significa? Quindi lascio momentaneamente la parola a Zaira, perché mi piacerebbe che vi raccontasse proprio lei perché ha iniziato questo percorso? Perché si è interessata così tanto agli stereotipi di genere, all'educazione, all'uguaglianza di genere? E qual è stato il motore? Lascio la parola a lei.

Zaira: [00:05:56] Grazie mille Carlotta per ospitarmi qui sul tuo podcast. Il tuo sostegno significa davvero molto per me. Vi racconto brevemente come è nato @zairacconta. Chiaramente non è stato un momento, ma un susseguirsi di aneddoti che hanno fatto sì che in me germinasse quest'idea. Il tutto è partito qualche anno fa quando per l'ufficio federale per cui lavoro dovevo scrivere un articolo sulla mia carriera professionale e semplicemente a un certo punto dovevo dire che io sono un ingegnere meccanico, o meglio, adesso dico che sono ingegnera meccanica, ma lì sul momento ho scritto ingegnere meccanico e mi ricordo proprio che mi sono posta la domanda, ma aspetta, si dirà ingegnera meccanica, devo metterci l'apostrofo, dopo un ingegnere...Sono andata a vedere su un dizionario e ho visto che semplicemente il femminile professionale di ingegnere è ingegnera. Più o meno semplicemente perché da lì mi sono avvicinata al mondo della parità di genere in generale perché ho notato che attorno a questo, che potrebbe essere semplicemente un fatto di grammatica, c'è un dibattito veramente polarizzante e mi son chiesta il perché. Scavando un pochettino anche in un contesto simile, sono capitata su un grafico che mostrava la percentuale femminile di persone che si sono iscritte al Bachelor in ingegneria meccanica al Politecnico di Zurigo, che è lo studio che ho fatto io anni fa. E vedo che ancora al giorno d'oggi le persone di genere femminile che sono iscritte sono soltanto il 12%. E lì il mio cervello ha cominciato a interrogarsi. Perché? Diciamo che io non mi sento particolarmente capace o fornita di un'intelligenza particolare, mega, razionale, fredda, calcolatrice. Io mi sento veramente una persona di genere femminile nella norma, che però ha preso una via non nella norma a livello statistico, io parlo sempre di norma statistica e quindi interrogandomi su questo aspetto mi sono detta beh probabilmente il fatto che io sia finita a studiare ingegneria meccanica ha molto a che fare con l'educazione che ho ricevuto. Da una parte ho avuto un nonno che fortunatamente mi ha fatto avvicinare alle materie scientifiche nonostante io fossi una bambina e non un bambino, e l'ha fatto con un approccio molto sperimentale che ha fatto sì che io cominciassi proprio ad appassionarmi a matematica, fisica e materie di questo tipo. Anche se la mia famiglia non era perfetta, dall'altro lato posso dire che ho avuto  un'educazione piuttosto libera ed aperta e sicuramente anche questo mi ha aiutata a potere intraprendere questo percorso che ancora al giorno d'oggi è visto come un percorso tipicamente maschile. Ragionando su questi aspetti mi sono detta ok, secondo me è vero che si possono risolvere alcuni problemi a livello politico o aziendale, come non so, penso a dei metodi come le quote di genere che si chiamano anche quote rosa, o altri tipi di aiuti che potrebbero appianare le disparità di genere nella vita adulta, diciamo. Però per me era un po' come mettere una pezza e non risolvere il problema alla radice. Secondo me sarebbe ben più efficace e duraturo e a lungo termine se potessimo risolvere questo problema a partire dalla radice, ovvero con l'educazione dei bambini. Ed è per questo motivo che ho deciso poi a un certo punto di contattare Carlotta che, a mia sorpresa, ha accettato il mio auto invito sul podcast e insieme abbiamo registrato il mio primo e unico, fino a questo momento, podcast, l'episodio n. 86, in cui parliamo appunto di stereotipi di genere nell'infanzia. Perché io mi sono detta io devo parlare ai genitori perché saranno loro la chiave di volta, perché, come dice spesso Carlotta, sono i genitori che oggi hanno la responsabilità di educare gli adulti del futuro. Poco dopo ho anche aperto il mio sito Zairacconta.com e anche il profilo omonimo @zairacconta su Instagram. Con i miei contenuti voglio aiutare i genitori ad educare alla parità, sradicando stereotipi. E ho due tipi di contenuti, sono dei contenuti che sono piuttosto focalizzati sul bambino e su come educare il bambino, come ragionare col bambino, come sradicare stereotipi nei bambini e così via. E poi però mi sono accorta abbastanza in fretta che io non posso non parlare in articoli dedicati ai genitori proprio del genitore, perché è davvero incredibilmente vero quanto già solo l'esempio modella l'educazione che stiamo passando ai nostri bambini. E per questo che miro anche a parlare ai genitori stessi per renderli consapevoli di alcuni stereotipi che magari abbiamo dentro e a cui non abbiamo mai pensato per evitare di tramandarli ai nostri bambini. I miei contenuti parlano soprattutto di parità di genere, perché questa è una discriminazione di cui io posso parlare davvero in prima persona. Però non posso non parlare e non tenere a mente altri tipi di discriminazione. Quindi spesso nei miei contenuti parlo anche di temi legati per esempio al razzismo o all'omotransfobia. Perché sì, io in prima persona posso parlare di parità di genere, ma il messaggio finale che io voglio passare con i miei contenuti è che tutte, tutte le persone, in tutte le loro differenze e peculiarità, sono valide e hanno il diritto di essere trattate in maniera equa. Grazie mille.

