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Un motto per la maternità

Carlotta Cerri
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Sono attualmente alle prese con rendere i libri di nuovo parte della mia routine quotidiana, quindi ho deciso di iniziarne due allo stesso tempo e leggerli a seconda del mio umore—cosa che non avevo mai fatto prima.

Questa volta, ho scelto due memoriali (un genere che amo, così personale ma così facile da relazionarsi) e sono innamorata di entrambi: il commovente When Breath Becomes Air (versione italiana: Quando il respiro si fa aria) di Paul Kalanithi, una bellissima esplorazione della morte, del tempo e della felicità—stavo piangendo già alla fine del primo capitolo—e il divertente, ma saggio e acuto Yes, please! di Amy Poehler (la adoro da uno dei miei programmi TV preferiti in assoluto, Parks and Recreation).

In quest’ultimo, ho appena letto una citazione che mi è piaciuta tantissimo:

Ho molte amiche che hanno avuto un parto naturale. Le applaudo. Ho amiche che hanno usato ostetriche e palle da parto e partorito bambini in vasche e taxi. Ho un‘amica che ha avuto due bambini in casa! Nel suo letto! Si chiama Maya Rudolph! È una campionessa di bambini e ha partorito i suoi gioielli in stile La casa nella prateria!Buono per lei! Non per me.Questo è il motto che le donne dovrebbero costantemente ripetersi più e più volte. Buon per lei! Non per me.

Buon per lei, ma non fa per me. Non è forse questo il motto di cui tutte abbiamo bisogno? Per smettere di criticarci l’un l’altra. Per smettere di sentirci in colpa. Per smettere di puntare il dito l’una all’altra. Per iniziare ad essere più indulgenti verso noi stesse.

Non c’è una sola maniera di essere madre, lo so intellettualmente. Ma a volte è difficile non paragonarmi ad altre madri meravigliose che ammiro e rispetto. Quelle che usano pannolini di stoffa (l’unica ovvia soluzione ecologica), quelle che cucinano pasti fantastici e freschi per i loro figli quattro volte al giorno, quelle che inventano giochi meravigliosi, quelle che fanno le pazze per far divertire i loro bimbi, quelle che comprano tutto biologico, quelle che vanno ai bar per famiglie a giocare con i loro figli (io normalmente cerco una pausa dai miei quando li porto in questi posti).

Ci sono volte in cui accetto la sfida (personale), in cui ho voglia di lottare per cambiare la mia maniera d’essere madre per una causa in cui credo o per diventare una persona migliore secondo i miei credo in continuo cambiamento (alla fine impariamo tutte strada facendo, no?) .

Tutte le altre volte, “Buon per lei, non per me”.

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