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Sapete che sono molto (infinitamente) selettiva quando si tratta di medici, perché non credo che il camice bianco sia sinonimo di buon dottore.
Quando abbiamo problemi di salute, facciamo le nostre ricerche approfondite e se non corrispondono con quello che dice il medico o il pediatra, ci fidiamo più delle nostre ricerche e/o cerchiamo una seconda opinione. Mettiamo sempre in dubbio l'autorità, perché il titolo non fa il professionista.
Questo ha risparmiato ai bambini tantissimi antibiotici non necessari.
Ha risparmiato a Oliver un catetere conficcato su per il pene, quando bastava un semplice sacchetto per l’esame dell’urina: non dimenticherò mai lo sguardo di condiscendenza del pediatra – che però dovette poi darmi ragione.
Ha risparmiato a Oliver radiazioni non necessarie quando mi rifiutai di consentire una radiografia alla mano per una semplice unghia che cadeva senza dolore alcuno al dito: “Ma signora, lo sa che tenere il cellulare vicino al bambino è più pericoloso di una radiografia?”, fu la risposta del pediatra, con tanto di risata (il peggio del peggio è un professionista con l’ego gigante, perché si passa subito ad abuso di potere).
Ha risparmiato a me ulteriori settimane di ospedale quando i medici pensavano che un antibiotico stesse funzionando – “perché non ha la febbre” – mentre mi riempivano di antidolorifico (ma dai?!): rifiutai l’antidolorifico, la febbre alta tornò in un istante e i medici si dovettero dare una svegliata.
La lista potrebbe continuare, ma il punto è: avere un titolo non rende nessuno un professionista. Dovremmo sempre essere critici e inquisitivi e mettere in dubbio le autorità.
Detto tutto questo… È altrettanto vero che i professionisti veri li si riconosce lontano un miglio, e @pediatracarla è una di quelli (proprio un suo post ha ispirato questo). Lei è ancora una voce tra le (troppo) poche, ma mi dà speranza per l’Italia. E niente, dovevo dirvelo.