Carlotta: [00:12:46] Grazie mille a te Zaira. Tra l'altro mi ha fatto ridere perché quando mi ha mandato questo audio mi ha detto, "Sul finale ho detto un grazie mille che non c'entra proprio nulla, ma ho detto grazie perché è la situazione più simile in cui mi trovo nel mio quotidiano, e cioè sono le presentazioni di lavoro in cui alla fine ringrazio per l'attenzione". E allora io le ho detto, guarda non ti preoccupare perché con me sulla parola grazie vai proprio tranquilla perché io spesso e volentieri dico grazie anche alle persone che escono dall'ascensore senza alcun motivo. Infatti Alex mi prende sempre tantissimo in giro. 
E ora vado a leggervi quello che Zaira ha scritto nel suo articolo. 
Prima di tutto ci invita a fare un gioco, ci invita a visualizzare una persona che gioca a calcio. Probabilmente avrai visualizzato un uomo perché nella tua vita non avrai visto molte calciatrici. E se invece ti chiedo di visualizzare una persona che fa balletto o una persona che pilota un drone, ecco, ci siamo capiti... Questo è normale. Abbiamo tanti stereotipi interiorizzati in base al nostro vissuto. Gli stereotipi fanno parte di noi perché sono basati su un meccanismo di sopravvivenza del cervello. Se vedo una sagoma in mezzo a una radura, voglio capire subito se si tratta di una casa, un albero, o un orso bruno, giusto? È importante però cercare di sradicare gli stereotipi, soprattutto quando siamo in compagnia di bambini che sono delle spugne e fanno davvero presto a interiorizzarli. Per esempio, l'altro giorno, Zaira racconta che suo figlio era in giro con il suo papà e vedendo un bambino solo ha chiesto, dov'è la sua mamma? E a Zaira questo ha fatto specie perché lui stesso, il bambino, era a spasso con il suo papà e poi quindi continua e scrive, anche se mio figlio è abituato a stare due giorni su cinque settimanali con il papà, la domanda più spontanea che gli esce è questa. Mio figlio di due anni e mezzo ha già interiorizzato lo stereotipo secondo cui un bimbo piccolo viene accudito per lo più da una madre, lo avrà assorbito da me, che in situazioni simili potrei chiedere la stessa cosa senza rendermi conto del cliché che vado a rinforzare? Lo avrà assorbito dalla società, ovvero stando in questo mondo in cui al parco giochi le mamme sono molte più dei papà, almeno cinque giorni su sette. E lo avrà magari assorbito anche dai libri in cui spesso la figura unica di riferimento dei cuccioli, per esempio, sono le mamme. I papà non esistono. Ci hai mai fatto caso? 
Zaira quindi procede a individuare quattro aree in cui possiamo fare qualcosa da subito per migliorare il mondo in cui viviamo grazie all'educazione alla parità. Uno, il linguaggio. Due, la vita quotidiana. Tre, i giochi e le attività. Quattro, le emozioni. E poi mette anche un warning, cioé attenzione!, perché dice che parlando di stereotipi di genere lei parlerà spesso di uomini, donne, maschi, femmine, mamme, papà, ma non dobbiamo dimenticarci che sarebbe ancora meglio vivere al di là del binarismo di genere e ricordarci che non tutte le famiglie hanno una mamma e un papà.

