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Se io e te ci siamo mai scritti in privato, forse avrai notato che non scrivo “scusa per il ritardo” e invece dico “grazie per la tua pazienza”.
Ho iniziato anni fa a smettere di chiedere scusa per inezie. Scusa è diventato quasi un’abitudine, un qualcosa che si dice senza pensare, senza valore, senza peso (per chi lo dice e per chi lo riceve). Per me uno scusa deve avere un significato profondo. E così, invece, quando posso e se mi sembra appropriato, esprimo gratitudine.
Se ci pensi, poi, “scusa” focalizza l’attenzione su un sentimento negativo (nel passato) e fa sentire gli altri in diritto di essere arrabbiati/delusi/tristi.
“Grazie” focalizza l’attenzione su un sentimento positivo (nel presente) e fa sentire gli altri apprezzati.
Non sempre, certo, ma spesso si può invertire:
“Scusa per lo sfogo” -> “Grazie per avermi ascoltato”.
“Scusa per averti rubato così tanto tempo” -> “Grazie per avermi dedicato il tuo tempo”.
“Scusa, me ne sono dimenticata” -> “Grazie per la tua pazienza, mi scrivo un promemoria”.
“Scusa, dovevo esprimerlo diversamente” -> “Grazie per il tuo appunto, mi ha fatta riflettere”.
“Grazie” regala a chi lo riceve un sorriso sincero e offre a chi lo dà un’attitudine positiva verso l’errore nella vita di tutti i giorni. E “scusa” si usa quando ce n’è davvero bisogno, quando conta, quando feriamo… e assume un valore più profondo, più vero, più sincero. Che ne pensi?