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Il “brutto” anatroccolo - per genitori
C’era una volta una mamma anatra che fece molte uova. Quando si schiusero, contò i suoi anatroccoli, felice ed orgogliosa. Erano tutti adorabili e bellissimi.
Poi arrivò all’ultimo anatroccolo. Era diverso dagli altri. Mentre gli altri erano gialli e soffici, questo era grigio e spelacchiato. Qualcuno che si concentra su queste cose ed ama metterci etichette, avrebbe forse descritto quell’ultimo anatroccolo come brutto.
Ma la mamma anatra non aveva questo tipo di pregiudizi, né voleva passarli ai suoi figli. Di conseguenza, tutti gli anatroccoli crebbero dando equo valore gli uni agli altri e celebrando le proprie differenze. L’anatroccolo non seppe mai di essere “brutto”. Crebbe rilassato, come gli altri, nuotando nello stagno, spruzzando, facendo quack, mangiando vermi.
Poi, quando era più grande, improvvisamente si trasformò in un bellissimo cigno. Cioè, bellissimo agli occhi di coloro a cui importano queste cose. Alla sua famiglia, ovviamente, queste cose non importavano, così come non importavano a nessuno che l’anatroccolo amava. Infatti, nessuno notò il cambiamento.
Quindi, a dire il vero, non c’era proprio nemmeno una storia da raccontare.
[Non so da dove arriva questa storia, perché chi me l’ha inviata non conosce il libro da cui è tratta, ma mi è piaciuta tanto. L’educazione alla diversità parte anche dalle storie apparentemente innocue che raccontiamo ai nostri figli. Trovate il testo originale nella seconda foto]