Carlotta: [00:16:19] Zaira procede quindi a darci i suoi cinque migliori consigli riguardo all'utilizzo di un linguaggio a supporto della parità, perché, dice, il linguaggio influenza il nostro modo di vedere il mondo, di pensare e di comportarci. Ti rendi conto del potenziale che abbiamo già solo controllando quello che ci esce dalla bocca, le parole che ci escono dalla bocca? L'obiettivo principale è slegarsi dall'idea che ci sono attività, professioni, emozioni, comportamenti, eccetera eccetera, più adatti ad un genere che all'altro. 
Quindi i cinque consigli più efficaci, secondo lei, in fatto di linguaggio paritario, sono questi. 
Uno evita il più possibile le parole maschio, femmina, uomo, donna, signore, signora, bambino, bambina, femminuccia, maschiaccio, eccetera eccetera e quindi evita automaticamente frasi del tipo il calcio è uno sport da maschi, oppure le femmine non si comportano così o fanno quel gioco. I maschi non si comportano così o fanno quell'attività, oppure sei un maschiaccio, sei una femminuccia. 
Due, usa invece parole come persona anziché uomo, donna, signore o signora. Per esempio, invece di dire guarda un uomo che sta guidando una ruspa, puoi dire, Guarda una persona che sta guidando una ruspa. 
Tre. Usa la parola persone anziché il maschile sovra esteso. Per esempio, invece di dire, guarda degli operai, possiamo dire guarda delle persone che lavorano nel cantiere. 
Quattro, un altro consiglio è usare i femminili professionali rispettando la grammatica italiana. Basta controllare su un vocabolario online. Per esempio, invece di dire Cecilia è un ingegnere, dire Cecilia è una ingegnera, che è una parola che effettivamente esiste. 
Cinque. Parlare di genitori anziché di mamma o papà, per esempio, oh!, c'è un bimbo solo chissà dov'è la sua mamma? Invece di dire questo possiamo dire, oh, un bimbo solo, chissà dove sono i suoi genitori? E poi Zaira fa una riflessione che io trovo molto importante in tutta questa conversazione sull'educazione alla parità di genere, all'uguaglianza di genere. 
Dice che sa che tutto questo può sembrare faticoso, ma che è un processo e che quando prendiamo consapevolezza possiamo soltanto migliorare un micro passettino alla volta. Ci sono ancora persone che dicono che i problemi sono ben altri, che la parità di genere non si raggiungerà mettendo una a al posto di una e quindi per esempio dicendo ingegnera invece di ingegnere, però Zaira vuole proprio mettere l'attenzione sul fatto che da qualche parte bisogna pur cominciare. 

E poi Zaira continua dicendoci le otto cose che sta applicando nella sua vita quotidiana per educare la sua famiglia alla parità e dice, per educare anche sé stessa alla parità, ovviamente. Perché spiega che la nostra vita quotidiana è davvero una palestra in cui allenarci a sradicare gli stereotipi. A questo proposito racconta un aneddoto divertente che la riguarda in prima persona e dice proprio che si stava preparando a uscire con suo figlio e voleva prendere il triciclo. Però a quel punto ha notato che le gomme del triciclo erano sgonfie e in un nano secondo le si sono palesati un sacco di pensieri limitanti perché era a disagio, si sentiva a disagio all'idea di gonfiare delle gomme. Quale sarà la pompa giusta? E se inserendo la pompa faccio sgonfiare tutta la gomma? Chiedo a mio marito di fare questo lavoro. Anzi no, lascio qui il triciclo e prendiamo il monopattino. E poi è intervenuta la sua mente razionale che invece ha detto, ok Zaira, normalmente non ti occupi tu della ruota della bici, dei tricicli eccetera eccetera. Però per favore, fai uno sforzo a favore della parità di genere. A me piace moltissimo come lei si parla, perché anch'io spesso mi parlo così. E quindi racconta che ha brandito una pompa il triciclo tutta la sua inadeguatezza e anche la paura di far scoppiare una camera d'aria e si è messa in un posto dove era sicura che suo figlio e suo marito potessero vederla e ha gonfiato le ruote del triciclo. E a quel punto fa una riflessione, si chiede, mi sono sentita scomoda e giudicata dal marito? Sì, è assurdo, come per una cosa oggettivamente piccola possiamo già sentirci fuori dalla nostra zona di comfort.
E quindi ecco alcuni spunti interessanti. 
Uno, se la situazione lo permette e se vi va, considerate un modello famigliare in cui entrambi i genitori abbiano un lavoro stipendiato anche part time. 
Due, in casa, almeno qualche volta invertite i ruoli di genere, i ruoli dei genitori. Se di solito cucina la mamma, che cucini il papà. Se la partita di calcio la segue il papà che ogni tanto la segua la mamma. Se la mamma stira le camicie che ogni tanto lo faccia il papà. Che la mamma costruisca la casetta in giardino o gonfi le pompe del triciclo.
Tre, tra fratelli e sorelle cerchiamo di non fare distinzioni in base al genere e seguiamo il più possibile le loro inclinazioni. Quindi, per esempio, se la sorella ha la maglietta rosa e anche il fratello la vuole, va bene, se il fratello può infangarsi dalla testa ai piedi, anche la sorella può farlo. Entrambi possono aiutare in cucina, o a cambiare le gomme della neve alla macchina.    
Quattro. Non commentare il tuo corpo e quello altrui davanti ai tuoi figli. Il passo successivo sarà anche quello di smettere del tutto anche nella tua testa. La pressione estetica è un tema enorme che colpisce soprattutto le donne. E non è un caso che a soffrire di disturbi alimentari sia soprattutto il genere femminile. Quindi bando a frasi come devo dimagrire? Devo mettermi a dieta, chissà quanti chili prenderò in vacanza. Guarda che rotoli di ciccia, non mi posso permettere una maglia così attillata eccetera eccetera. Se sentiamo la necessità di passare messaggi che riguardano l'educazione alimentare e la salute, possiamo sostituire le frasi sopra. In questo modo, per esempio, sento la necessità di mangiare più verdure per trattare bene il mio corpo. Vorrei ridurre il mio consumo di zuccheri perché ho letto degli effetti negativi che ha sul mio corpo. Oppure, mi piace cucinare i dolci in casa, così so che cosa ci metto dentro ecc. Ecc.

Carlotta: [00:23:13] E poi ci consiglia anche se vogliamo approfondire il tema della grasso fobia, un primo passo sarebbe leggere "Belle di faccia" di Chiara Meloni e Mara Mibelli. 
Cinque. Proponi una gran varietà di colori, a meno che tu li adori, minimizza l'uso di colori stereotipati in casa e quando lo fai invertili. Per esempio spazzolino blu alla mamma e rosa al papà. E poi Zaira racconta che lei e suo marito avevano fatto questo con gli asciugamani, ma lo stereotipo era così radicato in lei che ogni tre per due sbagliava e prendeva il suo asciugamano rosa. Ed effettivamente anche questo è successo a me e a mio marito con gli spazzolini da denti proprio. 
Sei. Se conosci persone con un mestiere particolare in base al genere, come un'ingegnera, una meccanica d'auto, una chirurga, un infermiere o un estetista, parlane con i tuoi bambini, faglieli addirittura conoscere, magari. 
Sette. Similmente, se per strada vedi una giardiniera o una camionista indaffarata a scaricare un carico con la sua autogru, fermati, accertati che i tuoi figli vedano queste immagini con i loro occhi e non c'è nemmeno bisogno di far notare il genere. 
Otto. Se non ne hai l'abitudine, almeno ogni tanto segui le squadre femminili o le professioniste sportive per quegli sport che sono stereo tipicamente maschili, e viceversa. 
Queste sono solo otto idee, ma se avete altri commenti, altre idee più pertinenti alla vostra situazione, alla vostra cultura, al posto in cui vivete, condividetele nei commenti del podcast o nei commenti del post di Zaira, che ovviamente vi metto anche nelle note dell'episodio.

Carlotta: [00:24:56] Zaira prosegue con i giochi e le attività per bambini e bambine e ci dà tre dritte per promuovere la parità di genere. In realtà Zaira approfondisce questo tema in un altro suo post, quindi vi consiglio di andarlo a cercare, se vi interessa, sul suo sito. Però ecco, i suoi tre migliori consigli sono questi. 
I giocattoli, osservare attentamente i bambini tutte le volte che hanno a disposizione giocattoli non loro, per esempio nei negozi, nelle ludoteche, nei parchi, a casa d'altri. Che cosa li attrae davvero. 
Per i giochi di ruolo lasciarli fare. Quindi, se tuo figlio vuole allattare una bambola, lascialo fare. Se tua figlia dice che quel duplo con il rossetto e capelli lunghi è un signore, lasciala dire, lasciala fare. Se tuo figlio vuole impersonare una bambina, lascialo fare. D'altronde, se lo lasci essere un gatto, non puoi impedirgli di essere un bambino di un altro genere, giusto? E poi anche guardare la selezione di libri e cartoni animati, che non è per niente facile con l'offerta odierna, ma possiamo sforzarci comunque di trovarne e richiederne alcuni che non siano stereotipati. 
E poi, sempre nel suo post, vi lascia una lista di alcune case editrici e collane che lei stima e che apprezza e quindi vi consiglio di andarla a leggere se vi interessa approfondire il tema.           

Poi ci dice anche, un'ultima cosa, le quattro cose che dobbiamo assolutamente sapere in fatto di emozioni e parità. E dice, questo paragrafo mi fa sorridere perché se penso al pianto durante la mia infanzia mi vengono in mente due immagini, mio papà che granitico mi dice non piangere e mia mamma che accogliente mi dice, piangere fa bene agli occhi. Probabilmente tanti di noi si ritrovano nelle parole di Zaira e lei dice che ha preso il meglio da entrambi. Meno parole possibile e messaggio accogliente. Quindi lei quello che dice a suo figlio è piangere fa bene. Punto.

Carlotta: [00:27:02] Ed ecco i suoi quattro migliori consigli pratici riguardo alle emozioni. 
Uno. Accogliere tutte le emozioni dei bambini, indipendentemente dal genere. Le bambine possono arrabbiarsi. I bambini possono avere paura. I bambini possono piangere.         
Due. Nominare le proprie emozioni con i figli, soprattutto quelle stereotipate. Il papà può dire, Mi sento triste, ho paura. La mamma può dire, Mi sento furiosa. Mi sento arrabbiata.                  
Tre. Esercitatevi al parco o alla fermata del bus, osservando assieme ai vostri bimbi le persone attorno a voi e cercando di indovinare le emozioni che provano, e magari proprio noi nella nostra mente adulta cercare di individuare emozioni che sono prettamente maschili o femminili nell'altro genere e farle notare ai nostri bambini.                              Quattro. Stare attenti ai media che consumano i bambini, per esempio libri e cartoni animati spesso rinforzano lo stereotipo per cui un uomo non deve avere paura o piangere. A me personalmente piace tantissimo che tutti gli spunti che Zaira ci ha dato in questo articolo e che sono applicabili davvero da subito, o almeno comunque la maggior parte sono applicabili davvero da subito.

Carlotta: [00:28:22] Ovviamente Zaira chiude dicendo, non significa che dovrai fare immediatamente tutto o tutto giusto, perché cambiare abitudini radicate nel nostro cervello da decenni non è semplice, quindi bisogna avere pazienza. Ma d'altronde noi che proviamo a praticare l'educazione a lungo termine in una società che ci ha cresciuto completamente diversi e che ancora tende ad educare come è stata educata, questo lo sappiamo già e quindi dobbiamo accoglierci, dobbiamo sapere che sono piccoli micro passettini e che ogni giorno abbiamo un'opportunità di cambiare una piccola parola, un piccolo gesto, una piccola parte del nostro linguaggio.                
Quindi ringrazio tantissimo Zaira. Se volete andare a approfondire tutto questo, vi invito ancora una volta ad andare sul suo sito e vi lascio, lo ripeto, questo articolo specifico da cui poi potete trovare tutti gli altri nelle note dell'episodio. Vi ricordo che se volete lasciare un commento a questo episodio del podcast, ma lo state ascoltando su altre piattaforme che non sono il mio sito, potete trovarlo su www.latela.com/podcast e lì potete lasciare un commento e avviare una conversazione che è sempre molto bello. E mi trovate anche su Instagram come @lateladicarlottablog e trovate anche Zaira su Instagram. Vi lascio il suo account nelle note dell'episodio. 
Come sempre non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ah, e fatemi sapere se vi è piaciuta questa nuova modalità di episodio del podcast. Ciao! Ciao.

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«Educare con calma» è un bel principio di cui a me mancava solo un dettaglio: la calma. Questo podcast è un resoconto del mio viaggio interiore di genitore.